Fashion Report: da Alfa a Missoni

Fashion Report: da Alfa a Missoni

VARESE – Fashion Report: da Alfa a Missoni è il titolo della mostra inaugurata al Maga di Gallarate (Varese) il 16 luglio e che terminerà il 22 ottobre del corrente anno. Nella splendida Sala Arazzi Ottavio Missoni, sono esposte 22 foto di Alfa Castaldi scattate tra il 1968 e 1970; immagini che hanno contribuito a innestare lo stile Missoni nellimmaginario della moda del loro tempo.

Nel 1980 nel freddo mese di gennaio andai a Londra per incontrare una amica che stava facendo per la sua tesi una ricerca su Virginia Woolf. Mentre lei ogni mattina si rinchiudeva alla British Library per consultare documenti, io passavo gran parte della giornata visitando i miei musei preferiti per rivedere le opere che amavo. Mi prendo il piacere di citarne alcune: i quadri di Turner alla Tate e alla Wallace Collection, gli studi sulle nuvole di Constable al Victoria & Albert Museum, i fregi del Pordenone al British, gli Ambasciatori di Holbein (il giovane) alla National Gallery

Mi ero proposto anche di visitare alcune delle mitiche scuole di moda della capitale britannica. Avevo un contratto per insegnare comunicazione nella modain un Centro di Formazione a Bologna, e non avevo le idee chiare sul programma da configurare. Pensavo che fosse una buona idea confrontare le mie scelte con le strategie didattiche della S.Martin School e il London College of Fashion.

Una mattina, prima una e poi l’altra, mi recai nelle sedi delle scuole citate e chiesi un incontro con il direttori didattici. Con mia grande sorprese in entrambe le visite essi mi ricevettero subito. Mentre tentavo con il mio ruvido inglese di intavolare una conversazione, mi metteva a disagio la loro attenzione focalizzata più che altro su ciò che indossavo. A un certo punto, quando pensavo di aver terminato il breve discorso sulle motivazioni  che mi avevano portato davanti a loro, entrambi con evidenti segni espressivi di apprezzamento mi chiesero chiarimenti sul cardigan che indossavo. Era un ensamble di Missoni comprato a prezzo scontato, composto dal tipo di giacca in maglia pesante che fin dai tempi del generale britannico J.T. Brundenell (1797-1868), conte di Cardigan, chiamiamo per lappunto con il nome della contea costiera del Galles centrale, con sotto un dolcevita più leggero. Lintreccio di fili di lana composti con il metodo Jacquard facevano percepire pattern decorativi di una disinvolta giocosità che nessuna maglieria prima dei Missoni aveva esibito. Quel cardigan era uno dei pochi oggetti per il corpo del quale porto una indelebile memoria. Una parte di me comprendeva benissimo dunque lingaggio visivo dei due docenti inglesi polarizzato sul capo Missoni. Unaltra parte di me era perplessa dalla loro totale indifferenza verso le mie parole. Con il senno di poi, mi piace pensare che fu in quel preciso momento che percepii chiaramente quanto fosse stata potente la valenza dellatto moda dei Missoni sul loro tempo.

Archivio Alfa Castaldi 1970

In realtà avevo cominciato ad apprezzarne lo stile approcciando il loro immaginario attraverso la fotografia di moda. In particolare mi avevano colpito la bellezza delle immagini di Alfa Castaldi esibite in una mostra a Varese nel 1978  Le foto esposte in quell’evento erano state scattate nella seconda parte dei sessanta e penso abbiano contribuito notevolmente a diffondere lo stile dei Missoni che in seguito divenne uno dei brand più amati nei settanta, contribuendo a diffondere nel mondo il pret-à-porter italiano e a fare di Milano una delle capitali della moda internazionale.

