L’Italia e L’Innovazione: la parola d’ordine per il 2022 è Consapevolezza

L’Italia e L’Innovazione: la parola d’ordine per il 2022 è Consapevolezza

ITALIA – Il 2022 è ormai cominciato e intervistando l’Avvocato Alberto Improda vogliamo parlarvi del tema dell’Innovazione come punto cardine per la ripartenza del nostro Paese, in una cornice di necessaria Consapevolezza.

 Le tematiche da citare ed affrontare in concomitanza con l’avvio di questo nuovo anno possono essere numerose. Parlando con l’Avvocato Alberto Improda, il quale ci fornisce spesso interessanti spunti di riflessione e importanti risposte, affrontiamo il tema dell’Innovazione in Italia e del ruolo chiave, per il nostro futuro, di una ritrovata Consapevolezza.

Sembra ormai pacifico: nel 2022 per l’Italia un elemento di fondamentale importanza sarà l’Innovazione. Vista la sua lunga esperienza nel campo, pensa che si possa individuare una parola d’ordine al riguardo?

L’Innovazione costituisce un tema di grande ampiezza e profondità, non solo per le Imprese ma per l’intera Società, ragion per cui gli argomenti da affrontare sarebbero numerosi, dalla Tutela alla Promozione, dallo Sviluppo alla Valorizzazione.

Però personalmente, se dovessi indicare una parola d’ordine per il 2022, in tema di Innovazione e non solo, per il nostro Paese sceglierei: Consapevolezza.

La parola Consapevolezza, citando dal sito Una Parola al Giorno:

Denota un fenomeno estremamente intimo, e di importanza cardinale. Non è un superficiale essere informati, né un semplice sapere – e si diparte anche dalla conoscenza, più intellettuale. La consapevolezza è una condizione in cui la cognizione di qualcosa si fa interiore, profonda, perfettamente armonizzata col resto della persona, in un uno coerente. E’ quel tipo di sapere che dà forma all’etica, alla condotta di vita, alla disciplina, rendendole autentiche.

Noi Italiani, a differenza di quanto usualmente accade altrove, siamo tradizionalmente inclini a sottolineare le nostre carenze, i nostri difetti, le nostre debolezze.

Ha detto brillantemente Franco Ferrucci:

Come si sente meglio l’italiano dopo aver parlato male dell’Italia! Quasi come sta bene il francese dopo aver parlato bene della Francia o l’americano dopo aver elogiato gli Stati Uniti.

Non credo che si tratti di un problema di mero autolesionismo: il punto è che nel Paese vi è una scarsa Consapevolezza di alcune nostre qualità, di diversi nostri punti di forza.

Questo ragionamento come può essere calato nello specifico campo dell’Innovazione?

Alla Camera dei Deputati, in un dibattito sulla Proprietà Intellettuale

Il discorso si presta in modo particolarmente calzante ad essere declinato sul versante dell’Innovazione.

L’Italia è ricchissima di Innovazione, una Innovazione che colloca le nostre Imprese all’avanguardia nei settori più disparati: dal Fashion all’Energia, dall’Agrifood alle Assicurazioni, dalla Siderurgia all’Automotive, dall’Informatica all’Aerospazio, dalla Farmaceutica all’Elettronica.

Si tratta di una Innovazione diffusa in modo estremamente capillare e dai tratti decisamente peculiari, che si caratterizza come progressiva, incrementale e stratificata: una Innovazione di cui nel Paese esiste una conoscenza molto scarsa.

Il Corriere della Sera ha recentemente pubblicato un brillante articolo di Massimo Sideri, molto significativo già dal titolo:

Italia Innovativa per natura (ma non riesce a crederci).

L’Autore muove dalla celebre frase di Agatha Christie secondo la quale un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova, per poi mettere in fila appunto tre chiari indizi.

Innanzitutto, due avvenimenti accaduti nelle settimane scorse negli Stati Uniti, a pochi chilometri di distanza.

A Wall Street, il positivo esordio in Borsa della Ermenegildo Zegna, nostra storica azienda del Fashion, peraltro in un frangente particolarmente delicato per la Finanza.

Al Nasdaq, il riconoscimento tributato alla biotech Genenta Science, prima start-up italiana ad essere quotata al listino tecnologico di New York.

Quindi, quale terzo indizio, la nomina dell’Italia come Paese dell’anno da parte dell’Economist.

La prova può dunque dirsi raggiunta e Massimo Sideri (al quale riconoscerò una giusta royalty) così conclude acutamente il suo pezzo:

Decenni fa il premio Nobel per l’Economia Samuelson disse che esistono solo due tipologie di nazioni: quelle ricche e quelle povere, con due eccezioni: le economie naturalmente ricche che sono povere (unico caso l’Argentina) e quelle che sono naturalmente povere ma che diventano ricche (unico caso il Giappone). Parafrasando Samuelson potremmo dire ora che esistono paesi innovativi, non innovativi, paesi che non erano naturalmente innovativi ma che lo sono diventati (unico caso: Istraele) e paesi naturalmente innovativi che non riescono a crederci fino in fondo: unico caso l’Italia.

L’immagine dell’Italia che scaturisce dall’articolo è davvero appropriata: il nostro è un Paese eccezionalmente innovativo, ma che non ha coscienza di questo suo straordinario talento.

