Unposted by Chiara Ferragni: un’occasione persa

Unposted by Chiara Ferragni: un’occasione persa

ROMA – Mi aspettavo molto dal film di Chiara Ferragni, uno spaccato unposted, come recita il titolo del film, cioè di qualcosa che non sia stato svenduto alle masse. Ecco la mia recensione un po’ delusa del documentario dedicato alla carriera della influencer per eccellenza.

Andando a vedere Unposted, documentario dedicato alla biografia di Chiara Ferragni, immaginavo di poter assistere ad un ritratto profondo, ad una testimonianza diretta di colei che ad oggi, è definibile a tutti gli effetti come la più giovane imprenditrice di successo con i nuovi media. Non fraintendetemi, non ero alla ricerca di una lezione o di una sfilza di trucchi su come avere successo su Instagram e quant’altro, ma almeno, vista la durata eterna di quello che più che un documentario finisce per essere un’eterna auto-intervista (quasi 2 ore interminabili!), qualcosa di più originale me lo aspettavo!

Per capirci, volevo uno spaccato inedito, qualcosa di davvero unico e, invece, ecco un racconto che, invece di svelare parti a noi sconosciute, ci ha portato ad assistere a un collage di foto e video che ritroviamo ovunque nei social!

Parlando con qualche collega e con qualche spettatore, il punto di vista era comune: ci aspettavamo qualcosa di non detto, ci aspettavamo una testimonianza vera e approfondita di colei che, piaccia o no, rappresenta un esempio di business woman sia per le nuove generazioni che per quelle collaudate e incanalate in carriere ricche e avviate.

Via della Conciliazione a San Pietro a Roma chiusa tutto il pomeriggio per il Pink Carpet degli invitati alla presentazione del film UNPOSTED con la presenza della regista Elisa Amoruso, di Chiara Ferragni, Fedez e varie personalità dello show business

Insomma, io volevo davvero il “non postato”, l’inedito di Chiara Ferragni, non il già postato e condiviso con milioni di follower! Troppe le domande a cui Unposted non da risposta. Ad esempio, perché non ci hanno spiegato le origini dell’idea imprenditoriale e del pensiero strategico, preferendo raccontare la felice storia di una bimba che corre nei prati e che parla quasi sempre americano nei film?

Sarebbe stato interessante scoprire in cosa si è specializzata la Ferragni, cosa ha studiato, dove e perché parla perfettamente inglese, anzi americano, tanto da sembrare più a stelle e strisce che tricolore. Cosa ha fatto nella vita Chiara Ferragni prima del 2009? Niente, non è dato sapere, non ce lo dicono… Unposted non ci parla neanche troppo del lato umano, dalle amicizie alle frequentazioni, dagli sport agli hobby, niente di tutto questo. Nessuna biografia a parte la separazione (arcinota anche quella) dei genitori. Alla fine, ci ritroviamo di fronte solo a pezzi di interviste che raccontano momenti arcinoti, dalla separazione dei genitori al matrimonio con Fedez fino ad arrivare alla nascita del figlio. Che dire? Originalità, questa sconosciuta.

CHI E’ LA REGISTA DI UNPOSTED?

Fedez e la regista Elisa Amoruso

Per capire meglio gli obiettivi e i focus di questo film, dovremmo forse scoprire qualche informazione in più sulla regista di Unposted, vale a dire Elisa Amoruso, regista e sceneggiatrice romana impegnata, nella sua breve carriera, nel racconto di storie al femminile. A scoprirne le doti fu la  Festa del Cinema di Roma. Nel 2013 infatti, Elisa Amoruso (classe 1981) si aggiudicò il Premio Cinema Sociale con il documentario Fuoristrada che ritraeva la vita di un meccanico romano decisosi a cambiare sesso. Il plauso della critica romana unito alla profondità dei messaggi presenti nel suo lavoro d’esordio, valsero alla Amoruso una seconda chiamata alla kermesse capitolina, che nel 2016, la invitò per presentare “Strade Straniere”, documentario sociale sulla storia di cinque donne, arrivate in Italia per motivi differenti, che sono riuscite a reinventarsi creando per sé un nuovo equilibrio e integrandosi appieno.

