La realtà è tutto! I migliori documentari di sempre

La realtà è tutto! I migliori documentari di sempre

MONDO – Altro che fenomeno da festival o da rassegne specializzate, in tutto il mondo stiamo assistendo ad un vero boom del genere documentaristico. Il motivo? La ricerca spasmodica e ossessiva della realtà, che spesso supera ogni più scatenata fantasia. Ecco la nostra classifica dei 30 (+1) migliori documentari di sempre. 

Abbiamo sempre più bisogno di storie forti, capaci di imprimersi nella mente e nel cuore, vicende emozionanti che più sono reali e più ci ispirano. Tutto questo, ad esempio, le piattaforme streaming l’hanno capito perfettamente e ne hanno fatto un punto di forza:“I più grandi documentaristi sono incredibili osservatori della condizione umana – ha dichiarato recentemente a La Stampa Lisa Nishimura, Vice Presidente di Netflix e responsabile del settore doc -. Prendono temi, sentimenti, argomenti complessi e li sintetizzano, in modo da poter raggiungere un pubblico ampio e stimolarlo alla riflessione. Il documentario è come un libro, ci torni più volte, e risuona sempre in un modo diverso con la tua anima”. Insomma, i documentari non sono più un qualcosa di serie B da pescare in tv casualmente. Tutt’altro. Viviamo in un periodo in cui il cinema, non tutto certo, fatica a trovare storie degne e ad affrontare argomenti scottanti e controversi. E allora perché non trovare grandi storie attingendo dalla realtà? In questo articolo abbiamo selezionati quelli che secondo noi sono i migliori documentari di sempre. Ecco la nostra classifica.

30) Searching for a Sugar Man (2012, Malik Bendjelloul) 

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I migliori documentari di sempre: Searching for a Sugar Man

Una meteora della musica americana, un fenomeno della musica dimenticato dal suo paese d’origine che finisce per lavorare in fabbrica senza sapere che in Sud Africa il suo nome è semplicemente sinonimo di leggenda. Searching for a Sugar Man di Malik Bendjelloul narra la storia del cantautore Sixto Rodriguez che scoprirà la sua fama e la sua gloria proprio grazie a questo documentario. Un’opera che non solo mostra tutte le abilità del batterista, ma che ci regala un po’ di ottimismo con una storia finale degna del miglior happy ending!

29) Jane (2017, Brett Morgen)

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I migliori documentari di sempre: Jane

Nel 2017 il documentarista Brett Morgen racconta la storia di Jane Goodall, primatologa americana. Realizzato attraverso la rielaborazione di oltre 100 ore di filmati inediti e provenienti dagli archivi di National Geographic, il film offre un ritratto intimo e senza precedenti della Goodall, le cui ricerche sugli scimpanzè sfidarono le opinioni scientifiche di predominio maschile del suo tempo, rivoluzionando la comprensione del mondo naturale.

28) Conversazioni con un killer: il caso Ted Bundy (2019, Joe Berlinguer) 

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I migliori documentari di sempre: Ted Bundy

4 episodi, materiali inediti e testimonianze inquietanti per riportare alla luce uno dei casi più sconvolgenti della cronaca nera americana. Il caso Ted Bundy è un documentario Netflix che racconta la storia del serial killer americano più famoso e feroce. Durante gli anni ’70, Bundy uccise quasi 30 donne. L’obiettivo del documentario è quello di tirare fuori un macabro ritratto dell’assassino, tra interviste, immagini di archivio e registrazioni nel braccio della morte. Il doc a episodi mostra le capacità persuasive del serial killer e fa capire come abbia fatto ad adescare tutte quelle giovani ragazze.

27) Sacro Gra (2013, Gianfranco Rosi)

I migliori documentari di sempre: Sacro Gra

Non esiste una definizione assoluta e oggettiva riguardo al ‘bello’ e alla sua estetica, ma possiamo certamente far rientrare in questa categoria Sacro GRA. Un documentario fine, intelligente, importante che ha sbaragliato la concorrenza e si è aggiudicato anche un Leone d’Oro a Venezia.

Sacro GRA parla degli italiani più umili, delle loro storie, delle loro vite ai margini della società, relegati ai confini della città. Parla di storie comuni vissute nella loro pienezza tra piccole consolazioni e ruvidità dell’esistere sullo sfondo della macchina statale che macina un altro tipo di realtà e si ferma lì, vicino a loro, percorrendo quel confine rappresentato dal Grande Raccordo Anulare, rotta di viandanti post-moderni che scandisce religiosamente – come un’incessante campana – le giornate della gente che Rosi pennella con grazia muta, trattando la macchina da presa come puro ripetitore di immagini senza una sceneggiatura che pilota lo spettatore verso verità confezionate e pronte all’uso.

