La Mostra, che sarà dal 16 febbraio fino al 5 giugno 2014, percorre dai padri “preraffaelliti” Millais, Rossetti e Burnes Jones, fino al genio di sir Alma Tadema e le sue tele dedicate al mondo della Grecia e della Roma Imperiale, soggetti che hanno ispirato i film mitologici fino agli anni Settanta. C’è l’arte accademica pura di sir Frederic Leighton, e la pura mitologia e introspezione profonda nella sua “Antigone”, come anche John William Waterhouse, capace di unire lo stile preraffaellita con lʼimpressionismo, spaziando dalle leggende celtiche alle fiabe inglesi, in un simbolismo incantatore. Tutti i soggetti delle tele in mostra ruotano intorno alla mitologia, al Medioevo ed ai drammi shakespeariani. Presenti anche scene di apparente quotidianità che si trasformano in quadri di enigmatica bellezza come “Una nube passa” di Arthur Hughes fino allʼapoteosi della storia antica che diviene leggenda, come nel capolavoro di Alma Tadema “Le rose di Eliogabalo”. Questa immagine che vive anche nel manifesto della mostra, è un piccolo quadro di bozza preparativa seguita, in una sala attigua dedicata, da una tela colossale (esposta alla Royal Academy nel 1888) ed ispirata sia dalla Historia Augusta, sia soprattutto al romanziere Huysman, autore di À rebours, destinato a sconvolgere una generazione di scrittori tra cui Oscar Wilde, Gabriele DʼAnnunzio e Marcel Proust. In essa si vede il crudele imperatore romano di origine siriana che schiaccia gli ospiti sotto una cascata di rose. Decadente e al tempo stesso precisissima: la sala dei banchetti è ispirata a una descrizione di Gibbon, il Bacco sullo sfondo è quello dei Musei Vaticani, le rose dipinte con certosina perizia e pazienza.
Il coinvolgimento dei sensi in questa sala è totale, cosparsa di petali di rosa e inebriata dal profumo del fiore, con il coinvolgimento totale della vista in questo manto gigantesco di rose che appaiono come se volessero fuoriuscire dalla tela per sommergere gli spettatori. L’opera è accompagnata da questa frase poetica:-Bouquet di rose da per tutto, oh morte. E io di rose ti ricopro-. Walt Withman. Ma nel corridoio che conduce all’opera c’è anche la frase celebre del film del ’99 American Beauty, di cui ricordiamo la similitudine nella scena più celebre del film, dove l’attrice Mena Suvari, nei panni di Angela Hayes, è nuda e ricoperta interamente di rose.
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