ROTTERDAM – Oggi vorrei presentarvi l’avventura artistica di Robert Mapplethorpe, uno di quei personaggi che nascono una volta ogni 100 anni. Grazie al suo prodigioso talento, Mapplethorpe non si è solo distinto classificandosi tra i migliori fotografi del Novecento, ma ha letteralmente riconfigurato l’ordine di bellezza del suo tempo. E se siete a Rotterdam in questo periodo, non potete assolutamente perdervi la mostra a lui dedicata.
Robert Mapplethorpe, dopo una prima fase dominata dagli scandali suscitati dalle sue immagini estreme, è stato glorificato da una critica incline ai parodossi. Dopo la sua morte, le sue foto venivano considerate molto più profonde e pensose di quasi tutti i colleghi suoi contemporanei, però non lo si considerava veramente un ideatore di contenuti bensì uno scandaloso e irriducibile esteta. Si riconosceva nei suoi lavori l’impronta di una lunga tradizione culturale ma poi lo si etichettava come un artista del tutto originale e senza precursori. Si osannava la bellezza dark delle sue opere per meglio rimuovervi le tracce dell’unica sua ossessione alla quale possiamo attribuire una valenza politica: trasformare la pornografia gay in una intenzionale aggressione allo stile di vita erotico dei cosiddetti normal, utilizzando le armi dell’Arte radicale.
Vale la pena di ricordare che, poco prima di diventare uno dei più celebri e controversi artisti del pianeta, Mapplethorpe cominciò a frequentare assiduamente il malfamato Mineshaft, un tetro localaccio per gay apparentemente molto cattivi nelle faccende del sesso. Per dirla in modo crudo, era un club per pervertiti nel quale si potevano concretizzare parecchie fantasie erotiche estreme, da far venire i brividi a chi si ritrovava a proprio agio tra le figurazioni dell’immaginario erotico normal. I frequentatori del club si vestivano preferibilmente con giubbotti, calzoni e cappello da marinaio, tutto in cuoio borchiato alla Tom Finland; ma potevano abbigliarsi anche come cowboy un po’ fuori di testa; era anche di gran moda presentarsi con le apparenze da motociclisti perennemente incazzati o come ruvidi e severi poliziotti da far invidia ad una Gestapo; anche le mise da operai in assetto “lavoro duro e rischioso” erano ben viste… Ovviamente all’ingresso era ben esposto il Dress code che proibiva l’entrata agli incravattati elegantoni, alle checche in abiti femminili, alle vaporose, tulleggianti, coloratissime drag queen. Insomma il Club esaltava il gay super maschione che reagiva alla disapprovazione morale dell’ordinary people, con l’ostentazione della virilità omossessuale. Il Mineshaft divenne presto una leggenda, attirando l’attenzione di personaggi famosi come i registi Vincent Minelli, Reiner Werner Fassbinder; attori come Rock Hudson, artisti del calibro di Keith Haring., filosofi acclamati come Michel Foucault. È plausibile congetturare che Robert Mapplehorpe, cliente assiduo del Club, abbia maturato molti dei tratti che confluirono nel suo stile fotografico ispirandosi al severo mood che trasudava sia dall’ambiente e sia da tipiche situazioni fetish, Kinky, sadomaso, nelle quali si immergeva. Non credo di esagerare se aggiungo che ai suoi occhi i comportamenti sessuali borderline avevano un significato politico e rappresentavano un desiderio di libertà che voleva assolutamente difendere con immagini fotografiche vissute dal normal come una revolverata ai neuroni. Il suo colpo di genio però, fu l’elaborazione estetica del contenuto estremo, tale da conferire alle immagini l’aura artistica nella quale ben presto l’eccitamento o il disgusto evaporavano per far posto alla percezione di una, per certi versi, incomprensibile bellezza.
Il Mineshaft venne chiuso dalle forze dell’ordine nel 1985. Era arrivato come un devastante terremoto il virus dell’AIDS. Gli omosessuali apparivano agli occhi dell’opinione pubblica come degli untori di manzoniana memoria. Era una totale idiozia, oggi lo sappiamo tutti, ma bisogna considerare che in quei giorni la paura radicalizzava le opinioni della gente, anche le più cretine. Le istituzioni intervennero e dopo alcuni controlli decretarono la chiusura del Club. C’è da dire che lo stile di vita del Kinky sex Addict e la reticenza a proteggersi con il preservativo, purtroppo favorivano l’infezione ed è senz’altro vero che la comunità gay newyorkese fu tra le più devastate. Anche Robert Mapplethorpe contrasse il virus e dopo qualche anno morì.
Ma anche se gli anni della provocazione sessuale eletta ad esperienza concreta di libertà erano tristemente finiti, questo non autorizza oggi a sottovalutare il significato storico della valenza politica dell’atto fotografico estremo di Mappletorphe, tipica tra l’altro di un atteggiamento avanguardistico molto comune tra i giovani artisti anni 60/70, soprattutto se gay, alla strenua ricerca, come diceva Andy Wharol, di quei 15 minuti di celebrità che potevano cambiarti la vita..
Bisogna ricordare che, verso la fine degli anni sessanta, il decennio della formazione dell’artista, la comunità gay di New York, malgrado una formale legittimazione istituzionale, era ancora sottoposta ad umilianti forme di discriminazione. Dichiararsi pubblicamente omosessuali significava perdere il lavoro, essere sfrattati dal padrone di casa, rovinarsi le relazioni con famiglia e amici. Mapplethorpe, a suo modo, partecipò alla guerriglia semiologica contro l’ipocrisia dominante. In quel periodo il mondo gay sentiva come prioritaria la lotta per raggiungere la possibilità di poter essere liberi di praticare il sesso omosessuale e vivere senza angoscia un immaginario erotico che sconvolgeva profondamente i benpensanti. Il fotografo, rischiando l’ostracismo dei galleristi e dei mercanti d’arte, magnificò la differenza tra il modo di interpretare la pulsione erotica dei normal con quella dei ragazzi gay. Mentre i primi, spesso con secolare ipocrisia mantenevano su un piedistallo la finalità riproduttiva, la famiglia e l’economia domestica, i secondi predicavano/praticavano l’atto erotico come causa finale del desiderio sessuale, ostentandolo come un marcatore di un concetto di libertà più profondo rispetto a quelli ideologizzati dal discorso politico.
Le foto di atti erotici estremi, gli enormi cazzi di modelli di colore dal corpo scultoreo, ripresi quasi sempre in studio, fotografati con l’aggressiva finezza formale che divenne il marchio di fabbrica di Mapplethorpe, all’inizio stentarono a trovare un pubblico disposto a comprarle. Ma poi, grazie a galleristi che avevano compreso la sublime qualità delle opere dell’artista, le sue immagini cominciarono a circolare sempre di più, accompagnate da violente ondate di indignazione. In poco tempo divennero vere e proprie icone della battaglia dei gay per il diritto di comportarsi da omosessuali. Alla fine dei settanta la sua notorietà era pari al suo enorme talento, ma il prezzo che l’artista fu costretto a pagare non era certo di poco conto. La sua arte fu sempre più avvicinata alla pornografia e il cambiamento di mentalità tra i gay, ora interessati a battaglie centrate sul problema dell’identità e sulle tappe di avvicinamento verso l’obiettivo di un loro completo riassorbimento in tutti i processi di socializzazione, resero problematici gli approcci critici al suo lavoro persino tra la comunità che il fotografo aveva contribuito a far uscire allo scoperto. L’improvvisa e drammatica apparizione dell’Aids, come ho già detto sopra, contribuì a polarizzare le perplessità che suscitavano molte delle sue foto, accentuandone il senso di perversione che, in realtà, con grande tecnica e commovente sensibilità, come per magia, il fotografo riusciva a sublimare in epifanie visive di rara bellezza.