In questo documentario sono le vite stesse che si raccontano tramite i loro reali e consapevoli attori: un nobile caduto in disgrazia che affitta la sua dimora e la storia della famiglia per gli usi più disparati; uno strambo uomo barbuto e una donna che vivono la loro vita affacciati alla finestra dei propri appartamenti-alveari dai quali, come libere api operose, ronzano la loro semplice gioia d’essere vivi alla faccia di chi li crede semplici frazioni d’uomini alla periferia dell’umanità occidentale; un solitario infermiere della croce rossa, angelo delle vittime del GRA (Grande Raccordo Anulare) che si divide tra rapporti eterei con utenti delle chat e visite alla madre sofferente di demenza senile

26) Samsara (Ron Fricke, 2003) 

I migliori documentari di sempre:
I migliori documentari di sempre: Samsara

100 luoghi di 25 paesi e una lavorazione durata più di 5 anni. Samsara di Ron Fricke è una finestra verso il mondo nel silenzio che ci trasporta in luighi sacri, zone sinistrate, siti industriali e meraviglie naturali. La grandezza di Sansara sta nell’interpretazione. Il documentario sovverte le nostre aspettative, fonda l’antico e il moderno per promuovere le nostre riflessioni su quello che l’uomo ha a disposizione e su come provi in tutti i modi a distruggerlo. Tra gli highlights di Samsara troviamo New Orleans dopo Katrina, giovani e vecchi immersi nell’immondizia alla ricerca di componenti elettronici, soldati feriti in battaglia, la danza tradizionale balinese, il Mont Saint-Michel, la Reggia di Versailles, l’Arches National Park nello Utah, le cascate Epupa, in Angola, i templi della valle di Bagan, in Myanmar, la danza delle mille mani a Pechino in Cina, le pitture rituali dei guerrieri africani, il performer francese Olivier de Sagazan, i musulmani in preghiera in varie moschee nel mondo, gli ebrei in preghiera dinnanzi al Muro del Pianto, la Kaʿba a La Mecca.

25) Notte e Nebbia (Alain Resnais, 1960) 

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I migliori documentari di sempre: Notte e Nebbia

Documentario girato da Resnais nei campi di sterminio, così come si presentavano nel 1955, con al suo interno numerosi inserti di documenti originali girati nei giorni della liberazione. Un documentario fondamentale, che analizza uno dei crimini più oscuri della nostra storia e che contribuì a far comprendere il velo di oblio che copriva i crimini nazisti. Suddiviso in 4 sezioni, Notte e Nebbia alterna momenti di estrema drammaticità e momenti di satira. Un vero capolavoro che però venne rifiutato alla preselezione del Festival di Cannes.

24) Amy – The Girl Behind the Name (Asif Kapadia, 2015) 

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I migliori documentari di sempre: Amy

Uno sguardo intimo e commovente sulla vita sregolata di Amy Winehouse, una delle più grandi cantanti della storia della musica, morta per arresto cardiaco a soli 27 anni a causa dell’abuso di droga e alcool. A raccontare questo tema delicato e doloroso è Asif Kapadia, maestro di documentari (Maradona su Netflix ve ne darà un’ulteriore prova). Ciò che colpisce di più di Amy, è il tributo che il documentario stesso da alla voce della cantante, non solo sul palco ma anche nella vita di tutti i giorni, una voce unica, divina. Al suo interno, troviamo filmini privati, video di repertorio e materiale familiare che ritrae un lato della cantante sconosciuto, focalizzandosi soprattutto sul periodo in cui Amy Winehouse non era ancora arrivata alla ribalta della notorietà.

23) Tiger King (2020, Rebecca Chaiklin, Eric Goode) 

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I migliori documentari di sempre: Tiger King

Tiger King è il documentario più scorretto di sempre? La risposta è sì ma c’è anche molto altro da dire. C’è un fattore che colpisce maggiormente dell’opera di Rebecca Chaiklin ed Eric Goode, vale a dire la quantità di materiale che ha a disposizione. Perché sulla storia di Joe Exotic c’è davvero tutto: grossi felini, omicidi, suicidi, persone scomparse, poligamia, intrighi ed altre assurdità, ed è tutto, ma proprio tutto documentato.

