Firenze Rocks, l’epica performance di Eddie Vedder

Firenze Rocks, l’epica performance di Eddie Vedder

FIRENZE – L’ex frontman dei Pearl Jam regala una notte magica al pubblico dell’Ippodromo del Visarno. Riviviamola insieme!

Descrivere il concerto di Eddie Vedder a Firenze è davvero difficile, anche per chi l’ha vissuto da vicino. La mia passione per i concerti rock è sempre stata fortissima e nel corso degli anni ho avuto la fortuna di viverne alcuni davvero importanti e di condividere questa passione con gli amici più cari che ho. Dal vivo i gruppi che più mi hanno colpito sono stati i Metallica, i System of a Down, i Red Hot Chilli Peppers e i Rolling Stones. Ma se devo dirla tutta, l’altra sera a Firenze Eddie Vedder ha superato tutti questi artisti mitici, influenti, leggendari, unici, trasmettendo emozioni così forti che sarà difficile dimenticare e superare.

Andando via dall’evento e scrutando tra i volti dei 50 mila presenti all’Ippodromo del Visarno, sono riuscito a cogliere una sensazione di confusione, quasi di tristezza per quella serata appena finita, ma che avrebbe meritato di non finire mai. Vedder ci ha messo tutto se stesso e forse anche noi lo abbiamo spinto a dovere. È riuscito a coinvolgere un pubblico vastissimo attraverso il suo carisma, la sua storia, e soprattutto il suo amore per la musica, un amore personalissimo e totale, talmente forte da rendere l’artista californiano un tutt’uno con il pubblico italiano.

Un leader naturale Eddie, un rocker per vocazione. Molti lo definiscono il profeta o l’ultimo sopravvissuto del grunge, quel movimento aggressivo postpunk nato nell’angolo più remoto della musica. Io non credo che a lui interessi molto questo appellativo, a lui interessa la Musica.

Quando 26 anni fa arrivò sulla scena, Vedder era un venticinquenne pieno di rabbia e rancore verso la vita e da frontman dei Pearl Jam ha dato vita ad alcuni dei brani più importanti della storia furiosa del grunge. Brani crudi, dolorosi, aggressivi che, nelle loro forme più estreme raccontavano la svalutazione di tutti i valori con la conseguente indifferenza più o meno irriverente di una vita per cause di forza maggiore autolesionisticamente vissuta.

Piano, piano però Eddie, a differenza dei suoi illustri colleghi tragicamente scomparsi, ha avuto la forza di ricostruirsi, di ridisegnarsi, in generale, di cambiare, intimamente ma anche a livello artistico. In quasi 30 anni di carriera ha sperimentato vari mondi, senza però mai dimenticare le sue dure origini: è diventato solista, ha imparato a suonare una quantità incredibile di strumenti, dall’ukulele al mandolino, dall’organo al pianoforte, ha scritto colonne sonore di film pluripremiati (Into the Wild su tutti), si è impegnato per i diritti delle minoranze ed è da anni in prima linea per difendere la causa ecologista.

Ecco, tutto questo percorso, senza nessuna eccezione, Eddie Vedder se lo porta sempre dentro e non può far altro che travolgere tutti coloro che ne vengano a contatto. Immaginatevi live poi.

Appena salito sul palco Eddie appare sinceramente emozionato, anche lui si rende conto che quello che sta per accadere è speciale: “Questo è il mio primo concerto in Italia da solista ed è anche il più grande che abbia mai fatto. Queste cose succedono solo in Italia”.

A questo punto si parte, e si parte bene. Eddie apre le danze con Wishlist, mitico brano tratto dall’album Yeld dei Pearl Jam e da lì fino alla fine è tutto un susseguirsi di lacrime, commozione, pelle d’oca, applausi scroscianti ed emozioni. Emozioni forti si provano ad esempio quando il cantante ricorda l’amico Chris Cornell, l’icona grunge e leader degli Audioslave e dei Soundgarden, recentemente morto per suicidio. Lo ricorda con Black, uno dei brani più famosi della storia dei Pearl Jam, implorando a squarcia gola uno straziante “come back” che ha spiazzato praticamente tutti.

E ancora pazzeschi i brani del film Into the Wild, riarrangiati sempre con fantasia e originalità, da Rise, suonata col mandolino, a Society fino ad arrivare alla conclusiva Hard Sun.

E che dire dei tributi di Eddie ad alcune delle canzoni più influenti della storia della musica? Da Confortably Numb dei Pink Floyd a Keep on Rockin’ in a free world di Neil Young fino ad arrivare a Imagine di John Lennon, impreziosita dall’incantevole coincidenza di una stella cometa in cielo palesatasi appena finita la canzone. Vi giuro, è successo veramente, ed è stato forse questo il momento più surreale di un evento surreale come pochi. Una cometa luminosa ha squarciato il cielo, subito dopo una canzone altrettanto luminosa e speciale, simbolo di una fratellanza ormai sopita e dimenticata. Piangevano tutti, piangevano gli uomini, le donne, i bambini, piangevano i ragazzi. Un pochino mi sono commosso anche io.

Insomma, trovare il vero highlight del concerto è praticamente impossibile, e credo che fosse proprio questo l’obiettivo che Eddie si era prefisso. Lui non ha fatto altro che essere se stesso e anche qualcosa di più, offrendo al pubblico un mix di prezioso talento, energia, cuore, simpatia e sincerità e di fragilità. Eddie aveva bisogno di noi quanto noi di lui e alla fine, alla fine di tutto, il concerto non poteva che concludersi con un abbraccio finale del cantante, che si è letteralmente gettato in mezzo alla folla come solo lui e pochi altri sanno fare.

Io sono convintamente ateo, ma quella cometa…

Firenze Rocks

vedder

91066096

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Paolo Riggio

3 Responses to "Firenze Rocks, l’epica performance di Eddie Vedder"

  1. Francesco   27 Giugno 2017 at 00:56

    2 delle ore più emozionanti della mia vita.. Grazie Eddie <3

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  2. Eleonora   27 Giugno 2017 at 01:01

    Non ero al concerto, ma ho visto foto e ascoltato racconti di chi, come te, lo ha vissuto dal vivo. Leggendo questo articolo mi sembra di aver vissuto queste emozioni con voi, parole molto sentite e bell’omaggio a Eddie Vedder!

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  3. Lele   8 Ottobre 2017 at 15:38

    Un concerto memorabile. Forse il più bello in 30 anni di concerti. E quando Eddie Vedder scende a cantare in mezzo al pubblico succede questo: https://www.youtube.com/watch?v=YEmCbik8H3o

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