Infatti, Mapplethorpe anche quando prendeva legnate il senso del pudore dei normal in ogni occasione ripeteva a tutti di considerarsi anzitutto come un artista innamorato del bello e ossessionato dall’idea di perfezione. I temi delle sue opere emergevano, come per la maggioranza degli artisti radicali impregnati di romanticismo, dalla sua esistenza/esperienza. Era nella logica della situazione che, soprattutto da giovane, la bellezza la ritrovasse soprattutto nell’altro ricoperto dall’involucro prodotto dalla pulsione sessuale. Il suo magistrale sfruttamento della semantica percettiva trasmessa da raffinate regolazioni in bianco/nero, i tagli del volto dei protagonisti di molte sue immagini, il controllo delle luci, gli permettevano di visualizzare un “soggetto” trasfigurato in oggetto di godimento, ovvero in qual-cosa che mi fa pensare all’impronta che lascia l’impasto pulsionale scopico, aldilà del gioco immaginario, su ciò che mette in ebollizione lo sguardo. La cattura dell’impronta dello sguardo perverso sull’oggetto/soggetto, nelle fotografie di Mapplethorpe si risolve in una costante tensione tra forze visive dalla significazione ambivalente. Ecco perché le sue immagini non sono mai completamente oscene e nemmeno moralmente indifferenti. A mio avviso, l’evidente bellezza delle sue immagini spesso risulta perturbante perché introduce nello spettacolo della visione di una perfetta messa in testo, un tratto negativo. Senza la pretesa di intrappolare Mapplethorpe o il suo stile in una interpretazione psicoanalitica, ho sempre pensato che la specificità delle sue opere dipendesse da un originale bilanciamento tra l’amore per forme esemplari e l’ombra dell’aldilà del principio del piacere che Sigmund Freud articolava nei termini di pulsione di morte.
Mi rendo conto che qualche lettore potrebbe pensare che io stia proiettando sull’opera del fotografo significazioni in qualche modo giustificate dal suo destino come uomo (all’inizio degli ottanta si ammalò di AIDS per poi morirne dopo inenarrabili sofferenze). Non è questa la mia intenzione e detesto dare senso all’arte attraverso la biografia dell’artista. Io credo piuttosto che Mapplethorpe abbia trasformato il suo voyeurismo o se volete le sue perversioni in una spietata ricerca dell’ordine di bellezza del suo tempo, senza cedere di un niente di fronte alla verità che pochi hanno saputo simbolizzare con tanta coinvolgente efficacia. Il tempo storico del fotografo, più o meno il nostro, come scrive con traumatica chiarezza lo psicoanalista Massimo Recalcati è il tempo del soggetto perverso ovvero della normalizzazione/mercificazione delle perversioni.
A tal riguardo, con il senno di poi, l’ordine di bellezza configurato da Mapplethorpe, per noi fruitori delle sue immagini estranei al contesto polarizzante dal quale emersero, io lo interpreto piuttosto come una paradossale cura per il desiderio smarrito della contemporaneità. Senza negare le ragioni del godimento perverso, il fotografo, innalza o se volete sublima il suo “oggetto” conferendogli l’aura che possiedono le opere d’arte che oltre alla bellezza ci restituiscono i sintomi del nostro tempo, trasfigurati in figurazioni simboliche di straordinario impatto emotivo.
L’avventura artistica di Mapplethorpe, dal 22 aprile al 14 agosto 2017 è fruibile presso la Kunsthal di Rotterdam. Vi si trovano esposte 200 fotografie che narrano tutte le fasi e i temi della tormentata carriera del fotografo. Ho il sospetto che la scelta delle immagini da parte dei curatori, sia stata motivata dall’intenzione di presentare Mapplethorpe essenzialmente come grande artista, limitando il numero delle immagini che in passato suscitavano scandalo, sovrastando con una cascata di chiacchiere la meritata reverenza dovuta ad un personaggio geniale e coraggioso. Non me la sento di criticarli per una decisione piena di buon senso, anche se ho il sospetto che, in qualche modo, sia esattamente il rovescio della visione che Mapplethorpe aveva della vita. Forse oggi, a quasi trent’anni dalla sua scomparsa, per far ri-conoscere il valore del suo lavoro artistico senza le interferenze dei moralisti ad oltranza, può risultare più efficace utilizzare una diversa focalizzazione sulle immagini dell’archivio che ci ha lasciato, producendo provvisorie narrazioni attente ad evitare polarizzazioni passionali tra il pubblico. Se l’obiettivo della mostra è dimostrare che Mapplethorpe era un perfezionista allora qualsiasi foto abbia conservato nel suo archivio non può che funzionare. Il fantasma della perfezione attraversa tutta la produzione dell’artista ( salvo le prime esperienze in cui sperimenta diverse tecniche). Tuttavia non bisogna dimenticare di ricordare che Mapplethorpe era cosciente dell’impossibilità di fondo che nascondeva il fantasma della perfezione. Lottare con l’impossibile della visione, dello sguardo; sfruttarne i punti di perdita, creare il momento in cui nasce l’immagine che lascia margini alla possibilità (di essere perfetta), probabilmente è una sintesi accettabile dell’orientamento esistenziale/artistico che Mapplethorpe ha poi trasformato nel Grande Stile che oggi, molti come il sottoscritto rispettano aldilà della significazione di superficie o di genere delle sue immagini.
INFO MOSTRA
Robert Mapplethorpe
A perfectionist
Kunsthal, Rotterdam
22 aprile – 27 agosto 2017
Robert Mapplethorpe
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grande Mapplethorpe. la sua mostra vale un viaggio a Rotterdam. Ricordo che la sua prima mostra in Italia doveva essere fatta a Venezia nell’89. Quando gli organizzatori videro le foto dei nudi la bloccarono subito e impedirono l’inaugurazione. Fu fatta in un’altra città in una sede meno prestigiosa. Oggi le sue foto non fanno più scandalo. Rimaniamo in un mondo di merda, ma qualche miglioramento c’è stato.
Secondo me andavano valorizzate le foto artistiche. Concordo con i curatori. Troppo polemiche stupide non servono a niente. È più importante presentare immagini che permettano anche a chi non si intende di foto d’arte, di farsi un’idea della grandezza di Mapplethorpe.
La mostra arriverà anche il Italia? L’autore dell’articolo ha parlato di romanticismo. Ma io penso che le foto di nudi ci indichino un attento studio della statuaria classica.
Non so se prevede una sorta di “tour” la mostra, nè tantomeno se verrà in Italia, ma speriamo! Ad ogni modo io approfitterei per vedere, non solo la splendida esposizione, ma visitare un paese davvero affascinante come l’Olanda. E vedere gli spazi, le gallerie ed i musei dove avvengono le varie esposizioni. Qui in MyWhere facciamo spesso articoli sull’Olanda, non solo perchè c’è una corrispondente estera come le De Groot che ci invia articoli e foto splendide del paese dove vive, ma perchè siamo profondamente affascinati da questa civile monarchia. Grazie Ann per il tuo contributo.
Spero anch’io che la mostra arrivi in Italia ma solo se i curatori hanno scelto foto decenti. Non so voi, ma io mio figlio a vedere i maschioni superdotati di Mapplethorpe non ce lo porto.
ahahahaha! divertentissima osservazione!
sì, forse è una decisione saggia…:-)
Hai paura che faccia un confronto con te? A me sembri un po’ razzista, di quel razzismo in punta di piedi che mi fa incazzare ancora di più.
Ma quale razzismo? Ho soltanto espresso la mia disapprovazione per foto che in passato tutti hanno considerato oscene. Io sono d’accordo che Mapplethorpe è stato un grande artista ma preferisco i suoi ritratti e le meravigliose foto di fiori.
Io penso che i curatori sono stati bravi ad individuare il concetto di mostra che permette di fondere le diverse anime di Mapplethorpe. Il perfezionista è una figura che si addice perfettamente al suo stile. I contenuti delle sue opere possono variare. Ma la loro estetica è sempre la stessa.
Io invece preferisco gli studi sul corpo. Mapplethorpe riesce a darci l’impressione di grazia e insieme di potenza. Le foto della culturista Lisa Lyon fecero epoca.
Come dire in altre parole che adoro Mapplethorpe? Non solo dal punto di vista fotografico, credo sia in generale una persona da cui prendere spunto. La sua determinazione è da emulare, è riuscito completamente a fregarsene delle critiche, rischiando l’emarginazione da parte dei galleristi e dei mercanti d’arte. Ha raccontato in modo diretto ma al tempo stesso delicato (mi passi il termine), la differenza tra come interpretano la pulsione erotica i normal rispetto agli omosessuali. Delicato perché, a parer mio, è vero che sono esplicite, ma lasciano veramente quel senso di disgusto così proclamato da altri?
