ROMA – Dall’8 maggio al 22 luglio 2018 Palazzo Cipolla a Roma presenta Sicilia, il Grand Tour, una raccolta di acquerelli di Fabrice Moireau raccontati da Lorenzo Matassa. Un’iniziativa promossa e realizzata dalla Fondazione Cultura e Arte, in collaborazione con la Fondazione Federico II.
Non cessa di esercitare suggestioni e richiami al nostro presente quel fenomeno che, tra il Settecento e la prima metà dell’Ottocento, portò in Sicilia viaggiatori stranieri e uomini di cultura accompagnati da artisti del paesaggio. Illustri viaggiatori hanno offerto il proprio sguardo per raccontare questa terra al mondo intero. Superarono mille difficoltà per scoprire paesaggi disegnati dalla natura e rileggere ciò che l’antichità e l’arte avevano consolidato in monumenti d’immenso valore. Nelle loro parole la Sicilia fu il luogo della definitiva crescita conoscitiva ed emozionale. Nasceva il Grand Tour, di cui Goethe sarebbe stato ricordato come il massimo riferimento letterario, grazie all’opera Viaggio in Italia, che racconta l’iter compiuto dallo scrittore tedesco attraverso la Penisola tra il 1786 e il 1787. Il diario, corredato dalle illustrazioni dell’artista Christoph Heinrich Kniep, cominciò ad essere pubblicato in forma sistematica a partire dal 1816 e divenne leggenda. Grazie a un’idea della Fondazione Federico II, a distanza di quasi due secoli e mezzo da quel tempo, l’Isola rivive un nuovo Grand Tour, affidato ai pennelli e alle matite di uno dei più grandi acquarellisti del mondo, Fabrice Moireau, e al racconto di viaggio di un fine giurista e uomo di cultura, Lorenzo Matassa. Ricalcando il binomio Goethe-Kniep, la nuova trama di arte figurativa e prosa si è riunita nel progetto Sicilia, il Grand Tour, che ha intitolato lo scorso anno un libro di successo, edito dalla Fondazione Tommaso Dragotto, e ora un’importante esposizione allestita per la prima volta a Palazzo Realedi Palermo e rimasta aperta sino a febbraio. L’apprezzamento dell’iniziativa da parte di pubblico e critica ha incoraggiato la Fondazione Cultura e Arte ad accogliere la mostra nella Capitale, dove dall’8 maggio al 22 luglio sarà visitabile a Palazzo Cipolla, a pochi passi dalla Fontana di Trevi. Circa 400 opere a colori del pittore dei tetti di Parigi, concesse dalla Fondazione Dragotto, tracciano un nuovo percorso goethiano, destinato a compiersi però a ritroso, dato che dopo Roma la mostra giungerà a Milano e Bruxelles. L’evento ha una grande valenza artistica ma, esportata, diventa indubbiamente anche un veicolo di promozione turistica con i riflettori che si accendono sull’Isola in contesto nazionale e internazionale. Nel viaggio di Moireau troviamo non soltanto scorci delle mete più conosciute, dal Teatro greco di Taormina alla Valle dei Templi di Agrigento, ma anche vedute di quelle turisticamente meno note, come la Tonnara di Capo Passero o la Cattedrale di Caltabellotta. L’artista si è recato personalmente nei luoghi ritratti, accompagnato dall’inseparabile zaino che contiene gli attrezzi da lavoro del pittore: la tavolozza, i colori, i fogli bianchi, i pennelli, l’immancabile sgabello pieghevole. Riprese dalla mano sapiente del Maestro Moireau diventano acquerelli le testimonianze archeologiche dell’Isola, le vedute di alcune riserve naturali, le isole minori, i numerosi castelli, gli scorci dei siti UNESCO. I raccordi fra le pagine di Goethe e l’esposizione di imminente apertura non finiscono qui. Ecco cosa lo scrittore ci racconta a proposito della traversata da Napoli a Palermo, a bordo del battello su cui era accompagnato, fra gli altri, da Kniep:
Fra l’altro, ad abbreviare le lunghe ore della traversata, ha voluto mettermi per iscritto la tecnica dell’acquerello, oggi in voga in Italia: vale a dire, l’uso di determinati colori per ottenere determinate tonalità, che sarebbero un rompicapo insormontabile per chi non conoscesse il segreto. A Roma ne avevo sentito parlare, mai però in modo conseguente. Soltanto in un Paese come l’Italia gli artisti potevano studiare questa tecnica nella sua vera essenza.