Per molti anni ho considerato la gioiosa, morbida, elegante bellezza delle creazioni dei Missoni una vera e propria gioia per locchio. La giustezza dei pattern decorativi larte e la cultura che da essi trasudava, nella maglieria aveva pochi eguali. Forse Krizia, poteva vantare produzioni in filo, in qualche momento, altrettanto creative ed eleganti. Ma i look dei Missoni erano di una bellezza sorprendente, diversa da tutti, concettualmente e percettivamente nuova. Anche il mio occhio inesperto indovinava nei loro tessuti lincidenza di una perfezione tecnica che la mente non sapeva spiegarsi arrendendosi ad un irrefrenabile, emergente sentimento di meraviglia.  Lorchestrazione dei colori era sempre convincente e questo di certo rafforzava una preminente risposta emotiva. Tuttavia ed è una cosa strana, la valenza dello stile dei Missoni la percepii più grazie alle foto in bianco e nero di Alfa Castaldi piuttosto che dalle immagini di sgargianti colori che quando il brand divenne famoso, occupavano spazi editoriali importanti.

Ho trovato quindi di grande interesse la riproposizione al pubblico, della serie di foto di Alfa Castaldi citate sopra, con una mostra inaugurata a Gallarate negli spazi Missoni del Maga, 

Fashion Reports: da Alfa a Missoni

Quelle immagini furono selezionate dallo stesso fotografo come tributo ad un brand col quale aveva lavorato con profitto. Infatti, se Alfa Castaldi aveva indubbiamente ben tradotto lenfasi di stilizzazione di sostanze materiali (la maglieria) dei Missoni, fino ad allora poco valorizzate dal pret-à-porter di fascia alta, bisogna pur dire che quelle campagne dal 67 avevano permesso al fotografo di presentarsi ai lettori che cominciavano anche nel nostro Paese ad accostarsi alla foto di moda con la reverenza riservata a un genere artistico, di competere con i grandi fotografi internazionali del momento, certificando o rafforzando il suo status di pioniere della fotografia di moda italiana.

Vorrei inoltre sottolineare il nome della vera regista di questa feconda collaborazione. Fu la grande Anna Piaggi, moglie di Alfa, interprete di un giornalismo di moda creativo quanto o addirittura di più degli oggetti moda che metteva nel mirino, a mettere in contatto il fotografo con i Missoni. Probabilmente sentiva unaffinità tra gli afflati estetici di entrambi. I Missoni lavoravano di maglia come dei veri artisti delle cosiddette arti applicate, con intelligenti incursioni nei territori dellavanguardia. Voglio dire che il loro stile non si alimentava con citazionismi o sovrapposizioni, bensì prendeva forma da sperimentazioni che trasducevano segni tipici di tradizioni decorative e/o correnti artistiche dando ad essi un forte sentimento di integrità e di giustezza con forme che la gente poteva portarsi addosso. Anche Alfa da par suo era da sempre impegnato in sperimentazioni artistiche. Da giovane aveva avuto come maestro Roberto Longhi, grande innovatore del linguaggio della critica darte e (quasi) infallibile attribuzionista; Alfa inoltre era uno degli animatori del famoso bar Jamaica, leggendario luogo di ritrovo per pittori, letterati, poeti, intellettuali e fotografi della Milano dei sessanta. Qui aveva stretto amicizia con Ugo Mulas, altro grande fotografo con il quale condivideva la passione per larte e per la fotografia di ricerca. C’è da dire che rispetto al quotato collega Alfa era più eclettico. Non cera genere fotografico in grado di suscitargli timori di sorta. Reportage, ritratti di artisti, personaggi, scrittori.. “persone” come amava ricordare; e poi ancora foto di moda, pubblicità, foto di ricerca. In tutti questi campi Alfa fu un innovatore.

Le foto che scelse nel 1978 per celebrare i 25 anni del brand Missoni, sono ritratti perlopiù a tutto corpo scattati nel suo studio milanese, che documentano il momentum decisivo per lazienda creata nel 1953 da Rosita e Ottavio Missoni. Nel 1965 Anna Piaggi è la prima a segnalare con reverenti parole le loro creazioni sulle importanti riviste di moda con le quali collabora. Nel 1966 la collezione di Rosita e Ottavio sfila con successo a Pitti. Nel 1967 Anna Piaggi, sempre lei, riesce a convincere la redazione di Arianna a mettere in copertina un look Missoni. Le vendite nel frattempo decollano e il brand raggiunge quasi di colpo una notorietà internazionale. Nel 1970 Bloomingdales apre un punto vendita Missoni nel famoso magazzino a New York. Scusate la caduto di tono, ma ritengo lapertura di uno spazio dedicato in uno dei luoghi del lusso più prestigiosi al mondo, non sia una argomentazione mercatista bensì il sintomo più evidente di una ascesa dei Missoni ai vertici della moda, che annunciava un decennio, i 70, nel quale Rosita e Ottavio con il loro brand diventeranno un punto di riferimento per il successo del Made in Italy nel mondo.

