ART CITY 2021: Bologna riparte dall’arte contemporanea

ART CITY 2021: Bologna riparte dall’arte contemporanea

BOLOGNA – A guidare il risveglio della città ci ha pensato la nona edizione di Art City. Visitare mostre: salire le scale dei musei, assumere l’andatura ondeggiante tipica del visitatore di gallerie, immergersi nelle ombre fitte delle sale da esposizione, dopo tanto tempo, mi ha dato una gran gioia, di più una vera e propria euforia.

Bologna, il Comune e i suoi tanti musei con la curatela artistica di Lorenzo Balbi direttore del Mambo, propone con un encomiabile tempismo ART CITY, una ramificata pluri mostra di arte contemporanea che solitamente preferisce i luoghi espositivi più diversi e inusuali, e che fa da catalizzatore a tante altre realtà culturali pubbliche e private della città. Così si diffonde il fermento primaverile, e dopo lo start del secondo weekend di maggio proseguirà per tutta l’estate. Da questa vivace offerta vogliamo cogliere alcuni “fiori”.

1) ELLISSI – GIORGIO ANDREOTTA CALO’

Partiamo dal Laboratorio degli Angeli, da tempo famoso atelier di restauro, che oltre al suo proprio lavoro da anni accoglie mostre temporanee di maestri dell’arte italiana di oggi. Ora è la volta di Giorgio Andreotta Calò uno degli artisti italiani più interessanti degli ultimi anni, e che nel 2017 rappresentò l’Italia alla Biennale di Venezia con un’opera altamente spettacolare e suggestiva. La sua ricerca ha radici nell’arte concettuale degli anni sessanta e settanta, ma si apre a nuove evoluzioni che si basano su un lungo processo di ricerca sui materiali e sulle tecniche di lavorazione. A Bologna Andreotta Calò espone la versione integrale dell’opera Annunciazione realizzata nel 2018 ad Amsterdam nella chiesa di Oude Kerk. Senza il mezzo meccanico della macchina fotografica l’autore ottiene fotografie direttamente su carta fotosensibile per contatto con le antiche vetrate policrome delle chiesa, le uniche cose che si sono salvate dalla furia iconoclasta anticattolica della seconda metà del cinquecento. Tutte le finestre del Laboratorio e tutte le fonti di luce elettrica sono schermate da filtri rossi così che lo spazio è allagato da una forte luce di un rosso profondo e tenebroso, come una grande camera oscura di una volta. La grande istallazione, l’Annunciazione nella sua dimensione originaria, è il prodotto diretto della forza creatrice della luce. Il soggetto scelto ci ricorda anche la sua imprescindibile valenza simbolica, segno evidente della presenza del Divino” scrive tra l’altro nella sua intensa presentazione Leonardo Regano.

Art City Bologna 2021 – Giorgio Andreotta Calò

2) CITY OF GOD – ALESSANDRO PESSOLI

Un elegante palazzo cinquecentesco, Palazzo Vizzani, con tanto di portico, corte, scalone e loggia monumentali ospita nelle sue antiche sale decorate alla moda della fine dell’ottocento la galleria Alchemilla, una recente realtà d’arte in Bologna, che mette a disposizione i suoi ampi e fascinosi spazi per artisti, performers, curatori, di passaggio o in residenza.

Adesso e fino al 10 luglio sono esposte opere di Alessandro Pessoli, artista romagnolo, di Cervia classe 1963, ma dal 2010 residente a Los Angeles. Pittore e scultore dalla originale personalità, da anni noto internazionalmente, è capace di creare un mondo affollato di personaggi onirici, evocati dall’inconscio, insieme tenui e persistenti, grotteschi e tragici, che sembrano affiorare da molto lontano. Lo spazio indeterminato, la luce chiara e ferma, il colore acceso e intenso (tipici della memoria) appaiono subito evidenti allo spettatore che ne è attratto. E’ come un sogno pilotato, perché le figure che si presentano da sole sono poi organizzate in storie dall’autore. L’artista è il creatore che infonde lo spirito, e come un regista occulto propone una narrazione, che si poggia su innumerevoli riferimenti alla storia dell’arte, al cinema, al teatro, al fumetto, all’illustrazione, alla fotografia, alla pubblicità, a tutto il ricchissimo bagaglio di icone quotidiane del nostro mondo dell’immagine.