Proviamo insieme a Mapplethorpe a considerare i normal di quel periodo degli ipocriti: ostentavano la finalità riproduttiva e il voler mettere su famiglia con la persona amata, semplicemente per nascondere l’atto erotico come causa finale del desiderio sessuale. Gli omosessuali invece, erano liberi dalle ideologie politiche, liberi da qualsiasi contesto storico culturale.
Mapplethorpe ha quindi fotografato il grande cambiamento sociale negli Stati Uniti. Dalla fine degli anni ’60 sono nati diversi movimenti dei diritti civili, come il movimento per la liberazione delle donne e la rivoluzione sessuale. Questi cambiamenti hanno influenzato l’arte e la cultura, portando a un’esplosione di nuove forme di espressione. Mapplethorpe ha catturato la sensualità e la sessualità in modi mai visti prima, che come dicevo, sono state considerate provocatorie e scomode, spesso affrontando la questione dell’identità sessuale.
Per quanto riguarda il suo modo di scattare, era molto attento ai dettagli e all’estetica, si è concentrato su oggetti come i corpi maschili, le composizioni floreali. Il suo stile era nitido, pulito e preciso, e i suoi scatti erano spesso in bianco e nero, molto contrastante.
Il lavoro di Mapplethorpe ha influenzato ovviamente molti artisti contemporanei. Mi viene in mente Cindy Sherman, che ha creato opere provocatorie e ha sfidato le convenzioni sociali. Ha spesso utilizzato la sua immagine in modo sperimentale, indossando abiti e maschere per creare personaggi che esplorano la sessualità, l’identità di genere e la costruzione dell’immagine pubblica. O ancora Nan Goldin, fotografa che ha catturato la vita di amici e amanti in modo crudo e senza fronzoli, denunciando anche la violenza sulle donne.
In conclusione, trovo che Mapplethorpe si sia messo nei panni di portavoce per coloro che non avevano il coraggio di andare oltre le convinzioni sociali, per paura di non essere più accettati da amici e famiglia. Al tempo stesso, per coloro che sono usciti allo scoperto, ha donato libertà, libertà di potersi esprimere in qualunque modo.
La tua interpretazione può essere generalizzata alla reazione di tutte le menti progressiste che hanno difeso il fotografo dalle scontate reazioni negative che ebbero le persone che si riconoscevano nella morale pubblica. Ma sono convinto che pochi sarebbero stati capaci di scriverlo come hai fatto tu.
Robert Mapplethorpe attraverso le sue opere spesso criticate e fraintese decise di raccontare tutti quei soggetti che all’epoca non si potevano raccontare.
Il mezzo che utilizzò per raccontare il mondo di cui anche lui faceva parte fu proprio la fotografia.
Realizza la maggior parte delle sue fotografie in studio ricercando la perfezione della composizione.
Attraverso il bianco e nero, l’utilizzo delle luci e delle ombre riesce nel suo intento, richiamando l’arte classica nella bellezza e nella continua ricerca della perfezione anche se la bellezza la ritrova in quei corpi spinto dalle sue pulsioni.
Trovo strepitoso il modo in cui riesce a giocare con questi forti contrasti e inoltre penso che attraverso le sue foto più celebri volesse sfatare i soliti luoghi comuni che vi erano anche all’epoca riguardo la virilità degli omosessuali.
La continua ricerca della bellezza che trova nel corpo umano la trova anche nei fiori richiamando la sessualità già vista ma raccontata in un modo diverso, meno facile da decifrare e quindi meno criticabile.
Ciò che lo portò a decidere di raccontare questi mondi nascosti attraverso la fotografia fu l’onestà di questo mezzo, la capacità di raccontare la realtà.
Ci sono molte similitudini con Nan Goldin, prima a raccontare mondi che non si potevano svelare, vicini a lei, in cui trovò la bellezza che le permise di raccontare anche la sua vita.
Per lei la fotografia non è solo la contemplazione dell’immagine ma la necessità di rendere lo spettatore partecipe di ciò che sta vedendo.
Entrambi hanno un legame molto forte con le persone che fotografano, quasi intimo che li permette di fidarsi di loro e raccontarli al meglio.
Come anticipato la plasticità dei corpi ritratti nelle sue fotografie richiama le sculture di Michelangelo e l’arte rinascimentale.
Infatti è stata realizzata anche una mostra “ La perfezione nella forma” realizzata anche in collaborazione con la Galleria dell’Accademia di Firenze, dove si è svolta con enorme successo la prima tappa espositiva.
Rappresenta un dialogo tra il fotografo americano e i grandi maestri del Rinascimento, in particolare Michelangelo, tra passato e presente.
Guardando le immagini su internet mi ha colpito molto questo scambio tra epoche diverse e mi sarebbe piaciuto vedere questa mostra dal vivo.
“Se io fossi nato cento o duecento anni fa avrei potuto fare lo scultore, ma la fotografia è un modo più veloce per vedere le cose, per fare scultura” e ancora “Vedo le cose come fossero sculture…”
Siccome la definizione di fotografia è scrivere con la luce che è fondamentale per la valorizzazione di una scultura trovo che entrambi siano riusciti a esaltare la perfezione attraverso la stessa cosa ovvero la luce seppure utilizzando tecniche differenti.
Interessante il parallelismo con Nancy Golding. Però io penso che lei avesse e mostrasse una visione dalla percezione più cinematografica. Mapplethorpe è più classico e ha indubbiamente una grazia che Nan non ha mai emulato.
Cosa di Mappelthorpe effettivamente ha portato il suo nome a diventare così celebre e a scalpire la storia tanto da essere considerato un pioniero del suo tempo? La risposta è molto semplice e diretta, la sua audacia e spudoratezza nell’esporsi a livello sociale e politico portando immagini provocatorie intrise di una classicità disarmante per portare avanti i suoi ideali.
Contestualizzando il periodo di operato di questo grande artista, la New York degli anni settanta è caratterizzata dalla censura, le foto di nudi così esplicite di Mappelthorpe venivano esposte ad un pubblico che si portava ancora dietro gli strascichi del proibizionismo instaurato nel 1933, una New York, un America in cui essere gay apertamente ti portava ad essere un outcast, un reietto impossibilitato ad avere un posto nella società.
La caratteristica fondamentale delle opere di Mappelthorpe, per quanto scioccanti e prive di pudore è la grande cura, sono foto pulite, armoniose, fotografa con la stessa grazia i suoi fiori come orde di uomini nudi e muscolosi. Aggiunge a quella che era la fotografia pornografica del tempo la nobilitazione ad opera d’arte, tassello che lo ha portato, fra le controversie a creare il nome che tutt’oggi è impresso nell’albo dei grandi nomi di artisti rivoluzionari del novecento. Con le sue fotografie ha portato l’attenzione di un America indifferente le problematiche e l’esistenza di una subcultura, sensibilizzando alla presenza di persone che altrimenti venivano reputate come inesistenti e prive di diritti in quanto blasfeme e a quelle che erano le loro condizioni e tenore di vita. Porta sfacciatamente un orgoglio di libertà, libertà sessuale, libertà di essere e di espressione. I suoi nudi così espliciti sono una denuncia al perbenismo dei normal che protraevano l’idea di un desiderio sessuale legato solo alla procreazione, egli infatti protrae un desiderio sessuale legato alla soddisfazione personale, ad i limiti del morale con le pratiche protratte tipiche dei club che frequentava covi di quella che è stata l’epidemia dell’AIDS che prenderà la vita di lui stesso come una delle sue celebri vittime. Mappelthorpe riesce ad imporsi, ad imporre la propria libertà, quella di un intera comunità che ha ispirato i moti rivoluzionari che hanno portato a vere e proprie manifestazioni che arrivano fino al giorno d’oggi come il primo pride. Nonostante siano passati decenni le sue fotografie sono capaci di parlare ancora, di portare un messaggio che ora come al tempo è profondamente attuale.
