Storie d’amore Reali: la Regina Vittoria e Alberto di Sassonia. L’eternità oltre la morte

Storie d’amore Reali: la Regina Vittoria e Alberto di Sassonia. L’eternità oltre la morte

ACCADDE OGGI – Vittoria, figlia del Principe Edoardo, fu la celebre Regina del Regno Unito, di Gran Bretagna e Irlanda dal 20 giugno 1837 e Imperatrice d’India dal 1876, fino alla sua morte nel 1901. Il suo lunghissimo regno viene anche conosciuto come Epoca Vittoriana. E’ trascorso più di un secolo dalla sua scomparsa, eppure, se ripensiamo al peso storico che la sua persona ha esercitato, se ripercorriamo il legame eterno con il consorte Alberto di Sassonia, le sue vicende ci appaiono più attuali che mai. Eterne, proprio come la sua storia d’amore.

Vittoria è ormai uno dei personaggi più amati e raccontati nella storia della letteratura, del cinema, della tv, pressoché internazionale. Di recente è stata anche oggetto di rappresentazione in una fortunata serie televisiva. La sua Epoca Vittoriana non ha solo inciso indelebilmente la storia britannica ed europea, ma ha lasciato dietro di sé tante storie umane da raccontare. Storie di amore e litigi, di difficoltà e tenacia. Storie che raccontano un pò quelle delle famiglie anglosassoni successive, in particolare quella di Lady Diana – seppur con notevoli differenze -. La Regina Vittoria e il Principe Alberto sono una delle coppie reali più rinomate nella storia, eppure il loro non è stato amore a prima vista. In ogni caso, a distanza di secoli rimangono senza dubbio tra gli innamorati reali più romantici di sempre.

LA REGINA VITTORIA E ALBERTO, IN LOTTA DA TUTTA LA VITA

Foto da: www.vanityfair.it

Vittoria, proprio come Elisabetta II, non era designata a diventare regnante. Eppure, il mondo stava per essere segnato dal suo nome, di lì a poco interfaccia di un’epoca di grandi cambiamenti e democratizzazione. Nata il 24 maggio 1819, Alexandrina Victoria era quinta in linea di successione al trono, esattamente dopo suo padre e i suoi zii. A causa di una lunga serie di sfortunati eventi, quali decessi di alcuni membri della famiglia reale, tra cui il suo stesso padre, Vittoria si ritrovò erede al trono già nel 1830. Il Principe Alberto di Sassonia Coburgo Gotha, che aveva la sua stessa età, era suo cugino di primo grado. Nulla di cui stupirsi, erano cose che accadevano frequentemente nei matrimoni dell’epoca. Dopotutto, ogni legame doveva costituire una vera e propria progressione, una storia d’amore Reale.

La Regina Vittoria e Alberto hanno avuto entrambi un’infanzia abbastanza complicata: Vittoria, ad esempio, perse il padre a pochi mesi dalla nascita. Oltretutto, la sua vita fu eternamente offuscata dalla grigia presenza di sua madre e del suo consigliere-amante Sir John Conway, i quali cercarono sempre di manipolarla per ottenere una reggenza. Non era una donna libera quando divenne Regina, ad appena 18 anni. Giovane per governare, troppo adulta per aver sempre dormito in camera con sua madre e non esser mai uscita da sola. La dama di corte le teneva stretta la mano persino mentre scendeva le scale.

Non c’è da sorprendersi, quindi, se nel momento in cui diventò Regina esclamò:

«Finalmente sono sola!»

Alberto, secondogenito del Duca Ernesto di Sassonia-Coburgo e coetaneo di Vittoria, era praticamente diventato grande da solo. I genitori divorziarono quando lui aveva cinque anni e la madre fu accusata d’infedeltà. Da quel momento, non la rivide mai più.

LA REGINA VITTORIA E ALBERTO: L’INIZIO DEL PER SEMPRE

Foto da profilo Instagram @royalqueenvictoria

La Regina Vittoria e Alberto si conobbero per la prima volta nel 1836. Un incontro predestinato? Un amore scritto nelle stelle? Macché. S’incontrarono quando Alberto decise di partire dalla sua Germania alla volta di Londra, per partecipare al diciassettesimo compleanno di Vittoria. Un amore d’altri tempi, ma tratteggiato come una storia qualunque. E quel cugino venuto fin lì dalla lontana Germania, colpì subito la futura Regina. Vittoria era di bassa statura, l’avvenenza non era certo la sua migliore qualità e tendeva alla pinguedine. Eppure, la bellezza del suo legame con Alberto risplende di verità, a distanza di secoli.

Dopo quell’incontro decide quindi di recapitare una lettera di ringraziamento allo zio, re Leopoldo I del Belgio:

«Grazie per avermi presentato Alberto, dall’aspetto così piacevole e delizioso».

Ma Vittoria, testarda e astuta, non aveva alcuna intenzione di sposarsi. Ormai non riusciva più nemmeno a contare gli uomini che si dichiaravano desiderosi di legarsi a lei, palesandosi interessati senza dubbio più al suo futuro ruolo che ad altro. E lo zio Leopoldo non pensava certamente a qualcosa di diverso: grazie al matrimonio fra la Regina Vittoria e Alberto, avrebbe avuto l’occhio fisso sull’Inghilterra.

Nel frattempo, per due anni e mezzo la futura Regina Vittoria e Alberto comunicano solo attraverso lettere. E’ fra le pagine del suo diario, che Vittoria ci restituisce tutta l’umanità e la passionalità delle sue emozioni:

«Alberto è davvero molto affascinante e incantevole, con gli occhi azzurri e un naso squisito e una bocca così bella con i suoi baffetti delicati e poi leggere, leggerissime basette; una figura magnifica, spalle larghe e vita sottile; il mio cuore batte. Balla così bene e ha un aspetto davvero spettacolare».

