Giuseppe Verdi: grande nella vita e nella morte!

Giuseppe Verdi: grande nella vita e nella morte!

ACCADDE OGGI – Era il 28 Gennaio 1901, quando il Corriere della Sera, in prima pagina, annunciò la morte del grande Giuseppe Verdi. E’ stato e rimarrà sempre uno dei più importanti compositori italiani dell’Ottocento, autore di capolavori indimenticabili.

Il compositore italiano Giuseppe Verdi aveva 88 anni, quando si spense la notte del 27 Gennaio alle 2.50 presso l’Hotel Milan, a Milano, nei pressi della Scala, in conseguenza a un ictus. Per i cittadini e il Comune fu una grave perdita: nessuno era pronto a dire addio al grande maestro.

LA VITA E LE PRIME OPERE DI GIUSEPPE VERDI

Foto di: @_giuseppe_verdi_

Da sempre descritto come un uomo di campagna, rustico, schietto e toccato dal genio artistico, Giuseppe Verdi unì nelle sue opere i valori romantici con quelli risorgimentali. Difatti, partecipò attivamente alla vita politica italiana, simpatizzando per il movimento che perseguiva l’Unità. Ottenne il posto come insegnante di musica nel comune di Busseto e presentò la sua prima opera, Oberto, alla Scala nel 1839. Tuttavia, il successo lo ottenne soltanto nel 1942, quando gli fu consegnato il Nabucco,  soggetto biblico dal quale Temistocle Solera aveva tratto un libretto d’opera.

“Questo versetto oggi, domani quello, qui una nota, c’è una frase intera, e a poco a poco l’opera è stata scritta”

E’ così che Verdi amava ricordare la sua opera.

IL NABUCCO

patrizia montanaro

L’opera segna, dunque, l’ascesa di Verdi che, da quel momento in poi, ottenne un successo clamoroso anche nei teatri austriaci, tedeschi e spagnoli. In linea con i gusti del pubblico italiano del tempo, il Nabucco di per sé, è un’opera rapida e incisiva. Uno dei cori, Va’ pensiero, rappresenta la grandezza di Verdi nella sua totalità. Da quel momento in poi, il compositore scrisse circa un’opera all’anno:  I Lombardi alla prima crociata, La battaglia di Legnano, I due Foscari, Giovanna d’Arco, Alzira, Attila, Il corsaro, I masnadieri, Ernani e Macbeth.

LE OPERE POPOLARI E GLI ULTIMI ANNI

Foto da: @_giuseppe_verdi_

In accordo con La Fenice, Verdi volle dedicarsi a opere di ispirazione popolare: Rigoletto, Il trovatore e La Traviata. In tutte, i personaggi a cui si ispira il maestro sono lontani dalle figure storiche ed eroiche: al centro della scena troviamo ora un buffone di corte, ora una cortigiana, personaggi marginalmente esclusi dalla società il cui punto di vista, per la prima volta, viene portato in scena. Successivamente, però, tornò a prediligere personaggi storici, tra cui Otello e i protagonisti shakespeariani. L’ultima composizione importante di Verdi, il gruppo corale dei Quattro pezzi sacri, fu pubblicata nel 1898. Il 21 Gennaio 1901, il compositore fu colpito da un ictus da cui non si riprese, tanto da morire 6 giorni dopo.

IL FUNERALE

Giuseppe Verdi aveva lasciato, per iscritto, le sue volontà testamentarie:

“Ordino che i miei funerali siano modestissimi e si facciano allo spuntar del giorno o all’Ave Maria, di sera, senza canti e suoni. Basteranno due preti, due candele e una croce. Si dispenseranno ai poveri di Sant’Agata lire mille il giorno dopo la mia morte. Non voglio alcuna partecipazione alla mia morte con le solite forme”.

Tuttavia, Verdi era così amato dagli italiani che il funerale modestissimo si trasformò in una vero e proprio corteo, partito da Via Manzoni, passato per Porta Garibaldi, fino al Cimitero Monumentale. Come si legge dal Corriere:

Lo spettacolo che presentavano i bastioni, in qualche punto sollevati sulla via incassata fra essi, non si descrive. Soltanto su ora i bastioni attendevano da due ore decine di migliaia di persone. E il carro passava lentamente, avvolto nella nebbia mattinale, assumendo co’ suoi pennacchi e le gale un aspetto fantastico; e dietro camminavano urtandosi, sospingendosi altre decine di migliaia di uomini e di donne basso per la tristezza della funzione e dell’ora.”

Elena Calabrese

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