Mapplethorpe è senza dubbio un artista divisivo: i suoi scatti hanno fin da subito suscitato scandalo.
Siamo negli Stati Uniti di fine anni ‘70: la frequentazione del celebre locale gay di NY “Mineshaft” fu nodale per la carriera artistica di Robert : l’intento dei suoi lavori era normalizzare determinate pratiche sessuali, fantasie erotiche e diversi modi di vestire, che si discostavano ampiamente da ciò che fino ad ora era stato definito ordinario. Utilizzare la fotografia come mezzo politico, in maniera così radicale e sfrontata, ha portato l’artista ad essere apprezzato e messo in discussione continuamente. Girovagando sul web, mi sono imbattuta su un articolo che effettuava un parallelismo fra Mapplethorpe e Auguste Rodin (noto scultore e pittore francese) , si è addirittura tenuta una mostra nel 2014 al Musée Rodin di Parigi, incentrata sull’approccio di questi due giganti. Entrambi soliti rappresentare il corpo: Rodin aveva l’obiettivo di rappresentare il movimento, trasmettere emozioni, attraverso sculture delicate e dettagliate, Mapplethorpe, invece, idealizzava la potenza della figura umana , mostrando uomini possenti e ben piazzati. Gli accostamenti fra i due artisti sembravano funzionare davvero bene, in alcuni casi sembrava quasi che si fossero condizionati a vicenda. “Vedo le cose come sculture, come forme che occupano uno spazio” , afferma R.M.
Robert Mapplethorpe, fotografo americano noto per le sue immagini controverse e provocatorie. Sebbene fosse indubbiamente un artista di talento, il suo lavoro è stato oggetto di intense critiche e dibattiti nel corso degli anni. Da un lato, è innegabile che il lavoro di Mapplethorpe contenga una grande quantità di nudità e contenuti sessuali espliciti. Alcune delle sue immagini più famose presentano genitali maschili e femminili, scene BDSM e altri soggetti tabù. I critici del suo lavoro sostengono che questa enfasi sul sesso è gratuita e offensiva e che serve solo a scioccare e solleticare gli spettatori. Oltre a ciò, alcuni hanno accusato Mapplethorpe di sfruttare i suoi sudditi, in particolare coloro che erano coinvolti nel BDSM e in altri stili di vita alternativi. Sostengono che le sue immagini oggettivizzano questi individui, riducendoli a meri oggetti sessuali piuttosto che a esseri umani pienamente realizzati. D’altra parte, i difensori del lavoro di Mapplethorpe sostengono che le sue immagini sono potenti e stimolanti e che servono a sfidare le nozioni tradizionali di bellezza e decoro. Sottolineano che Mapplethorpe non era semplicemente interessato a rappresentare il sesso fine a se stesso, ma piuttosto a esplorare i confini di ciò che è considerato accettabile nella società. Spingendo questi limiti, è stato in grado di creare immagini visivamente sbalorditive e intellettualmente stimolanti. Sottolineo che era apertamente gay in un momento in cui questo era ancora considerato un tabù in molte parti della società e che le sue immagini della forma maschile erano una celebrazione della sua stessa sessualità. In questo senso, il suo lavoro è stato una forma di autoespressione e liberazione e ha contribuito a spianare la strada a una maggiore accettazione e comprensione delle persone LGBTQ+.
Personalmente, ritengo che la figura di Robert Mapplethorpe abbia avuto un impatto fondamentale sulla storia dell’arte contemporanea. La sua abilità nel trasformare immagini esplicite e provocatorie in opere d’arte raffinate e armoniose è stata rivoluzionaria e ha contribuito a cambiare l’idea comune di ciò che può essere considerato arte. Inoltre, la sua capacità di portare l’attenzione su tematiche ancora tabù come l’omosessualità e la libertà sessuale, ha dato voce a una comunità emarginata e discriminata, portando all’apertura di un dibattito culturale e sociale che ancora oggi è estremamente attuale.
Vorrei sottolineare come il suo lavoro, sebbene controverso, abbia contribuito alla normalizzazione di tematiche e stili di vita che prima erano considerati tabù. In un mondo in cui la diversità spesso viene respinta o addirittura perseguitata, il lavoro di Mapplethorpe rappresenta una sfida al conformismo e un invito a guardare la realtà in modo nuovo e aperto.
Credo che l’arte debba avere il potere di stimolare la riflessione e il dialogo, di porre domande e sfidare i pregiudizi. E in questo senso, la figura di Robert Mapplethorpe rappresenta una testimonianza importante di come l’arte possa essere usata come strumento di cambiamento e di liberazione, capace di rompere le barriere sociali e di aprire la strada a un futuro più inclusivo e tollerante.
Robert Mapplethrope è stato un fotografo visionario e perfezionista, il suo stile è stato caratterizzato da una forte attenzione al dettaglio e alla forma, con una predilezione per soggetti che rappresentavano la bellezza del corpo umano, spesso in modo estremo. Infatti i suoi scatti oltre gli scandali che ne sono derivati, hanno anche suscitato l’ammirazione per la loro bellezza e perfezione formale.
In un mondo pieno di persone senza peccato (detto in maniera ironica ovviamente) ha approcciato il grande tabù del sesso per renderlo icona di un atto di liberazione. Ha contestualizzato la situazione della comunità gay nella società dei normal e allo stesso tempo messo in evidenza, oltre alla normalità e disinvoltura dell’atto sessuale, la libertà che ne scaturisce.
L’unione della sua mania di perfezione e le sue pulsioni più profonde consentono un inebriante viaggio. Guardare le sue foto per me è come guardare il mare dopo la tempesta: una bellezza rara con un retrogusto amaro, ma che porta a una visione rivelatrice.
Esplorare le opere di Mapplethorpe può essere un’esperienza emotivamente intensa e spesso provocatoria. Le sue immagini evocano una vasta gamma di sensazioni, dalla meraviglia alla ripugnanza e allo shock. Comunque l’attenzione che il fotografo dedica al dettaglio e alla forma fa suscitare un senso di ammirazione per la sua tecnica, ma anche di disagio per l’oggetto rappresentato. In ogni caso le sue immagini sono in grado di provocare una reazione emotiva nel fruitore, suscitando riflessioni sulla sessualità, sulla bellezza e sulla forma umana, e spingono il pubblico a confrontarsi inevitabilmente con questioni di natura etica ed estetica.
Nelle sue fotografie il corpo erotico diventa un oggetto d’arte, con una bellezza che deriva dalla sua stessa natura e dalle sue imperfezioni. È stato un artista che ha saputo esplorare con coraggio e senza pregiudizi il lato erotico del corpo, portando alla luce la bellezza e la forma che si nasconde anche in quelli che sono considerati atti o comportamenti devianti.
Ha esplorato ogni centimetro del corpo in modo rigoroso e dettagliato, con la massima attenzione al dettaglio, alla composizione e alla luce, creando una sorta di tensione tra bellezza ed erotismo. L’uso del bianco e nero, quindi del chiaroscuro, accentua i contorni del corpo e crea maggiore senso di tridimensionalità, che non può lasciare il fruitore indifferente.
Inoltre scattando anche corpi marginalizzati come le persone di colore, ha sfidato la norma estetica e promosso l’uguaglianza e l’inclusione.
In conclusione il fatto che il tempo di Mapplethorpe si può dire coincida con l’emersione dei disagi sulla percezione del proprio corpo tra i giovani normal, mi fa dedurre per analogia che la sua visione abbia contribuito a far scattare qualcosa nella menti umane.
Le sensazioni che emergono dalle sue fotografie sono dunque complesse e variegate, spaziando dal piacere estetico alla sfida morale, ma tutte collegate a quell’attenzione rigorosa e alla mania di perfezione che hanno reso i suoi scatti indelebili e icone di un tempo che dura tutt’ora.
Robert Mapplethorpe ha vissuto , possiamo dire così 2 fasi, una quando era in vita e una dopo la sua morte.
Diamo un contesto storico .Partiamo dalla prima fase , ci troviamo a NY anni 70’ , in cui ancora l’omossessualità non era ben vista, quindi una società che non apprezza anzi quasi allontanava i gay, ma nonostante ciò era presente un locale il “ Mineshaft “ in cui si praticavano fantasie erotiche estreme , in questo locale l’obbligo era di vestirsi in un certo modo giubotto di pelle , e altri asbbigliamenti che facessero sembrare grandi gli uomini .