Come mai che Alfa per celebrare il loro venticinquesimo scelse solo foto in bianco e nero? Rosita e Ottavio non erano forse riconosciuti ovunque come dei virtuosi del colore? I loro coloratissimi pachwork non erano forse riusciti nellimpresa di far percepire la maglieria di qualità alla stregua del lusso? E allora perché non ricordalo nellevento celebrativo? Sono sicuro che Alfa avesse nel proprio archivio numerosissime foto a colori scattate nel corso della lunga collaborazione con Rosita e Ottavio. Perché non sceglierne almeno un paio? Io credo che il fotografo, siamo nel 78, si fosse stufato dei continui riferimenti al colore, divenuti verso la fine dei settanta uno stereotipo popolare per imbrigliare i Missoni in una narrazione che non toccava lessenziale. Verso la metà dei sessanta, la strada stretta che avrebbe portato il mix di maglieria e tessuto Missoni a competere con la moda di fascia alta implicava il riconoscimento di un fascio di qualità che investivano ciò che potremmo definire limmaginario della moda. Rosita e Ottavio con il loro put together, ovvero un sapiente mescolanza e sovrapposizione di punti e fantasie, i citati patchwork con le righe colorate, i zig zag bianco e neri, le gradation in filo culminanti in effetti arcobaleno, hanno dato consistenza materiale al loro stile. Ma è la costruzione di un immaginario efficace a far decollare uno stile per volare in giro per il mondo. E di questo immaginario Alfa e Anna Piaggi (come stylist sul set, penso) sono stati geniali interpreti, focalizzando i look più sulla struttura delle forme e sul concetto moda emergente da esse. Per questa costruzione concettuale il bianco e nero della foto è fondamentale. A questo punto lassetto semantico che con immediatezza discende dallimmagini prive di colore attualizza una evidente idea di eleganza libera di esprimersi ma al tempo stesso ordinata e colma di decoro. E per quanto riguarda la superficiecosì importante per la consistenza materiale dello stile Missoni, a mio avviso la sottrazione del colore inibisce certo la percezione di emozioni ma al tempo stesso fa emergere potentemente il concetto di arte applicata che aggiunge ricerca e spessore allidea di eleganza dei look. La significanza emergente delle foto in oggetto potrebbe essere linearizzata con queste parole: ecco una donna moderna, libera di esprimersi perché gravida di un nuovo ordine di bellezza dinamico, leggero, fluttuante come unaria musicale. Esattamente ciò di cui aveva bisogno in quel preciso momento il brand Missoni per incunearsi tra le tendenze che domineranno a lungo il mercato del pret-à– porter di alta gamma.

Fashion Reports: da Alfa a Missoni

Due parole ancora dedicate alla specificità degli scatti di Alfa su cui sto ragionando. Si tratta di foto fatte in studio configurando un set che era già da tempo divenuto uno standard per la foto di moda. Tutti i più grandi fotografi del periodo utilizzavano il fondale monocromatico per concentrare il punctum dellimmagine sulla modella e ovviamente su ciò che indossava. Le sottili regolazioni delle luci unitamente alle pose e al punto di ripresa creavano le piccole differenze dalle quali far discendere singoli stili fotografici. Indubbiamente Richard Avedon e Irving Penn sono stati tra i migliori interpreti di questa tipologia di immagini. Più teatrali, recitati e dinamici gli scatti del primo, più severi e controllati quelli del secondo.

Alfa invece sceglie pose che percepiamo attraversate da una gradevole naturalezza tale da conferire alla modella una grazia un pofuori dal coro nella foto di moda dei sessanta (penso a Bailey, a William Klein, al Newton non ancora tragressivo). Definirei dunque la specificità delle foto in oggetto e forse dello stile di Alfa con lespressione “una morbida gioia di vivere”; e se ci pensate bene è proprio lo stile di vita implicito nelle mie parole ciò che, con altri mezzi espressivi, hanno costantemente esplorato e embricato nelle proprie collezioni Rosita e Ottavio lungo tutto larco della loro gloriosa carriera.

