ROMA – Scrittrice, sceneggiatrice (tra i vari Maschi contro Femmine di Brizzi) e ora blogger di successo. Ecco la mia intervista con Valeria Di Napoli con la quale ho affrontato molte tematiche, dal suo percorso ai progetti futuri, dalla sua interessante rubrica su TU STYLE ai suoi libri preferiti e molto altro ancora.
E’ stato un piacere intervistare Valeria Di Napoli, scrittrice, sceneggiatrice ed ora anche “terapeuta” grazie alla sua seguitissima rubrica settimanale che scrive sotto lo pseudonimo di Pulsatilla.
Rubrica molto piacevole dove alle varie domande poste dalle sue lettrici, Valeria risponde con cura raccontando esperienze od associazioni mai banali o scontate.
Questa curiosità, mi ha portato a volerne sapere di più, curiosare su chi è Pulsatilla veramente. Da li’ è nata questa bella intervista.

Innanzitutto, una domanda che desta curiosità: Pulsatilla, come mai questo nome?
Mi piace come suona. È il nome di una pianta che viene usata in omeopatia, che il mio naturopata mi prescrisse durante un momento difficile (uno dei tanti). In quello stesso periodo decisi di aprire un blog per scrivere di quello che mi stava succedendo, e, dovendo scegliere un nome, scelsi quello. Poi il blog ebbe fortuna, e io anche, e il nome è rimasto.
Nelle risposte che dai a chi ti scrive nella tua rubrica su TU STYLE si legge una consapevolezza ed una maturità non comune; hai voglia di raccontarci il tuo percorso?
Sono nata in una famiglia impreparata al mio arrivo, mio padre era bipolare, estremamente ambiguo e vulnerabile ma a tratti anche violento e feroce, mia madre era depressa e non voleva essere madre, nessuno mi dava attenzioni e anzi, figlia unica, diventai da subito il capro espiatorio per le due famiglie – materna e paterna – che vollero vedere in me la “colpevole” di quanto succedeva. Crescere è stato molto difficile perché mi è sempre mancato qualcuno che mi proteggesse, o anche semplicemente che mi comprendesse o che parlasse con me. Così ho iniziato a scrivere. Più scrivevo, più mi comprendevo e mi lasciavo comprendere. Quando sono arrivata a un buon livello di comprensione di me, ho iniziato ad aiutare gli altri: comprendendoli, e aiutandoli a farsi comprendere. Credo che sia una specie di fiaccolata, un passaggio di torcia che va di mano in mano. È anche l’unico modo in cui l’umanità può salvarsi, secondo me.

Ti definisci più scrittrice o terapeuta?
Se mi definissi terapeuta (ho un diploma di scuola media superiore) ci sarebbe sicuramente qualcuno iscritto all’albo di qualcosa che avrebbe da ridire, perciò scrittrice. Più sicuro!
Ti senti responsabile del tipo di risposta che offri ai tuoi lettori?
Sì, molto. È ovvio dato il ruolo che mi sono scelta, tuttavia in generale mi sento responsabile: di come reagisco se uno mi taglia la strada, di cosa dico a un amico mi chiama, mi sento responsabile di quale merenda metto nello zaino di mia figlia. Tutto quello che portiamo agli altri, siano parole, o azioni, o anche solo pensieri non verbalizzati, è una responsabilità. È una responsabilità che nasce insieme a ognuno di noi, non ce ne possiamo sottrarre perché siamo esseri umani ed esistiamo, e la nostra stessa esistenza ha un impatto sulla vita di tutti gli altri.
Che progetti hai per il futuro?
Riprendere a viaggiare, riprendere a scrivere, avere un marito e altri bambini e magari cambiare mestiere. In questi giorni sto pensando che mi piacerebbe tantissimo fare l’attrice, ma chissà. Sono flessibile. Dal futuro mi aspetto incontri, creatività e un buon nido che sia il mio rifugio: una casa dove tornare. E dove le persone che amo sappiano di poter tornare.
Da dove trai la tua energia positiva? Come nutri la tua anima?
È una fantastica domanda che merita una fantastica risposta, che non ho. Mio padre, con tutti i suoi grandi problemi, è un uomo di un ottimismo incrollabile, quasi commovente. Lui crede che le cose andranno bene; crede nella forza trascinante della vita; crede che la luce sia l’unica verità e che l’essere umano sia fatto per ritrovarla sempre, alla fine. Sono pienamente d’accordo con lui e penso che questo ottimismo mi sia stato geneticamente trasmesso. Ma temo di non averti risposto. L’unico nutrimento per l’anima per me si chiama “Dio”, ma “Dio” è una parola molto inquinata e molto equivoca. Quindi diciamo: la parte di noi che crede nella vita, che si sente connessa a tutto, a tutti, la parte della nostra mente che non ha paura di nulla.
Vuoi consigliare al tuo pubblico qualche lettura?
Sto leggendo un libro che mi sta trasformando. Si chiama “Un corso in miracoli”. Ma non è un libro che si può consigliare, è un libro che, per quanto ne so, a un certo punto della vita alcuni incontrano. Credo comunque che tutti incontriamo esattamente ciò di cui abbiamo bisogno, in ogni momento. Ognuno ha le sue molliche di pane.
E se il caso non esiste, come ampiamente appena sviscerato, il “caso” ci ha portato da Valeria che mano nella mano, ci conduce verso nuove scoperte ogni giorno dentro noi stessi.
Grazie Pulsatilla!
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Finalmente delle buone domande!
Erika O.
Mi è molto piaciuto scoprire una persona così interessante come Pulsatilla. Leggero’ sicuramente la sua rubrica.
grazie
Rosy
Intervista autentica, non patinata, complimenti. Nella tua descrizione toglierei giusto la h davanti ad anno… 🙂