Tiger King narra le vicende di Joseph Allen Maldonado-Passage, noto come Joe Exotic, criminale statunitense ed ex operatore di zoo, nonché proprietario del Greater Wynnewood Exotic Animal Park in Oklahoma, accusato di abuso e sfruttamento di animali esotici e selvatici. Oltre a mostrare la vita folle e l’amore malato dei proprietari di parchi per i felini selvatici in America, il documentario evidenzia il dramma delle tigri in cattività negli Stati Uniti, secondo i numeri superiori a diecimilia in totale, più del doppio di quante ce ne siano in tutto il mondo.

22) The Dawn Wall (Josh Lowell, Peter Mortimer, 2017) 

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I migliori documentari di sempre: The Dawn Wall

Negli ultimi anni i documentari sul mondo del Climbing stanno letteralmente spopolando e facendo razzia di premi internazionali. Tra questi non possiamo non citare Valley Uprising, una vera Bibbia dedicata alla storia dell’Arrampicata, e naturalmente non possiamo non parlare di Free Solo, documentario biografico sulla vita di Alex Honnold, ma secondo noi il miglior documentario sul Climbing è The Dawn Wall. Il motivo? Non solo per l’impresa di Tommy Caldwell, ma soprattutto perché The Dawn Wall è tante cose insieme e presenta uno storytelling di livello assoluto. Il documentario di Josh Lowell e Peter Mortimer, ripercorre la salita di Caldwell assieme a Kevin Jorgeson della parete Dawn Wall, nel parco nazionale di Yosemite, dopo 6 anni di studio e tentativi. Piccolo particolare. Caldwell qualche anno prima ha subito l’amputazione di due falangi del dito, menomazione che avrebbe posto fine alla carriera di qualsiasi arrampicatore. Il dramma vero è ancora peggiore. Sempre qualche anno prima, il climber, insieme alla sua fidanzata storica, effettua una spedizione sponsorizzata per arrampicare in Kirghizistan, dove però viene sequestrato dal Fronte Nazionale Uzbeko. Dopo 6 giorni in fuga senza mangiare Caldwell spinge la loro guardia in burrone e i 4 riescono a fuggire e salvarsi.

Tante storie dentro una storia. Ed è proprio questo che rende The Dawn Wall unico. Non possiamo non menzionare le tecniche di ripresa incredibili che il regista ci propone, ma soprattutto al centro della narrazione, c’è l’ossessione di Caldwell per scalare, un’ossessione che lo distoglie da tutto il mondo che lo circonda, un’ossessione che lo aiuta a non pensare al dramma vissuto di Uzbekistan.

21) Woodstock – Tre giorni di pace, amore e musica (Michael Wadleigh, 1970) 

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I migliori documentari di sempre: Woodstock

In quell’irripetibile decennio che furono gli anni ’60, un periodo fatto di conquiste sociali e benessere economico, a fare la storia erano donne e uomini al di sotto dei 30 anni. Pare assurdo ripensarci adesso, ma era proprio così. Un esempio? Il concerto di Woodstock, il più grande raduno della storia del rock, una tre giorni di concerti, musica e trasgressione che segnò l’inizio di una rivoluzione che metteva al centro l’amore, la pace, la libertà. Una rivoluzione di musica iniziata e mai ultimata. Nel documentario Woodstock – Tre giorni di pace, amore e musica, il regista Michael Wadleigh descrive le varie fasi della manifestazione, con un abile lavoro di montaggio e minuziosità, ma senza preziosismi, perché Woodstock è stato un evento che si raccontava da solo. Al suo interno troviamo gli Who, i Jefferson Airplane e Michael Lang il produttore esecutivo della manifestazione. Una pecca? Manca forse un’analisi psicologica e sociologica dell’evento, un aspetto che avrebbe meritato più attenzione.

