ITALIA – Terminata la scelta dei regali, (a meno che non siate coinvolti anche per la Befana), che può essere anche stressante perché spesso ci riduciamo all’ultimo minuto a trovare un’idea per una persona cara o perché non sappiamo più cosa regalare, adesso è tempo da dedicare a noi. Sì, sono arrivate le giornate di festa in cui possiamo rilassarci senza affanni e corse donandoci del tempo. Il tempo anche per la lettura di un buon libro.
Io vi consiglio il romanzo Case Vuote di Brenda Navarro edito da Giulio Perrone Editore. Una storia incentrata sulla maternità, ma spogliata dall’ipocrisia di cui spesso è intrisa per essere vissuta sotto una luce diversa. Case Vuote di Brenda Navarro è un romanzo a tratti spietato e dai toni crudi. Da un lato, una donna che ha perso un figlio, dall’altro lato, un’altra donna che ha rubato quello stesso figlio per diventare madre. La doppia faccia della maternità. Due donne. Due vite distanti. Due voci distinte. Un’unica immensa infelicità.
Case Vuote di Brenda Navarro regala la storia dura di due donne senza nome. L’una è agiata e dalla vita tranquilla, con un compagno fin troppo paziente, al limite della noia. Diventa madre di Daniel più per rispondere alle aspettative della società che per reale interesse. Non ho mai voluto essere madre, essere madre è il peggior capriccio che possa venire in mente a una donna. L’altra invece lotta ogni giorno per vivere, convive con un compagno violento ed è ossessionata dal desiderio di diventare madre, dalla voglia di non sentirsi più appunto una casa vuota.
Le loro due vite si incontrano un pomeriggio al parco. Un pomeriggio come tanti fatto di giochi e di bambini che corrono e di madri che li osservano. Che non li perdono di vista. Non è così per Daniel perché sua madre è presente, ma è distratta dal cellulare. È un attimo. Un attimo in cui la conversazione con il suo ex diventa più importante del controllare il figlio. È in quell’attimo che la disperazione dell’altra donna si manifesta e le vite delle due donne si incrociano per sempre. Perché un’ossessione, un desiderio disperato può condurre anche a compiere un gesto illegale. Può portare anche a rubare un figlio altrui pur di diventare madre.
Brenda Navarro attraverso i monologhi spietati delle due donne restituisce la loro inquietudine, la loro disperazione, la loro infelicità.
La donna cui è scomparso il figlio, pur non volendo diventare madre, viene annientata dai sensi di colpa per averlo perso e lo rivive continuamente nel piatto di pasta di zuppa rimasto sul tavolo prima di andare al parco, nei vestiti infilati quella mattina, nella cesta dei panni sporchi.
La donna autrice del furto, che pur di creare una famiglia mette in atto un gesto illegale, non è ugualmente felice perché viene beffata da quella sua stessa scelta scellerata. Sì perché quel bambino biondo e perfetto, perfetto non è. È autistico. L’autismo ha rovinato tutto, o quello o il fatto che non so scegliere gli uomini della mia vita. Perché la vita, quando compi atti oltremodo biechi, ti ricorda che non vanno messi in atto.
Una maternità, quella che emerge dalle pagine del romanzo Case vuote di Brenda Navarro, dura, sofferente, inquieta che si esprime pagina dopo pagina nel grido di dolore delle due donne che sono imbrigliate nella loro dannata infelicità.
Case Vuote di Brenda Navarro non tratta soltanto il tema della maternità. Il romanzo è attraversato anche da altre tematiche: le violenze domestiche, le sparizioni dei bambini, la precarietà del lavoro. Un intreccio scomodo, dai toni crudi e violenti, che emoziona e appassiona pagina dopo pagina.
L’autrice, Brenda Navarro, che ho incontrato alla fiera Più Libri Più liberi 2019 a Roma nello stand della sua casa editrice, la Giulio Perrone Editore, è nata a Città del Messico nel 1982. Laureata in Sociologia e relazioni di genere. Oggi vive a Madrid. Nel 2016 ha lanciato un progetto editoriale, Enjambre Literario, per la promozione e la diffusione di scrittici latino americane.
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Molto interessante. Una storia particolare che parla di temi fin troppo attuali, come la violenza sulle donne o le loro paure (appunto non avere un figlio, o che questo abbia problemi di qualche tipo). Da lettore “cannibale” lo leggerò.
È una storia oggettivamente dura che colpisce, ma la lettura scorre veloce attraverso un flusso continuo di monologhi con cui l’autrice ha scelto di strutturare la narrazione. Il risultato è che si rimane attaccati alle pagine.
Melissa lo descrivi bene e la tua recensione incuriosisce ma parto con un po’ di pregiudizi…L’autrice mi sembra “molto impegnata “ sul piano sociale, è un libro politico…?
L’autrice è in effetti molto conosciuta per il movimento che ha creato nel 2016 con cui ha cercato e sta tuttora cercando di dare voce alle autrici latinoamericane. La sua storia, come accenno nella recensione, tratta anche di tematiche a più largo spettro e che caratterizzano la realtà messicana dove il romanzo è ambientato. Non lo definirei un romanzo politico, ma un libro che ha preso, come la Navarro stessa ha dichiarato, per rispondere a una domanda precisa: “Cosa sente una madre che non ha più suo figlio e non può assicurarsi che sia ancora vivo?”
Sicuramente una lettura intensa e coinvolgente
Un romanzo non adatto a letture a singhiozzo. Una volta iniziato, va finito. Appassionante.
Un libro sicuramente interessante, perché getta evidentemente luce su un tema importante, al di là del filo conduttore delle storie incentrato sulla maternità nel duplice aspetto di desiderio e sottrazione. Prima che una storia di donne questa dev’essere una storia di intrecci di destini, una lente d’ingrandimento su una legge quasi karmica: un battito d’ali di farfalla a Parigi provoca un uragano a New York. Quello che è desiderio è anche sottrazione, quello che può dare la felicità può condannare anche al tormento più disperato, la non accettazione quello che si riteneva scontato o non voluto può generare frustrazione quando viene a mancare. Pieno e vuoto sono nella stessa coppa, in un eterno rincorrersi.
Un libro che investiga dimensioni profonde come la maternità e la sua assenza, la malattia che autoesclude dalle relazioni con gli altri come l’autismo e tanto altro: grazie Melissa per questa proposta di lettura che mi sembra coinvolgente e di spessore. I romanzi dove si crea l’intreccio di destini paralleli sono particolarmente avvincenti e mi affascinano sempre!
Oltre alla tematica, assolutamente interessante e al contempo appassionante, c’è da dire che la Navarro, nonostante sia giovane, è stata capace di rendere emozionante la storia creando due voci forti e molto dissimili, quelle delle due donne, che ci fanno comprendere il loro disagio psicologico e la loro sofferenza a ogni pagina.