Mi colpisce sempre molto il netto disallineamento tra l’universo delle nostre Imprese, in prima fila a livello internazionale nella competizione dell’Innovazione, e il resto del Paese, dal mondo della Politica all’Opinione Pubblica, dal complesso dei Media al sistema delle Istituzioni, che ne resta sostanzialmente all’oscuro.

E da cosa può nascere questo disallineamento? Quali possono esserne le cause?

Con Angelo Argento, presidente di Cultura Italiae, e Lorenzo Fioramonti, allora Ministro di Istruzione Università e Ricerca, nella sede del Ministero

Personalmente credo che il fenomeno rappresenti una seria questione culturale ed affondi le proprie radici nell’idea che gli Italiani hanno del proprio Paese.

Presi dalla retorica, peraltro giusta e condivisibile, dell’Italia come Patria dell’Arte, della Bellezza e della Creatività, si tende ad ignorare che gli Italiani ed il loro Paese sono anche altro, tanto altro.

Ci viene assolutamente spontaneo, anche se non siamo degli sportivi, emozionarci e inorgoglirci per le vittorie della Nazionale di Calcio ai Campionati Europei, oppure degli Atleti azzurri alle Olimpiadi, oppure dei nostri Sciatori nelle gare di Coppa del Mondo, oppure di Luna Rossa nella Coppa America, e via dicendo.

Ci riempie di entusiasmo anche l’affermazione di un giovane gruppo musicale italiano come i Maneskin all’Eurovision Song Contest, oppure la conquista del Golden Globe da parte di Laura Pausini.

Però neanche ci raggiunge la notizia, ad esempio, che una scienziata italiana, Antonella Nota, Associate Director per l’Agenzia Spaziale Europea dello Space Telescope Science Institute, dirige il programma James Webb Space Telescope, vale a dire il telescopio spaziale più grande e potente mai realizzato, lanciato con successo nello Spazio pochi giorni addietro.

Non è un problema di comunicazione, ma – ribadisco – una questione culturale: ci risulta istintivamente innaturale immaginare l’Italia anche come un Paese moderno, dinamico, forte, evoluto, in grado di dire la propria sui versanti più avanzati del Contemporaneo.

Ma perché tanta attenzione a questo aspetto della Consapevolezza? In fin dei conti, considerato anche il periodo complicato che stiamo attraversando, non ci sono questioni più impellenti? E questa Consapevolezza come può incidere nell’immediato sull’andamento del Paese?

Con Stefano Monti, manager culturale, a Milano, Fondazione Feltrinelli

Una corretta e completa conoscenza della nostra realtà, da parte innanzitutto dell’Opinione Pubblica e poi del mondo della Politica, è di fondamentale importanza.

Come dicevo all’inizio di questa nostra conversazione, la Consapevolezza è quel tipo di sapere che dà forma all’etica, alla condotta di vita, alla disciplina: in altri termini, è la conoscenza che porta a prendere le decisioni giuste, ad indirizzare il Paese sul binario del Progresso e dello Sviluppo, ad incidere in modo positivo sulla vita delle Persone.

Facciamo un esempio di estrema concretezza e attualità, proprio in tema di Innovazione.

Nelle settimane scorse, prima con il Decreto Fiscale e poi con la Legge di Bilancio, la Politica ha sostanzialmente abrogato un importante strumento, che funzionava in modo eccellente, a supporto delle nostre Aziende più innovative: il Patent Box.

Personalmente, insieme ad altri autorevoli colleghi, mi sono impegnato a fondo perché questo passo falso non venisse commesso, purtroppo senza fortuna.

Vedremo nel giro di pochi mesi quale sarà il danno arrecato al Paese ed alle sue Aziende migliori, che comunque – more solito – si rimboccheranno le maniche e tenteranno di continuare a fare del proprio meglio, malgrado l’ennesima zavorra che si è voluto caricare sulle loro spalle.

Qui cito la circostanza, senza entrare nel merito delle relative questioni tecniche, soltanto per rendere chiaro il concetto del quale sopra facevo cenno.

Nessuno pensa che il Governo e il Parlamento abbiano di proposito voluto penalizzare il Paese e sarebbe del tutto fuori luogo mettere in discussione la buona fede alla base delle decisioni assunte.

Molto banalmente, nel Governo, tra i Partiti, in Parlamento, si è progettato, si è discusso e si è legiferato di Innovazione e di Patent Box avendo del nostro sistema produttivo un’immagine completamente fuori fuoco, anni luce diversa da quella che è la realtà dei fatti.

Ecco perché la Consapevolezza, in materia di Innovazione e non solo, è di vitale importanza.

L’Innovazione si trova in una fase di formidabile accelerazione e sul tavolo abbiamo temi di epocale importanza, la cui gestione inciderà profondamente – in breve tempo – non solo sulla sorte delle nostre Aziende, ma anche sulla vita delle Persone: Blockchain, Intelligenza Artificiale, Big Data, Internet of Things, Computazione Quantistica, e via dicendo.

Ha detto Karl Popper:

Il futuro è molto aperto, e dipende da noi, da noi tutti. Dipende da ciò che voi e io e molti altri uomini fanno e faranno, oggi, domani e dopodomani.

E’ necessario, per affrontare in modo adeguato le sfide che ci attendono, che nel Paese si diffonda come patrimonio pacifico e condiviso una nozione appropriata della realtà nella quale viviamo, del tessuto imprenditoriale italiano e della peculiare Innovazione che lo caratterizza.

L'Editore

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