Gallarate/Varese 

Museo MA*GA

16 luglio 2023 – 22 ottobre 2023

Fashion Report: da Alfa a Missoni

Tel. per info. +39 0331 706011

E-mail info: info@museomaga.it

Sito ufficiale: www.museomaga.it

Lamberto Cantoni
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22 Responses to "Fashion Report: da Alfa a Missoni"

  1. mary   3 Ottobre 2023 at 08:35

    Non sono d’accordo sul colore. Lo reputo necessario per Missoni. Le foto postate non trasmettono energia, emozioni. Non c’è la gioia di vivere citata dall’autore.

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  2. luc97   4 Ottobre 2023 at 09:55

    Il ragionamento sul colore non mi convinca. Ha ragione Mary sulla gioia di vivere. Come si fa ad accostare Avedon e Penn a un Alfa Castaldi che nessuno conosce?

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    • mau   6 Ottobre 2023 at 10:35

      In effetti l’accostamento è audace. Missoni era mitico anche senza quelle footografie.

      Rispondi
  3. maurizio   4 Ottobre 2023 at 23:43

    Nella mostra potevano mettere gli abiti Missoni fotografati. sarebbe stato più interessante.

    Rispondi
    • Antonio Bramclet
      Antonio   5 Ottobre 2023 at 07:54

      Sono due linguaggi molto diversi. Sei sicuro che avremmo avuto più comprensione?

      Rispondi
      • maurizio   5 Ottobre 2023 at 08:07

        Ho scritto “più interessante” non “più comprensione”. Ma perché no! con entrambi cioè con abiti reali e foto si poteva fare un confronto.

        Rispondi
        • Lamberto Cantoni
          Lamberto Cantoni   5 Ottobre 2023 at 14:29

          Una buona immagine può dire cose che un capo vestimentario non può nemmeno sfiorare.

          Rispondi
          • annamaria   6 Ottobre 2023 at 09:23

            L’abito giusto ti fa sentire cose che nessuna immagine potrà mai emulare.

  4. giacomo   8 Ottobre 2023 at 19:39

    Ottavio e Rosita Missoni sono stati designer importanti. Oggi si è persa in parte la memoria della loro impresa. Chi non è un addetto ai lavori ed è giovane non può sapere quanto fossero apprezzati nel mondo. Il fatto che attualmente il brand Missoni abbia perso lo smalto di un tempo, non aiuta. Alfa Castaldi non ha raggiunto i livelli di notorietà dei Missoni. Ma ho visto le foto in internet e sono foto da protagonista della fotografia. Secondo me quand’era in vita ha scontato la sottovalutazione della fotografia in Italia in quel periodo. Erano pochi a considerarla arte. Ancor peggio andava per la foto di moda: gli intellettuali, quasi tutti di sinistra, mediamente la disprezzavano così come storcevano il naso con la moda. Si salvavano gli stilisti che raggiungevano un successo economico planetario come Missoni. La gente li apprezzava almeno quanto se ne infischiava degli intellettualismi sinistroidi. Oggi è cambiato tutto ed è giusto far rivivere immagini e abiti che quando furono concepiti erano considerarti dai sapientoni, solo pubblicità, commercio o poco di più.

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    • mary   9 Ottobre 2023 at 08:58

      Vorrei sapere dove Giacomo ha letto che gli intellettuali di sinistra erano contro la moda e la fotografia pubblicitaria. Io penso invece che fossero i più sensibili ai fenomeni sociali e quindi se ne interessassero con spirito critico. E’ vero il contrario di quello che dice: erano i borghesi e i destrosi ad avere dei problemi con le nuove e giovani pulsioni creative che dai ’60 hanno rivoluzionato la moda. I Missoni hanno ben interpretato questo cambiamento e sono divenuti un mito per chi non sopportava più una moda classista.

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      • annamaria   10 Ottobre 2023 at 09:11

        Ma esistono una moda di destra e una di sinistra? Se esiste allora io collocherei i Missoni tra i progressisti.

