Espiazione: recensione del film sentimentale di Joe Wright

Espiazione: recensione del film sentimentale di Joe Wright

MONDO – Questo periodo di semi lockdown ci offre l’occasione per recuperare vecchi titoli che ci erano sfuggiti. Ecco la recensione di Espiazione, il capolavoro di Joe Wright vincitore del Golden Globe 2008 per il Miglior Film Drammatico. Disponibile su Amazon Prime Video.

Espiazione è un dramma in costume britannico per la regia di Joe Wright, adattato da Christopher Hampton a partire dal romanzo omonimo di Ian McEwan. Siamo in Inghilterra nel 1935 e la tredicenne Briony Tallis (l’allora esordiente Saoirse Ronan) scambia per molestia sessuale la simpatia sorta tra la sorella maggiore Cecilia (Keira Knightley) e Robbie Turner (James McAvoy), figlio del giardiniere di famiglia e prima cotta estiva della ragazzina. Accusato di aver abusato di una ospite della famiglia Tallis, Robbie viene prima fatto prigioniero e poi spedito al fronte francese durante la Seconda Guerra Mondiale, trovando scampo nella ritirata di Dunkirk; nel frattempo i rapporti tra Cecilia e la sorella si inaspriscono, mentre una serie di inaspettate coincidenze porterà lentamente Briony a intraprendere una strada di redenzione dai peccati giovanili. Ma forse non c’è più tempo né spazio per l’espiazione.

Inserito nell’ambito dei grandi drammi sentimentali in costume all’inglese, il capolavoro di Wright offre un memorabile racconto di relazioni tra personaggi di diversa estrazione sociale, particolarmente d’ampio respiro sul fronte visivo e pieno di sorprese inattese sul piano drammaturgico. La trama offre un flusso inarrestabile di eventi che lasciano sin dall’inizio prevedere il più tragico degli epiloghi, ma neanche una mente fervida e fantasiosa come quella di Briony può preparare a ciò che l’explicit di Espiazione ha in serbo per lo spettatore. Lo schema narrativo impostato sulla frammentazione dei punti di vista è ciò che rende il racconto così accattivante e coinvolgente, mentre la cornice bellica (ricostruita con tutti i crismi e minuziosa attendibilità storica) serve a Wright più come cornice per esplicare le conseguenze di portata storica delle azioni dei singoli.

recensione espiazione
James McAvoy in una scena di Espiazione

Espiazione è un film di immane valore estetico. La fotografia invasa dalla luce solare di Seamus McGarvey e le dettagliate scenografie restituiscono il tocco Anni Trenta delle vicende, mettendo in piedi architetture labirintiche dove la macchina da presa di Wright si muove a suon di sinuosi piani sequenza e carrelli raffinati; se gli interni ammaliano con le tinte desaturate degli arredi, le location esterne trasmettono ricercate dimensioni bucoliche in contrasto con il grigiore dei paesaggi devastati dalla guerra. La colonna sonora di Dario Marianelli e il montaggio ben oliato di Paul Tothill danno ritmo alla narrazione e sanno come enfatizzare i momenti emotivamente più significativi, senza diventare retorici o melensi come in norma capita in altre pellicole simili. Un’altra componente che distingue il lavoro di Wright dalla media del genere è la ricchezza tematica: la componente sentimentale è l’ovvio perno della narrazione, ma ancor più importanti sono il ruolo che la parola (scritta e verbale) e l’atto del vedere giocano nello sviluppo della storia. La macchina da scrivere è un simbolo ricorrente del potere linguistico, capace di veicolare le emozioni o di distruggere una vita; lo sguardo e il punto di vista diventano fondamentali per decretare la veridicità o meno di ciò che ci scorre davanti agli occhi.

Espiazione avrebbe avuto molto meno peso se non fosse stato per la cristallina scelta di casting. Keira Knightley e James McAvoy vanno a nozze con i rispettivi personaggi, amanti intrappolati dalle circostanze, sfumati nel carattere e dall’alchimia magistralmente consolidata. Su di loro spicca però Saoirse Ronan, poco più che adolescente ma già in grado di tenere testa a un ruolo difficile, forse il più complesso e affascinante da analizzare, detentore del vero cuore del film: la complementarità tra colpa irreparabile e perdono impossibile. L’adunata di volti comprende le presenze carismatiche di Benedict Cumberbatch, Juno Temple e Vanessa Redgrave a cesellare a regola d’arte il quadro di menzogne, non detti e turbamenti interiori.

https://www.youtube.com/watch?v=g7eKmAK6hEw

Riccardo Antoniazzi

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