ROMA – Matteo Garrone e Paola Cortellesi protagonisti indiscussi della 69 edizione dei David di Donatello 2004. Io Capitano miglior film, 5 statuette per C’è ancora domani. Non ci sono state grandi sorprese rispetto alle aspettative e la manifestazione è apparsa un pò spenta, come mai?
I premi
La cerimonia di consegna dei David di Donatello si è conclusa senza eccessive sorprese rispetto alle aspettative. Matteo Garrone, Leone d’argento a Venezia, riceve il premio per la Miglior regia. Io Capitano, dopo la delusione degli Oscar, viene proclamato Miglior film. E viene premiato anche Paolo Carnera come Miglior autore della fotografia, ineccepibile, però se c’era un premio meritato per C’è ancora domani era proprio quello della scelta del bianco e nero. Avrei soprasseduto su quello della Migliore interpretazione femminile andato anch’esso a Paola Cortellesi che ha letteralmente sbancato i botteghini italiani e internazionali. Infatti con C’è ancora domani, porta a casa il David per la Migliore regia come esordiente, quello per la Migliore interpretazione femminile e per la Migliore sceneggiatura non originale. A questi si aggiungono il premio del pubblico e quello dei giovani.
Non ci si dimentichi poi il David di Donatello a Emanuela Fanelli come Miglior attrice non protagonista. Assolutamente approvato. Invece ci è dispiaciuto non vedere premiata Micaela Ramazzotti candidata con Felicità.
David di Donatello agli interpreti di Palazzina Laf
Qualche sorpresa arriva invece dai premi per la Migliore interpretazione maschile come protagonista e non protagonista. Qui si impongono Michele Riondino e Elio Germano per il film dello stesso Riondino Palazzina Laf.
Premiato anche Diodato per la Migliore canzone originale, a nostro avviso meritatissimo.
Una riflessione
Una riflessione è doverosa. Le parole di Sergio Mattarella sono a questo proposito particolarmente illuminanti. Incontrando i protagonisti del cinema italiano, Il Presidente cita Alberto Lattuada che nella prima riunione dell’Associazione culturale del cinema italiano disse Nulla è in grado di rivelare come il cinema i fondamenti di una nazione. Continua poi Mattarella ricordando che
La storia del nostro Paese, la storia della Repubblica, delle conquiste di libertà e democrazia è passata dal Grande schermo. E’ stata narrata attraverso emozioni, volti, sentimenti, attraverso vicende drammatiche e speranze che sorgevano attraverso la quotidianità del vivere e l’eccezionalità di tante storie personali.
Non possiamo perciò non sottolineare che i tre film premiati vanno proprio in questa direzione. Io capitano, C’è ancora domani e Palazzina Laf hanno in comune il fatto di essere pellicole di impegno civile, politico, anche, perchè no. Immigrazione, violenza di genere, sfruttamento del lavoro questi i temi su cui Garrone, Cortellesi, Riondino ci spingono a riflettere.
Realtà e impegno
E’ forse un ritorno ai valori fondanti del nostro cinema? A quella fame di realtà che aveva caratterizzato il neorealismo? Garrone ci racconta infatti il lato oscuro e terrificante dell’immigrazione. Odissea contemporanea definisce il viaggio di chi sfida indicibili pericoli per inseguire un sogno.
La necessità di educare i giovani
Cortellesi ci spinge ad aprire gli occhi su un problema antico eppure tanto attuale. Quello della violenza degli uomini sulle donne. Nel suo discorso di ringraziamento invoca pertanto la necessità dell’inserimento nelle scuole dell’educazione all’affettività.
Il paradosso della verità
Riondino si occupa di lavoro. Racconta la vicenda paradossale e verissima di un gruppo di lavoratori vessati dall’azienda. Sono i protagonisti del primo caso riconosciuto in Italia da un tribunale di mobbing. Il film era stato presentato all’ultima Festa del cinema di Roma. In quell’occasione Riondino aveva detto di essersi ispirato alla genialità di Paolo Villaggio e alla maschera tragicomica di Fantozzi nel dare alla vicenda un colore grottesco e surreale.
David alla Carriera
A Villaggio va in qualche modo un omaggio indiretto. David di Donatello alla carriera a Milena Vukotic. L’attrice ricorda i suoi esordi e le parole poco incoraggianti di un regista che sosteneva che per fare cinema bisognava essere belle come Gina Lollobrigida o carismatiche come Anna Magnani. Alludendo al fatto che lei non possedesse nessuna delle due qualità. La straordinaria carriera di Milena Vukotic parla da sola. Parafrasando Francesco De Gregori potremmo dire non è certo da quei particolari che si giudica un’attrice, ma dalla passione, dal talento e dal carattere. Grazie Milena.
Vogliamo parlare del Red Carpet?
Tristissimo, sembrava (come sempre) di andare ad un funerale. Quasi tutte in total black con abiti lunghi molto simili che si differenziavano per scollo o spacco. Da Barbora Bobulova, Micaela Ramazzotti in Gucci e Paola Cortellesi in Giorgio Armani, Kasia Smutniak, Claudia Gerini praticamente vestite uguali… Unica Isabella Rossellini in Dolce&Gabbana, unica in un’esplosione floreale. E pensare che abbiamo i migliori stilista mondo ma finché non ci scrolliamo di dosso questa “dipendenza” dal nero rappresenteremo sempre una moda di noia mortale. Ma uno sguardo ai Red Carpet degli Oscar? Attendiamo intanto fiduciosi in quelli del Festival di Cannes.
In Home page foto di Matteo Garrone dal sito ufficiale dell’Accademia del Cinema italiano
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