Mascherina e moda: da dispositivo di protezione a capo di abbigliamento

Mascherina e moda: da dispositivo di protezione a capo di abbigliamento

MONDO – La Mascherina ha un futuro nella moda? Gli studi di design stanno studiando qualcosa ad hoc per la nostra nuova vita futura? Saranno fashion pur adeguandosi al rispetto delle norme tecniche? Sono tanti gli interrogativi, e tra normative, certificati e decreti legislativi  per cautelare le nostre vie respiratorie non potevo districarmi se non rivolgendomi ad un esperto di design e legislazione. Ecco le nostre previsioni su un argomento così delicato e difficile.

Data la mia premessa, non sono questi argomenti che si possono affrontare con leggerezza. Scrivo di moda, intervisto stiliti e seguo le fashion week da decenni ma l’argomento Mascherina, che da dispositivo di protezione si prepara a diventare un capo di abbigliamento, proprio no, non me la sentivo di affrontarlo da sola. Magari seguirà un mio articolo sulle tendenze fashion della mascherina, ma oltre non mi spingerò. Eccomi quindi a confrontarmi con l’avvocato Alberto Improda, che avevo già intervistato altre volte, per avere da lui, attraverso il Centro Studi X Route Impresa, informazioni più chiare e più certe.

Il Centro Studi X Route Impresa ha dedicato uno studio specialistico alla Mascherina. Perché tanto interesse per questo prodotto? Perché il vostro ente, che solitamente affronta temi di carattere più generale, ha concentrato sul tema specifico il proprio focus?

Il nostro Centro Studi ha dedicato un proprio elaborato alla Mascherina perché, nel frangente attuale, questo prodotto riveste una carica fortemente emblematica.
Nella Mascherina troviamo una sintesi, anche a livello simbolico, sia della estrema difficoltà nell’affrontare l’attuale emergenza sanitaria sia della prospettive nuove che potrebbero dischiudersi una volta superata la crisi in atto.
Ragionando sulla Mascherina, insomma, abbiamo a che fare tanto con le criticità dell’oggi quanto con le speranze per il domani.
Il nostro documento vuole essere un contributo, a favore di imprese e istituzioni, per superare i problemi operativi di questi giorni e cogliere le opportunità che si presenteranno nei prossimi mesi.

Partiamo da questi difficili giorni. Molte imprese, anche per andare incontro alle necessità dettate dall’emergenza sanitaria in corso, hanno riconvertito parte dei propri stabilimenti alla produzione di Mascherine, ma trovandosi di fronte a numerosi dubbi ed ostacoli. Possiamo stabilire qualche punto fermo?

Alcuni problemi, in sede di interpretazione della normativa e di organizzazione dell’attività aziendale, sorgono dal fatto che con il generico termine Mascherina in effetti indichiamo prodotti molto diversi tra di loro.
Bisogna tenere presente che esistono, allo stato, essenzialmente tre tipologie di mascherine facciali.
In primo luogo, le Mascherine Medicali o Chirurgiche, che hanno lo scopo di evitare la diffusione di agenti biologici nell’ambiente da parte di chi le indossa, ma non proteggono adeguatamente dal contagio di provenienza altrui.
Questi prodotti ricadono nell’ambito dei dispositivi medici di cui al D.lgs. 24 febbraio 1997, n. 46 (“D.Lgs. 46/97”, attuativo della direttiva 93/42CEE) e sono generalmente impiegate in ambienti ospedalieri ed in luoghi di assistenza a pazienti, come ad esempio case di cura e ambulatori).

Mascherina e moda
Crediti foto: Pixabay

Per essere considerate sicure, le mascherine in esame devono essere prodotte nel rispetto della norma tecnica UNI EN 14683:2019, “Mascherine facciali ad uso medico – requisiti e metodi di prova”, la quale indica specifici requisiti quali (i) resistenza a schizzi liquidi, ii) traspirabilità; iii) efficienza di filtrazione batterica; iv) pulizia da microbi), nonché delle modalità di costruzione e progettazione ex UNI EN ISO 10993-1:2010 “Valutazione biologica dei dispositivi medici – Parte 1: Valutazione e prove all’interno di un processo di gestione del rischio”, che regolamenta i test di biocompatibilità del prodotto.

Vi sono poi le Mascherine Filtranti, che rappresentano DPI delle vie respiratorie, certificati ai sensi del D.Lgs. n. 475/1992 (modificato dal D.Lgs. 17 febbraio 2019, n. 17, “Adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) n. 2016/425 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016, sui dispositivi di protezione individuale e che abroga la direttiva 89/686/CEE del Consiglio”) e disciplinati da una serie norme tecniche armonizzate (UNI EN 149:2009 “Dispositivi di protezione delle vie respiratorie – semi maschere filtranti antipolvere – requisiti, prove, marcatura”), che classificano – a seconda dell’efficienza filtrante – le mascherine in FFP1, FFP2 e FFP3. Questi dispositivi possono essere dotati di valvole e sono utilizzati in molteplici settori industriali ed in ambienti ospedalieri, con la finalità di proteggere l’utilizzatore da agenti esterni, anche da trasmissione di infezioni attraverso droplet e aerosol.
Infine abbiamo qualsiasi altra tipologia di mascherina per il volto reperibile in commercio, diversa da quelle sopra elencate, che possiamo definire in modo atecnico come Mascherine Comuni.

