Picasso, ribelle apprezzato. Vita e arte a 140 anni dalla nascita

Picasso, ribelle apprezzato. Vita e arte a 140 anni dalla nascita

ACCADDE OGGI – Esattamente 140 anni fa nasce il pittore forse più celebre, più influente, più amato e discusso del secolo scorso. Un’occasione importante, per ripercorrere brevemente la vita e le passioni di un artista a tutto tondo, ma anche di un uomo, che ha ispirato intere generazioni successive del mondo dell’arte, oltre ai suoi stessi contemporanei.

Era il 25 Ottobre, a Malaga, era la sera in cui veniva al mondo quel figlio d’arte e dell’arte. Il padre di Pablo Ruiz Picasso, Josè Ruiz Blasco, è un professore alla Scuola delle Arti e dei Mestieri, nonché conservatore del museo della città e pittore per hobby. I suoi soggetti preferiti sono i pappagalli, gli arbusti, i fiori, i colombi, tanto da allevarne degli esemplari e tenerli liberi in casa.

Pablo Picasso è un bambino predestinato: si narra che la sua prima parola non sia stata la più classica mamma, o al massimo papà, ma matita e che prima d’imparare a parlare Pablo abbia iniziato a disegnare.

Tale è la sua bravura, che il padre gli commissiona la cura dei particolari dei suoi quadri, mansione impegnativa e che Pablo Picasso porta a termine in maniera eccelsa, rivelando il suo precoce talento nel disegno e nella pittura.

Che si tratti di un caso, che si tratti di una via intrapresa spontaneamente o che sia stata programmata e studiata dal genitore, l’attitudine di Pablo diventerà la merce di riscatto personale per il rimpianto del padre, il quale forse sente di non essere riuscito a realizzare a pieno le proprie ambizioni.

IL GIOVANE PICASSO

Don José trova e accetta un impiego come insegnante di disegno all’Istituto d’Arte di La Coruna, nel 1891.  Proprio qui Pablo Picasso, già dal 1892 inizia dei corsi di disegno presso la Scuola delle Belle Arti.

Mentre la vita della famiglia continua e viene interrotta dalla morte di una delle due figlie appena nate, Picasso si rivela ancor di più al mondo, cominciando a realizzare una serie di riviste, tutte da solo, comprese di illustrazioni, dando ad esse dei nomi inventati, quali La torre de Hercules, La Coruna, Azuly Blanco.

Una famiglia sempre in procinto di cambiamenti, quella di Pablo Picasso: suo padre accetta un posto di lavoro a Barcellona, così nel 1895 si organizza un nuovo trasferimento, che porterà Pablo a proseguire lì i suoi studi accademici di arte. Qui, ottiene persino uno studio, in condivisione con il suo amico Manuel Pallarès.

MADRID, BARCELLONA E UN PICASSO RIBELLE

A questo punto inizia l’avventura di Picasso a Madrid, dove vince un concorso dell’Accademia Reale. Sono anni di grande sacrificio: Pablo mangia poco, fa una vita di grande lavoro e vive in un luogo dalle condizioni malsane, tutte cose che lo portano ad ammalarsi di scarlattina.

Ritorna quindi a Barcellona, dove stringe contatti e connessioni con artisti, militanti politici, poeti e squattrinati di ogni genere, presso la celebre taverna letteraria Els Quatre Gats, che richiama Le Chat Noir di Parigi.

Il 1897 è l’anno in cui porta a termine una serie di capolavori, primo fra tutti il famoso Scienza e carità, da cui traspare il legame con la pittura ottocentesca e che viene affidato all’Esposizione nazionale di Belle Arti di Madrid.

Il giovane Picasso prosegue i suoi studi in Accademia, ma inizia ad alimentare il fuoco che ha dentro: la sua anima forte, esplosiva, rivoluzionaria, non tardano a manifestarsi. Parallelamente, assume come nome d’arte il nome di sua madre, che è appunto Picasso, dichiarando:

I miei amici di Barcellona mi chiamavano Picasso perché questo nome era più strano, più sonoro di Ruiz. E’ probabilmente per questa ragione che l’ho adottato.