        Rispondi
        • Antonio Bramclet
          antonio   12 Ottobre 2023 at 10:21

          Certo che esiste? l’Eskimo era tipico dei giovani estremisti di sinistra nei settanta. I destrosi invece indossavano giubbotti neri. Solo per farne esempi che tutti ricordano. Non credo che si sia mai visto uno vestito Missoni in un corteo di protesta. Se Alfa Castaldi frequentava il Jamaica non era certo un destroso. Ma la foto di moda su riviste patinate a quel tempo non era certo amata dai giovani di sinistra.

          Rispondi
          • annamaria   13 Ottobre 2023 at 10:03

            Si dice che rossetto, gomma e tacchi a spillo sono tipici di una donna di destra. Mentre quella di sinistra dovrebbe avere un look androgino. Io credo che siano le intellettuali idiote a diffondere questi dress code. A me da fastidio inoltre che diffondano l’idea che rosetto-gonna-tacchi a spillo siano un indicatore di donna acefala. Mentre la sciatteria sarebbe intelligente e ovviamente di sinistra. Rita Levi di Montalcini, premio Nobel, grande scienziata, spesso vestiva Capucci. E scommetto che lo indossava con i tacchi e persino si truccava. Non so se era di sinistra o destra, ma di certo l’intelligenza non si può discutere. La Wintour di Vogue ha la fama di essere democratica e quindi per gli americani è di sinistra; però non mi pare che sia una sciattona! e il suo Vogue non è certo un elogio al no brand che fa tanto sinistra.

  5. luc97   14 Ottobre 2023 at 08:55

    Chiedersi se la moda, per esempio Missoni, sia di destra o di sinistra è una sciocchezza. Lasciamo l’arte e l’estetica fuori dai casini politici. Ognuno veste come gli pare scegliendo gli abiti che gli danno piacere. L’articolo mi ha sorpreso. Sapevo che Missoni era importante però leggendo info qua e là lo immaginavo in crisi. Mi chiedo se la mostra di Varese non sia anche un tentativo di rilanciare l’immagine del brand.

    Rispondi
    • mary   15 Ottobre 2023 at 08:57

      Non credo che i problemi del brand possano risolversi con una mostra a Varese che poi è un allestimento dello spazio che Missoni sponsorizza al Maga. Ma perché si deve sempre parlare di economia? Missoni è storia, è cultura della moda. Alfa Castaldi l’ha raccontata con le sue foto. Ho espresso dubbi solo sulla scelta del B/N. Per me se si vuole raccontare Missoni, il colore è fondamentale.

      Rispondi
    • james   16 Ottobre 2023 at 09:32

      Luc97 è un sognatore. Tutto ciò che indossiamo può essere “politico” o ideologico. Dipende dal significato che attribuiamo a determinati abiti.

      Rispondi
      • luc97   19 Ottobre 2023 at 15:09

        Io non c’ero quando i Missoni erano come dice l’articolo dei grandi. Dico soltanto che oggi tra i giovani hanno poco da dire. I Millennials non comprano abiti pensando alla politica ma alla integralità di un brand, E alle foto di moda preferiscono i selfie.

        Rispondi
        • james   20 Ottobre 2023 at 09:10

          Chi ha l’abitudine di farsi i selfie non compra certo Missoni che è diventato un marchio del lusso per trentenni e oltre.