I prodotti rientranti in quest’ultima categoria non rappresentano né dispositivi medici né dispositivi di protezione individuale in senso proprio.
Queste mascherine non possono essere utilizzate in ambienti ospedalieri, in quanto sono carenti dei requisiti tecnici necessari per proteggere efficacemente da contaminazioni esterne.
Quando si utilizza il generico termine Mascherina, dunque, ci si riferisce a prodotti molto diversi tra di loro, rispondenti a normative ed aventi caratteristiche sensibilmente differenti, nonchè destinati ad utilizzi distinti e non confondibili.
Il Governo, nel fronteggiare l’emergenza sanitaria in corso, sta emanando provvedimenti straordinari ed urgenti, volti a regolare, fino al termine dello stato di emergenza di cui alla delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020 (i.e. 31 luglio 2020), anche la produzione, la commercializzazione e l’utilizzo delle mascherine facciali.

Le nuove disposizioni normative aventi ad oggetto le mascherine sino ad oggi introdotte sono:
– il DL n. 9 del 2 marzo 2020 (art. 34, co. 3) che consente l’utilizzo anche agli operatori sanitari di mascherine chirurgiche prive della marcatura CE, in deroga alla disciplina normativa vigente in materia di dispositivi medici e comunque previa valutazione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità (“ISS”);
– il DL n. 18 del 17 marzo 2020 (cd. “Decreto Cura Italia”) che consente alle imprese italiane la produzione, l’importazione e l’immissione in commercio di mascherine chirurgiche e DPI in deroga alla normativa vigente per tutta la durata dello stato di emergenza.
L’obiettivo delle disposizioni normative sopra citate è sostanzialmente quello di agevolare le imprese che intendano riconvertire parte della propria produzione per realizzare mascherine facciali, onde rispondere alla sempre più crescente domanda.
L’art. 15, commi 2 e 3 del Decreto Cura Italia disciplina due procedure autorizzative analoghe, previste rispettivamente per le mascherine chirurgiche e per le mascherine filtranti (e altri DPI), che si articola in tre fasi.
Il soggetto interessato alla produzione, commercializzazione e importazione deve:

1)  inviare all’ISS (per le mascherine chirurgiche) o all’INAIL (per quelle filtranti e per gli altri DPI) un’autocertificazione con la quale chiede di poter beneficiare della deroga attestando, sotto la propria responsabilità, le caratteristiche tecniche del prodotto realizzato e dichiarando che lo stesso rispetta i requisiti di sicurezza richiesti dalla normativa vigente;

2) entro e non oltre tre giorni dall’invio dell’autocertificazione, trasmettere all’ISS ovvero all’INAIL tutta la documentazione tecnica a supporto della richiesta, al fine di per poter ottenere la “validazione” delle mascherine;

3) attendere la risposta da parte dell’ISS ovvero da parte dell’INAIL che deve pervenire entro i successivi tre giorni dalla ricezione della suddetta documentazione.
Nel caso in cui il parere dell’ISS/INAIL non fosse favorevole, il soggetto che aveva richiesto l’autorizzazione deve immediatamente interrompere la produzione e/o commercializzazione delle mascherine.

Fatte salve le disposizioni di cui al D.Lgs. 46/97 ed in conformità a quanto stabilito dalla circolare del Ministero della Salute del 13 marzo 2020, il parere dell’ISS si fonda sulla presenza dei presupposti disciplinati dalle normative europee UNI EN 14683:2019 e UNI EN ISO 10993-1:2010.
Parimenti, il parere dell’INAIL, si fonda a sua volta sui presupposti di cui al D.Lgs. n. 475/1992 e sui requisiti disciplinati dalle normativa europea UNI EN 149:2009.

<a href="http://www.freepik.com">Designed by prostooleh / Freepik</a> Mascherina e moda
Crediti foto: Freepik Designed by prostooleh / Freepik

Le difficoltà dell’oggi sembrano davvero evidenti. Cosa possiamo dire riguardo alle prospettive del domani?

In termini di prospettiva, come dicevo all’inizio del nostro colloquio, la Mascherina rappresenta un prodotto molto interessante, dal valore quasi emblematico.
Secondo i più accreditati studi sulla pandemia in corso, infatti, risulta altamente probabile che la gestione del contagio e delle sue conseguenze ci impegnerà ancora per un significativo lasso di tempo.
A valle della crisi, dunque, ci troveremo in una società in qualche modo differente da quella che conoscevamo prima del Coronavirus, con abitudini ed esigenze delle persone nuove e diverse rispetto al passato.

