Gabriele Basilico: il misuratore di spazi

Gabriele Basilico: il misuratore di spazi

MILANO – A Palazzo Reale è stata inaugurata il 13 ottobre la mostra del celebre fotografo Gabriele Basilico. Molte le opere esposte dell’artista, la maggior parte create visitando le città di tutto il mondo. 

Gabriele Basilico (1944-2013), grande fotografo si definiva così: “Che fotografo sono? Sono un misuratore di spazi: arrivo in un luogo e mi sposto come un rabdomante alla ricerca del punto di vista. Cammino avanti e indietro, la cosa importante è cercare la misura giusta tra me, l’occhio e lo spazio.” Un artista per cui la macchina fotografica era come uno “strumento di amore e di rivelazione continua”. A dieci anni dalla scomparsa, Milano, la città in cui è nato e vissuto, gli dedica una grande mostra dal titolo “Gabriele Basilico. Le mie città”.

Gabriele Basilico, 1996, Milano

L’evento ha aperto al pubblico il 13 ottobre e si svolge in due sedi espositive. Palazzo Reale, che mette insieme gli scatti realizzati in giro per il mondo e Triennale Milano in cui vengono esposte le foto legate al capoluogo lombardo, in tutto circa 500 opere. Promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, insieme a Electa e realizzata con la collaborazione scientifica dell’Archivio Gabriele Basilico, la mostra è curata da Giovanna Calvenzi e Filippo Maggia per i lavori internazionali e dalla stessa Calvenzi e Matteo Balduzzi, per le immagini di Milano e delle sue periferie.  L’esposizione è un’occasione unica per potersi accostare alle opere che questo straordinario fotografo di paesaggio ha realizzato nel corso del tempo su diverse città.

Il viaggio di Gabriele Basilico

Nella luce tagliente, nelle condizioni atmosferiche ideali nelle quali normalmente fotografo, il calore del sole sulle spalle mi dona la sensazione di essere un tutt’uno con lo spazio in cui lavoro e questo spazio, inanimato, immobile, morto, diventa vivo”, sono le parole stesse di Basilico a svelarci come ha saputo ascoltare il cuore di tante città in tutto il mondo, donandoci scatti immortali. Dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 1973, Basilico decide di dedicarsi alla fotografia di paesaggio. In particolare si concentra su quella di architettura, attratto dai mutamenti in atto nel paesaggio urbano. Ritratti di fabbriche (1978-80) è il suo primo lavoro espositivo dedicato alle aree industriali milanesi. Nel 1984 è il primo e unico italiano a partecipare alla Mission Photographique de la DATAR, voluta dal governo francese, con cui documenta le coste del nord della Francia.

Gabriele Basilico, 2005, Istanbul

Nel 1991 è a Beirut, dove tornerà altre volte, prendendo parte ad un importante progetto sulla citta’ devastata da 15 anni di guerra civile. Le fotografie scattate a Beirut segnano la sua definitiva consacrazione internazionale. Poi nel 1999 è la volta di un lavoro di ricerca realizzato nell’area urbana di Berlino e nel 2000 su Valencia nel 2000. Sono solo alcuni dei tanti luoghi che lo hanno visto impegnato all’estero. In Italia Basilico ha fotografato tantissime città, realizzando un gran numero di mostre e libri, che raccontano i mutamenti urbani e l’infinita complessità architettonica.

Uno stile inconfondibile

Uno stile quello del fotografo milanese, tutto teso a recuperare una sorta di lentezza dello sguardo. Tutto per arrivare a immagini per la maggior parte in bianco e nero, prive della presenza umana e ricche di precise profondità prospettiche. “L’azione fondamentale è lo sguardo, la foto è la memoria tecnica fissata di questo sguardo. Ma c’è bisogno di tempo, la foto d’eccellenza è contemplativa”, racconta Basilico, per cui fotografare significa arrivare a comprendere un luogo e interpretarlo in un modo nuovo, attraverso uno stile chiaro e comunicativo.

Gabriele Basilico, 1978-80, Milano

Cresciuto con i film del periodo neorealista,  Basilico per il suo lavoro ha utilizzato macchine fotografiche di medio formato e ha lavorato instancabilmente fino agli ultimi anni della sua vita, interrottasi nel 2013, realizzando tanti reportage su Rio de Janeiro, Istanbul, la Silicon Valley, Shangai, Mosca, ottenendo prestigiosi riconoscimenti in Italia e all’estero. Puo’ essere considerato il primo grande fotografo di spazi architettonici. “Mi ero dato una specie di missione”, racconta Basilico, “testimoniare come lo spazio urbano si modifica”. Le 500 fotografie della mostra milanese lo testimoniano perfettamente, raccontando le infinite sfaccettature di città in perenne mutazione, attraverso lo sguardo di un uomo che ha fatto della fotografia un amore durato tutta la vita.

Alex D'Alessandro
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