Mare grigio, l’ultimo sole di Matilde Guarducci

Mare grigio, l’ultimo sole di Matilde Guarducci

ITALIA – Matilde Guarducci con il suo romanzo Mare grigio ci porta a Marina d’Anciano nei primi giorni di settembre, a prendere “l’ultimo sole” della stagione estiva. Nella pensione Soraya i due protagonisti si sfideranno a colpi di battute taglienti e di sguardi di rimprovero. Non potrebbero essere più diversi, per età e carattere, eppure entrambi condividono il senso di smarrimento e d’insofferenza che solo le loro scelte potrebbero dissipare.

Mare grigio, l'ultimo sole di Matilde Guarducci

Vi è mai capitato di trovarvi in un albergo gestito da un direttore scontroso, cinico, che ha l’aria di chi sa tutto, di chi può permettersi di trattare gli altri dall’alto in basso solo perché crede di avere il diritto di farlo? Se la vostra risposta è affermativa, siete in buona compagnia. Il giovane protagonista del racconto Mare grigio (Argento Vivo Edizioni), Dario, passerà le ultime giornate d’estate in una pensione di Anciano amministrata da un uomo detestabile, arrogante e avido, Rolando.  Quest’ultimo si prepara ad accogliere gruppi di anziani in vacanza che gli garantiranno un’entrata sicura ed economica perché, pur essendo clienti esigenti, l’imprenditore sa di potersene approfittare, tra pasti recuperati dagli avanzi del giorno prima, aria condizionata assente e ombrelloni da condividere.

Certo, l’incasso sarà inferiore, ma pur sempre vantaggioso: Gli anziani erano noiosi, ma il guadagno, per quanto minore, era sicuro.

GELOSIA E RIMPIANTI

Mare grigio, l'ultimo sole di Matilde Guarducci

Quest’anno però tra la compagnia di vecchietti c’è anche Dario, giovane trentenne in vacanza al mare con la madre malata. Da subito l’albergatore nutre per il ragazzo una certa antipatia: la spavalderia, la giovane età e il bene che riesce a farsi volere dai vecchietti in vacanza suscitano invidia in lui. Rolando infatti vede in Dario il ragazzo che era e che non è più stato: una persona ben voluta, amata, di cui si parla bene.

Rimase a guardarlo mentre aspettava l’ascensore: premuroso con la madre, gioviale con gli anziani, affabile. Sapeva di piacere e sapeva anche un po’ fingere: una qualità che Rolando conosceva bene.

Era cominciato tutto con Dario? Ma sì: non prima, o almeno, non che ricordasse. La colpa era di quel ragazzo, che gli ricordava lui da giovane. […] C’era da capirli gli anziani che lo adoravano qualsiasi cosa facesse. Rolando lo sapeva: piacere alla gente era la più proficua delle qualità.

Rolando desidera avere sempre il controllo della situazione, il controllo di tutto e di tutti, autorità che esercita anche nei confronti della seconda moglie, Mariella, una donna amabile, lavoratrice operosa e nei confronti della quale l’uomo prova solo pietà. Per questo l’ha sposata: per compassione, mentre il primo matrimonio è stato motivato da semplice interesse economico.

Copertina Mare grigio

Nel corso del romanzo emerge il rimpianto del direttore per la persona che sarebbe dovuta diventare e per i rapporti che avrebbe dovuto intrattenere con la famiglia e con i suoi sottoposti. Le gravi mancanze, che non ammetterebbe mai in pubblico malgrado ne sia consapevole,  gli procurano ansia e paura. Rolando si rende conto che non è poi così lontano dagli ospiti che tanto deride e a cui spera di non somigliare: anche lui, infatti, sta invecchiando.

Dario, a differenza  dell’albergatore, è un ragazzo senza pretese né aspettative, che si occupa della madre malata. Il ragazzo lavora presso un autolavaggio e solo il fine settimana si concede delle uscite con gli amici nelle quali cerca evasione dalla quotidianità. La breve vacanza ad Anciano, la compagnia di tutte quelle persone anziane e l’incontro con Rolando faranno nascere in lui un certo rancore:

Dario sentiva di odiarli. E Rolando sopra tutti. Già, perché anche quello volevano, i vecchi come lui: sentirsi sempre giovani e desiderabili, e allungare le mani su ciò che ritenevano appartenesse loro.

Il giovane si trova a dover fare i conti con se stesso: sente di non aver combinato nulla nella sua vita, ma forse può cambiare nonostante la routine eserciti ancora il suo fascino.

Due personaggi a confronto: Dario, bello ma senza aspettative né speranze per il futuro, e Rolando, che ha capito di aver buttato all’aria i suoi anni migliori alla conquista di ricchezze che non ha mai il tempo di godersi.

Matilde Guarducci descrive abilmente e con ironia la condizione di chi si accorge di essere stato troppo ambizioso e di chi, come Dario, si sente spaesato, senza meta.

La morale è chiara: se non stiamo attenti, rischiamo di sprecare la nostra vita per poi svegliarci  un giorno e renderci conto, come disse un saggio re del passato, che “tutto è vanità e un correr dietro al vento”.

 

 

 

 

Rossella Belardi

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