Mapplethorpe aveva iniziato a frequentare questo locale e da qui cercò di raccontare la parte di società a cui apparteneva con la fotografia , e qui posso dedurre quanto questo ragazzo sia stato determinato , forte e non dare ascolto alle critiche , poiché l’opinione pubblica su quelle fotografie erano tutto tranne che positive , queste fotografie erano pura provocazione per lui era più una questione di valenza politica più che creare scalpore , il suo scopo era quello di raccontare quella parte di società che non era ben vista.
In quel periodo ci fu anche la diffusione dell’AIDS e secondo la società di chi era la colpa? Ovviamente degli omosessuali e del “ Mineshaft “ , quindi il locale venne chiuso , quindi Mapplethorpe utilizzò uno studio per realizzare i suoi scatti e quelli che realizzava erano a dir poco meravigliosi , il corpo maschile scattato attraverso un bianco e nero contrastato , luci e ombre ben realizzate riuscì a cattuarare la bellezza, sensualità e sessualità dello stesso.
Di tutti i suoi lavori mi ha colpito molto il set floreale , i fiori per il fotografo erano la rappresentazione della passione.
La seconda fase come annunciavo prima era quella della dopo la morte poiché , se prima Mapplethorpe non era apprezzato dopo la sua morte invece venne glorificato e apprezzato per i suoi scatti , molti galleristi iniziarono a richiedere delle fotografie del fotografo per fare delle mostre.
In conclusione posso dire che Mapplethorpe ha portato nella società , coloro che erano disprezzati da tutti , è riuscito a mettersi nei loro panni , rischiando di perdere , amici e famiglia.
Robert Mapplethorpe è stato un fotografo americano di grande impatto artistico, noto soprattutto per le sue immagini in bianco e nero che esploravano tematiche provocatorie come l’omosessualità e il nudo. Nel corso della sua carriera, ha sviluppato uno stile raffinato e provocatorio, utilizzando luce e composizione per creare immagini intense e suggestive.
Le sue fotografie sono caratterizzate dalla sua attenzione per la forma e alla sua capacità di creare immagini potenti e durature utilizzando la profondità di campo, la simmetria, la linea dell’orizzonte e il bilanciamento dei soggetti all’interno della cornice e utilizzando anche la luce naturale per creare ombre e luci forti che enfatizzavano la forma dei soggetti, spesso ispirandosi alla pittura classica, in particolare alle opere del Rinascimento italiano. Le sue fotografie di uomini nudi e tematiche sessuali sfidavano i taboo della società dell’epoca, ma erano presentate in modo elegante e formale.
Mapplethorpe era noto inoltre per il suo perfezionismo e la sua attenzione maniacale ai dettagli, spingendosi costantemente al limite per creare immagini perfette. Era molto esigente con se stesso e con il suo lavoro, studiando per ore o giorni per ottenere la perfetta illuminazione, posizione e inquadratura per ogni fotografia. Era noto per l’utilizzo meticoloso di schermi, filtri e altri accessori per controllare la luce e la messa a fuoco, nonché per la stampa delle sue fotografie, lavorando personalmente in camera oscura per ottenere la perfetta gamma tonale e il contrasto.
Nonostante le sue fotografie provocatorie e sessualmente esplicite, il fotografo americano ha ottenuto grande riconoscimento artistico e le sue opere sono diventate parte del patrimonio culturale degli Stati Uniti. Dopo la sua morte nel 1989 causata delle complicazioni dell’AIDS, fu Fondazione Robert Mapplethorpe per preservare e promuovere il suo lavoro, garantendo che la sua influenza sulla fotografia e sulle arti visive continui ad essere sentita ancora oggi.
Robert Mapplethorpe ha dato l’estremo potere ai suoi scatti di tramandare una bellezza allo scandalo, di lasciare a bocca aperta lo spettatore; come citato riportato nel testo, egli è stato uno scandaloso esteta, e trovo nella sua tecnica un’impronta indelebile, come se si raccontasse senza schemi e senza regole, ma con quella ricerca di ordine fatta di pura eleganza artistica, che riporta fino a oggi realtà al tempo viste come reati, come cose immaginabili, fatti che portavano le stesse persone a essere discriminate, discriminate in quel mondo che con coraggio e con personalità Mapplethorpe ha voluto rendere meno nascosto, meno proibito e più visto possibile.
Trovo le sue fotografie di una sensibilità fatta di purezza, nei suoi scatti c’è ordine, quell’ordine che riporta alla libertà, libertà di compiere determinate azioni e di essere sé stessi. Poiché qualcosa che viene visto come il caos, viene riportato con ordine, dandoci quindi l’idea che non c’è nulla di sbagliato.
La bellezza è la chiave dei suoi lavori, in ogni minimo dettaglio e nell’utilizzo delle luci e del bianco e nero, tecnica che lascia allo spettatore quel qualcosa in più, che lo tocca al cuore, che lo porta a fargli cogliere in modo differente lo scatto. Come Oliviero Toscani egli riporta la realtà dei fatti, vuole cambiare il mondo, magari con quella nota in più di “trasgressione” e la fotografia, anche se non capita da tutti, cela quel sentimento in più percepibile agli occhi, quella sensibilità che emoziona, quella realtà che spesso ci fa rabbrividire, perché non sempre capita.
Estrema bellezza del testimoniare la propria storia e la storia degli altri con degli scatti, quella discriminazione fuori dall’immaginario, quel riportare azioni che devono essere viste, quella bellezza estetica, funzionale e profonda, che ci porta a cogliere le cose in modo diverso, che ci arricchisce e ci fa crescere, ci fa percepire la ricchezza del dettaglio.
Perché in fondo la fotografia è questo, ci porta in un nuovo mondo, tramite le nostre emozioni, e artisti come Mapplethorpe sono molto più della loro storia e della loro biografia, sono la testimonianza che la bellezza si cela dietro ogni cosa, a volte impercepibile a noi, ma che se si inizia a percepire ci fa affrontare il mondo con occhi diversi, occhi più sensibili e pieni di voglia di scoprire, capaci di comprendere.
Ritengo che la fotografia di Mapplethorpe sia espressione delle contraddizioni della società dell’epoca. Ad una ricercatissima perfezione formale, evidente in ogni suo scatto, viene accostata l’esplorazione di un tema ancora tabù, quello della sessualità libera, lontana dalle ipocrisie, che rende la figura del fotografo, per quanto duramente criticata da moralisti interessati a mantenere intatto il tradizionale ordine delle cose, estremamente affascinante. Gli aspetti che più hanno catturato la mia attenzione sono sicuramente la complessità delle fotografie, nel soggetto rappresentato e nella tecnica fotografica utilizzata, e la valenza politica e sociale, ancora attuale, del lavoro del fotografo ed artista.
Ciò che c’è di rivoluzionario nelle fotografie di Mapplethorpe non è solo il soggetto, percepito come assolutamente scandaloso, ma la sua rappresentazione guidata da un’incessante ricerca della perfezione e del bello che permea ogni scatto. Sono proprio le pulsioni sessuali e il suo oggetto del desiderio a rappresentare quella bellezza e perfezione tanto ricercata ed ambita. Attraverso la sua magistrale abilità di fotografo nell’inquadratura del soggetto/oggetto del desiderio e nella regolazione di luci e bianco e nero, che scatti ad una prima analisi scandalosi e perversi, producono nell’osservatore una certa perplessità a causa della loro bellezza inusuale. Come fa una cosa ad essere contemporaneamente moralmente inaccettabile e bella? Questo binomio contraddittorio è ciò che più caratterizza la sua fotografia e la sua persona all’interno della società.