VITTORIA, ICONA DI FORZA E INDIPENDENZA

Foto da: www.vanityfair.it

Nel 1839 Alberto torna a Windsor a farle visita. E a quel punto, accade l’incredibile. Vittoria dimostra la sua modernità, la sua forza di donna, quella stessa forza di futura regnante che le avrebbe permesso di cambiare la storia del suo Paese. Vorrebbe ancora attendere, ma sa che ormai non ha più senso farlo. Cinque giorni dopo l’arrivo di Alberto a corte, Vittoria gli chiede di sposarla.

Nel dare una motivazione al suo gesto, disse che era sicura che lui non si sarebbe mai preso la libertà di chiedere in moglie una regina. Insomma, una donna con gli attributi, che nel 1839 ha avuto il coraggio di rovesciare ogni paradigma, ogni schema, ogni standard, ogni benché minima gerarchia di ruoli che ci si aspetterebbe in tempi così lontani, specialmente se si parla di vita a corte.

Sul diario della Regina, in ricordo di quel momento, si legge:

 «Ci siamo abbracciati più e più volte, ed era così gentile, così affettuoso».

E in un’altra pagina:

«Alberto mi rispose che sarebbe stato felice di passare la vita con me. Lo amo, lo amo più di quanto non sappia dire, e farò tutto ciò che sarà in mio potere per rendere meno duro il sacrificio che ha deciso di compiere».

PASSIONE E LITIGI

Foto da: www.vanityfair.it

Da quel momento, iniziò la loro vita insieme, la loro storia d’amore Reale, meritatamente entrata nella classifica delle più belle di sempre. Di Alberto non abbiamo un diario, ma abbiamo le sue lettere, a dimostrazione di un amore profondamente e intensamente ricambiato:

«Non ho bisogno di dirti che da quando sono partito, tutti i miei pensieri sono con te a Windsor e che la tua immagine riempie tutta la mia anima»

Queste le parole che lui le scrisse quando tornò per un breve periodo in Germania, prima del loro matrimonio. E ancora:

«Anche nei miei sogni non avrei mai immaginato di trovare così tanto amore sulla terra».

Vittoria ha tramandato ai posteri, tramite il suo diario, la prima notte di nozze, che ha raccontato con queste parole:

«Beatitudine oltre ogni immaginazione. Tutto è gratificante e sbalorditivo al massimo».

Vittoria non amava le famiglie numerose e detestava i neonati: fu probabilmente fra le tante donne della storia a pensarla in questa maniera; una delle poche, tuttavia, di cui ci è dato conoscere nero su bianco il pensiero a tal proposito. In ogni caso, hanno avuto 9 figli in 17 anni. Era il modo più profondo per Vittoria, di mostrare totale dedizione verso il marito.

Ma la modernità e l’umanità dell’amore fra la Regina Vittoria e Alberto è testimoniata anche da un altro fattore dominante: erano frequenti e focosi anche i loro litigi. D’altra parte, Vittoria, pare fosse particolarmente collerica e soggetta a sbalzi d’umore. E probabilmente, in quanto Regina, tendeva ad assumere un atteggiamento predominante, irriverente, o comunque di primo piano rispetto al marito, aiutata dalla predisposizione caratteriale.

LA REGINA VITTORIA E ALBERTO: L’AMORE OLTRE LA MORTE

Foto da profilo Instagram @royalqueenvictoria

La Regina Vittoria e Alberto condividevano la vita ma anche molte passioni. Prima fra tutte, quella per l’arte: amavano donarsi vicendevolmente opere d’arte. Per i suoi 24 anni Vittoria regalò ad Alberto Il dipinto segreto: lei in déshabillé con i capelli sciolti, le spalle nude, in una posa intima. Da appendere nel suo spogliatorio, per poterla guardare come lui desiderava, all’inizio di ogni giorno. Per i 23 anni di Vittoria, Alberto le donò una statua in marmo di se stesso nella veste di un guerriero greco. Comunque, nei ritratti il principe Alberto era quasi sempre raffigurato intento nella lettura. Al contrario della Regina, era un uomo profondamente colto. E amava giocare a scacchi!

La Regina Vittoria e Alberto adoravano la Scozia ed erano soliti organizzare delle fughe romantiche nelle amate Highlands scozzesi, dove soggiornavano nelle locande del posto firmandosi come Lord and Lady Churchill. Quando Alberto morì di febbre tifoide nel 1861, a soli 42 anni, una parte di Vittoria morì assieme a lui. Per moltissimo tempo decise di ritirarsi dalla vita pubblica e continuò ad indossare il lutto per 40 anni, sino alla morte. Sembra che ogni mattina, Vittoria desse disposizioni ai domestici di preparare i vestiti di Alberto. Al suo fianco rimase sempre il suo fedele assistente personale scozzese John Brown, con il quale ebbe un rapporto da sempre oggetto d’illazione.

L’unica cosa certa è che quello tra la Regina Vittoria e Alberto di Sassonia è un amore in grado di attraversare i secoli. E’ la conferma dell’universalità dei sentimenti, della possibilità ch’essi pareggino i conti anche quando non si è alla pari. E’ la testimonianza che i ruoli difficili, quelli che influenzano la vita di un popolo e i cambiamenti di una società, spesso hanno bisogno di una buona dose di amore.

Perché se dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, a volte può essere vero anche il contrario. O ancora meglio: si può camminare l’uno di fianco all’altra.

Michela Ludovici

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