Luca Zingaretti compie 60 anni. Non solo Montalbano

Luca Zingaretti compie 60 anni. Non solo Montalbano

ACCADDE OGGI – Una carriera piena di successi per un grande attore e regista che oggi compie 60 anni. Incontri professionali di rilievo, molti i ruoli interpretati, una voce perfetta per il doppiaggio. Luca Zingaretti non è soltanto la reincarnazione del commissario Montalbano: è un artista completo che non merita di essere raccontato solo per il suo lavoro più conosciuto.

Luca Zingaretti nasce a Roma l’11 novembre del 1961 ed in gioventù era impegnato in politica come il fratello minore Nicola. Erano entrambi iscritti al Partito dell’Unità proletaria per il Comunismo, poi la vita dei due ragazzi ha preso strade diverse. Molti non sanno però che Luca, durante l’adolescenza, aveva un’altra passione oltre alla dialettica di sinistra.

LUCA ZINGARETTI, FRA CALCIO E FILOSOFIA

Foto: profilo Instagram ufficiale @lucazingaretti

Il calcio ha rappresentato per lui un grande amore sin da bambino e le sue doti grintose, unite ad un fisico robusto, lo hanno aiutato ad intraprendere una discreta carriera giovanile. All’età di diciassette anni entra infatti nelle fila del Rimini, una squadra che già allora militava in campionati professionistici. Un buon centrocampista, di quelli che corrono e si sacrificano per gli altri, un brevilineo di sostanza e affidabilità.

Politica e calcio sono due pianeti che normalmente orbitano in galassie differenti. Risulta raro che chi pratica l’uno, sia anche attivo nell’altro perché richiedono velocità di pensiero e d’azione diverse. Luca Zingaretti, sin da ragazzo ha dimostrato di essere curioso, aperto, di potersi integrare in passioni diverse per origine, astrazione sociale e filosofia.

Questo è sinonimo d’intelligenza che poi ha dimostrato scegliendo d’interpretare ruoli diversi nell’arco della sua bellissima carriera. Riguardo al pallone, possiamo confermare che l’attore sia un tifosissimo giallorosso: la Roma è per lui una vera fede che segue da sempre. Come ogni vero tifoso, Luca Zingaretti è molto umorale ed il suo sorriso può essere anche condizionato dai risultati ottenuti dalla sua squadra del cuore.

Spesso, anche sui social, lascia alcuni commenti che riguardano giocatori che vede sottotono. Un coriaceo centrocampista come lui non può accettare di vedere uomini camminare in campo, perché per ottenere risultati si deve lottare sino all’ultima goccia di sudore. Qualche tempo fa è stato ospite televisivo in una trasmissione calcistica e purtroppo la Roma non stava danto i risultati sperati.

Sincero come un politico d’altri tempi e arcigno come un giovanotto nel mezzo del campo, si lasciò andare ad un duro sfogo:

“Goal presi che nemmeno all’oratorio!! E allargano le braccia come se non avessero colpa. Andreste presi a schiaffoni!! Toglietevi quella maglia!!”

LUCA ZINGARETTI E IL TEATRO

Foto: profilo Instagram ufficiale @lucazingaretti

Abbandona la carriera sportiva per un amore ancora più grande. Entra all’Accademia nazionale d’arte drammatica di Roma spinto dall’enorme passione per la recitazione. Come ogni curioso e amante delle sfide, sente la necessità di coprire vari ruoli, di poter interpretare molteplici stati d’animo e quindi il passo è quasi obbligato.

Durante il percorso di studio, fra l’altro, avrà tra i suoi insegnanti anche Andrea Camilleri che molti anni più tardi diventerà l’autore che, per ovvi motivi relativi a Montalbano, studierà in modo più approfondito. Nei primi anni Ottanta esordisce a teatro con i registi Luca Ronconi, Marco Mattolini e Sandro Sequi. La sua sicurezza sulla scena ed un volto che buca il video lo aiutano ben presto a fare il grande passo verso il cinema e la televisione, ma il teatro rimane il suo primo vero grande amore.

Una volta raggiunta la notorietà, sente comunque il richiamo per il palcoscenico e nel 2007 dirige il suo primo spettacolo La sirena, tratto dal racconto Lighea di Giuseppe Tomasi. Nonostante i suoi vari impegni lavorativi, quindi, cerca sempre di trovare del tempo per mettere in scena vari spettacoli.

Fra i più apprezzati dal pubblico ricordiamo Le tre sorelle di Anton Cechov, Assassinio nella cattedrale di Thomas Eliot, Tito Andronico di William Shakespere, Gocce su pietre roventi di Rainer Werner Fassbinder. Luca Zingaretti gestisce il palco con maestria, aiutato da una fisicità che riempie la scena e da una voce che spicca per chiarezza e timbro.

Per come si muove e si cala nei vari personaggi è doveroso dire che non avrebbe potuto fare altro nella vita, che è nato per essere al centro dell’attenzione. Quando recita riesce ad ipnotizzare lo spettatore attirandolo dentro l’opera: il suo sguardo magnetico verso la platea è convincente tanto quanto le sue interpretazioni.

