ACCADDE OGGI – Il 13 agosto 1961 veniva costruito il muro che per 28 anni divise la Germania e, di fatto, l’Europa in due blocchi contrapposti. Il 9 novembre 1989, 35 anni fa, l’annuncio che portò i berlinesi in strada con martelli e picconi per distruggerlo.
Si erge la Cortina di ferro
Il 13 agosto del 1961 a Berlino veniva innalzato il muro che rendeva tangibile la divisione della città e della Germania in due parti, già esistenti nei fatti. In quel momento non si separavano solo due mondi soggetti all’influenza delle due più importanti potenze mondiali, Stati Uniti e Unione Sovietica, ma si separava un popolo, persone, intere famiglie.
Berlino viene attraversata da 100 chilometri di muro sorvegliato da guardie armate che hanno l’ordine di sparare a vista su chi tenti di oltrepassarlo.
Tentativi di fuga
Molti ci proveranno alcuni in maniera temeraria come l’acrobata Horst Kleinin nel 1963 in equilibrio su un cavo dell’alta tensione o Hans Strelczyk e Gunther Wetzel con un’improbabile mongolfiera realizzata cucendo coperte, lenzuola e pezzi di tela. Chi ci prova sfidando l’aria e l’altezza e chi le viscere della terra. Numerosi infatti i tunnel scavati tra cui il famoso tunnel 57. Il più lungo. 145 metri per 12 metri di profondità regalò la libertà a tantissimi cittadini della DDR.
La storia di questa impresa è raccontata anche in un film del 2011 di Roland Suso Richter.
Check Point Charlie
In via ufficiale l’unico accesso possibile tra La Repubblica Federale e quella Democratica era rappresentato dal famigerato posto di blocco controllato dagli americani Check Point Charlie sulla Friedrichstrasse.
Oggi esiste una ricostruzione del valico di frontiera ed è diventata un’attrazione turistica. A nessuno si nega una foto davanti a un cumulo di sacchi di sabbia con bandiere e soldati americani (attori naturalmente!). Come anche risulta uno dei più visitati a Berlino il Museo della DDR dove si ricostruisce la vita quotidiana nella Repubblica Democratica tedesca. Banditi infatti oggetti e simboli del capitalismo occidentale, la vita nella Germania dell’Est aveva un andamento molto diverso. Nel museo è possibile vedere una ricostruzione fedele di un appartamento tipico con mobili e arredi dal sapore più che vintage o salire a bordo di una Trabant.
Tra Ostalgie e Stasi il cinema racconta la Storia
La visita del museo è un tuffo nel passato. Un po’ come accade nel bel film Goodbye Lenin di Wolfgang Becker in cui il protagonista per evitare un nuovo trauma alla madre, risvegliatasi dal coma dopo la riunificazione e ignara di tutto, ricrea in maniera perfetta l’illusione della vita com’era in precedenza. Con umorismo e ironia il regista ci parla del fenomeno dilagante negli anni novanta della Ostalgie, vale a dire la nostalgia dell’est.
Ben diverso è invece il tema del film Le vite degli altri (Florian Henckel von Donnersmarck) in cui si racconta l’oppressione di un regime che si spinge fino al punto di controllare gli individui attraverso la Stasi l’organizzazione che si occupava della sicurezza e dello spionaggio nella Germania orientale.
La creazione e la caduta del Muro di Berlino sono eventi che scolpiscono la Storia.
La Storia già. Mi viene in mente proprio oggi, a 50 anni dalla sua uscita, il capolavoro di Elsa Morante che portava questo titolo emblematico e provocatorio. Questo libro, La Storia, infatti svela e afferma con voce chiara e lucida che dietro questa magnifica parola ci sono uomini, donne, persone sulla cui pelle si forma il grande disegno della storia stessa. Per la commemorazione dei 35 anni dell’abbattimento del muro di Berlino questo pensiero dovrebbe essere fissato nella nostra mente.
Da Quando?
La storia comincia a partire da una semplice domanda Da quando? A porla è un giornalista italiano Riccardo Herman allora corrispondente dell’ agenzia di stampa Ansa. Durante la conferenza stampa serale del 9 novembre 1989 Guenter Schabowski, il portavoce del Pc tedesco-orientale annuncia provvedimenti a favore di una liberalizzazione riguardante i viaggi all’estero per i cittadini della DDR. Herman interviene e chiede A partire da quando? La risposta arriva impacciata e non preventivata A quanto ne so io da subito, da ora. Quel che accadde dopo è appunto storia. Migliaia di tedeschi della Germania orientale si riversano nelle strade e prendono a picconate il muro. Una gioia incontenibile difficile da raccontare anche per i cronisti che si trovavano lì. Una notte che molti ricorderanno per sempre a Berlino e nel mondo intero.
Cosa rimane del muro
Oggi la parte più consistente del muro rimasta è denominata East Side Gallery ed è raggiungibile dalle stazioni ferroviarie di Warschauer Straße e Ostbahnhof. Subito dopo il crollo infatti più di 100 artisti di 21 paesi stranieri sono arrivati a Berlino. Lo scopo era decorare la parte del muro ancora in piedi con le proprie opere. La più famosa è certo quella dell’artista russo Dmitri Vrubel che riproduce a partire da una foto della stampa il bacio tra i capi di stato comunisti Breznev e Honecher. Ammesso che sia autentico, anch’io dal mio viaggio a Berlino ho riportato un pezzettino di muro che ambulanti vendono a turisti creduloni come me.
Una scheggia di cemento, una scheggia di storia.
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