20) Man of Wire (2008, James Marsh) 

I migliori documentari di sempre:
I migliori documentari di sempre: Man on Wire

La folle camminata di Philippe Petit negli anni ‘70 sul filo sospeso tra le Torri Gemelle è stata trasposta in un film pochi anni fa (The Wire) ma, lasciatecelo dire, è stata raccontata anche e soprattutto in un documentario del 2008 firmato James Marsh. Nato come opera televisiva per la BBC, il documentario Man Of Wire si è aggiudicato il premio del pubblico e della giuria al Sundance Festival e il motivo è molto semplice: l’opera di Marsh è davvero completa e cinematografica. Il racconto dei protagonisti, a 30 anni di distanza dall’impresa, si consuma in un mix di rare immagini d’epoca e ricostruzioni a mò di fiction. Anche i colori e la musica sono strumenti fondamentali. Si va dal bianco e nero ai colori tipici degli anni ’70 e la colonna sonora di Nyrman e Satie, rappresentano un accompagnamento perfetto per una storia che non è per chi soffre di vertigini!

19) La Sottile Linea Blu (1988, Errol Morris)

I migliori documentari di sempre: La Sottile Linea Blu
I migliori documentari di sempre: La Sottile Linea Blu

 

Nel 1976 un agente in Texas viene ucciso da un delinquentello per una diatriba su una sosta vietata. Il delinquentello non viene preso, ma viene invece accusato un innocente di 16 anni, Randall Dale Adams, al quale l’assassino aveva dato un passaggio. In attesa della pena capitale, il ragazzo sconta 13 anni di carcere. Un documentario, quello di Errol Morris, dai temi innovativi per l’epoca ma soprattutto che contribuì a sensibilizzare l’opinione pubblica sul caso. Anzi, quel documentario, un attacco frontale al sistema giudiziario americano, spinse i giudici a riaprire il caso. L’imputato fu assolto e uscì dopo molti anni di carcere e si scoprì che il colpevole non era altri che il principale test d’accusa.

18) Fuocoammare (2016, Gianfranco Rosi)

I migliori documentari di sempre:
I migliori documentari di sempre: Fuocoammare

Il dramma sempre più attuale dei migranti in un. Fuocoammare usa uno strumento per raccontare: gli occhi di Samuele, un ragazzino che vive a Lampedusa e assiste alle vicende degli immigrati che attraversano il Mediterraneo per prov documentario struggente firmato Gianfranco Rosi e vincitore al Festival di Berlino are a vivere una nuova vita, diversa da quella terribile nella loro terra di origine. Spesso però, quella seconda vita non arriva e il viaggio si conclude nel peggiore dei modi.

Fuocoammare è un documentario che commuove e che fa capire molte cose. In un’intervista, Rosi ha dichiarato: “Sono stato molto felice di portare il film a Berlino, nel cuore dell’Europa, per mettere in luce il racconto di Lampedusa, dei suoi abitanti e dei suoi migranti, proprio nel momento in cui la cronaca impone nuovi ragionamenti”.

17) The Putin Interviews (2017, Oliver Stone)

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I migliori documentari di sempre: The Putin Interviews

Provocatore, spietato, controverso, aggressivo e pericoloso. Stiamo parlando di Oliver Stone o di Vladimir Putin? Dopo aver raccontato Fidel Castro e Chavez e aver trattato al cinema di Kennedy e Nixon, il regista premio Oscar sbarca in Russia per intervistare uno dei personaggi più discussi della nostra epoca, vale a dire il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin (che qualche anno dopo, ha preso parte addirittura al battesimo della figlia di Stone). The Putin Interview è un documentario di 4 ore, in cui il regista e il politico affrontano i temi più spinosi della storia e della società russa, senza filtri e barriere. Putin parla con Stone della sua posizione nei confronti degli omosessuali, del rapporto burrascoso con gli Stati Uniti, fino ad arrivare all’elezione di Donald Trump e alla guerra di Cecenia. Stone come sempre, cerca di raccontare anche l’uomo mostrando al pubblico le passioni di Putin, dal Judo all’Hockey, fino ad arrivare al suo rapporto con la famiglia. Ne esce fuori un prodotto spavaldo, lungo ma molto fluido e coinvolgente.

16) Baraka (1992, Ron Fricke)

I migliori documentari di sempre:
I migliori documentari di sempre: Baraka

Un viaggio nel silenzio e nelle meraviglie e nelle oscurità del mondo. In Baraka del 1992 troverete una miriade di immagini che restituiranno un quadro di bellezza al pianeta Terra. Il regista Ron Fricke, sulle note della colonna sonora multietnica di Michael Stearns ci mostra danze masai, riti aborigeni, liturgie tribali, ma anche favelas, baraccopoli e campi profughi. Baraka è il documentario definitivo sul pianeta Terra. E poi la natura, da una parte gemma preziosa, dall’altra una vittima stravolta dall’uomo. In sintesi, Baraka è un trattato antropologico, uno sguardo unico e silenzioso a chi siamo.