Di spicco è anche la rilevanza politica rivestita dal suo lavoro. Ci troviamo a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, anni di grande fermento giovanile in tutto il mondo, dettati da parole come libertà ed esperienza diretta, di tutto, dalle sostanze ad una sessualità senza regole, senza limiti. Mapplethorpe è figlio di questa generazione e lo vediamo nel suo frequentare il controverso locale Newyorkese Mineshaft, di ispirazione per i suoi scatti, e nella volontà di vivere la sua omosessualità liberamente, lontana dall’ipocrisia di una società che, con la diffusione del virus dell’AIDS, diventa sempre più ostile. È proprio in questo contesto che le sue fotografie vanno a contribuire alla difesa e alla legittimazione politica e sociale della comunità gay e alla sua libertà nel vivere la sessualità, troppo diversa da quella dei normal, che si nascondono ancora dietro a concetti quali procreazione e famiglia. Le sue fotografie iniziano infatti a girare, ad incuriosire i galleristi e ad essere sulla bocca di tutti, la loro associazione con la pornografia gay le allontana però sempre di più dalla comunità che hanno incessantemente difeso, o meglio dire legittimato, interessata ora alla completa integrazione all’interno della società.
In conclusione, per quanto controverso e criticato, il contributo di Mapplethorpe diventa quindi fondamentale e lascia un’impronta evidente, indelebile nella lotta per il riconoscimento, e successivamente accettazione, di un’intera comunità che per troppo tempo ha dovuto nascondersi. Analogamente, la ricerca della perfezione formale e la rara bellezza trasmessa che travolgono l’osservatore, rendono gli scatti del fotografo immediatamente riconoscibili.
Complimenti per il tuo intervento. Con qualche puntuale riferimento ad opere specifiche e un po’ di parolone critiche, sarebbe risultato esemplare.
Fotografie dall’ incomprensibile bellezza, come citato dall’articolo, penso sia la frase più adatta per descrivere le fotografie di Mapplethorpe, non tanto per i soggetti che va a raffigurare, anche se dobbiamo dirlo per il periodo in cui si trovava i soggetti non erano ben visti, ma più per il modo in cui venivano raffigurati. Mapplethrope è conosciuto per le sue strabilianti fotografie in bianco e nero è riuscito a trasformare i corpi nudi di figure maschili in vere e proprie sculture grazie alla sua capacità di giocare con le luci dando vita a contrasti tonali prettamente drammatici.
Mapplethorpe ha spesso espresso che per le sue fotografie prese come ispirazione principale il pittore Michelangelo, anche se nelle sue immagini rivedo molto anche i quadri di Caravaggio, sopratutto per la presenza preponderante di ombre in forte contrasto con le luci.
I protagonisti delle sue fotografie sono spesso coppie omosessuali riprese in tutti i suoi scatti in chiave erotica e pornografica, come citato prima le sue immagini non sono ben viste proprio per questi soggetti raffigurati, per via degli anni ’60-’70 in cui si trovava il fotografo. Le sue foto fecero scattare diverse controversie da parte di organizzazioni conservatrici e religiose che si opposero ai finanziamenti pubblici dei suoi lavori. affascinati solo le fotografie che realizzerà in seguito, raffigurano dire il concetto di nudo, ma trasformandolo da un rappresentazione molto spinta e quasi provocatoria a una più elegante utilizzando addirittura composizioni floreali, riuscendo a rappresentare il concetto di sensualità attraverso nature morte. Difatti se si pensa ai fiori si pensa a qualcosa di candido, innocente, ma Mapplethorpe è riuscito a mostrare attraverso i fiori un lato provocatorio.
“Sono ossessionato dalla bellezza. Voglio che tutto sia perfetto…” penso che non ci sia frase più accurata per descrivere sia la personalità del fotografo, che e fotografie stesse.
La parte della citazione di Mapplethorpe che hai omesso è, a mio avviso, la più importante…and of course it isn’t (e ovviamente non lo è).
Dal mio punto di vista, sono fermamente convinto che l’influenza di Robert Mapplethorpe nella storia dell’arte contemporanea sia di portata incancellabile. La sua eredità artistica risuona ancora oggi, rappresentando un’importante pietra miliare nell’evoluzione dell’arte.
La sua prospettiva artistica e il suo approccio rivoluzionario hanno riscritto i limiti dell’espressione artistica, sfidando le convenzioni e aprendo percorsi creativi inesplorati. Mapplethorpe ha dimostrato una straordinaria maestria nel tradurre tematiche complesse e sensibili in opere che colpiscono l’osservatore con forza ed emozione.
È interessante anche come il suo lavoro abbia contribuito a ridefinire il concetto di bellezza, andando oltre gli standard preconfezionati e abbracciando la complessità e la varietà del mondo che ci circonda. Le sue immagini, audaci e provocatorie, ci spingono a riconsiderare i nostri pregiudizi e a esplorare nuove prospettive.
Ritengo che l’eredità di Mapplethorpe risieda non solo nella sua abilità tecnica e nell’estetica delle sue opere, ma anche nel coraggio di affrontare temi tabù e mettere in discussione le norme sociali. Le sue fotografie sono un invito a esplorare il lato oscuro e controverso dell’umanità, stimolando la nostra mente e spingendoci a riflettere sulle complesse dinamiche della società.
In conclusione, l’opera di Robert Mapplethorpe rappresenta una pietra angolare nella storia dell’arte contemporanea, con il suo impatto profondo e duraturo. Il suo approccio audace e la sua capacità di spingere i limiti hanno lasciato un’impronta indelebile, sfidando i dogmi e aprendo nuovi orizzonti per l’arte e la società.
Osservando gli scatti a prima vista provocatori e scandalosi di Mapplethorpe, non ci vuole molto per arrivare a percepirli come rappresentazioni audaci di una normalità ben diversa da quella a cui è abituato un occhio appannato, abituato alle solite routine ed i soliti pensieri che io definirei “quotidiani e accuratamente censurati”. Nonostante le sue fotografie rappresentino uomini nudi in pose ed outfit suggestivi, non censurati, è comunque possibile percepire quell’ossessiva ricerca della perfezione, dell’ordine in qualcosa che, agli occhi della società, sembra essere tanto caotico.
Specialmente nel periodo in cui ha vissuto il fotografo americano, diffondere fotografie di tali possenti soggetti, raffigurati in contesti sessualmente espliciti e affrontando un tema allora estremamente scandaloso come l’omosessualità, significava correre rischi e diventare il bersaglio di numerose critiche ed opinioni negative. Per l’ennesima volta però viene provato che nulla porta alla fama e al successo quanto il coraggio di tuffarsi direttamente dentro le critiche, rischio che vale la pena correre se si vuole essere, comunque, conosciuti dalle masse. Lasciandosi ispirare dalla sua frequentazione del Mineshaft di New York, Mapplethorpe ha creato e utilizzato i suoi scatti in bianco e nero, caratterizzati da una tecnica raffinata, una costante ricerca della bellezza e dalla ricca sperimentazione di effetti creati da luci e ombre, come audace manifestazione politica e sociale per rappresentare la repressa comunità gay. Senza dubbio ha giocato un ruolo importante, tramite il suo lavoro e le sue opere anche per rivendicare i desideri della maggioranza giovanile (di cui egli stesso faceva parte) negli anni Sessanta e Settanta, quali fare esperienze sia sessuali che non come una comunità, senza limiti e in assoluta libertà, sfidando la società monotona e ipocrita dei “normal”.
C’è infatti una ragione per cui il marchio di Mapplethorpe, caratterizzato da una fine e formale eleganza, grande capacità di gestire la forma nei suoi dettagli ma anche capacità tecnica di usare la luce, la simmetria e la prospettiva, alla fine è riuscito a trasmettere il suo messaggio e a far comprendere la sua intensità comunicativa, estetica e la sua potenza con successo. Anche se dovette fare i conti con la perplessità critica verso le sue opere, persino da parte della comunità omosessuale stessa e con la diffusione dell’AIDS, per nulla di aiuto, il fotografo è diventato un memorabile artista e le sue immagini sono divenute famose a livello mondiale, riconoscibili grazie al loro insolito fascino, ma soprattutto per il loro ruolo simbolico nella lotta per la rivendicazione dei diritti della comunità gay, dentro e fuori dagli Stati Uniti.