Una scelta che cavalca i tempi, quella di adottare il nome materno, o che per alcuni è l’aperta dichiarazione di un figlio in perenne conflitto con il padre e molto legato alla madre. Tuttavia, Picasso continua a vedere suo padre come un modello artistico, sebbene in questo momento si stia evolvendo sempre più velocemente verso dei princìpi lontani dall’estetica del suo tempo. Picasso getta sulle sue tele tutta la sua furia e il suo ardore.

I dipinti, gli acquerelli, i disegni a carboncino e a matita che produce nel suo studio di Barcellona stupiscono e comunicano un grande eclettismo.

L’ARRIVO A PARIGI

 

Picasso ama la sua gente e ama i suoi affetti, per questo motivo allestisce la sua prima mostra nella sala teatro di Els Quatre Gats, il primo Febbraio 1900. Il Picasso rivoluzionario e i suoi amici artisti vogliono a tutti i costi scandalizzare, provocare reazioni, eppure la mostra viene accolta abbastanza bene, piace al pubblico, procura solo qualche piccola perplessità nella cerchia dei conservatori. Vengono persino vendute alcune opere.

Picasso è odio e amore per chi ne conosce l’arte a quel tempo, con tanto di personaggio dall’aura dell’artista maledetto, che in quel momento sente quasi come un plus necessario. Tuttavia, nella sua ragionevolezza, ad un certo punto inizia a soffrire le pressioni del successo e decide di partire per Parigi, nell’estate del 1900.

Durante il suo pernottamento a Montmartre come ospite del pittore catalano Isidro Nonell, inizia una collaborazione con il mercante d’arte Pedro Manyac, che gli offre la discreta sommetta di 150 franchi al mese per i suoi quadri. Non è un periodo facile questo, per Picasso, che deve escogitarle tutte per sbarcare il lunario, nonostante le conoscenze illustri fatte fino ad ora.

A proposito di conoscenze, in questo periodo incontra una giovane donna di nome Fernande Olivier, che diventa protagonista di moltissime sue opere.

IL RITORNO IN SPAGNA E IL LEGAME CON PARIGI

Come per molti suoi contemporanei, predecessori e successori, Picasso subisce la profonda influenza del clima artistico parigino. Per fare un esempio, si sofferma su Toulouse-Lautrec, dal quale trae ispirazione per alcune sue opere.

Dopo quest’esperienza di profonda importanza professionale e personale, torna a Malaga, poi si sposta per un po’ a Madrid, dove collabora con una nuova rivista, Artejoven, illustrandone quasi interamente il primo numero.

Nel febbraio del 1901 arriva uno dei più grandi dolori della vita di Picasso: l’amico Casagemas si suicida in seguito a una delusione d’amore, evento che lo segna indelebilmente, nel suo cuore e nella sua arte.

A questo punto, riparte per Parigi, per allestire una mostra per l’autorevole mercante Ambroise Vollard.

IL CUBISMO

A venticinque anni Picasso è uno dei più stimati e apprezzati, come pittore, scultore e incisore. Questo è il momento della svolta, il punto culmine, il faro che si accende all’improvviso: durante una visita al Musée de l’Homme presso palazzo Trocadero a Parigi, resta impressionato dalle maschere dell’Africa Nera che vede esposte.

Le scruta e percepisce ogni cosa, ogni sentimento profondo, come paura, allegria, timore, che lo colpiscono in pieno petto proprio come vorrebbe che facessero le sue opere. Ecco, quindi, che partorisce la sua celebre opera Les Demoiselles d’Avignon, vero e proprio manifesto di una delle più importanti correnti artistiche del Novecento: il cubismo.

PICASSO ED EVA

Nel 1912 entra nella vita di Picasso un’altra donna, Marcelle, la seconda donna. Lui la rinomina Eva, la prima di tutte le donne, seconda nella sua vita ma prima nel suo cuore. A testimoniarlo, l’indimenticabile Amo Eva che appare in molte sue opere del periodo cubista.