Io alla Premiére del film di Chiara Ferragni

Negli ultimissimi anni la regista si è concentrata di più sulla scrittura di puntate singole soprattutto per sceneggiati Rai per poi ricevere la chiamata appunto della Ferragni.

Non voglio esprimere giudizi affrettati o graffianti, voglio sottolineare che i due lavori della Amoruso presentati alla Festa del Cinema di Roma mi colpirono parecchio. Credo però che la regista si trovi più a suo agio affrontando temi legati al sociale, al degrado, alle difficoltà e alle ingiustizie della vita quotidiana che non a ritrarre una vita “straordinaria” come quella della Ferragni.

UNPOSTED: TRISTI CONCLUSIONI FINALI

Uscita dal film, la sensazione è stata quella di aver assistito a un qualcosa che sarebbe potuto essere molto di più. Peccato, quante cose avremmo voluto sapere! Non pretendo di carpirne trucchi e trovate al fine di rubarle il mestiere, ma una che ha avuto così tanto successo creando aziende che superano diverse decine di milioni di fatturato e che ha all’attivo circa 80 dipendenti quante cose avrebbe da raccontare! Almeno la sua giornata tipo! O come ha scelto i suoi collaboratori.

Neanche vedere l’intervista di Silvia Venturini Fendi o Maria Grazia Chiuri (stilista di Dior) quando le ha fatto l’abito da sposa o la Wedding Planner che dispone la scenografia del lieto evento ci stupisce.

Non sapevamo e avevamo visto già tutti del matrimonio Ferragni? Anche qui nessuna sorpresa. Nulla ci giunge nuovo ed il copione va solo ad edulcorare qualche immagine romantica.

Chiara Ferragni
Laura Chiatti presente tra gli ospiti illustri della première

Che occasione sprecata! Il teatro pieno di ragazzine che vogliono fare le blogger solo perché hanno un bel visino e che, anziché deluse e spaventate nello scoprire, attraverso una veritiera testimonianza, il duro lavoro fatto di orari frenetici, preoccupazioni aziendali di cui immaginiamo che la Ferragni non si possa esimere, sono uscite più convinte di prima che basta un bello scatto e il giusto social per raggiungere il successo!

QUAL E’ IL SIGNIFICATO DEL SUCCESSO?

Chiara Ferragni
Chiara Ferragni sul palco alla presentazione del film autobiografico

Soldi, belle case, viaggi, bella famiglia e poter incontrare Paris Hilton e simili…

Ma perché tutto questo? Perché Chiara Ferragni non ha voluto dare il buon esempio? Perché non ha condiviso qualcosa di “vero” lontano dalle telecamere? Il timore del parto o di una probabile malattia del figlio, è questo l’unposted che ci aspettavamo da Chiara Ferragni?

Bella, austera, incapace di ironia (per fortuna Fedez sopperisce a questa carenza con due battute di numero, ma le uniche che ci hanno un attimo scosso dal torpore!) è l’emblema dell’antitesi della comunicazione. E’ andata così, Chiara Ferragni non ha comunicato niente della sua storia, del suo vissuto, dei suoi progetti e dei suoi sacrifici e soprattutto non ha donato nessuna energia, sprazzi di volontà, professionalità, serietà e abnegazione.

Concludo con la scena che più mi ha sconvolto in negativo. La Ferragni arriva nel suo ufficio ed in riunione con il suo team propone una nuova iniziativa di business: “ facciamo una linea d’abbigliamento?”. Ed il coro aggiunge: “Si dai bella idea! Facciamo anche l’eccommerce..!”.

Ecco, questo è solo un esempio della maldestra e terribile sceneggiatura che mi si è profilata davanti!

