Adelaide, il gioco delle spie di Antonella Ferrari

Adelaide, il gioco delle spie di Antonella Ferrari

ITALIA- Adelaide è la nuova eroina protagonista del romanzo omonimo scritto da Antonella Ferrari: una spy story a lieto fine ambientata nel XIX secolo durante i moti carbonari, tra amori, intrighi e complotti. Cosa rende questo genere così appassionante? Scopriamolo insieme!

Adelaide è la primogenita di Filoteo Mayo, discendente della potente famiglia Mayo, che esercita la propria influenza nella città di Chieti. La giovane è una donna dalla mentalità aperta per il suo tempo: rifiuta l’etichetta e l’eccessiva formalità ed usa i benefici che la sua posizione nobiliare concede per impegnarsi nella causa della società Carbonara, così come fanno la sorella Giacinta e i suoi due fratelli, Luigi e Venceslao.

Le feste di palazzo sono solo occasioni per mantenere l’apparenza, la famiglia non è ciò che sembra: dietro la facciata nobiliare si nasconde un interesse per la politica e la causa che coinvolge tutti i membri. Persino il padre Filoteo risultava “schedato” come soggetto pericoloso.

Adelaide, consapevole dei suoi privilegi, se ne serve solo in parte per soddisfare i propri desideri: principalmente li sfrutta per aiutare e proteggere i “cugini”. Così infatti erano chiamati i membri della carboneria.

La forza di questo romanzo, Adelaide (Castelvecchi editore), sta nella narrazione in prima persona: è la protagonista la voce narrante principale. Antonella Ferrari lascia che sia proprio lei ad introdurci nella storia, come se fosse un’amica che ci racconta la sua giornata confrontando la nostra epoca con quella in cui lei ha vissuto, coinvolgendo il lettore nelle dinamiche familiari e nelle vicende dell’epoca.

Altro punto cardine è rappresentato dagli intrighi, dai complotti e dagli espedienti usati da Adelaide per confondere la gendarmeria e permettere ai suoi amici di fuggire. Come narrerà lei stessa, infatti, era comune usare droghe per indebolire il nemico e obnubilarlo, favorendo così le incursioni carbonare.

Copertina libro Adelaide

ADELAIDE, DONNA MODERNA DELL’OTTOCENTO

Adelaide è la donna moderna della Chieti di metà Ottocento, proiettata al futuro e all’innovazione, affascinata dal progresso di città industriali come Londra e dai viaggi nel continente europeo.

Altra figura femminile sui generis è Isabella, che, dopo la delusione per aver scoperto la relazione segreta del marito, si interessa alla medicina. Alle donne non era ancora consentita l’iscrizione all’università, perciò la giovane segue scrupolosamente le lezioni e le sessioni d’esame e vi partecipa silenziosamente fino al punto di scrivere la propria tesi di laurea, che, ovviamente, non discuterà mai. Malgrado queste limitazioni Isabella è ugualmente appagata: userà le conoscenze apprese per aiutare le persone malate e povere che affollano i vicoli della sua città.

Spionaggio, minacce e appostamenti sono gli altri ingredienti di questo romanzo storico. Antonella Ferrari ha accettato di rispondere per noi ad alcune domande.

LA PAROLA ALL’AUTRICE

Antonella Ferrari

Antonella, lei ha collaborato con diversi giornali: come ha influito questa esperienza sul suo lavoro di scrittrice?

La collaborazione con un quotidiano è stata utile come allenamento, ma scrivere di argomenti non scelti da me, secondo gli eventi quotidiani è limitante. Invece nei romanzi la mia fantasia galoppa con risultati decisamente migliori. Sono esperienze da provare per trovare la propria strada.

Leggendo il suo libro si nota la chiarezza con cui Adelaide racconta la propria storia: dagli usi e costumi dell’epoca alla condizione della donna in quel periodo. Traspare la capacità di insegnare in modo semplice e piacevole come farebbe una docente come lei. Mentre scriveva pensava di rivolgersi ad un pubblico giovane?

Io mi rivolgo sempre alle persone semplici. Il mio intento è portare alla lettura quella grande percentuale di Italiani che non legge. Attraverso una scrittura leggera, a volte divertente, ma sempre con un messaggio positivo, mi piacerebbe che anche chi non tocca un libro da anni, giovane o meno, trascorra qualche ora sfogliando le pagine di Adelaide.

Nel suo libro leggiamo di come alcuni membri della Giovine Italia sfruttassero il malcontento durante l’epidemia di colera per fomentare il popolo e spingerlo all’insurrezione. Possiamo dire che una situazione simile si stia ripetendo anche oggi, in questo periodo di pandemia, dimostrando così l’incapacità di imparare dagli errori del passato?

Corsi e ricorsi storici, nulla di nuovo sotto il sole. Abbiamo la memoria corta e non impariamo dagli errori del passato. Ora poi, con il web che dà voce a chiunque, diventano visibili anche gli insoddisfatti che prima sparlavano davanti ai bar del quartiere. Abbiamo superato due guerre mondiali, terremoti e altre sventure, ce la faremo anche stavolta. Il bene vince sempre.

Adelaide racconta della caccia all’untore che s’intraprese nel corso dell’epidemia da colera, un atto ingiustificato considerando che la trasmissione della malattia non avveniva da uomo a uomo. Spesso in situazioni di emergenza la paura è un ulteriore nemico da cui difendersi. E’ d’accordo?

Certo sono d’accordo, si fa leva sulla paura e da lì nascono problemi più grandi. Nell’800 si poteva giustificare per l’ignoranza generalizzata, quasi totale. Oggi, di fronte a un virus sconosciuto, siamo disarmati e la paura prende il sopravvento. Non dobbiamo farla vincere.

Le donne del suo romanzo sono coraggiose, agiscono fuori dagli schemi e sono coinvolte attivamente nella Carboneria. Non è un paradosso che, nonostante gli fosse permesso di far parte di società segrete come quella,  gli venisse negato l’accesso all’università?

La Carboneria era una società segreta, senza leggi di Stato, per cui in maniera informale, senza adesioni ufficiali, le donne hanno contribuito. Con la mentalità di oggi, trovo aberrante che a una donna non fosse concesso iscriversi all’Università. Sottolineo però che il diritto al voto lo abbiamo ottenuto solo nel 1946, meno di un secolo fa, per fortuna in pochi anni abbiamo colmato il gap delle pari opportunità. Peccato che non sia così in ogni parte del mondo.

Lei ha studiato l’albero genealogico della famiglia Mayo: come mai ha scelto proprio Adelaide quale protagonista e non un altro membro della famiglia?

Dai pochi documenti rinvenuti sulla storia della famiglia Mayo, mi ha colpito questa donna  forte e intraprendente, che era davvero la colonna del casato. Mi è piaciuta e ho plasmato un’eroina avanti di 100 anni, indipendente come una millenial.

Il romanzo storico affascina e intriga. Secondo lei quali sono gli elementi che attirano i lettori verso questo genere letterario?

Fare un salto nel passato, conoscere costumi e usanze, privazioni e vita semplice dei nostri antenati, incuriosisce. Immaginare come vivere senza cellulari, internet, auto e sanità all’avanguardia, affascina il lettore e  lo rende grato di essere nato ai giorni nostri.

Cosa vorrebbe lasciare nel pubblico al termine della lettura?

Vorrei lasciare un po’ di serenità, lanciare un messaggio di amore che vince, che non è male tutto ciò che appare, ma cosa conduce ad agire così. Un paio d’ore di svago con qualche riflessione.

 

 

 

 

 

 

 

 

Rossella Belardi

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