Quanti “previdero” il Coronavirus? – Parte 3. Il romanzo di Dean Koontz

Quanti “previdero” il Coronavirus? – Parte 3. Il romanzo di Dean Koontz

MONDO – Abbiamo intrapreso il nostro viaggio nell’universo delle profezie, alla ricerca delle coincidenze più impressionanti tra i presunti ammonimenti provenienti dal passato e la realtà di oggi, che vede il mondo paralizzato dalla grave emergenza sanitaria in corso. Abbiamo interrogato i testi della sensitiva Sylvia Browne e di Nostradamus, il veggente per eccellenza. Ci siamo spostati nel XX secolo per incontrare la voce dell’anziana mistica cieca Baba Vanga, la Nostradamus dei Balcani. Anche la letteratura, però, può stupirci anticipando i tempi in modo sorprendente.

Lasciando le oscure previsioni scritte dai veggenti nei secoli scorsi o riferite oralmente in tempi più vicini a noi, continuiamo a setacciare terre di confine, dove la letteratura finisce curiosamente col raccontare la realtà degli anni a venire. Già nel primo mese di quarantena alcune fonti sul web hanno parlato infatti di un romanzo del lontano 1981, la cui storia avrebbe un’impressionante somiglianza con l’epidemia del Coronavirus, come l’abbiamo conosciuta nel 2020. Si tratta di coincidenze a cui la fantasia dell’uomo, con la sua capacità di immaginare storie, ci aveva già abituato dai tempi dei romanzi di Jules Verne, considerato il padre della moderna fantascienza per aver descritto invenzioni come il sottomarino, o più tardi con quelli di Isaac Asimov, di cui solo in epoca più recente abbiamo compreso le intuizioni sulla robotica e i problemi derivanti dall’intelligenza artificiale. Il caso dello scrittore statunitense Dean Koontz, noto per le sue storie thriller e horror, appare però addirittura più sorprendente. In un passaggio del suo libro The eyes of darkness, mai uscito in Italia, si legge infatti di uno scienziato cinese di nome Li Chen, fuggito negli Stati Uniti portando una copia su dischetto dell’arma batteriologica cinese più importante e pericolosa dell’ultimo decennio. L’arma si chiama Wuhan-400, perché è stata sviluppata nei laboratori di RDNA vicino la città di Wuhan ed era il quattrocentesimo ceppo vitale di microrganismi creato presso quel centro di ricerca. In questo caso pare di leggere davvero qualcosa di molto vicino ai fatti che ben conosciamo. Data la portata suggestiva della storia, non è difficile alimentare anche le diffuse tesi complottistiche oggi circolanti, secondo cui il Coronavirus sarebbe un’arma batteriologica sfuggita di mano o peggio utilizzata consapevolmente da poteri occulti per scopi politico-economici non precisati.Profezie romanzo di Dean koontz

 

Romanzo di Dean Koontz 2A fugare in larga parte queste dietrologie indimostrabili ha pensato Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale, che ha recuperato la copia originale del romanzo del 1981. Attivissimo ha così riscontrato, ad esempio, che nel romanzo non vi era inizialmente alcun riferimento alla città di Wuhan. In esso si parlava invece della città sovietica di Gorki e il virus si chiama Gorki-400. Solo nell’edizione del 1996 lo scenario è stato spostato in Estremo Oriente, perché nel frattempo era crollata l’Unione Sovietica e la Cina in ascesa sembrava una potenziale minaccia più credibile. Resta il fatto che anche il 1996 è molto lontano da noi e che le coincidenze con la nostra attualità sono comunque molto alte, se pensiamo che nel libro viene indicato con precisione il nome della città sede del centro di ricerche, nonostante l’immensa estensione del territorio cinese. Come in altri momenti del nostro speciale sulle profezie, conveniamo tuttavia con il segretario nazionale del CICAP, Massimo Polidoro, il quale ha giustamente fatto notare, proprio mentre esaminava il romanzo di Dean Koontz, il fatto che ogni anno vengano scritti centinaia di migliaia di libri che immaginano futuri distopici di questo genere. Per questo è impensabile che in almeno uno dei tani libri che si accumulano nel corso dei decenni non si ravvisino somiglianze con dei fatti che si verificano realmente. Citeremmo in proposito il teorema della scimmia instancabile, secondo cui una scimmia che per assurdo prema a caso i tasti di una tastiera per un tempo infinitamente lungo, quasi certamente riuscirà a comporre qualsiasi testo prefissato, sia esso una tragedia di Shakespeare o la Divina Commedia.

futility wreck profezie

 

Un caso molto simile a quello di Koontz parve essere quello in cui sembrò di intravedere una previsione del naufragio del Titanic in una novella di Morgan Robertson, pubblicata nel 1898. Il libro, intitolato Futility, poi rinominato Futility or The wreck of the Titan nel 1912, presentava diverse similitudini con la vicenda che sarebbe accaduta alcuni anni dopo. Tra queste le dimensioni del transatlantico e alcune sue caratteristiche, le circostanze dell’incidente (uno scontro con un iceberg), il periodo dell’anno (aprile) e la rotta del viaggio (quella che congiunge il Regno Unito con la Città di New York attraverso l’Oceano Atlantico). In quel caso il romanziere aveva dovuto immaginare le condizioni più probabili per un disastro di questo tipo. Anche nel libro di Robertson, alcuni elementi della versione originale sono stati modificati. Più precisamente, dopo il 1912, per renderle la storia più vicina a quella del Titanic e in qualche modo contribuire alla vendita delle copie. Oggi, quando se ne parla, c’è ancora chi pensa che la tragedia della nave inaffondabile, raccontata anche da uno dei film di maggior successo della storia del cinema, sia stata effettivamente prevista da un’opera letteraria.

Ad aver precorso i tempi, più o meno consapevolmente, non sono stati però soltanto i libri dei veggenti o degli scrittori. Anche alcune delle serie televisive più famose contengono talvolta immagini che non dovrebbero esistere, data la precisione con cui mostrano gli eventi futuri. Una di queste è sicuramente il cult generazionale I Simpson. Nella prossima tappa della nostra indagine cercheremo di scoprire se i cittadini di Springfield abbiano conosciuto un’epidemia proveniente dall’Oriente prima di noi, ma non solo. Cosa potrebbe accomunare Homer Simpson al papà di Microsoft, Bill Gates? Questo e molto di più tra pochi giorni…

 

I primi due articoli sulle profezie qui

Stefano Maria Pantano

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