Chiara Ferragni Unposted, la premiére romana

Fabiola Cinque

17 Responses to "Unposted by Chiara Ferragni: un’occasione persa"

  1. Lamberto Cantoni
    Lamberto Cantoni   23 Novembre 2019 at 16:02

    Graffiante e sincera. Mi sei piaciuta Fabiola. Sul film non mi esprimo. Non avendolo visto credo che regista e protagonista meritino la sospensione di un mio giudizio. A naso però aggiungo che probabilmente non c’e alcun segreto particolare nel successo di Chiara Ferragni. È la regina della comunicazione tutta superficie che ha intossicato la prima vera generazione dell’e-commerce via social. Era una ragazza molto attraente, intelligente, carismatica. È arrivata per prima nel momento giusto. Chi arriva per primo nel meraviglioso e osceno mondo voyeristico imposto dal web, si prende tutto.

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    • Antonio Bramclet
      Antonio   24 Novembre 2019 at 07:58

      Quella ragazza di cui parli non esiste più. Ora c’è una donna completa (moglie e madre) che cerca di fermare il tempo trasformando il proprio personaggio in una icona. Era meglio se recitava da attrice in un film importante. Con il progetto giusto poteva riuscirci. Il documentario su se stessa potrebbe rivelarsi un errore. L’ansia di immergerla in una atmosfera di naturalezza e spontaneità rende i passaggi decisivi scontati e poco credibili.

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  2. mary   25 Novembre 2019 at 10:06

    Bisogna considerare che la gente è molto invidiosa di personaggi come Chiara Ferragni. Io l’ammiro molto e non vedo l’ora di vedere il film.

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  3. Cinzia Fabiani   25 Novembre 2019 at 14:58

    Si forse le avrebbero potuto chiedere di recitare in un soggetto, film diverso. La sua autobiografia, tra l’altro così banale che non approfondisce nessun aspetto ne personale ne professionale, la danneggia anziché valorizzarla. (ho visto il film ed ho provato la stessa noia dell’autrice dell’articolo).

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  4. Luciano   25 Novembre 2019 at 15:08

    Non l’ho vista così negativa anche se sono anch’io dell’idea che sia “ un’occasione sprecata”. Un caso d’imprenditoria internazionale come questo non può essere trattato così banalmente!

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  5. Fabiola Cinque
    Fabiola Cinque   25 Novembre 2019 at 15:21

    Mary è proprio perché sono assolutamente convinta che il suo successo non derivi dal bell’aspetto, e che una imprenditrice così avrà una seria professionalità, e si dedicherà con sacrificio, e forse, abnegazione al suo lavoro, che ritengo sia un occasione persa! Questo film, che volevo vedere proprio per i motivi che scrivo, alimenta invece proprio la ”non professionalità”, il caso/fortuna ed il sogno (errato) delle ragazzine che vogliono diventare le blogger del momento, ricche e famose, solo perché hanno un bel visino.

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    • Antonio Bramclet
      Antonio   28 Novembre 2019 at 10:00

      Se fosse stata una bruttona, dubito che i suoi selfie potessero diffonderne “intelligenza”. Certo che il mestiere di fashion blogger deve essere molto complicato se ragazzini e ragazzine riescono ad interpretarlo senza un diploma in recitazione.

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  6. Giada   25 Novembre 2019 at 17:19

    Quando nasci in una famiglia ricca magicamente ecco che compaiono tutte queste belle frasi sul realizzare i propri sogni, sul diventare famosi ecc… Non gliene faccio una colpa, ma non prendiamoci in giro. Lei è arrivata a tutto questo principalmente grazie al DENARO. Senza quello puoi fare ben poco. Non mi sembra una che abbia mai avuto problemi economici o che abbia dovuto fare rinunce. Facile parlare dalla sua prospettiva….

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  7. Fabiana   25 Novembre 2019 at 17:20

    Rendiamoci conto che al giorno d’oggi, film, libri e musica non sono più create da artisti veri, che sono nati o hanno sviluppato qualità ma sono create da chi ha più seguaci su Instagram.
    L’epoca più buia per la cultura non è stato il medioevo ma è questa dove la libertà di parola è sprecata.

