Cosa sta succedendo fra Bielorussia e Polonia e perché riguarda anche noi

Cosa sta succedendo fra Bielorussia e Polonia e perché riguarda anche noi

MONDO – Oggi, Giornata Internazionale per i Diritti dei Migranti, vogliamo rivolgere la nostra attenzione alla crisi che da mesi sta colpendo l’UE e il mondo intero. Tutti noi stiamo seguendo sconcertati le vicende dei migranti, esuli al confine tra Bielorussia e Polonia. Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki accusa la Bielorussia di terrorismo di Stato. Nonché, di essere responsabile della crisi dei migranti che si trovano al confine tra i due Paesi. Pressoché migliaia di persone sono letteralmente bloccate alla frontiera, a soffrire il freddo, nel tentativo di entrare in Polonia, Paese membro dell’Unione Europea. Ma vediamo perché e cosa sta succedendo fra i due Paesi, a un passo da noi e dal resto dei Paesi europei. 

Il 18 Dicembre di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale per i Diritti dei Migranti. Una delle più importanti ricorrenze dell’anno, una di quelle giornate in cui dovremmo riflettere, guardarci indietro e ricordare gli orrori, ma soprattutto, nel 2021, guardare al presente: l’immigrazione, lo spostamento da un luogo d’origine a uno di destinazione, le differenze sociali e culturali, le barriere mentali e politiche. Siamo davvero in grado di difendere i diritti umani e far fronte a tutto questo? Per dare una risposta, riproponiamo un argomento di cui avevamo parlato tempo fa, quello della crisi fra Bielorussia e Polonia.

Da Novembre ad oggi, la situazione non ha visto fare molti passi avanti e la vita di migliaia di persone continua a mantenersi in bilico, mentre il Presidente bielorusso sembra aver lanciato una guerra ibrida all’UE e la Polonia non sia intenzionata a cedere sulla questione migranti.

Sono accampati in delle tende appena dentro la Bielorussia, al confine fra Bielorussia e Polonia, bloccati tra le guardie polacche che li respingono da un lato e quelle bielorusse dall’altro. Un caso sociale, non solo politico, che sta tenendo tutti con il fiato sospeso e che ha tutta l’aria di una guerra fredda. Un conflitto nel quale, in quanto membri dell’Unione Europea, saremmo tutti coinvolti, anche indirettamente.

Un comportamento, quello del governo di Minsk, che sta facendo gridare al complotto in ogni dove.

In Germania non hanno avuto dubbi nel dare un giudizio sulla situazione fra Bielorussia e Polonia: contro l’UE si sta deliberatamente intraprendendo una guerra digitale e d’informazione, un’azione che mina la stabilità mediante la guerra dell’informazione e che può esplodere con un corollario militare.

LA SITUAZIONE ALLA FRONTIERA TRA BIELORUSSIA E POLONIA

La vicenda riguarda tutti, l’UE in primis, dal momento che la crisi migratoria, incentivata dalle pressioni politiche tra i Paesi europei e la Bielorussia, ha superato il limite tra il 7 e il 9 Novembre. Ma cosa sta succedendo tra Bielorussia e Polonia?

Il confine fra i due Paesi è diventato terra di sofferenza e di costrizioni, nel momento in cui migliaia di migranti, per lo più originari del Medio Oriente, sono stati man mano spinti sul posto dalle forze dell’ordine della dittatura di Minsk.

Per rispondere a coloro che si stanno chiedendo per quale motivo la situazione debba riguardarci, si può parlare di un’arma a doppio taglio. Oltre ai problemi diplomatici, in Unione Europea ma anche nella Nato, preoccupano le reazioni. Il rischio è che si faccia fronte all’azione con una reazione di sicurezza momentanea, che non tenga conto del problema umanitario e che quindi sfoci in una reazione politica poco salda.

Nel caso fosse validata quest’ipotesi, l’Europa, oltre a non comunicare un’immagine solida di sé, ne sarebbe responsabile.

UNA CRISI UMANITARIA DELIBERATA

E’ senza dubbio una trappola, quella che si sta deliberatamente tessendo in questi giorni ai confini della Bielorussia, in cui sono ovviamente coinvolte anche le Repubbliche Baltiche ma in particolar modo la Polonia. E ciò che sta accadendo tra Bielorussia e Polonia risulta ancor più inaccettabile, se pensiamo che non è provocato da una guerra o da una calamità naturale, ma da una strategia pianificata.

Da parte della Polonia stanno giungendo reazioni di respingimento. Si tenta di impedire in tutti i modi che i migranti attraversino il confine, spingendoli a nuovamente verso la Bielorussia. Un ping-pong senza sosta, dove le palline sono degli esseri umani, che nel frattempo restano intrappolati senza via d’uscita.