Quindi cambieranno anche gli spazi intorno a noi?
Si assisterà verosimilmente ad una vasta ridefinizione e riprogettazione di spazi commerciali, luoghi della cultura, posti di lavoro, oggetti di uso comune, etc. etc.
Calando questo concetto generale nell’ambito del nostro discorso, pare ragionevole presumere che all’esito della fase emergenziale l’utilizzo della mascherina si sarà tramutato per molti in una consuetudine, entrando a far parte del costume sociale dei cittadini, in Italia ed in altri Paesi.
Verosimilmente nei prossimi mesi la mascherina subirà una significativa evoluzione nell’immaginario collettivo e nella percezione dei consumatori, passando dal ruolo di mero presidio medico e strumento tecnico di protezione a quello, anche, di capo di abbigliamento ed accessorio personale.
Il mercato, di conseguenza, vedrà un graduale affinamento della domanda, con un progressivo articolarsi e diversificarsi delle esigenze espresse dai consumatori.
Possiamo agevolmente immaginare che, nell’arco di qualche tempo, le varie tipologie di clienti metteranno a fuoco le proprie richieste e si avvertirà via via la necessità di mascherine premium, mascherine low cost, mascherine sportive, mascherine fashion, mascherine casual, etc.

Quale sarà l’adeguamento legislativo in questa produzione?
Gli strumenti della Proprietà Industriale potranno rivelarsi estremamente utili per valorizzare e tutelare sotto più aspetti il prodotto mascherina.
La creatività e l’intraprendenza che da sempre contraddistinguono le imprese italiane, in primo luogo, le condurranno senz’altro a concentrare la propria attenzione sull’estetica delle mascherine, con particolare riferimento all’individuazione ed esaltazione di forme originali e particolari texture, così da rendere questi prodotti unici e riconoscibili.
Così è verosimile ipotizzare un largo ricorso al Design, che potrà riguardare la forma dei prodotti, alcune loro caratteristiche estetiche, soluzioni progettuali sempre più efficienti e funzionali.
Le aziende maggiormente rivolte al progresso tecnologico potranno sviluppare nuovi tessuti, materiali innovativi, avanzati metodi di fabbricazione (ad esempio, inediti accorgimenti produttivi, ovvero per la disinfezione o sanificazione delle mascherine).
Tali attività potranno in taluni casi condurre al ricorso al Brevetto, che determina per l’impresa un diritto di monopolio pro tempore sul proprio trovato, sia esso un nuovo prodotto ovvero un procedimento originale, in modo da beneficiare di un’esclusiva per la sua produzione e commercializzazione.

Insomma anche qui possiamo intravedere un’opportunità per le aziende made in Italy?
Beh sicuramente, non in ultimo, le mascherine si potranno rivelare anche uno strumento prezioso per realizzare innovative forme di marketing aziendale, attraverso un intelligente utilizzo dello strumento del Marchio.
La diffusione sempre più capillare di questi prodotti potrà infatti condurre molte imprese a sfruttare il proprio brand mediante apposizione dello stesso sulle mascherine, onde promuovere la propria attività ed ottenere una maggiore visibilità presso il pubblico.
Le mascherine potranno inoltre divenire, come si diceva in precedenza, un vero e proprio accessorio di moda, un usuale capo di abbigliamento.
In ambito fashion & luxury alcune imprese si sono già mosse in questa direzione ed hanno iniziato la produzione e commercializzazione di mascherine brandizzate.
In un mondo sempre più social, infine, le imprese potranno utilizzare le mascherine come un innovativo veicolo per la promozione dei propri marchi, attraverso appositi accordi di sponsorizzazione con celebrità e influencer.

Ne siamo convinti anche noi, vediamo intanto allora come procede l’impegno aziendale in questa direzione.

Grazie avvocato Improda della disponibilità e aspettiamo sue nuove previsioni e adeguamenti stilistici e produttivi del nostro mercato industriale al tempo del Coronavirus.

Crediti foto in homepage: Freepick

Fabiola Cinque

2 Responses to "Mascherina e moda: da dispositivo di protezione a capo di abbigliamento"

  1. Lamberto Cantoni
    Lamberto Cantoni   22 Aprile 2020 at 10:46

    Forse sarà una buona occasione per far la pace con le islamiche che portano il velo.

    Rispondi
    • Antonio Bramclet
      Antonio   22 Aprile 2020 at 11:23

      Sì però gli stilisti devono lavorarci sopra perché per ora sono molto più eleganti quelle delle islamiche, anche se non so se risultano utili contro quella merda di virus.

      Rispondi

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