Siamo stati in una meravigliosa serata estiva nel rinascimentale Ninfeo di Villa Giulia a Roma, attualmente il museo più rappresentativo della civiltà etrusca, dove si è svolta nella notte del 2 luglio la premiazione del concorso letterario più prestigioso d’Italia: il Premio Strega 2015. Prima di dare il resoconto dell’evento, non è superfluo ricordare che il vincitore della prima edizione del 1947 fu Enzo Flaiano, con il suo bellissimo, surreale ed esotico, Tempo di uccidere. E che le origini del Premio si devono a Maria e Goffredo Bellonci, con il contributo finanziario di Guido Alberti, proprietario della ditta di Benevento produttrice del liquore Strega, da cui il Premio prende il nome.
Quest’anno il vincitore è lo scrittore pugliese Nicola Lagioia con La Ferocia (Einaudi, € 19,50),che ha ottenuto 145 voti “scrutinati” dal presidente del seggio Francesco Piccolo, vincitore del Premio Strega 2014. Lagioia prevale su La sposa (Bompiani) di Mauro Covacich (voti 89), e su Storia della bambina perduta (e/o) di Elena Ferrante (voti 59) che ottiene il terzo posto. Seguono al quarto posto Chi manda le onde (Mondadori) di Fabio Genovesi (voti 37) e al quinto Come donna innamorata (Guanda) di Marco Santagata (voti 37).
La Ferocia di Nicola Lagioia con il suo intreccio noir e gotico, nello stile del racconto familiare, con ritmi serrati quasi cinematografici, e una “serie di personaggi e di sguardi che spostano continuamente il cuore dell’azione”, come si legge sul retro di copertina del libro, mette in scena, nella sua Bari, un grande dramma di questi anni travolti da una corruzione e da un malaffare diffusi e la storia d’amore tra Michele e Clara.
Come sempre, la manifestazione, molto seguita e ambita, è stata accompagnata da qualche polemica innescata quest’anno da Roberto Saviano che ritiene eccessivo il peso dei grandi gruppi editoriali, in particolare di Mondadori, proprietario dell’Einaudi, e che avrebbe preferito vedere premiata la Storia della bambina perduta (e/o) di Elena Ferrante.
Bisogna però constatare che Nicola Lagioia ha superato nettamente gli avversari e che il Presidente della giuria, il linguista Tullio De Mauro, ha difeso con molta decisione il lavoro e l’indipendenza dei giurati.
In ogni caso è stato notato che lo Strega viene dato ancora una volta al Gruppo Mondadori e che tra Mondadori e Einaudi si contano complessivamente 36 vittorie, 23 dirette e 13 Einaudi, molte delle quali però, bisogna ricordare, ottenute prima dell’acquisizione del suo controllo da parte della casa editrice milanese.
La serata, ripresa in diretta su Rai3, è stata condotta da Concita De Gregorio, forse non perfettamente a suo agio nella veste di conduttrice. Il vincitore, profondamente soddisfatto, ha sorseggiando, per festeggiare, il tradizionale liquore Strega e, dopo aver dedicato un pensiero al difficile momento che sta vivendo la Grecia, ha commentato ritirando il premio “La Ferocia per me è un ritorno allo stato di natura, la legge della giungla da cui credevamo esserci affrancati, ma che riemerge in questo periodo di crisi”.
Sarà un piacere per molti leggere questo nuovo romanzo di Nicola Lagioia che aveva esordito nel 2001 con Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj (senza risparmiare se stessi) pubblicato da Minimum fax, a cui sono seguiti Occidente per principianti e Riportando tutto a casa (entrambi Einaudi). Come pure è facile prevedere che sentiremo ancora parlare della misteriosa, (dal momento che non si conosce la vera identità di questa scrittrice!), Elena Ferrante già ispiratrice della sceneggiatura del film di Roberto Faenza “I giorni dell’abbandono”, che qui si è distinta per sua storia di amicizia ambientata in una Napoli complessa, misteriosa e difficile. Così come è stata autrice dell’Amore molesto, da cui Mario Martone ha tratto il film omonimo, anch’esse ambientato a Napoli e dintorni, nelle meravigliose “Stufe di Nerone“, luogo culto per noi napoletani (e non solo!). Che la Ferrante sia una donna o un uomo, ha sempre meno valore anche se, ripensando alle emozioni vissute dei giorni dell’abbandono, mi rimane difficile immaginare un uomo dietro la sua penna. Ma sicure sono invece le sue origini partenopee, radici che riaffiorano violentemente in ogni suo scritto.
Ad ogni modo peccato per la lentezza della premiazione, iniziata troppo tardi (verso le 23!) ed andata ben oltre la mezzanotte. Giustificata solo da un menù offerto in tavole imbandite, sapientemente preparato in piccoli assaggi di farro e polpo, cos cous alle verdure, panzanella ed involtini di melanzane terminando con una splendida torta caprese e mousse al limone.
Poco glamour per fortuna, tranne qualche improbabile scollatura che voleva emergere tra una folla “cultural chic“, pacata e moderata negli atteggiamenti così distanti da quelli mondani romani. Si aggirava anche Roberto D’Agostino, probabilmente in un ruolo da disoccupato nel riscontrare che oltre all’aplomb di Paolo Mieli e la stanca espressione di Rodotà, contornato da Giovanna Melandri, (la presidente della Fondazione MAXXI) nel suo solito look da brava signora borghese in abitino bon ton ceruleo, non c’era nulla da notare.
Anche Concita sembrava appannata e stanca, peccato, perché un po di classicità ogni tanto fa bene anche a questa città! Dove tra le serate popolate dal bel mondo romano fatto di un parterre di finte veline ed improbabili attoruncoli, dalla mise sguaiata e la conversazione urlata, finalmente si intavolava anche qualche discussione sulla letteratura e cultura che ci circonda.
Bene, ringraziamo la Strega che è in noi, ed arrivederci alla prossima edizione!
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