15) Bowling a Columbine (2002, Michael Moore)

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I migliori documentari di sempre: Bowling a Columbine

Bowling a Columbine è il documentario che ha lanciato Michael Moore nella stratosfera. Come sempre, il regista premio Oscar si scaglia contro il sistema americano, stavolta focalizzandosi sulla fobia a stelle strisce della difesa personale attraverso le armi da fuoco. L’opera di Moore parte dalla tragedia avvenuta presso la Columbine High School nell’aprile del 1999 in Colorado, dove, due studenti massacrarono a colpi di fucile i compagni di scuola.

Tra i momenti più impattanti di Bowling a Columbine, il riepilogo delle connivenze americane con alcuni tra i regimi dittatoriali più sanguinari dell’epoca, il tutto sulle note di What a wonderful world di Louis Armstrong e un cartone animato satirico che spiega con ironia la storia d’amore tra gli Stati Uniti e le armi da fuoco. Non manca poi una denuncia nei confronti dei media, tra i principali responsabili secondo il documentarista della tensione che attanaglia le strade del paese, una tensione che non può incentivare l’uso di pistole e fucili.

14) Grizzly Man (2005, Werner Herzog)

I migliori documentari di sempre: Grizzly Man Werner Herzog
I migliori documentari di sempre: Grizzly Man

Per 13 estati l’attivista ecologista Timothy Treadwell trascorse molti giorni insieme ai suoi amatissimi orsi grizzly in Alaska. Il suo obiettivo era quello di salvare una comunità di orsi dai bracconieri, ma tragicamente, Treadwell divenne preda dei suoi amati animali, finendo per rimanere ucciso da un grizzly. Il documentario Grizzly Man del grande Werner Herzog narra la vita di Treadwell attraverso interviste e immagini di repertorio. L’opera di Herzog è un pugno nello stomaco che tramsette un senso d’angoscia forse mai eguagliato da nessun altro documentario e ci lascia con un messaggio eloquente: “negli occhi degli animali, si legge solo indifferenza”, un messaggio che si distacca completamente dall’amore che Treadwell provava per “i suoi animali”.

13) Punto di non ritorno – Before the Flood (2016, Fisher Stevens)

I migliori documentari di sempre: Before the Flood

Un docufilm che ci porta in giro per il mondo alla scoperta delle più preoccupanti criticità del pianeta. In Punto di non ritorno, Leonardo Di Caprio chiama il mondo “alle armi” per prendere coscienza che il surriscaldamento globale sta distruggendo il nostro ambiente e portando il pianeta alla decadenza ma soprattutto all’invivibilità.

L’attore Premio Oscar ha trascorso 2 anni a indagare cause ed effetti del cambiamento climatico nel mondo, dalla deforestazione in Indonesia dovuta all’industria dell’olio di palma allo scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia e nell’Artide.

Fotografia e riprese di livello altissimo, il tutto accompagnato dalla colonna sonora firmata da Trent Reznor tra le più riuscite nella storia dei documentari. Di Caprio parte da un quadro, quello di Bosch dal titolo “Trittico del giardino delle delizie”, il suo preferito fin da quando era bambino, un quadro che lo ha sempre fatto riflettere sulle tematiche ambientali e sull’importanza di preservare il pianeta.

Molto intenso è il discorso finale di Leo, che alle Nazioni Unite, in occasione della Giornata della Terra del 2016 esorta i potenti del mondo con veemenza: “Siete l’ultima speranza della Terra. Vi chiediamo di proteggerla, altrimenti per noi e per tutte le creature viventi sarà la fine”.

12) Cave of Forgotten Dreams (2010, Werner Herzog) 

I migliori documentari di sempre: Cave of Forgotten Dreams

Quando Werner Herzog si manifesta in tutta la sua grandezza, non può non uscire fuori un prodotto che ridefinisca i parametri. Con un’apparente veste da documentario di divulgazione, Cave of Forgotten Dreams è un documentario in 3d favoloso che reinventa lo stile di un regista altrettanto favoloso. Di cosa parla? Delle prime forme artistiche dell’umanità, i graffiti, presenti nella Grotta Chauvet nell’Ardèche, in Francia, nota per conservare i più antichi dipinti dell’umanità, risalenti a 32.000 anni fa. Il progetto è stato affidato a Herzog direttamente dal Governo Francese e attraverso un montaggio naturale nonostante la tecnica 3d, ci fornisce dati, informazioni ma soprattutto riflessioni sulla storia dell’uomo e sul rapporto che esso intrattiene con l’arte.

