Una notte che ricorderemo: impressioni sugli Oscar 2022

Una notte che ricorderemo: impressioni sugli Oscar 2022

MONDO – Oscar 2022. I malati da lungometraggio attendono ogni anno quella stessa statuetta passare di mano in mano. È attraente come una Lamborghini, luccicante come un diamante in vetrina, umana come i suoi lineamenti. Ma quest’anno è stata davvero una notte che ricorderemo.

Per parlare degli Oscar 2022, in troppi hanno già parlato del pugno, delle lacrime, dell’animo umano che cambia in un istante. La parola che colpisce e risveglia voglia di rispetto e riscatto. Will Smith ha fatto quello che ha sentito dentro. E’ stato meno ipocrita di flotte di giornalisti dalla penna facile che hanno parlato di guerra, di schiaffi come bombe, di mancanza di rispetto. Tutti giudici che non perdonano il successo, la fama, le debolezze, che non si guardano allo specchio prima di sparare a zero contro un uomo che si è sentito ferito.

Io scrivo di cinema, quindi sono vaccinato a fiabe e drammi, a storie sudate, a gente che dorme male, a bocche che possono dire ciò che vogliono. Non giudico, sono solo uno spettatore che ha assistito ad una premiazione ed ha voglia di parlare dei film. Di quello che mi è piaciuto, di quello che non ho gradito. Capire l’uomo e dare giudizi lo lascio ad altri, posso solo dire che quest’anno gli Oscar 2022 sono stati davvero uno spettacolo: una notte che ricorderemo.

Premiati OSCAR 2022

LE DUNE DI UN NOTTE CHE RICORDEREMO

Esiste un pianeta chiamato Arrakis, ma è conosciuto da tutti con il nome di Dune. Una terra completamente sabbiosa dove si trova la spezia, una sostanza psichedelica simile a polvere luccicante che conferisce il dono della premonizione e amplifica le capacità mentali. Come un politico che durante la propaganda parla solo delle cose belle, anche io mi limito a scrivere questo breve incipit cercando d’invogliarvi a vedere questa pellicola. Dune è un film molto costoso, una fantascienza grintosa tratta dal romanzo di Frank Herbert.

Quest’anno ha vinto tutto quello che c’era da vincere per quanto riguarda i premi tecnici. Infatti, si è portato a casa sei Oscar per fotografia, montaggio, scenografia, colonna sonora, sonoro ed effetti visivi. A mio avviso la colonna sonora di Hans Zimmer è veramente molto azzeccata, giusta per il genere. Fra l’altro aveva già all’attivo quella di un film, se vogliamo, simile a tratti: Blade Runner 2049. Per il film sono stati pubblicati tre album discografici diversi: The Dune Sketchbook (Music from the Soundtrack)Dune (Original Motion Picture Soundtrack) e The Art and Soul of Dune.

Non pensate però che sia soltanto la solita pizza pesante di effetti speciali e lampi di fuoco. A tratti sembra quasi un documentario di un deserto girato da mani esperte. Ha più lati interessanti, fra i quali quello di strizzare l’occhio agli adepti di Guerre Stellari in astinenza. Nota negativa l’interpretazione di Dave Bautista: certi attori muniti di due cofani al posto dei pettorali proprio non riescono a recitare come si deve. Non riesce nemmeno ad avere una espressione diversa da quella del pugile all’angolo.

JESSICA CHASTAIN E LA SUA TAMMY FAYE

Se Jessica Chastain non avesse vinto il ruolo come migliore attrice si sarebbe potuto gridare allo scandalo. È un’attrice straordinaria che nel giro di nemmeno due ore riesce a interpretare sei, sette sfaccettature della medesima donna rimanendo perfettamente credibile. È ovvio che ogni essere umano gioisce, piange, ride, sale alle stelle per poi cadere in basso, ma può risultare veramente complicato entrare in una vita da ottovolante come quella di Tammy Faye. Dalla giovinezza alla maturità, dall’ingenuità alla furbizia, dalla polvere al successo per poi capire di aver sbagliato tutto.

Ne avevamo parlato di The eyes of Tammy Faye in un altro articolo, avendo visto questo film al festival del cinema di Roma e già allora ci aveva colpito. Se devo trovare un piccolo neo a Jessica Chastain non riguarda assolutamente la sua recitazione, ma madre natura. È una donna troppo bella e pulita, troppo ricercata ed elegante. Anche truccata ad arte non riesce mai a sembrare trascurata al cento per cento, ad assomigliare del tutto ad una donna anziana che dorme due ore a notte. Detto questo, ad averne attrici che riescono a generare emozioni come lei.