Siamo nel 1914, alle porte della Grande Guerra. Molti amici di Picasso partono per il fronte, Montmartre non è più lo stesso, molti punti di ritrovo per artisti sono deserti. Nel 1915, poi, l’altro grande dolore nella vita di Picasso: Eva muore di tubercolosi.

In quel momento decide di trasferirsi fuori dal centro di Parigi e fa la conoscenza del poeta Cocteau, che gli chiede di disegnare i costumi e le scenografie per gli spettacoli dei Balletti Russi. Grazie ad essi, Picasso non solo disegna ma fa la conoscenza di una nuova donna, sua nuova musa, Olga Kokhlova, che sposerà.

Dopo poco tempo, Marie-Thérése Walter di appena diciassette anni prenderà il posto di Olga, divenendo adesso la sua modella prediletta.

LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA E GUERNICA

Dora Maar, Pablo Picasso su una scala mentre dipinge Guernica nell’atelier di rue des Grands-Augustins, Parigi, maggio-giugno 1937
Dora Maar, Pablo Picasso su una scala mentre dipinge Guernica nell’atelier di rue des Grands-Augustins, Parigi, maggio-giugno 1937, stampa d’epoca Gelatina ai sali d’argento, 20,1×24,5 cm Successione Dora Maar, 1998, inv. MP1998-269 ph. © Atelier L. Clergue
© D. Maar © RMN-Grand Palais /Musée Picasso de Paris © Succession Picasso by SIAE 2016

I repubblicani contro gli schieramenti del generale Franco. Basterebbe questo a spiegare il difficile momento che stanno vivendo Picasso e tutta la Spagna, nel 1936, anno in cui scoppia la guerra civile.

Ovviamente, il Picasso amante della libertà e del furore simpatizza per i repubblicani, mentre molti suoi amici si uniscono alle Brigate. Mentre i fascisti guadagnano terreno, in un caffé di Saint-German Picasso conosce la pittrice e fotografa Dora Maar. Fra i due nasce subito un’intesa, fatta di passioni e interessi in comune.

E’ il 1937, un anno chiave per l’artista, l’anno dell’Esposizione Universale di Parigi. I repubblicani ci tengono molto ad essere rappresentati con vigore. Così, Picasso dà alla luce Guernica, l’enorme e famosissima rappresentazione della città brasca bombardata dai tedeschi.

Sono tutti lì, con i loro volti di sorprendente paura e profondo terrore, i circa trecento morti civili massacrati mentre facevano spese al mercato. Guernica è una bandiera: quella della lotta contro il fascismo.

L’ULTIMO PICASSO

A settant’anni, Picasso è una celebrità, è un nome in ogni angolo del globo. Finalmente è tranquillo, nell’arte e nella vita. Anzi, probabilmente, a seguire il suo successo aumenta sempre di più, a volte opprimendolo nella sua quiete personale e nella sua vita, a causa di giornalisti e fotografi invadenti.

Il mondo dell’arte ora brulica di sue mostre, opere, esposizioni. In questo clima di grandezza, all’improvviso, Pablo Picasso muore: è l’8 Aprile del 1973 e l’artista ha 92 anni. Personaggio con uccello, del 1972, è la sua ultima opera, l’ultima traccia della sua mano sulla terra.

Dalla nascita, siamo arrivati alla sua morte con la sensazione di un ampissimo cerchio che si chiude, racchiudendo un pullulare di esperienze, di insegnamenti, di genialità e di storia. Sarà per questo, forse, che le ultime parole dichiaratamente rilasciate da Picasso sono le seguenti:

Tutto ciò che ho fatto è solo il primo passo di un lungo cammino. Si tratta unicamente di un processo preliminare che dovrà svilupparsi molto più tardi. Le mie opere devono essere viste in relazione tra loro, tenendo sempre conto di ciò che ho fatto e di ciò che sto per fare.

Michela Ludovici

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