Il curatore della mostra, Fulvio Chimento, introduce con chiarezza gli inizi dell’artista:

“Nell’accostarsi al lavoro di Pessoli si ha la sensazione di trovarsi in presenza di uno di quegli artisti, o “ricercatori esistenziali”, in cui la volontà espressiva manifesta evidenti segnali di precocità, raggiungendo una compiutezza già negli anni della formazione. Pessoli si è interessato alle principali correnti artistiche italiane della seconda metà del Novecento, analizzando attentamente l’approccio dei trans-avanguardisti e degli adepti dell’Arte Povera. Molti artisti della generazione di Pessoli hanno guardato con interesse alla produzione di Enzo Cucchi (soprattutto in relazione al disegno).

Pessoli ha rivolto la stessa attenzione a esponenti del neoespressionismo tedesco, spinto dalla volontà di conoscere le correnti pittoriche di stampo internazionale e di misurarsi con esse. Gli anni Ottanta e i primi Novanta sono stati fondamentali per la sua formazione, dopodiché il suo lavoro ha assunto una strutturazione che è sfociata in una precisa “riconoscibilità.”

Nella mostra City of God allestita a Bologna Pessoli mette in relazione vari registri narrativi ora ironici e surreali ora tragici e avvolgenti, proprio come fa un regista esigente con i suoi personaggi per dar vita alla scena.

Art City Bologna 2021 – Alessandro Pessoli

3) NARRAZIONI BREVI – GIUSEPPE DE MATTIA

ART CITY Bologna 2021

Nel bello e basico spazio della galleria Labs troviamo le Narrazioni brevi di Giuseppe De Mattia, 41enne pugliese di Bari, ma trapiantato a Bologna fin dai tempi dell’università, Dams naturalmente. Sono otto lavori chiosati da otto curatori, che hanno come tema di fondo la relazione dell’artista con la città di Bologna. De Mattia ha cercato anche nelle immagini del recente passato della città, nelle flebili ma tenaci memorie conservate da quell’incantevole Archivio dell’Home Movies, cioè i filmini di famiglia girati tra gli anni venti e gli anni ottanta che documentano la vita reale e famigliare degli italiani nei suoi più vari aspetti. E’ da lì che vengono i fotogrammi dei daini e delle caprette nel recinto dei Giardini Margherita che i bambini bolognesi ingozzavano di carta (poveri daini).

La ricerca di De Mattia indaga il rapporto tra memoria e contemporaneità attraverso vari mezzi come la fotografia, il video, il disegno. L’autore ha un acuto sentire per i frammenti di vita del passato che vengono isolati, meditati, e quindi focalizzati dalla sua attenzione attiva.

Particolarmente toccante, per chi se lo ricorda e qualcuno a Bologna c’è ancora, è il lavoro Qualche centimetro quadrato di Casa Arcangeli: un pezzetto di parquet prelevato (trafugato?) in casa del fratelli Arcangeli, quando questa venne demolita. Un luogo ‘sacro’ della cultura bolognese di una volta. Una reliquia testimone della vita, di quel particolarissimo clima di quotidianità, e degli incontri tra intellettuali, studiosi, artisti, più o meno ai tempi dei Giorgio Morandi.

Art City Bologna 2021 – Giuseppe De Mattia

4) L’ABILITA’ DI MUTARE CON LE CIRCOSTANZE – SABRINA MEZZAQUI

ART CITY Bologna 2021

All’interno dellOratorio di san Filippo Neri Maura Pozzati ha invitato l’artista bolognese Sabrina Mezzaqui che ha allestito nella suggestiva penombra al centro della grande navata un mandala gigante formato da minuti pezzetti di metallo, steso sul pavimento in cotto, sotto il monumentale lampadario. L’artista muta il disegno ogni giorno trasformando i ritmi delle sue forme, i perimetri e il centro. Queste continue variazioni vogliono dare il senso della precarietà, dell’incertezza, oggi più che mai. Quest’operazione è stata chiamata programmaticamente L’abilità di mutare con le circostanze, e indica una via, una via di salvezza in questi cupi momenti: progettare in modo flessibile e insieme agli altri.

