ITALIA – Il nostro viaggio nel fantasmagorico mondo di YouTube continua. Oggi parliamo con Matteo Fumagalli, BookTuber da 100 mila iscritti. Nel suo canale Matteo recensisce (e spesso stronca) ogni tipo di libro e autore, da Sartre a Dostoevskij, fino ad arrivare a Flavia Vento e Barbara D’Urso per la rubrica LibroTrash.
Gli ultimi dati forniti dall’ISTAT parlano chiaro: la percentuale dei lettori in Italia è in calo, ma il numero di utenti che sui canali social condividono la propria passione per la lettura è in forte aumento. Un esempio in questo senso lo si può trovare spulciando tra i contenuti di YouTube dove sono sempre di più i canali dedicati ai libri. Uno dei più divertenti, ironici e creativi è senza dubbio quello di Matteo Fumagalli, docente e youtuber da 100 mila iscritti, che recensisce quasi ogni giorno libri di ogni tipo con competenza e passione.
E’ un BookTuber e oggi vogliamo farci raccontare da lui la sua storia per capire cosa significa oggi fare critica letteraria 2.0.
Prima di YouTube, hai aperto un’esilarante pagina Facebook dal titolo Libri che ti fanno vergognare di esistere. Ma come mai hai deciso di passare anche su YouTube? Secondo le mie ricerche in questa decisione hanno influito Nietzsche, Barbara D’Urso e Flavia Vento. Confermi?
La pagina è ancora attiva ma ora riservo tutte le mie energie sul canale YouTube. All’inizio il canale serviva solamente come supporto “audiovisivo” per la pagina facebook. Caricavo lì i video che avrei poi condiviso sulla pagina: reading di libri trash, le prime recensioni di libri brutti e contenuti sul trash letterario in generale. Quei primi video non hanno alcun tag né descrizione. Li giravo con la webcam, senza luci artificiali. L’idea per la pagina (e quindi per il canale YouTube) è nata entrando nella libreria di un piccolo centro commerciale brianzolo che, come prevedibile, esponeva solo bestseller e novità. A incuriosirmi è stato un microscopico scaffale dedicato alla filosofia dove c’erano solo due volumi: “L’anticristo” di Nietzsche e un libro su come capire il linguaggio del corpo di Barbara D’Urso. L’associazione mi ha fatto molto ridere: sarà stata “colpa” del libraio o è stata una scelta dettata dall’umorismo di qualche cliente? Quest’immagine mi ha spinto a chiedermi “ma quanti libri brutti sono stati pubblicati?”. Tornato a casa quel giorno, mi sono messo a cercare su google la formula “[nome di vip improbabile] + libro”. Il risultato era sconcertante: chiunque aveva scritto un libro. Chiunque. Così scoprii anche del libro di poesie di Flavia Vento, oggi caposaldo della letteratura trash e, a mio parere, capolavoro assoluto del brutto involontario.
Più che YouTuber potremmo definirti un BookTuber. Come si fa a parlare di libri di YouTube?
Credo non ci sia una regola fissa su come parlare di libri su YouTube. L’importante, a mio parere, è mantenere una trasparenza totale sui contenuti: se è un libro ti è piaciuto, dillo! Se un libro non ti è piaciuto, sii pure crudele! In generale cerco di mantenere l’equilibrio tra cultura bassa e cultura alta, mischiandole anche, perché no! Il mio obiettivo è trasmettere il messaggio che la lettura è sexy, è bella e che non ha nulla a che vedere con i boriosi cliché che vengono alimentati sin dalla tenera età.
Una delle tue rubriche più amate è Libro Trash. Ce ne parli? Qual è il libro che consiglieresti al tuo peggior nemico?
Non ho mai compreso fino in fondo la scarsità di stroncature letterarie sui giornali e online. Sui film e sui dischi brutti, critici e popolo della rete si scagliano senza pietà, con i libri è molto più raro. Si preferisce lasciar perdere, eppure se un libro non è valido non mi servono perifrasi o giri di parole educati per sconsigliarlo. Molti mi chiedono perché, parlando della rubrica LibroTRASH, a volte “perdo” tempo con libri chiaramente di bassissimo livello. La mia risposta è duplice. Primo: il trash è divertente. Secondo: anche quei libri fanno parte della cultura pop contemporanea smuovono spesso migliaia di copie e scatenano idolatria. Trovo che parlarne, studiarli, sia doveroso.