Premiati OSCAR 2022

UNA NOTTE CHE RICORDEREMO: SUMMER OF SOUL

Un premio che guardo sempre con interesse è quello al documentario. Un genere che spesso rimane in ombra, ma che richiede un enorme sacrificio e tempo di lavorazione. Anche in questo campo e anche per l’edizione degli Oscar 2022, la concorrenza è spietata e quindi trovo giusto parlare di questo Summer of Soul che mi ha veramente colpito per i colori e per le immagini originali. Il mega raduno di Woodstock è indubbiamente più famoso, ma nell’estate del 1969, sempre negli Stati Uniti si tenne un’altra kermesse musicale, tutta all’insegna della musica nera e andata avanti per sei settimane nell’ambito dell’Harlem Cultural Festival: si tenne dal 29 giugno al 24 agosto 1969, in quello che allora si chiamava Mount Morris Park e ora è noto come Marcus Gervey Park.

Le telecamere erano presenti, ma le immagini registrate non erano mai andate in onda. Questo documentario consente di fare un salto indietro nel tempo per scoprire uno dei momenti centrali nella storia culturale della comunità afroamericana e di ascoltare le esibizioni di una quantità di pezzi grossi della musica: Stevie Wonder, Nina Simone, Sly & the Family Stone, Gladys Knight & the Pips, Mahalia Jackson, B.B. King, The 5th Dimension.

DRIVE MY CAR

Agli Oscar 2022 il premio al miglior film internazionale è andato al giapponese Drive My Car: questo dimostra che i nostri registi migliori si sono presi una pausa. Non me ne vogliano i nipponici. Un film come questo non avrebbe avuto scampo con Sorrentino, Benigni, Tornatore, con l’anima che mettiamo dai tempi di De Sica e Fellini sino ad arrivare ai giorni nostri. Quello che noi italiani abbiamo in più e la voglia di raccontare, il desiderio di far pensare a qualcosa di straordinario dietro ad una storia normale. Questo a tanti altri manca.

Drive My Car, film diretto da Ryûsuke Hamaguchi, racconta la storia di Yusuke Kafuku, un attore e regista teatrale felicemente sposato, fino a quando sua moglie viene a mancare improvvisamente. Due anni dopo questo tragico evento, Yusuke viene ingaggiato per mettere in scena lo “Zio Vanja” di Checov in un festival teatrale che si tiene a Hiroshima. Durante le rappresentazioni conosce Misaki, una ragazza che è stata scelta per fagli da autista. Trascorrendo sempre più tempo insieme a bordo di una Saab 900 rossa tra un tragitto e l’altro, i due legano molto e anche la riservata Misaki riesce ad aprirsi e a parlare di sé.

L’attore e la sua autista iniziano a raccontarsi sinceramente, fino ad affrontare il delicato tema del passato di entrambi. Quello che manca principalmente in questo film è l’originalità, la maestria artigiana ed italiana d’accendere una luce mai vista, di sottolineare per la prima volta un gesto. Questo film cammina a malapena all’interno di una vicenda ovvia. Sin dall’inizio ti guida troppo e non lascia spazio ad una ipotesi diversa da quella che si rivelerà nel finale. Mi spiace essere così severo perché durante il viaggio ci sono anche bellissime inquadrature, ma la minestra è veramente troppo riscaldata.

UNA NOTTE CHE RICORDEREMO: IL PREMIO ALLA CARRIERA DI SAMUEL L. JACKSON

L’attore afroamericano non ha mai vinto questo premio, durante la sua carriera ha ricevuto soltanto una candidatura grazie a Quentin Tarantino, l’anno in cui era co protagonista in Pulp Fiction. Personalmente trovo giusto che non lo abbia mai vinto. Lo ritengo un attore divertente, simpatico, giusto per commedie romantiche o action movie, ma penso che il premio Oscar debba finire in casa di artisti con un talento diverso. Non dico che lo abbiano vinto soltanto personaggi meritevoli o talentuosi, dico solo che la giuria dovrebbe pensare che sta consegnando una statuetta tanto ambita, quanto ricca di storia.

Il premio alla carriera o Oscar onorario, come alcuni lo chiamano è un’arma potente quanto una mitragliatrice in campo aperto. Penso che se ad uno scolaretto chiedessimo cosa è l’onore, cosa rappresenta questa parola, lui di getto risponderebbe citando personaggi mitici. Onore è una parola pesante, rimbomba da sola quando la pronunci. Iliade, Odissea, banchetti imbanditi che festeggiano il ritorno di qualcuno che ha combattuto tirando fuori il meglio di sé. Per questo dico che la giuria ha in mano un’arma smisurata. Una statuetta da regalare a qualcuno che ha fatto la storia del cinema. Con tutto il rispetto, se penso all’onore non immagino Samuel L. Jackson.

Se pensiamo che nel 2019 lo ha vinto quel genio femminile di nome Lina Wertmuller e che nel 2016 lo ha vinto quel saltimbanco del kung fu di nome Jackie Chan, capite cosa intendo. Come è possibile che uno che salta su statue di cartone e infrange muri di polistirolo, venga premiato con la medesima statuetta di una signora che ha raccontato le differenze sociopolitiche degli anni Settanta? Se il premio va distribuito per forza o per fare ascolti, allora è bene pensare consegnarlo a chi lo merita. Ricorderemo la notte degli Oscar 2022 anche per Samuel L. Jackson l’attore che nell’ultimo anno ha recitato in “Come ti ammazzo il bodyguard”.

Francesco Danti

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