11) Exit Through the Gift Shop (Banksy 2010)

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I migliori documentari di sempre: Exit through the Gift Shop

Banksy, autore dissacrante e geniale, deve molto del suo fascino, non della sua bravura e unicità certo, a quell’alone di mistero che è riuscito a creare intorno alla sua figura. Il più famoso tra gli street artist nel documentario Exit Through The Gift Shop ci regala molte cose: innanzitutto, una riflessione sull’arte e sul continuo paradosso che la muove, ma soprattutto, una testimonianza in prima persona di quello che la street art ha rappresentato dopo la fine degli anni ’90. In questo meraviglioso documentario ci si presentano davanti personaggi del calibro di Shepard Fairey, Ron English, Invader, Monsieur Andrè.

Exit Through The Gift Shop è il documentario perfetto per chi ama la cultura pop in ogni sua accezione e che ama soprattutto la cultura che nasce dalla strada e dall’underground.

10) Super Size Me (2004, Morgan Spurlock)

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I migliori documentari di sempre: Super Size Me

Un documentario divertente e inquietante che risponde ad una semplice domanda: la colpa del costante aumento dell’obesità negli Stati Uniti, superiore a tutti gli altri paesi del mondo, è da attribuire a McDonald’s? Andando a vedere come si è ridotto il protagonista e regista Morgan Spurlock dopo un mese di “dieta MC”, la risposta non può che essere sì. Spurlock ha consumato 3 pasti al giorno da McDonald’s e ha ridotto in maniera drastica l’attività fisica con l’obiettivo di non superare i 2500 passi al giorno dell’americano medio. Il risultato fa inorridire qualsiasi nutrizionista e denuncia un problema, quello dell’obesità, che in America fa più vittime di qualsiasi altra cosa.

Spurlock, con uno stile che rimanda al grande Michael Moore, non si limita solo a mangiare cibo spazzatura. Va nelle mense delle scuole a stelle e strisce per mostrarci i menù sempre più simili a quelli dei fast food, intervista ex dipendenti e ci mostra come il colosso americano riesca ad attrarre miliardi di persone al mondo attraverso la pubblicità e la comunicazione.

9) Going Clear – Scientology e la prigione della fede (2015, Alex Gibney)

I migliori documentari di sempre: Going Clear

Quante volte ci siamo chiesti perché Tom Cruise e John Travolta fanno parte attivamente del controverso culto di Scientology? Molte e nel 2015, grazie al documentario di Alex Gibney, abbiamo potuto farcene un’idea. Going Clear racconta la storia e le ombre del culto religioso fondato dallo scrittore Ron Hubbard nel 1954 e di come sia riuscito a diventare una potenza mondiale. L’opera di Gibney ci mostra materiali rari e immagini inedite e si scaglia contro i metodi utilizzati dal culto per difendersi dagli attacchi mediatici e per le forti pressioni inflitte ai suoi adepti, che spesso, sempre secondo il documentario, culminano addirittura con abusi fisici e psicologici. Gibney non risparmia nessuno, analizzando nel dettaglio il rapporto tra David Miscavige, attuale capo della chiesa con le celebrità di Hollywood, fondamentali per diffondere le dottrine di Scientology.

8) La Marcia dei Pinguini (2005, Luc Jacquet)

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I migliori documentari di sempre: La Marcia dei Pinguini

Amori, drammi, coraggio e avventure… dei pinguini imperatori. Il regista e biologo Luc Jacquet ha trascorso più di un anno sui ghiacci dell’Antartide, al confine della vita, dove l’inverno dura 9 mesi e il pinguino medio, anno dopo anno, si cimenta in viaggi interminabili e digiuni prolungati. L’aspetto magico di questo documentario sta nella capacità di trasmettere al pubblico stupore e commozione attraverso il silenzio e di esaltare uno stile di vita che può essere infernale, duro, quasi impossibile da vivere, ma che nasconde al tempo stesso un incredibile e poetico senso della vita. Guardando questo film capirete quanto umano sia il sentimento che provano i pinguini per i loro cuccioli fino a che punto siano disposti a difenderli contro tutto e tutti.