I 5 libri che porteresti su un’isola deserta?
Scontato per chi mi segue ma assolutamente “La nausea” di Sartre, una di quelle letture che più mi ha sconvolto. Ricordo che, nei giorni seguenti alla conclusione del romanzo, faticavo ad addormentarmi perché tornavo a pensarci. Bellissimo. Poi assolutamente “Andy Warhol era un coatto” di Tommaso Labranca, testo cult di un autore che meglio di chiunque altro ha saputo raccontare l’Italia di fine ventesimo secolo/inizio ventunesimo secolo. Altro titolo, “Cargo” di Matteo Galiazzo, oggi introvabile e un tempo pubblicato da Einaudi: uno dei libri più originali e folli che abbia mai letto. Porterei sicuramente anche “Delitto e castigo” perché, se cerchi la perfezione nel romanzo, Dostoevskij è la risposta. Infine, “La schiuma dei giorni” di Vian, che è un universo a parte.
In quarantena gli italiani hanno letto di più. E tu cosa hai letto? C’è qualche libro che vorresti consigliare assolutamente?
In quarantena ho letto paradossalmente meno del solito: con la scusa del teleworking, ho finito per lavorare molto di più e mi sono dedicato meno momenti di lettura. Ho comunque letto. Soprattutto saggistica, in verità. Tra i libri letti in pieno lockdown, consiglio caldamente “Retromania” di Simon Reynolds, bellissimo saggio musicale.
Secondo l’ISTAT il 40.6% degli italiani legge almeno un libro all’anno, ma una famiglia su dieci non possiede libri in casa. Cosa ne pensi di questi dati? E cosa si potrebbe fare per migliorare la situazione?
Bisognerebbe riconsiderare in toto le modalità di promozione della lettura. La lettura viene vista ancora da molti “cosa da élite”, o ancora “da asociali un po’ sfigati”. Questo, a mio parere, è dovuto anche dal fatto che il libro viene visto come oggetto sacro e inviolabile, lasciando passare il messaggio che qualunque libro sia sacro: non conta cosa leggi, ma il fatto che leggi. Leggere, viene inoltre continuamente ripetuto, è importante e va fatto: rende più intelligenti. Nessuna parola sul fatto che la lettura possa essere bella, divertente, un piacere. Inevitabilmente chi poteva anche essere curioso, se non spronato da figure di riferimento (genitori lettori, insegnanti coinvolgenti, amici appassionati), se ne allontana: chi glielo fa fare di adempire a un compito che viene costantemente fatto passare per faticoso e basta? Senza contare poi che la lettura non rende intelligenti: ci sono persone intelligenti che non hanno mai aperto un libro e persone stolte che ne hanno letti a centinaia. La lettura può, certo, migliorare il lessico e ampliare la cultura, ma nessuno legge per questi motivi. Un lettore legge per intrattenersi, approfondire un argomento di suo interesse, per sognare, per provare emozioni… tutto il resto è consequenziale. Lasciando intendere, inoltre, che leggere qualsiasi libro vada bene, non si accompagna il potenziale lettore al vero valore dei libri che potrebbe leggere, negandogli ogni possibilità di sviluppare un approccio critico al testo. Se ogni libro va bene, a prescindere di cosa sia, tanto varrebbe allora leggere gli ingredienti dello shampoo!
Concludiamo con il Premio Strega 2020. Febbre di Jonathan Bazzi, Il Colibrì di Sandro Veronesi, Tutto chiede salvezza di Mencarelli, Ragazzo Italiano di Ferrari, La misura del tempo di Carofiglio, Almarina di Parrella. Sono questi i titoli in lizza per la vittoria finale. Quale ti è piaciuto di più e che ne pensi di questa manifestazione?
Parto subito con un mea culpa! Devo ancora recuperare praticamente tutti i libri del Premio Strega 2020. L’unico che ho letto, finora, è “Febbre” e posso dire che si tratta di un bel romanzo: scrittura essenziale e diretta, una storia forte che parte dall’esperienza personale dell’autore, la scoperta della sieropositività, per tracciare un ritratto molto potente della provincia milanese, a volte veramente grottesca. è anche una storia di crescita, di vulnerabilità e d’amore. A mio parere, consigliatissimo. Sarei veramente curioso di vedere dove Jonathan Bazzi deciderà di proseguire per il suo prossimo romanzo.
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