Robert Mapplethorpe ha conferito un potere estremo alle sue fotografie nel trasmettere una bellezza che sfiora lo scandalo e lascia gli spettatori sbalorditi. Come descritto nel testo, egli è stato un esteta scandaloso e trovo che la sua tecnica abbia lasciato un’impronta indelebile, come se raccontasse senza schemi né regole, ma con una ricerca di ordine basata sull’eleganza artistica pura. Questa ricerca ha portato alla luce realtà che in passato erano considerate reati, impensabili, fatti che discriminavano le stesse persone che Mapplethorpe ha avuto il coraggio e la personalità di rendere meno nascosti, meno proibiti e più visibili.
Trovo che le sue fotografie siano permeate da una sensibilità intrisa di purezza; nei suoi scatti c’è un ordine che richiama alla libertà, la libertà di compiere azioni specifiche e di essere sé stessi. Poiché ciò che viene percepito come caos viene riportato all’ordine, otteniamo l’idea che non ci sia nulla di sbagliato. La bellezza è la chiave dei suoi lavori, in ogni minimo dettaglio e nell’uso della luce e del bianco e nero, una tecnica che aggiunge quel qualcosa in più allo spettatore, che tocca il cuore e lo fa vedere lo scatto in modo diverso. Come Oliviero Toscani, Mapplethorpe riporta la realtà dei fatti, desidera cambiare il mondo, forse con un tocco di “trasgressione”. La fotografia, sebbene non sia compresa da tutti, nasconde quel sentimento in più che può essere percepito dagli occhi, una sensibilità che emoziona, una realtà che spesso ci fa rabbrividire perché non sempre riusciamo a coglierla.
L’estrema bellezza consiste nel testimoniare la propria storia e la storia degli altri attraverso le fotografie, affrontando la discriminazione che va al di là dell’immaginazione, riportando azioni che devono essere viste e offrendo una bellezza estetica, funzionale e profonda che ci fa percepire le cose in modo diverso, ci arricchisce e ci fa crescere, ci fa apprezzare la ricchezza dei dettagli. Perché, in fondo, la fotografia è proprio questo: ci trasporta in un nuovo mondo attraverso le nostre emozioni, e artisti come Mapplethorpe sono molto più di ciò che emerge dalla loro storia e biografia. Sono la testimonianza che la bellezza si nasconde dietro ogni cosa, talvolta impercettibile per noi, ma se iniziamo a coglierla, ci porta a guardare il mondo con occhi diversi, occhi più sensibili e pieni di desiderio di scoperta, capaci di comprensione.
Robert Mapplethorpe è stato uno dei fotografi più influenti e controversi del XX secolo.
Nato nel 1946 a New York.
La sua carriera artistica si è sviluppata negli anni ’70 e ’80, influenzando profondamente il panorama della fotografia contemporanea.
Mapplethorpe è noto per i suoi ritratti iconici, la sua fotografia di nudo e le sue immagini provocatorie. Ha affrontato temi come la sessualità, la bellezza e la religione , spingendo i limiti dell’espressione artistica e sfidando le convenzioni sociali. Le sue fotografie sono caratterizzate da una precisione tecnica impeccabile che dona alle sue opere un senso di bellezza estetica e allo stesso tempo di grande intensità.
La sua attività artistica ha suscitato forti reazioni, sia positive che negative. Mapplethorpe è stato accusato di oscenità e di violare i limiti del buon gusto, ma ha anche ricevuto elogi per la sua visione artistica e la sua maestria tecnica. La sua ricerca estetica ha contribuito ad andare oltre gli standard e a sfidare le convenzioni dell’arte e della società, aprendo nuovi orizzonti di espressione e di discussione.
Oltre al suo lavoro come fotografo, egli ha anche sperimentato l’uso di altri mezzi espressivi, come la scultura e il collage. La sua creatività senza limiti e la sua ricerca continua della perfezione estetica lo hanno reso un maestro nell’arte visiva.
La sua influenza nell’ambito della fotografia e dell’arte contemporanea è ancora evidente oggi. Le sue fotografie sono esposte nei musei di tutto il mondo e la sua eredità artistica continua a ispirare generazioni di artisti.
Mapplethorpe ha dimostrato il potere della fotografia come forma d’arte per esplorare temi complessi e stimolare il dibattito sulla sessualità, l’identità e la bellezza.
Infine, è stato un fotografo visionario e controverso che ha lasciato un’impronta duratura nel campo dell’arte contemporanea. Le sue fotografie, caratterizzate da una bellezza formale e da un’intensità provocatoria, hanno aperto nuove prospettive sull’espressione artistica e hanno sfidato le “regole” della società. La sua eredità artistica e il suo coraggio nell’andare oltre, continuano ad influenzare e a ispirare gli artisti di oggi.
Robert Mapplethorpe è stato sicuramente un grande artista e fotografo, uno dei più influenti che ha condizionato il panorama artistico e fotografico contemporaneo;
Ritengo affascinante il suo stile provocatorio, con le sue fotografie di nudi e omosessuali ha trattato tematiche che ancora oggi sono tabù, sfidando le convenzioni sociali e il pensiero che definirei bigotto dell’epoca;
Ha ricevuto sia apprezzamenti che critiche per i suoi lavori, inizialmente erano molte di più le persone indignate dalla sua arte, che non riuscivano e non volevano comprenderla; grazie ad alcune figure che avevano compreso il suo stile, le sue opere iniziarono a circolare sempre di più, senza però mancare di indignazione, tant’è vero che la sua arte venne sempre più affiancata alla pornografia.
Nelle sue fotografie possiamo trovare estrema bellezza compositiva e tecnica, l’artista infatti era un perfezionista e studiava ogni cosa nei minimi dettagli, la luce, l’utilizzo del bianco e nero, sono tutti elementi che donano all’immagine la perfezione ricercata dal fotografo.
Ritengo esemplare anche il suo approccio nei confronti delle tante critiche ricevute, ha sempre continuato a fare ciò che gli piaceva e non ha mai cambiato stile, anzi forse questo potrebbe essere stato un’ulteriore spinta per continuare a creare fotografie e immagini anti convenzionali, questo dovrebbe essere di esempio per tutti gli artisti emergenti e non, continuare con ciò che si ritiene più opportuno per se stessi, andando oltre gli ostacoli.
In conclusione, credo che la bellezza in ogni sua forma d’arte, come in questo caso per la fotografia, abbia un impatto sul pubblico estremamente soggettivo, di conseguenza è abbastanza comprensibile ricevere delle critiche quando si realizza qualcosa, ma queste dovrebbero essere scevre da ogni forma di giudizio fine a se stesso.
“Erano sigillati, il che li rendeva anche più sexy, perché non li potevi vedere… pensavo che avessi dovuto renderli arte”, queste sono le parole dell’esteta durante un’intervista, commentando un evento accaduto quando aveva solo 16 anni: un Giovane Robert Mapplethorpe sorpreso a rubare un giornaletto gay a Times Square.
L’ambiente familiare cattolico e perbenismo ha, difatti, giocato un ruolo fondamentale sulla sua volontà (o esigenza) di uscire fuori dagli schemi. L’urgenza di reagire ad una vita e ad un mondo dettato dai tabù in cui non si sentiva affatto cittadino, lo spinsero ben presto a lasciar casa e a fare della sua arte un cavallo di battaglia contro la disinformazione e le discriminazioni gay dell’America del XX secolo.
L’artista, durante tutta la sua carriera, ha costruito uno stile di fotografia che visualizza, senza filtro e sipari, i più intimi e controversi desideri dell’uomo. Ad essere sincera, il primo impatto con l’autore mi ha lasciata un po’ perplessa, specialmente perché non ne avevo mai sentito parlare. Dopotutto, la società ha da poco iniziato ad evolversi sotto questo punto di vista: sulla tematica della libertà dei corpi e dell’orientamento sessuale. La prima reazione quindi è quella di shock ma forse è proprio questo il punto di forza della sua fotografia… Colpire, lasciare il segno per poi cambiare l’ideologia altrui attraverso la crudezza della realtà. Con me ci è riuscito, o per lo meno, con le menti curiose direi che questo approccio funziona. Le sue collezioni fotografiche “migliori” dal mio punto di vista sono Thomas, gli scatti al dettaglio dei corpi ma anche gli scatti dedicati ai fiori.