Sulla relazione lo stupore del viaggiatore di oggi, quello di ieri, la letteratura, l’arte e in generale il senso di questa esposizione che vi consigliamo di non perdere, sono infine ancor più esemplificative le parole del Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente Onorario della Fondazione Cultura e Arte:
La mostra “Sicilia, il Grand Tour” è per me un meraviglioso viaggio nella memoria, un’immersione nei luoghi, negli scorci, nei paesaggi più belli e suggestivi della mia terra natia, condotta sull’onda della soave pennellata di Fabrice Moireau, indiscusso maestro di una tecnica tanto pregevole quanto oggi scarsamente praticata qual è l’acquerello. Un percorso espositivo che è una vera poesia, un inno all’isola che indusse Federico II di Svevia ad affermare che era al tal punto felice di vivere in Sicilia da non invidiare a Dio il Paradiso. Ecco, gli acquerelli di Moireau, con l’ideale contrappunto dei testi di Lorenzo Matassa, connotati da un lirismo ispirato che fa apparire le opere ancora più belle, restituiscono oggi intatto il senso della meraviglia dei viaggiatori stranieri di fine Settecento ed inizio Ottocento, di cui Goethe narrò in una delle sue famose lettere: “È in Sicilia che si trova la chiave di tutto. La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra… chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita”.
Fabrice Moireau Nato a Blois, in Francia, nel 1962, Fabrice Moireau è laureato all’École nationale supérieure des arts appliqués et des métiers d’art di Parigi. I suoi libri, diari di viaggio all’acquerello, rappresentano importanti testimonianze socio-culturali. Grande amante dell’architettura e dei giardini, Moireau, grazie alla tecnica dell’acquerello, riesce a riprodurre il sottile gioco di luci e restituire l’atmosfera di un monumento, di un paesaggio, di una strada. Ha realizzato numerosi libri tra i quali: Paris, edito da Louis Vuitton, Carnet d’une femme de chambre e i cataloghi del Festival international des jardins per il Domaine de Chaumont-sur-Loire. Fabrice Moireau ha pubblicato diversi titoli: Paris, Tetti di Parigi, Giardini di Parigi, Loira, New York, Roma, Firenze, Venezia e Berlino. Moireau vive a Firenze, ma è cittadino del mondo.
Titolo mostra
Sicilia, il Grand Tour
Periodo
8 maggio – 22 luglio 2018
Sede
Roma, Palazzo Cipolla Via del Corso 320
Orari
Tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle ore 10,00 alle ore 20,00 La biglietteria chiude un’ora prima
Biglietti
Intero € 7,00 Ridotto € 5,00 (valido per giovani fino a 26 anni, adulti oltre i 65 anni, forze dell’ordine e militari con tessera, studenti universitari con libretto, giornalisti con tessera, titolari di apposite convenzioni: (Fai, La Feltrinelli, Biblioteche di Roma, Touring Club Italiano) Biglietto gratuito (valido per bambini sotto i 6 anni, visitatori diversamente abili incluso 1 accompagnatore, membri ICOM, Guide Turistiche Regione Lazio con patentino)
Festività e aperture straordinarie
Sabato 2 giugno ore 10.00 > 20.00 Venerdì 29 giugno ore 10.00 > 20.00
L’ingresso alla mostra è in via Via del Corso 320. La sede espositiva di Palazzo Cipolla, sorge nel centro storico della città, nell’antica via che unisce due delle più famose piazze di Roma, Piazza del Popolo e Piazza Venezia, dove si innalzano i solenni palazzi abitati dalle grandi famiglie romane e le sedi di alcune delle istituzioni più antiche e prestigiose di Roma.
Per raggiungere il Museo è possibile servirsi dei seguenti mezzi di trasporto pubblico:
METROPOLITANA: linea A – uscita Spagna/Barberini AUTOBUS: 51 – 62 – 63 – 81 – 83 – 85 – 117 – 160 – 492 – 628 (Via del Corso/Marco Minghetti) 71 – 80 (P.zza di San Claudio) 40 – 46 – 60 – 64 – 70 – 80 – 170 – 716 – 780- 810 – 916 (solo di domenica) – H (Piazza Venezia).
Et unum facere et aliud non omittere! Ricordo con affetto queste parole, che uno dei miei più cari maestri di prima gioventù amava ripetermi. Non sempre però riesco a mettere in pratica il prezioso precetto dei padri latini, essendo io alla perenne ricerca di un equilibrio e di una pace mai trovata. Mi dibatto tra vari interessi che vanno dallo studio al teatro (visto e recitato), dallo sport alla scrittura cercando la mia stella. Fisicamente a metà fra l’atleta e il topo da biblioteca, ma sempre più tendente verso il secondo, la mia eterna preoccupazione è che quello che faccio sia fatto degnamente, secondo un’espressione orientale che mi sta molto a cuore: kung fu (“lavoro molto duro praticato con abilità e sacrificio”).