ART CITY Bologna 2021

Mezzaqui lavora e medita sulla materializzazione dello scorrere del tempo, mettendo in gioco il senso del fare manuale nella ripetizione per ore e ore di gesti minuti (infilare perline, ritagliare, piegare, disegnare piccoli motivi…). Nelle opere spesso compare la scrittura (brevi testi, memorie, riferimenti letterari, libri rimaneggiati). Anche i suoi video raccontano di tempi lenti, registrando variazioni di luce o semplici fenomeni naturali come il pulviscolo nei pressi di una finestra socchiusa o le stelline riflesse dal sole sulle onde o la neve che cade.

5) CERIMONIA – EDOARDO TRESOLDI 

ART CITY Bologna 2021

Fino a 10 anni fa era il frequentato salone del Mercatone Uno in zona Fiera, poi il lento inesorabile abbandono lo ha velocemente trasformato in uno scheletro urbano divorato da una vegetazione tenace e travolgente. Il poco più che trentenne lombardo Edoardo Tresoldi, di formazione scenografo, passato alle istallazioni d’arte con stupefacente originalità e risultati sorprendenti, è stato incaricato dall’Unipol, proprietario del fatiscente rudere, di creare un segno forte in quel contesto. Assieme a 15 giovani studenti di architettura della scuola TRAC Academy, Tresoldi ha concepito e realizzato l’opera, una struttura alta 5.30 metri in rete metallica, e materiali, e terra reperiti nel sito. Col tempo anche questo manufatto sarà preda della trionfante vegetazione spontanea; la natura nell’abbandono s’insinua e riconquista spazio e presenza.

Tresoldi, indicato da Forbes tra gli artisti emergenti e significativi del momento, ha inventato una tecnica molto particolare applicata in situazioni estreme. I suoi strumenti sono soprattutto la rete metallica in acciaio, i tondini di ferro, con i quali ricostruisce le scomparse forme originali di templi, chiese, edifici antichi di cui restano in situ solo i ruderi. L’artista suggerisce le forme architettoniche con questo rigido velo e così torna a rendere riconoscibile l’identità di quei luoghi. Nascono come interventi di restauro, ma sono qualcosa di più, tra archeologia e arte contemporanea.

Art City Bologna 2021 – Edoardo Tresoldi

6) SFREGI – NICOLA SAMORI’ A PALAZZO FAVA

ART CITY Bologna 2021

Nella sede espositiva più prestigiosa del composito circuito Genus Bononiae della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, in Palazzo Fava, è allestita l’emozionante mostra antologica di Nicola Samorì, forlivese del 1977. E’ stata qui  raggiunta una rara, articolata e profonda corrispondenza tra lo spazio dell’esposizione e gli oggetti esposti. I magnifici fregi di Palazzo Fava, impresa storica dei giovani Carracci nel 1584, e alcuni altri capolavori antichi provenienti dalla collezione d’arte della Fondazione Carisbo, rimbalzano lo sguardo sulle opere “dall’antico” di Samorì, richiamandosi a vicenda in una fitta trama di rimandi.

La grande esposizione di 80 opere, curata da Alberto Zanchetta e Chiara Stefani, in quello scrigno classicistico offre al pittore romagnolo la possibilità di innestare una stretta e intensa relazione tra le opere d’arte, esaltata da un teatrale e potente allestimento fatto soprattutto di luci suggestive. Lo spettatore ne rimane catturato, addirittura imprigionato. Samorì pittore ‘anacronistico’ duella con i suoi quadri fino all’ultimo sangue. Anzi li tortura proprio sfregiandoli, scarificandoli, spellandoli fino a causare traumi sconvolgenti. La serenità dell’iconografia antica così violata si tramuta in tragedia, esplode sotto le superfici levigate e preziose e dallo squarcio emergono allo stesso tempo fili d’oro e materia in decomposizione.

Art City Bologna 2021 – Nicola Samorì

Silvia Camerini Maj

Leave a Reply

Your email address will not be published.