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  8. Roberto Becchi   25 Novembre 2019 at 17:22

    Io credo che aldilà della simpatia, questa persona vada lodata per come sia riuscita a creare un business del genere. Pensare che non abbia capacità è profondamente sbagliato

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  9. Giulia Calca   25 Novembre 2019 at 17:23

    D’accordo con lei Fabiola,

    Il film non ha raccontato nulla del suo lavoro e delle sue capacità, è uno spottone

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  10. Priscilla 77   25 Novembre 2019 at 17:24

    Visto 2 volte, la adoro e chi la critica è solo invidioso

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  11. Paolo Riggio
    Paolo Riggio   25 Novembre 2019 at 17:28

    Ho visto il film in anteprima a Venezia 76 e l’ho trovato orribile e ho trovato gravissima la sua presenza alla Mostra del Cinema (3-4′ festival più importante del mondo).

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  12. Rosanna Fiume   29 Novembre 2019 at 08:14

    È gravissimo che le nuove generazioni credano ancora di fare fortuna senza un minimo di cultura e di studio di strategie di marketing o giornalismo o altro. La Ferragni ha volutamente alimentare falsi miti con questo film er non far “crescere professionalmente” nuove competitor… Non credo che una riesca ad affermarsi e rimanere non sulla cresta dell’onda INTERNAZIONALE per oltre 10anni senza strategie….

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  13. vincenzo   29 Novembre 2019 at 11:47

    Comunque la mettiate, parliamo di una ragazza che da studentessa si è trasformata in un totem generazionale, da totem è diventata imprenditrice di se stessa, da imprenditrice a icona globale. Io, tanto per essere chiari, mi tolgo il cappello e le faccio un inchino. Aggiungo: non l’ho mai sentita dire stronzate, mai fuori dalle righe, mai pesante e mai banale. Se osservate il comportamento di tante altre icone, i dubbi che sotto sotto siano fasulli diventano tragicamente reali. Con la Ferragni questi dubbi io non li ho mai percepiti. E allora le faccio un altro inchino.
    Sul film Fabiola può senz’altro avere ragione. Ma le chiedo: hai mai visto un film documentario che abbia veramente detto tutto di un personaggio? Io non l’ho mai visto. Questo significa che un film non può scoprire nulla e tantomeno spiegare fenomeni complessi.. Il suo compito è mostrare alcune azioni pregnanti e sviluppare una narrazione.

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  14. Lucilla Pescie   30 Novembre 2019 at 09:22

    Beh non credo nel “miracolo” ne nell’improvvisazione, ne nel bel visino. Ha ragione l’autrice dell’articolo. Grandi capacità tecniche e strategie di marketing: chapeau!

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    • james   30 Novembre 2019 at 10:26

      Chissà perché soprattutto parte del pubblico femminile insiste nel negare l’evidenza cioè che buona parte del successo della Ferragni dipende da una parolina inventata dai fotografi che tutti noi conosciamo come “fotogenia”. Le strategie marketing non vengono premiate col Nobel. Sono concetti o procedure che tutti possono conoscere. La fotogenia è rara e ancora più rara è l’efficacia interpretativa in situazioni apparentemente banali come un set fotografico minimalista tipico di una fashion blogger. Tento di dare una spiegazione: mentre lo sguardo maschile non ha problemi nel riconoscere e probabilmente cannibalizzare la bellezza femminile, per le donne la situazione è diversa cioè per molte è più rassicurante negarla ( per farla emergere come figura più complessa e autonoma dalla fruizione di base biologico/sessuale).
      Con questo non voglio dire che se la sceneggiatura del film avesse previsto sequenze di nudo della protagonista si sarebbe trasformato in un capolavoro. La lettura dell’autrice dell’articolo è convincente. Ma negare che la Ferragni abbia il carisma che possono attivare le persone affascinanti significa cancellare la sua specificità e trasformarla in una pupazzetta manipolata dalle famose strategie marketing-

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