Lucio Battisti: a 79 anni dalla nascita parliamo di esordi e coincidenze che hanno contribuito al suo successo

Lucio Battisti: a 79 anni dalla nascita parliamo di esordi e coincidenze che hanno contribuito al suo successo

ACCADDE OGGI – Il 5 Marzo 1943 a Poggio Bustone, in provincia di Rieti, nasce colui che ha segnato un lungo periodo della musica italiana e che oggi avrebbe quindi compiuto 79 anni. Abbiamo deciso di descrivere solo un momento della sua vita, per non rischiare di parlare di tutto senza approfondire niente. Le sue canzoni, collaborazioni e successi sono noti ai più. Soffermiamoci invece sul prima, sulle sliding door che lo hanno portato ad essere Lucio Battisti.

Cosa ne sarebbe stato del grande Lucio Battisti se non avesse mai incontrato due fratelli musicisti al piano di sotto? Sarebbe mai diventato un idolo se suo padre non lo avesse minacciato di studiare? E se fosse diventato il chitarrista di una grande band? Avrebbe mai tentato la carriera da solista? E infine, se fosse rimasto a Rieti il suo talento sarebbe emerso comunque? Chi può saperlo. Noi tentiamo d’immaginarlo.

LUCIO BATTISTI E L’ERBA DEL VICINO

Lucio Battisti
Foto dal profilo Instagram @luciobattistiofficial

Partiamo questa nostra ricostruzione da quando Lucio Battisti e la sua famiglia arrivano a Roma. Siamo nel 1950, abitano in Piazzale Prenestino al numero 35. Lucio viene promosso a pieni voti in terza media ed i genitori, come usa tutt’ora, si offrono di premiarlo con un regalo. Il giovane Battisti chiese una chitarra. L’interesse per quel preciso strumento fu acuito anche dall’influenza di due ragazzi che abitavano nel suo condominio. Erano due fratelli che suonavano un po’ a tutte le ore: si cimentavano nei primi brani stranieri di rock and roll giunti in Italia.

Questo dimostra che fosse un bambinetto curioso e disposto ad imparare cose nuove. Senz’altro, come capita a molti, era attratto dall’erba del vicino sempre più verde: da quei due ragazzetti più grandi che facevano una cosa che a lui sembrava davvero forte. Leggenda narra che il padre dei due fratelli, elettricista ed ex chitarrista di quartiere, sia stato il primo maestro di Lucio. Molti altri dicono non sia vero e che invece sia stato completamente autodidatta.

Il fatto certo è che, sin da subito, apprezzava suonare la musica nera di Ray Charles o di Otis Redding anche se all’interno della sua formazione sono entrati di diritto anche Bob Dylan ed i Beatles. Prima sliding door: i vicini con velleità d’arpeggio.

IL DIPLOMA PER AVERE LA SUA OCCASIONE

Lucio Battisti
Foto dal profilo Instagram @luciobattistiofficial

La chitarra lo aveva rapito completamente e così trascorreva tutto il pomeriggio a far solo quello. Lo studio veniva svolto ad avanza tempo e questo mandava su tutte le furie suo padre Alfiero. Frequentava L’Istituto Tecnico Industriale Galileo Galilei ma era svogliato ed un’altra leggenda narra che suo padre, dopo una serie interminabile di brutti voti, arrivò a sfasciargli la chitarra in testa.

Si sa con certezza, invece, che Alfiero minacciò il figlio di non firmargli l’esenzione dalla leva militare, a cui Lucio aveva diritto in quanto figlio di un invalido di guerra, se non si fosse diplomato. Il giovane Battisti si impegnò a conseguire il diploma a condizione che il padre firmasse l’esenzione e che potesse utilizzare gli anni che avrebbe dovuto donare alla leva, nel conseguimento del suo sogno. Il patto fu accettato e nel Luglio del 1962 Lucio si diplomò regolarmente come perito elettronico. Da quel momento partirono i due anni nei quali avrebbe potuto tentare di guadagnarsi da vivere grazie alla musica.

Seconda sliding door: il padre esigente, ex invalido di guerra.

I PRIMI GRUPPI DI LUCIO BATTISTI

Foto dal profilo Instagram @luciobattistiofficial

Entrò a far parte come chitarrista del gruppo Gli Svitati, capeggiati dal pianista e cantante Leo Sanfelice. Poi si spostò a Napoli dove suonò con I Mattatori. Il successo tardava e la fame invece era sempre la stessa, così tornò dai suoi nella capitale ed iniziò a suonare ne I Satiri, gruppo romano che accompagnava Enrico Pianori: suonavano spesso nel night Cabala.

In quello stesso locale suonavano I Campioni, un gruppo ben più famoso e affermato che in quel periodo era alla ricerca di un chitarrista. Il leader della band era Roby Matano, un cantante carismatico molto seguito dall’universo femminile. Dopo una lunga ricerca e selezione fra i pretendenti, offrirono il ruolo di chitarrista a Battisti che accettò di corsa. Era felicissimo. Questa cosa fa un po’ sorridere se si pensa che fine abbiano fatto I Campioni, e che successo abbia avuto invece Lucio Battisti.

Si trasferì quindi a Milano, zona di principale attività dei Campioni. Gravitavano intorno al club Santa Tecla, allora tempio del jazz e della nascente musica rock italiana. Battisti ha vissuto tutta la sua vita adulta in Lombardia, principalmente nel capoluogo di regione. Agli inizi soggiornò nel quartiere popolare Giambellino, poi in una villetta in zona Città Studi, infine si trasferì a Molteno, comune in provincia di Como.

Terza sliding door: l’incontro casuale con i Campioni gravitanti in Milano.

ROBY MATANO: PRIMO MECENATE DI BATTISTI

Foto dal profilo Instagram @luciobattistiofficial

All’inizio del 1964, I Campioni partirono per un tour in Germania. In quella occasione fu Matano, che ha più volte rivendicato una sorta di primogenitura nella scoperta del talento di Battisti, a spronarlo a scrivere canzoni. Ne nacquero alcuni pezzi, come Se rimani con me, che rimasero perlopiù sconosciuti o addirittura mai pubblicati. Alcuni di questi brani furono successivamente rimaneggiati da Battisti sulla base di nuovi testi di Mogol. Fra queste canzoni ibride c’è Non chiederò la carità, che diverrà la famosissima Mi ritorni in mente. 

Al ritorno a Milano Lucio Battisti, grazie anche ai complimenti ed allo sprone di Matano, prese coraggio e pensò per la prima volta alla carriera da solista. Il 14 febbraio del 1965, Battisti riesce ad avere un appuntamento con il discografico Franco Crepax: durante il provino, viene notato da Christine Leroux, un’editrice musicale di origine francese giunta a Milano negli anni Sessanta, contitolare delle edizioni El & Chris. Cacciatrice di talenti per la casa discografica Ricordi, la Leroux fu una delle prime a credere nel talento di Battisti, e fu lei a procurargli un appuntamento con il paroliere Giulio Rapetti, in arte Mogol.

Riguardo a questo primo incontro con Battisti, Mogol ha raccontato di non essere rimasto particolarmente impressionato dalle canzoni che il giovane musicista gli aveva proposto, ma di aver comunque deciso di collaborare con lui per la sua umiltà nell’ammettere i propri limiti e la voglia di fare e di migliorarsi. Il resto è storia.

Quarta sliding door: un frontman di una band che consente, anzi consiglia caldamente al proprio chitarrista di mettersi in proprio.

Francesco Danti

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