La ristretta tavolozza di colori (ossia il bianco e il nero) fanno trasparire un senso di inquietudine, di profondo, di sexy. “Thomas”, rappresenta chiaramente un uomo nero che, in diverse pose, esprime i più sinceri sentimenti di Robert. Le sue posture sono talmente plastiche e raffinate da poter essere comparate al gusto classico. L’autore dichiara infatti il suo legame con la scultura affermando: “Se fossi nato cento o duecento anni fa, avrei potuto fare lo scultore, ma la fotografia è un mezzo molto veloce per vedere e fare scultura”. La bravura del fotografo si manifesta facendo diventare il corpo del modello una figura scultorea attraverso la composizione, il taglio prospettico, il punto di vista e la luce. Il focus di Mappletorpe in tutte le sue opere è esaltare la forma del corpo e la sua posizione nello spazio. Di conseguenza, da questa costante ricerca al classicismo ne consegue un perfetto equilibrio delle linee ottenute mediante la postura, fino a rendere armoniosa l’intera composizione. Se invece consideriamo tutti gli scatti dedicati al mondo floreale, qui la sensualità non si mostra in maniera dirompente, evidente, ma si lascia solo intuire. I fiori diventano simbolo, addensando in loro stessi il campo semantico della sessualità.
Per concludere, trovo che l’audacia del tema, la minuziosa cura nei dettagli, il gioco delle luci e delle ombre siano i fattori che rendono questo autore insuperabile. Il suo stile, al contrario di come si possa pensare non è osceno, ma al contrario, grazie a una rigorosa perfezione formale sottrae la nudità alla pornografia.
Ottimo intervento arricchito con rilievi critici giusti.
Robert Mapplethorpe è un artista che ha suscitato molte reazioni e discussioni durante il suo tempo e continua a farlo ancora oggi. Le sue opere fotografiche hanno affrontato temi controversi e hanno spinto i limiti dell’espressione artistica, specialmente riguardo alla sessualità e all’identità di genere.
Nel contesto del periodo storico in cui Mapplethorpe ha creato la maggior parte delle sue opere, gli anni ’70 e ’80, c’erano dibattiti accesi sulla libertà di espressione, i diritti LGBT e la censura artistica. Mapplethorpe si è trovato al centro di molte di queste controversie a causa della sua rappresentazione aperta della sessualità e del corpo.
La politica dell’epoca, segnata da una crescente polarizzazione culturale, ha influenzato la ricezione delle opere di Mapplethorpe. Le sue fotografie sono state oggetto di accese discussioni riguardo ai confini tra arte e pornografia, e la sua esposizione “The Perfect Moment” nel 1989 ha scatenato una polemica sulla libertà artistica e la spesa pubblica per l’arte.
In un’epoca in cui l’AIDS stava devastando la comunità LGBT e la sessualità era ancora oggetto di stigmatizzazione e discriminazione, le opere di Mapplethorpe hanno sollevato questioni sulla sessualità e sulla rappresentazione queer nella cultura dominante. Il suo lavoro ha sfidato gli stereotipi di genere e ha cercato di rendere visibile una varietà di esperienze sessuali e di identità di genere.
Le opere di Mapplethorpe hanno anche una dimensione estetica profonda. La sua precisione formale e l’attenzione ai dettagli hanno reso le sue fotografie potenti e affascinanti. Attraverso la sua lente artistica, Mapplethorpe ha esplorato il concetto di bellezza, spesso avvicinandosi all’estetica classica, con richiami alle statue greche e alla tradizione artistica occidentale.
In definitiva, le opere di Mapplethorpe sono complesse e multistratificate. Esprimono la sua ricerca di bellezza, la sfida alle convenzioni sociali e l’esplorazione della sessualità e dell’identità. Le sue fotografie sono state in grado di catalizzare discussioni importanti sulla libertà di espressione, la politica e i diritti umani, e hanno contribuito a ridefinire il ruolo dell’arte nella società contemporanea.
L’articolo su Robert Mapplethorpe ci offre uno sguardo approfondito sulla vita e il lavoro di questo fotografo controverso e influente. Mapplethorpe è noto per le sue fotografie audaci e spesso provocatorie, che spingono i limiti della sessualità, della bellezza e della controversia.
Una delle caratteristiche più interessanti del lavoro di Mapplethorpe è la sua ricerca costante della perfezione estetica. Le sue immagini sono composte con grande attenzione ai dettagli e alla luce, creando una sensualità e una bellezza formale che sono diventate il suo marchio di fabbrica. Tuttavia, questa ricerca ossessiva della perfezione ha suscitato dibattiti e critiche riguardo alle sue rappresentazioni di tematiche come la sessualità, il corpo umano e l’identità.
Mapplethorpe ha avuto un ruolo importante nel sollevare questioni sul confine tra l’arte e il porno. Le sue immagini erotiche hanno spinto gli spettatori a confrontarsi con la loro percezione della sessualità e dell’estetica, mettendo in discussione i tabù e le convenzioni sociali. Questo ha contribuito a una riflessione più ampia sulla libertà artistica e sulla censura nel mondo dell’arte.
Tuttavia, nonostante l’influenza e la rilevanza del lavoro di Mapplethorpe, è importante porre alcune riflessioni critiche. Alcuni critici sostengono che le sue immagini possano essere percepite come oggettificanti, sollevando interrogativi sul consenso e sulle dinamiche di potere presenti nella rappresentazione di corpi umani.
Inoltre, è fondamentale considerare il contesto sociale e storico in cui Mapplethorpe ha operato. Le sue immagini sono emerse in un periodo di intensi dibattiti sulla sessualità, l’HIV/AIDS e l’omosessualità. La sua documentazione cruda e senza compromessi della vita queer ha contribuito a una maggiore visibilità e comprensione, ma anche a conflitti culturali e politici.
Mapplethorpe è stato un fotografo che ha suscitato un impatto significativo nel mondo dell’arte e della rappresentazione visiva. Il suo impegno nella ricerca della perfezione estetica e il suo ruolo nel sollevare questioni sulla sessualità e l’estetica lo rendono una figura di grande rilevanza. E’ importante mantenere una prospettiva critica e considerare le questioni etiche e di potere sollevate dal suo lavoro. La sua eredità continua a stimolare dibattiti sul confine tra l’arte e la rappresentazione umana.
Robert Mapplethorpe è stato un visionario dell’arte fotografica, un’icona senza confini che ha sfidato i tabù della sua epoca. Le sue immagini sono una fusione di bellezza e provocazione, un’indagine audace sulla sessualità, la forma e la fragilità umana.
Attraverso la sua lente ha catturato la forza espressiva del corpo umano in tutta la sua diversità, esplorando temi come l’erotismo, la sensualità e l’identità. La sua maestria tecnica ha creato immagini che sono allo stesso tempo potenti e poetiche, suscitando emozioni profonde e riflessioni sulla natura umana.
Mapplethorpe ha affrontato temi controversi e ha sfidato le convenzioni artistiche e sociali del suo tempo. Le sue fotografie sono state spesso oggetto di dibattito, ma hanno anche contribuito a ridefinire i confini dell’arte e a spingere i limiti della libertà di espressione. Le sue fotografie trattano il nudo come una natura morta, andando oltre la provocazione erotica. Il corpo umano assume potenza ed eleganza affinché l’artista potesse ricongiungersi con il mondo greco e magari raggiungere quella bellezza che era possibile pensare soltanto degli dei. Il suo approccio scultoreo giustifica il suo desiderio di restituire un corpo umano “divino”. L’obiettivo è perseguito attraverso la luce e l’attento studio della posa plastica del soggetto. Vi è il superamento della concezione del nudo come oggetto pornografico e provocatorio per essere trattato come una natura morta. Il corpo diviene uno strumento per rappresentare una bellezza oggettiva ed equilibrata volta alla ricerca di una rappresentazione, per l’appunto, perfetta.
Il suo impatto sull’arte contemporanea è innegabile. Mapplethorpe ci ha regalato un’eredità di immagini iconiche che continuano a ispirare e a suscitare riflessioni sulla bellezza, l’identità e la sessualità umana. La sua audacia e il suo talento hanno aperto nuove strade per generazioni di artisti, dimostrando che l’arte può essere un potente strumento per esplorare la complessità della vita umana.