VENEZIA 81- Con il suo secondo film Giulia Louise Steigerwalt arriva in concorso alla Mostra del Cinema. Presentato infatti Diva Futura con Pietro Castellitto e Barbara Ronchi.
Se esistesse il Leone d’oro per la migliore conferenza stampa andrebbe sicuramente a Diva futura di Giulia Louise Steigerwalt. Affrontata con garbo e intelligenza dalla regista che risponde in modo esaustivo alle domande dimostrando che incontrare i giornalisti non è una formalità, ma un utile modo di espressione di idee e concetti. Steigerwalt riunisce nella sua persona i ruoli di attrice (in passato) produttrice, sceneggiatrice, scrittrice e regista. Il suo brillante e intelligente film di esordio Settembre non ha avuto il clamore e la risonanza mediatica di quello di Paola Cortellesi, ma si è aggiudicato il David di Donatello come Migliore regista esordiente e la protagonista Barbara Ronchi il David come Migliore attrice.
Ricomincio da due
Giulia non sbaglia un film verrebbe da dire. L’accoglienza per questa sua seconda fatica, almeno tra gli addetti ai lavori è entusiasmante. Il film scritto e sceneggiato da lei, è ambientato in Italia negli anni a cavallo tra gli ’80 e i ’90 e prende in esame il fenomeno allora sconvolgente dell’emergere del porno nella cultura di massa. Riccardo Schicchi fonda la sua agenzia Diva Futura che darà la notorietà e la fama a Ilona Staller, Moana Pozzi, Eva Henger. Il successo è tale che per loro si crea il neologismo pornostar. Un fenomeno quindi niente affatto marginale. Queste attrici, come ci ricorda la regista, facevano parte del quotidiano, invitate nei programmi di maggior ascolto, intervistate da grandi giornalisti, erano parte della normalità della vita. Però … sì c’è un però, la società consente e nega nello stesso tempo.
E’ la storia di una grande illusione, quella di divenire delle Dive prendendo la scorciatoia del porno, che sembrava assicurare una fama immediata, salvo poi essere stigmatizzate e rifiutate proprio da quella società che le aveva bramate e rese famose. Il tutto perché quel desiderio per la società è segreto ed accettabile solo se rimane tale. E il tentativo di liberalizzare certe fantasie e portarle alla luce è in ultimo inaccettabile.
Ecco queste parole di Steigerwalt spiegano ciò che rende affascinante questa storia. Un grande inganno di cui in fondo Schicchi e le sue attrici sono inconsapevoli protagonisti e incolpevoli responsabili. Da lì in poi, infatti, la degenerazione del settore del porno ha raggiunto livelli così capillari che si stima che il primo contatto con film del genere avvenga a 12 anni. Con un pericoloso corollario. L’associazione del sesso alla violenza sulle donne. Non sorprendono dunque le parole del produttore Matteo Rovere che sottolinea il valore sociale e anche antropologico del film.
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