7) Fahrenheit 9/11 (2004, Michael Moore) 

I migliori documentari di sempre: Fahrenheit 9/11

Su questo documentario, forse il più famoso di Michael Moore si è già detto molto. Proviamo a riassumerlo come piacerebbe a lui. Fahrenheit 9/11. Palma d’Oro a Cannes. Scritto e diretto da Michael Moore. Protagonisti: George Bush, i suoi cani, suo padre, Donald Rumsfeld, Dick Chaney, Condoleeza Rice, alcuni agenti dei servizi segreti, molti sauditi, Bin Laden, i parenti delle vittime dell’11 settembre, gli iracheni, i militari in Iraq, i loro familiari, il petrolio, i dollari, il potere.

In Fahrenheit 9/11 il regista Premio Oscar indaga su cosa è accaduto negli USA dopo l’11 settembre e come l’amministrazione Bush abbia usato il tragico evento dell’attacco alle Torri Gemelle per la propria agenda politica.

6) Don’t Look Back (1967, D.A. Pennebaker)

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Migliori documentari di sempre: Don’t look back

Primavera 1965. Il ventiquattrenne Bob Dylan sta per diventare una star mondiale. Non lo è ancora totalmente, ma le sue canzoni stanno iniziando a spopolare soprattutto tra i giovani. In quel periodo, per aumentare la popolarità di Dylan, il suo manager Albert Grossman contatta il regista D.A. Pennebaker per girare un documentario sul suo tour in Inghilterra. Ne viene fuori un racconto esclusivo di tutto ciò che sta attorno alla vita di un musicista, dai siparietti privati nei camerini e nelle stanze d’albergo ai concerti. Il tutto ripreso con una cinepresa portatile e riproducendo un’atmosfera che immortala il clima on the road di quei tempi.

5) The Wolfpack (2015, Crystal Moselle)

Migliori documentari di sempre: The Wolfpack

The Wolfpack di Crystal Moselle racconta una storia dannatamente vera e dannatamente inquietante. Per qualche settimana, la giovane regista ha seguito le vicende di sei ragazzi figli di una coppia tardo hippie rimasti chiusi in casa per circa 15 anni per volere del padre, terrorizzato a vederli vivere in un mondo “crudele e spietato”. I 6 ragazzi, i fratelli Angulo, hanno avuto un solo strumento a disposizione per rimanere in contatto con la realtà e l’esterno. Quale? Il cinema, grande passione del padre. Di film nel corso degli anni, gli Angulo ne hanno visti a migliaia, imparando tutte le battute a memoria e girando anche alcuni remake privati. Una storia che fa rabbrividire ma al tempo stesso commuove. La follia del padre, l’immobilismo colpevole della madre fanno da controaltare alla motivazione di questi ragazzi, che hanno sì paura di uscire e di vivere nel mondo, ma ne hanno anche una voglia irrefrenabile.

4) Maradona By Kusturica (2008, Emir Kusturica)

Due personaggi unici e senza paura del potere s’incontrano in una lunga intervista rimasta nella storia dei documentari. Maradona By Kusturica è il ritratto più spettacolare di Diego che si sia mai visto. Nell’opera del regista serbo si parla musica, di politica, di guerra, di famiglia, di droga e ovviamente di calcio. Perché? Perché Maradona è stato tutto questo, un personaggio sconfinato e sconfinante che ha saputo influenzare la cultura del 900 come nessun’altro sportivo. Il documentario racconta i trionfi napoletani e argentini di Diego, ma anche le cadute fuori dal rettangolo verde focalizzandosi soprattutto sul suo rapporto con la cocaina: “Sai che giocatore sarei stato se non avessi tirato cocaina? – racconta Maradona a Kusturica -. Che giocatore ci siamo persi! Ci sono un sacco di cose di cui oggi mi sento in colpa dentro di me. Mi possono dire che sto bene o che sto meglio di prima, però nessuno sta dentro di me. Io sono la mia colpa e non posso rimediare”.

3) The Last Dance (2020, Jason Hehir)

Migliori documentari di sempre:
Migliori documentari di sempre: The Last Dance

I Chicago Bulls di Michael Jordan, il talento di Scottie Pippen, il genio e la sregolatezza di Dennis Rodman e l’arguzia strategica di Phil Jackson. The Last Dance è un documentario dedicato al più grande giocatore di basket di tutti i tempi. E’ un puzzle composto da 10 episodi, un insieme di tanti tasselli che rendono la legacy dei Bulls un vero e proprio poema epico. Lo scopo di The Last Dance era quello di documentare il coronamento di un sogno: la conquista del titolo NBA numero 6 in 8 stagioni.