DALLA PSICOLOGIA ALLO STUDIO DEI PERSONAGGI

Foto: profilo Instagram ufficiale @lucazingaretti

Quando Luca Zingaretti viene preso all’Accademia d’arte drammatica è ancora un ragazzo, un universitario che sta frequentando la Facoltà di Psicologia di Roma. Altra scelta non casuale che dimostra il lato umanistico dell’attore ed il suo desiderio innato di riuscire ad entrare nei pensieri altrui.

Il fatto che non fosse iscritto ad ingegneria o a legge ci aiuta a conoscere meglio un lato evidente del suo carattere. Era già attratto da quella scienza che, fra le altre cose, studia i processi cognitivi quali la percezione, l’attenzione, la memoria, il pensiero. Catturato dalle emozioni e dalle molteplici personalità dell’essere umano.

Dirà che anche quel breve percorso di studi lo ha aiutato durante la sua lunga carriera, quando davanti ad un copione ha dovuto immedesimarsi in molteplici realtà. Vorrei, pertanto, citare tre pellicole nelle quali ritengo sia stato veramente ineccepibile, estremamente convincente. Ruoli diversi che ha saputo costruire partendo appunto dall’attento studio psicologico del suo personaggio.

Il primo film è La terra dell’abbastanza scritto e diretto da Fabio e Damiano D’Innocenzo, alla loro opera prima. Un film potente, crudo, realistico dove Luca Zingaretti non è l’attore protagonista ma spicca davvero per la freddezza ed il distacco con le quali riesce ad interpretare Angelo, un malavitoso a capo di una organizzazione criminale della periferia romana.

Un uomo senza scrupoli, senza amore, che sfrutta giovani prostitute e assolda ragazzini sbarbati come killer. La vita umana per Angelo l’usuraio non ha alcun valore, l’unica sua preoccupazione è regolare i conti con i debitori in ritardo con i pagamenti.

Poi vorrei citare Sanguepazzo, un film del 2008 diretto da Marco Tullio Giordana. Qui Zingaretti è il protagonista ed interpreta un personaggio realmente esistito, una storia triste e vera che riguarda la vita di Osvaldo Valenti: attore italiano all’epoca del ventennio fascista.

Il film narra appunto le vicende di questo divo e della sua amante Luisa Ferida che aderirono alla Repubblica Sociale Italiana e furono accomunati dal medesimo triste destino. Furono arrestati dai partigiani e fucilati il 30 aprile 1945, nonostante la donna fosse anche incinta. Il modo con il quale Luca Zingaretti diventa Osvaldo Valenti è commovente: dimostra d’aver studiato il personaggio in ogni suo minimo dettaglio.

Infine, voglio parlare di un film che lo vede protagonista insieme ad un’altra grande attrice come Margherita Buy, per far capire cosa possono combinare insieme due strepitosi interpreti. I giorni dell’abbandono di Roberto Faenza, tratto dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante. Olga, moglie e madre di due figli, viene abbandonata all’improvviso dal marito Mario per una donna più giovane.

La trama scava nei sentimenti complessi che una donna affronta in una situazione inaspettata e devastante. L’attore romano interpreta l’egoismo e la leggerezza di un uomo che mette in secondo piano tutto quello che ha costruito in virtù di una ventata di gioventù ritrovata.

Si parla di temi quali la dignità, il rispetto, la depressione, il sentirsi imprigionati dalle responsabilità e dal ruolo.

E NON DIMENTICHIAMO IL DOPPIAGGIO

Foto: profilo Instagram ufficiale @lucazingaretti

Nella sua lunga carriera non si è fatto mancare niente. Grazie ad una voce tanto riconoscibile quanto profonda, il lavoro di doppiatore sembra nato per lui. Inizialmente è stato quasi un divertimento inserito fra i suoi mille impegni, ma col tempo è diventata una passione nella quale ha dimostrato la medesima professionalità che impiega nella recitazione.

È stato la voce narrante de La grande finale, film documentario dedicato alla diciottesima Coppa Del Mondo di Calcio nel 2006 in Germania dove l’Italia si è laureata campione. Ha poi confessato che per un ex-calciatore come lui è stato un onore ed un divertimento poter essere associato a quella straordinaria cavalcata vincente.

Ha doppiato l’attore Daniel Auteuil nel film Le confessioni diretto da Roberto Andò. È stato successivamente ringraziato dall’attore francese per la sua interpretazione, che lo ha aiutato a ricevere una Candidatura al David di Donatello come attore non protagonista.

Infine, ha curato il doppiaggio italiano del pesce pagliaccio Marlin, il padre del dolcissimo Nemo prodotto dalla Pixar Animation Studios.

Sia in Alla ricerca di Nemo, che in Alla ricerca di Dory è sempre di Zingaretti la voce del premuroso padre intento a proteggere come può le debolezze del figlio.

Buon Compleanno, artista dai mille volti e dalle mille virtù. Per noi non sei solo Montalbano, per noi sei Luca Zingaretti!

 

Francesco Danti

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