Polittico Griffoni. Il risveglio della Bella Addormentata

Polittico Griffoni. Il risveglio della Bella Addormentata

BOLOGNA – Il Polittico Griffoni capolavoro del Rinascimento dopo 300 anni riappare a Palazzo Fava.

Una perfida strega ha gettato il suo malefizio e ha congelato in un sonno paralizzante la bella mostra dedicata al Polittico Griffoni, uno dei massimi capolavori del Rinascimento italiano. E’ da marzo che giace solitaria rinchiusa a Palazzo Fava, prestigiosa sede espositiva del sistema Musei nella Città, Genus Bononiae. Ma dopo una lunga isolata quarantena finalmente si risveglia, apre le porte per accogliere, con tutte le necessarie cautele del momento epidemiologico, i bolognesi che l’attendevano da tre secoli. Davvero, da trecento anni il Polittico Griffoni non è più nella sua sede originaria, la sesta cappella a sinistra nella Basilica di San Petronio, e nel corso del tempo ha subito smembramenti, distruzioni, manomissioni, dispersioni nel mondo.

polittico griffoni

Ma partiamo dall’inizio: siamo a Bologna negli anni settanta del Quattrocento, l’eminente famiglia Griffoni nelle persone di Floriano e consorte, la fiamminga Lucia, commissiona a Francesco del Cossa, uno dei pittori più importanti della scuola ferrarese, che a sua volta sceglie come collaboratore Ercole de’ Roberti, altro eccellente maestro di Ferrara, un monumentale polittico per la sua prestigiosa cappella di famiglia nella chiesa più importante della città, San Petronio. La sfarzosa cornice dorata, in verità una grandiosa macchina architettonica che raccorda e organizza le tavole dipinte, sarà opera del maestro d’ascia Agostino de Marchi da Crema.

La pala principale raffigura San Vincenzo Ferrer, poderoso predicatore domenicano di recente canonizzato (1455), ai sui lati compaiono San Pietro e San Giovanni Battista, sopra rispettivamente San Floriano e Santa Lucia, patroni dei committenti, e probabilmente ritratti dal vero degli stessi. Il tutto è sormontato da tre tondi, uno grande la Crocefissione, al centro e due piccoli l’Angelo annunciante e la Vergine annunciata. I pilastrini ai lati delle grandi tavole espongono otto figure di santi. Alla base la predella è un unico lungo pannello con le storie di San Vincenzo Ferrer. Francesco del Cossa è ovviamente l’autore delle opere più importanti e grandi, dipinte con una sensibilità nuova, prospettica e luminosa, probabilmente influenzato dall’arte moderna di Piero della Francesca. Ad Ercole de’ Roberti si devono la predella e i “Santini” laterali.

Estinti i Griffoni, la Cappella venne acquistata attorno al 1725 da Pompeo Aldrovandi, altissimo prelato che studiava da Papa, ma che dovette lasciare il passo ad un altro bolognese Prospero Lambertini ovvero Benedetto XIV. All’importante diplomatico internazionale cardinal Aldrovandi il dorato Polittico a guglie doveva sembrare un’anticaglia polverosa e assolutamente fuori moda, tant’è vero che ne decise lo smantellamento con la nefasta distruzione della ricca carpenteria rinascimentale. Le singole tavole avrebbero da allora vissuto separate, autonome e rintanate nel suo palazzo nella campagna ferrarese di Mirabello. Con gli anni i quadri vennero venduti sul mercato antiquariale e presero le strade più disparate. Dopo complesse traversie oggi le 16 tavole superstiti sono custodite in ben nove musei, in Italia, Francia, Olanda, Inghilterra e Stati Uniti.

Nel corso degli ultimi trecento anni, sporadicamente, dotti storici e studiosi bolognesi e non hanno vagheggiato un’utopica mostra che rassembrasse il disperso Polittico, ma il novecentesco rilancio dell’interesse lo si deve al grande storico dell’arte Roberto Longhi. Il curatore della mostra Mauro Natale sottolinea con forza due motivazioni impellenti: “Non solo perché il Polittico è un capolavoro del Quattrocento, ma anche perché il vuoto figurativo lasciato da quest’opera smembrata e dispersa, ha condizionato a lungo la comprensione del ruolo di Bologna sul piano artistico in uno dei momenti più fecondi e delicati del Rinascimento italiano”.

Eccoci arrivati all’oggi: con determinata determinazione, con tenace entusiasmo, Fabio Roversi Monaco, presidente dei Genus Bononiae, assieme ad una squadra risoluta, realizza il lungo sogno: il Polittico Griffoni è ritornato a casa (temporaneamente) e i bolognesi esultano.

E ci piace immaginare il cardinal Pompeo Aldrovandi mentre dal suo monumentale sarcofago in San Petronio medita sulla transitorietà della moda e sui mutamenti del gusto.

 

Silvia Camerini Maj
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