Il Cinema Ritrovato a Bologna: dall’omaggio a Mank alla storia di Lotte Eisner

Il Cinema Ritrovato a Bologna: dall’omaggio a Mank alla storia di Lotte Eisner

BOLOGNA – Svoltosi quest’anno dal 20 al 27 luglio, il Cinema Ritrovato di Bologna è un appuntamento fisso per i veri cinefili. Ecco il racconto di questa XXXV edizione. 

Il Cinema Ritrovato compie quest’anno 35 anni, dal lontano 1986 in cui venne al mondo la prima edizione. È indubbiamente un festival non solo di grande prestigio ma di grande interesse e curiosità. La cosa più interessante di questa manifestazione è che si sono ritrovati anche dei film che erano dati per dispersi o introvabili. Parallelamente, negli anni si è sviluppata tutta un’attività di restauro di capolavori della storia del cinema che ha visto il coinvolgimento non solo della Cineteca di Bologna ma anche di molti artisti e produttori sparsi in tutto il mondo.
Herman Mankiewicz, lo sceneggiatore di Quarto Potere
Addentrarsi nei meandri dell’offerta che si concentra in una settimana di proiezioni (molte centinaia) non è semplice, quindi bisogna necessariamente operare una selezione, che è ancora più difficile perché stiamo parlando, nel bene o nel male, di capolavori, sia conosciuti, sia sconosciuti. Per esempio nell’edizione di quest’anno propone la rassegna sul grande sceneggiatore Herman Mankiewicz (di recente avrete visto al cinema un’opera a lui dedicata per sottolinearne il grande valore: Mank) ha permesso di scoprire una serie di film da lui sceneggiati che probabilmente, pur avendoli visti in questi anni, magari qualcuno attraverso YouTube, non avrebbero riscosso l’attenzione che invece hanno meritato. Parallelamente, l’approfondimento sulle opere di George Stevens ha permesso di scoprire veramente dei capolavori nella filmografia di questo grande regista.
Detto questo, mi soffermerò su una “perla” che ho scoperto all’interno della 35esima edizione. Sto parlando di un film che apparentemente si presenta sotto la forma del documentario ma è molto di più di un documentario. Il titolo è Lotte Eisner – Un lieu, nulle part. Si tratta di un’opera realizzata in Francia nel 2021 con la regia di Timon Koulmasis; la produzione è tedesca. Il film è dedicato alla figura di Lotte Eisner, rifugiata ebrea tedesca che si salvò miracolosamente dal nazismo perché riuscì a rifugiarsi in Francia sotto falso nome, utilizzando il nome di Louise Escoffier.
Il film si apre proprio con un’immagine dell’inverno del 1941 a Figeac, un villaggio della Francia occupata, dove la Eisner classificava in un castello abbandonato tesori della nuova arte cinematografica tedesca, russa e americana che Henri Langlois, fondatore della Cinemateque Française era riuscito a nascondere ai nazisti. Quel giorno nevicava intensamente. Il regista, partendo da questa immagine nel castello isolato, sviluppa poi con un tipo di narrazione molto discontinua e spezzettata, ma molto efficace, le varie tappe della vita di Lotte.
Lotte Eisner, rifugiata ebrea tedesca che si salvò miracolosamente dal nazismo. A Il Cinema Ritrovato è stato presentato un film in suo onore
Quando era giovane faceva la critica cinematografica durante gli anni Venti. L’amicizia con Henri Langlois la portò a costruire insieme a lui il Museo del Cinema, collezionando non solo film ma anche oggetti da tutto il mondo. Oggetti che venivano ricercati dovunque e anche con una certa fortuna. La Cinemateque Française resterà di fatto la sua vera patria. Venne a contatto con tutti gli artisti della Nouvelle Vague, da Truffaut a Godard. La narrazione di questo documentario sottolinea in modo particolare la sua cinefilia, ma mette in rilievo con grande equilibrio il coraggio indomito di questa donna, che resistendo alla barbarie ha dedicato tutta la sua vita al cinema. L’aspetto interessante del film è che nelle immagini proposte, oltre chiaramente i luoghi decisivi della sua vita, vengono proposti rari filmati d’archivio, numerosi estratti di film espressionisti e scene del nuovo cinema tedesco.
Vengono intervistati alcuni registi chiave per la cinematografia tedesca: da Werner Herzog a Volker Schlondorff e a Wim Wenders. Lotte Eisner scrisse tre libri fondamentali per la sua esistenza: il primo “Lo schermo demoniaco” dedicato al cinema espressionista tedesco, il secondo su Friederich Wilhelm Murnau e il terzo tutto sull’opera di Fritz Lang. 
Devo confessare, e questa è un’annotazione molto personale, che durante il periodo del lock down ho visto insieme alla mia fidanzata tutta l’opera di Fritz Lang in casa. Dopo la proiezione del film, io leggevo la critica e la scheda di Lotte Eisner dedicata al film appena visto. Questo tipo di attività, che negli anni Settanta sarebbe andata sotto la voce di “cineforum”, ci ha permesso di reggere e di sopportare la durezza del lockdown, anche perché le recensioni e le note critiche della Lotte assumevano un sapore di inno alla vita, rispetto al periodo che stavamo attraversando. Quando ho visto questo documentario al Cinema Ritrovato mi sono vivamente commosso, perché Lotte è entrata a far parte della mia vita come non lo era mai stata in precedenza, anche se conoscevo molti aspetti della sua biografia.
Il portico di Santo Stefano a Bologna. Foto di Aneta Malinowska
Per concludere: dato che sicuramente questo film, che è stato prodotto quest’anno, verrà riproposto prima o poi in qualche rassegna nei canali televisivi, vi invito a non perderlo perché non è solo un film, ma è come se fosse una immensa pennellata d’artista sulla vita di questa persona che considero tra le più intelligenti e sensibili che siano mai venute al mondo.
Come disse Leonardo Da Vinci, pensando al gatto: “Il gatto è la creatura più intelligente che esista sulla terra” ma Leonardo nel termine creatura comprendeva anche i bipedi, non solo i quadrupedi, e quindi io penso che Lotte sia come un gigantesco gattone.
Federico Grilli

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