          Rispondi
  6. Lamberto Cantoni
    Lamberto Cantoni   22 Ottobre 2023 at 18:58

    Rispondo se ci riesco a tutti.
    In effetti il terzo millennio non ha portato bene a Missoni. Ha ragione chi scrive sottolineando l’affanno del brand presso il pubblico più citato nell’ultimo decennio ovvero i Millennials. Nel ‘21 Angela Missoni (figlia di Rosita e Ottavio) ha lasciato la direzione creativa; pochi mesi prima si era dimessa la figlia di Angela, Margherita Maccapani Missoni che aveva la responsabilità di creare linee per i clienti più giovani. Sembra chiaro che il board di manager apicali abbiamo visto come un problema troppa famiglia nei ruoli decisivi. Troppa famiglia e scarsa efficacia creativa, direi. Nel ‘22 è arrivato come art director e supervisore di tutto, Filippo Grazioli. Penso che il suo mandato sia ricostruire una nuova identità al brand. Probabilmente, anche se la comunicazione ufficiale dell’azienda dirà il contrario, si effettuerà un riposizionamento che si allontanerà dalle strategie creative Missoni degli ultimi decenni. In questi casi un ritorno a livello immaginario a ciò che hanno fatto Rosita e Ottavio (la mostra che ho recensito, per esempio) è una mossa ben conosciuta. Per farla breve, si cerca di usare la forza del mito delle origini per enfatizzare e normalizzare il cambiamento in atto.
    Altra questione. Io non so se i Missoni storici fossero di destra o di sinistra. So benissimo però che il loro atto moda era innovativo e donava a donne e uomini una percezione di leggerezza, libertà, grazia che è stata premiata da consumatori e opinion leader.
    Dulcis in fundo, Alfa Castaldi è stato un grande fotografo. Anna Piaggi, sua moglie è stata una fuoriclasse del giornalismo di moda; faceva parte del ristretto numero di intelligenze della moda che incidevano realmente sui processi creativi del loro tempo.
    Entrambi operavano in Italia e non a New York o Parigi. E nei sessanta faceva una grande differenza agire nel nostro Paese piuttosto che nei luoghi citati. Poi con la crescita di Milano le cose sono cambiate. Quando la Sozzani reinventò Vogue Italia facendone la testata di punta della Condè Nast dopo Vogue America, le doppie pagine di Anna Piaggi sulla rivista fecero scuola. Ma questa è un’altra storia. Comunque con il senno di poi, un fotografo come Alfa, a mio avviso merita di essere confrontato con i grandi del suo tempo. Forse nello specifico della moda cede qualcosa a fotografi di incredibile talento come Avedon e Penn. Ma se si prende la sua carriera tutta intera, io credo che ci siano stati veramente pochi fotografi così bravi, efficaci e animati da un genuino spirito di ricerca.

    Rispondi
    • mary   26 Ottobre 2023 at 08:30

      Scusate se mi ripeto: insisto col dire all’autore che per me il B/N non esprime l’essenza di Missoni. Alfa Castaldi non lo conosco bene e non mi pronuncio. Il B/E non da emozioni che fine fa la gioia di vivere?

      Rispondi
      • Lamberto Cantoni
        Lamberto Cantoni   30 Ottobre 2023 at 09:38

        Non ho capito il B/E di Mary. Suppongo sia un errore. In realtà penso volesse ancora una volta sottolineare la sua personale visione sulle valenze della sottrazione di colore da una foto.
        Le suggerirei di analizzare il lavoro di fotografi come J.H. Lartigue o di R.Doisneau. In particolare il catalogo della mostra presentata a Venezia nel ‘21 (Casa dei tre Oci), intitolata “J.H. Lartigue: l’invenzione della felicità”. Di Doisneau suggerirei la visione del suo famoso “bacio”. Sostenere che il bianco e nero è un taglia fuori dell’impatto emozionale di una immagine è una forzatura contraddetta da un numero impressionante di scatti oggi celebri e conosciuti da tutti.
        Teniamo inoltre conto del fatto che per molti le foto in bianco e nero appaiono più belle. Perché? La profondità spaziale appare più leggibile grazie alla gradation dei grigi…essi creano l’illusione che ci sia aria, atmosfera, che si frappone tra gli oggetti presenti nel campo fotografico e l’osservatore.
        Tra l’altro le silhouette dei personaggi ritratti si stagliano in modo netto, assumendo una forte valenza espressiva.
        Questi effetti appaiono con immediatezza ovvero senza il consumo di troppa energia psichica. Il risparmio energetico viene percepito dal sistema mente-corpo come “piacere”. Passare poi dalla percezione di godimento all’idea di bellezza è questione di nanosecondi. Un po’ tirata come spiegazione, me ne rendo conto, ma se c’è qualcuno che ne ha una migliore si faccia pure avanti.

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        • mary   1 Novembre 2023 at 08:04

          Non conoscevo Lartigue anche se sono andata a vedere subito le sue immagini su Google. In effetti il titolo della mostra di Venezia è giusto. Ma ci tengo a precisare che io parlavo di Missoni e non di tutto quello che è stato fotografato in B/N.

          Rispondi

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