Anche perché, gli agenti bielorussi alla frontiera non permettono ai profughi di rientrare nel Paese e rispondono ai tentativi di ritorno con le armi. Migliaia e migliaia di persone confinate e prigioniere in terra di nessuno, dove le organizzazioni umanitarie non riescono ad arrivare, spaventati, a soffrire il freddo e la fame. Alcuni di loro hanno già trovato la morte.

Ora, puntare il dito, fare un resoconto delle colpe e stabilire vittime e carnefici appare complesso. I media russi hanno preso le redini della propaganda parlando solamente del comportamento del governo polacco e degli agenti della frontiera polacca. Lo hanno fatto, ad esempio, alludendo sarcasticamente al fatto che Varsavia, dopo aver appoggiato gli americani nella guerra in Iraq, si rifiuta di accogliere una manciata di profughi iracheni.

UNA BATTAGLIA ALL’INFORMAZIONE, SU BIELORUSSIA E POLONIA

La Polonia, dando scarso peso alla portata della crisi umanitaria, rischia di uscire perdente nella battaglia d’informazione.

Cosa sta succedendo ora, dietro le quinte (ma nemmeno troppo)? Si sta forse attuando una trappola politica. E’ di pochi giorni fa il video che ritrae una lunga schiera di, sembrerebbe, curdi iracheni all’aeroporto di Damasco in partenza per Minsk.

Questa risposta alla situazione tra Bielorussia e Polonia impedirebbe, a quanto pare, l’attuazione delle sanzioni proposte dalla Commissione Europea, poiché la compagnia aerea è siriana e vola solo su Medio Oriente e Russia.

Com’è stato già detto e diffuso, la chiave della crisi è Mosca: in data 9 Novembre il dittatore bielorusso Aleksandr Lukašenko ha infatti conferito con Vladimir Putin, colui che sostanzialmente oggi potrebbe consentirgli di sopravvivere.

BIELORUSSIA E POLONIA, COMMENTI, SPIEGAZIONI E POSSIBILI SCENARI

Sostanzialmente, ciò che più urge è una soluzione al problema umanitario che si è aperto tra Bielorussia e Polonia. Una soluzione attiva alla condizione di migliaia di persone costrette a rimanere in una situazione di sofferente stallo. La matrice di questa sofferenza viene al momento ricercata nelle azioni del dittatore bielorusso Aljaksandr Lukašėnka.

L’accusa che viene mossa al dittatore è quella di usare degli esseri umani contro l’Europa, come arma per minare la stabilità e i rapporti tra i membri UE. Stando ad una dichiarazione proveniente dalla Polonia, avrebbero identificato una spia infiltrata tra i profughi spinti al confine. Le dichiarazioni sono tante, c’è chi prende posizione e chi rimane neutrale, chi ancora ipotizza un accordo fra Bielorussia e Polonia.

L’Europa raccomanda la calma, cerca di mantenere l’ordine, con, tuttavia, scarsi risultati. I polacchi rispondono ponendo una domanda all’Europa. C’è la possibilità che questa crisi migratoria sia una risposta della Bielorussia alle sanzioni emanate dall’UE contro il regime del dittatore?

Non volendo e non potendo diventare i nuovi Oriana Fallaci o elevarci a fornitori di risposte univoche, ma semplicemente a cronisti della vicenda, ci limitiamo a riportare notizia di una realtà umanamente e socialmente allarmante.

L’ALLARME DELLE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE

L’Europa chiede che si mantenga la calma. Ma le immagini e i report che ci arrivano riguardo alla situazione attuale fra Bielorussia e Polonia, tutto suscitano tranne che calma e tranquillità.

Preoccupano le parole pronunciate dal Ministro dell’Interno polacco, Mariusz Kaminski, che non prendono minimamente in considerazione le vite umane in gioco:

“Siamo pronti a qualsiasi scenario. La nostra priorità è una difesa solida del confine”

Migliaia di anime si trovano ammassate lungo il filo spinato apposto dalla Polonia e dalla Lituania, in cerca di una speranza, mentre la sociologa Olga Bibbiani racconta che la polizia polacca sta sequestrando e distruggendo i cellulari dei migranti per poi spingerli via con la forza verso i boschi.

La zona in cui si trovano al momento i migranti è consigliata agli escursionisti esperti e vivamente sconsigliata ai non attrezzati. I migranti si trovano intrappolati lì senza scorte e senza fonitura di alcun tipo, una situazione che li sta poco a poco portando a perdere la vita, per ipotermia o stenti.

Le ONG, l’UNHCR e l’Organizzazione mondiale per le migrazioni continuano a denunciare ciò che sta accadento e il fatto che i migranti stiano vivendo una situazione di continuo respingimento, come palline da ping-pong o come esuli in fuga nel tentativo di schivare la minaccia bielorussa, il filo spinato e le reazioni armate polacche.

Sono necessarie altresì delle spiegazioni sul tessuto politico e strategico che si muove al di sotto di questa faccenda, ma ancor più urgente al momento è il via libera agli aiuti umanitari che possano salvare migliaia di vite umane.

Michela Ludovici

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