L’opera di Jason Hehir non solo ha ridefinito la concezione del documentario sportivo ma ha regalato al pubblico un tributo esclusivo e inedito alla grandezza e alla maniacale ricerca della vittoria di Michael Jordan (chiedere ai suoi compagni di squadra per conferma).

2) L’uomo con la macchina da presa (1929, Dziga Vertov)

Migliori documentari di sempre: L’uomo con la macchina da presa

La giornata di un cineoperatore dall’alba al tramonto. L’uomo con la macchina da presa, film del 1929 diretto dal grande regista sovietico Dziga Vertov, è il manifesto del movimento Kinoglaz (Cineocchio), nato proprio da un’iniziativa del regista. Cosa voleva esprimere al pubblico? La superiorità del documentario sul cinema di finzione, inadatto, secondo Vertov, a formare la società comunista. Il cinema secondo Vertov doveva essere infatti uno strumento a servizio del popolo e della sua formazione comunista.

Al di là del messaggio che può essere condivisibile o meno, L’uomo con la macchina da preso è un’opera stupefacente, che colpisce per le tecniche di ripresa che definire avanguardiste è forse dire poco. Vertov riprende soprattutto scene di vita quotidiana, girando per le strade di Odessa, mostrando la sua arditezza alla ricerca di inquadrature a sensazione, sopra, sotto o a fianco di treni in corsa.

1) Montage of Heck (2017, Brett Morgen)

Migliori documentari di sempre: Kurt Cobain
Migliori documentari di sempre: Montage of Heck

Sono passati quasi 24 anni da quando Kurt Cobain si suicidò nella primavera del 1994. Nonostante sia passato molto tempo, la ferita per i rockettari e per gli amanti della musica di tutto il mondo è ancora fresca. È una ferita rabbiosa, esistenzialista e allo stesso tempo disperata. Un po’ come la più grande creazione di Kurt, il grunge. Ebbene, se volete addentrarvi nell’intimità e nel mondo magico e drammatico allo stesso tempo del leader dei Nirvana non potete perdervi Montage of Heck. Il documentario di Brett Morgen è un capolavoro assoluto perché permette di essere letteralmente testimoni della vita tormentata dell’artista, di vederla attraverso i suoi occhi e le sue esperienze. Le sue parole, la sua musica, le sue idee, i suoi fumetti, la sua tossicodipendenza, il suo controverso rapporto con Courtney Love, i filmati amatoriali e i suoi amici più cari. Il tutto accompagnato dalla sua musica irripetibile.

Montage of Heck è il primo nella nostra classifica dei migliori documentari di sempre. Il motivo? Perché è un film intimo, totale e travolgente, capace di mostrare la vita di Cobain in maniera definitiva, una vita piena ma allo stesso tempo bruciata troppo in fretta. Il regista Brett Morgen ha avuto infatti completo accesso agli archivi familiari e personali dell’icona del rock e ha impiegato ben 8 anni per ordinare fotografie e filmati di famiglia inediti, messi a disposizione da Courtney Love e dalla figlia ormai ventiquattrenne Francis. Davvero intensa è l’intervista con Courtney, mai così disponibile e aperta alle telecamere.

(+1) Valzer con Bashir (2009, Ali Folman)

Migliori documentari di sempre: Valzer con Bashir

 

Il ricordo perduto, la ricostruzione onirica di ciò che è stato per una collettività intera, l’animazione che smussa la rigidità per intraprendere un viaggio sconvolgente in quello che fu il massacro di Sabra e Shatila nel 1982. La caratteristica principale di Valzer con Bashir, documentario di Ali Folman è che si tratta di un film d’animazione che ripercorre ipnoticamente i conflitti che sconvolsero il Libano nei primi anni ’80. In quest’opera del regista israeliano troviamo sogni, pianti, dolori e sofferenze dei profughi palestinesi scampati al massacro attraverso immagini di repertorio e bellissime animazioni firmate da Yoni Goodman.

Paolo Riggio

One Response to "La realtà è tutto! I migliori documentari di sempre"

  1. Domenico   29 Dicembre 2020 at 17:07

    A proposito del documentario del sig. Gibeny, c’è anche questo da vedere:
    http://verbavolant.org/goingclear/la-propaganda-di-gibney-smascherata
    Saluti.

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