Cronologia di una pandemia: L’infinito errore di Fabrizio Gatti

Cronologia di una pandemia: L’infinito errore di Fabrizio Gatti

ITALIA – Un anno e mezzo è trascorso da quando l’umanità ha dovuto fare i conti con il Covid e tutte le conseguenze che si è portato dietro. Durante tutto questo tempo si sono accavallati una miriade di eventi molti dei quali apparentemente scollegati tra loro. E’ qui che si inserisce il libro di Fabrizio Gatti che, nonostante le oltre 600 pagine, si legge in un soffio.

Il giornalista Fabrizio Gatti che dal 2004 collabora con l’Espresso, ma che ha scritto anche per il Giornale e il Corriere della Sera, è forse uno dei pochi che, attraverso una ricerca documentale minuziosa, ha ricostruito la pandemia a partire dal momento in cui ancora tutti eravamo ignari di quella che si stava profilando come la più grossa catastrofe umanitaria dopo la seconda guerra mondiale. Una catastrofe che ha cambiato per sempre le nostre vite e il nostro modo di relazionarci, come abbiamo ampiamente spiegato in precedenza.

IL RACCONTO DI FABRIZIO GATTI

Il racconto che, se non lo avessimo vissuto sulla nostra pelle sembrerebbe un libro di fantascienza, inizia con dei video postati sui social network che, sfuggendo momentaneamente alla censura del regime, arrivano allo smartphone dell’autore così come a tutti noi. Operatori avvolti nelle loro tute bianche che poi scopriremo essere di biocontenimento, come moderni traghettatori verso una nuova realtà ancora sconosciuta, mettono a forza persone anche ammanettate su delle ambulanze, oppure poliziotti con i volti coperti da mascherine chirurgiche che osservano impotenti persone a terra esanimi.

Sembra l’apocalisse ma la distanza fisica e in qualche modo culturale non ci dà la reale percezione del pericolo imminente. L’autore ci racconta nel dettaglio fatti che, benché accaduti sotto gli occhi di tutti e diffusi grazie ai social network, ci sono sembrati non connessi alla pandemia. In realtà scopriamo leggendo che la sequenza temporale è ambigua e degna di essere quantomeno analizzata nel dettaglio.

Proprio piattaforme di microblogging cinesi come Weibo mostrano nel luglio 2019 le immagini dell’intervento dei reparti antisommossa della polizia a Wuhan impegnati nella repressione di manifestazioni contro il regime comunista. I video vengono subito censurati ma fanno in tempo ad essere rilanciati da Twitter a livello internazionale. Lo stesso succede per altre proteste nella provincia del Guangdong.

Le micce che accendono lo spirito rivoluzionario di tanti cittadini sembrano essere legate alla costruzione di una centrale elettrica a Wuhan e di un nuovo inceneritore a Lubu. La crescente sensibilità ambientale si scontra con l’inquinamento e lo spreco di risorse dati in sacrificio per inseguire il sogno neo colonialista della Cina in occidente.

Ma le proteste più violente si svolgono ad Hong Kong contro un disegno di legge che consentirebbe l’estradizione dei suoi cittadini nel caso di accuse di gravi reati e la loro consegna alle autorità di Pechino, annullando di fatto l’autonomia della città. Quello che più temono i regimi totalitari non sono singole proteste che possono essere facilmente represse, ma l’organizzazione sistematica di manifestazioni ed il loro dilagare, cosa che con i moderni mezzi di comunicazione è ancora più facile che in passato.

LA SARS E LE DECISIONI DELL’OMS

Foto da: www.meteoweb.eu

C’è forse bisogno di distogliere l’attenzione a livello globale? E’ una domanda lecita a cui nessuno per ora può dare risposta. Quello invece che è più semplice da capire è l’atteggiamento compiacente dell’Oms verso la Cina che viene minuziosamente ricostruito dall’autore riportando stralci delle conferenze stampa del suo vertice. Viene messo in luce il ruolo ambiguo del direttore generale Tedros Ghebreyesus, e il ritardo con cui è stata proclamata l’emergenza sanitaria globale.

Così come si parla dell’ostruzionismo dimostrato nell’uso del termine Sars, che sarebbe stato quello più appropriato per definire la malattia che di lì a pochi giorni avrebbe causato una vera e propria catastrofe umanitaria ed un collasso economico senza precedenti.

Se i medici di tutto il mondo avessero associato quello che stava succedendo al termine Sars probabilmente avrebbero identificato prima il nemico che si apprestavano a combattere. Le decisioni che l’Oms prende in quei giorni convulsi hanno poi pesato sulla modalità di risposta più o meno incisiva dei governi e delle autorità sanitarie nazionali.

L’ambiguità dimostrata dall’Oms in quest’occasione si scontra con l’eroismo di un medico italiano pressoché sconosciuto all’opinione pubblica, che durante l’epidemia di Sars del 2003 ha sacrificato la sua vita per salvarne molte altre. Fabrizio Gatti ci racconta la storia di Carlo Urbani che viveva ad Hanoi con la famiglia e per l’Oms si occupava di prevenzione nelle scuole, un moderno Davide che si è scontrato con Golia obbligando le autorità internazionali a prendere coscienza della realtà.

Tutto questo si intreccia con la documentazione trovata da Fabrizio Gatti che riporta gli esperimenti che la Cina ha portato avanti negli anni sui coronavirus sia nel laboratorio di virologia di Wuhan, che nei laboratori militari, anche con l’aiuto dell’occidente. Si scopre così che il laboratorio con livello di sicurezza Bsl-4 di Wuhan, il più alto tra i livelli di biocontenimento, è stato costruito con una partnership francese. L’occidente, in particolar modo l’Europa, sembra aver perso ogni identità tanto da entusiasmarsi fino quasi a commuoversi per il progetto cinese di ricreare una moderna via della seta.

In tutto il libro impariamo a conoscere personaggi di cui non sospettavamo l’esistenza ed altri che conoscevamo già ma che vengono presentati sotto una diversa luce. Nessuno ha ancora una risposta al perché tutto questo sia successo ma vale davvero la pena leggersi questa approfondita ricostruzione documentale che ci fa riflettere, dando ad ognuno la possibilità di porsi delle domande diverse da quelle che ci siamo posti fino a questo momento.

di Veronica Ciancolini

Autore MyWhere

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