La forma dell’infinito indaga l’infinito attraverso l’arte

La forma dell’infinito indaga l’infinito attraverso l’arte

UDINE – La forma dell’infinito apre i battenti il 16 Ottobre. La grande mostra dal respiro europeo, ci conduce in un viaggio lungo 100 anni, alla scoperta del secolo che ha cambiato la storia dell’arte e di un concetto umano e spirituale al tempo stesso: quello dell’infinito.

Appuntamento con La forma dell’infinito a Casa Cavazzini, Museo d’arte Moderna e Contemporanea di Udine, dal 16 Ottobre 2021 al 27 Marzo 2022, con Monet, Gauguin, Cézanne, Sisley, Matisse, Kandinskij, Natal’ja Gonĉarova, Boccioni, Picasso e tanti altri ancora.

Ho avuto modo di seguire la presentazione in Conferenza Stampa a Roma nella sede dell’Ambasciata dell’Ordine dei Cavalieri di Malta presso la Santa Sede, e qui vi anticipo la mostra che s’inaugura oggi a Udine.

Cinquanta capolavori assoluti della storia dell’arte arrivano a Udine nell’ambito dell’ambizioso progetto curato da Don Alessio Geretti, sacerdote friulano e figura di spicco nell’ambito artistico, con la collaborazione, fra gli altri, del Belvedere di Vienna, della collezione Peggy Guggenheim di Venezia, della Fondazione Solomon R. Guggenheim di New York, del Musée D’Orsay di Parigi, della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, del MART di Rovereto, della Galleria Tretyakov di Mosca e del Museu Picasso di Barcelona, oltre all’esposizione di opere appartenenti a collezioni mai entrate in contatto con un pubblico prima d’ora.

 

TRACCIARE LA FORMA DELL’INFINITO

La forma dell’infinito è una mostra che indaga l’infinito attraverso l’arte e si prefigge di costruire una comunicazione, un percorso attento di ricerca interiore attraverso l’esteriore, per intraprendere un cammino di superamento del banale.

La bussola, lungo questo percorso, è la bellezza, attraverso la quale ovunque incontriamo l’uomo e i suoi interrogativi. Perché vivo? Qual è il senso de “l’oltre”? L’uomo stesso incarna una domanda d’infinito, la rappresenta attraverso l’arte e prova a dargli forma compiuta con l’arte stessa.

Gli artisti, in questo percorso esposto con La forma dell’infinito, vedono più lontano, ci prestano i loro occhi e il loro linguaggio universale per portarci a guardare oltre.

Ciurlionis. Mostra La forma dell’infinito
Ciurlionis. Mostra La forma dell’infinito

Il più grande dei muri che l’arte permette, con questo viaggio, di scavalcare, è quello della noia: comunicare l’infinito dando senso al finito e superando la noia che attanaglia la mente umana.

L’arte può, in qualche modo, aprirci gli occhi e toglierci il velo che, secondo La forma dell’infinito, oscura la visuale, poiché gli uomini, dopotutto, sono esseri tessuti d’immagini.

In un’ottica più spirituale, il percorso può essere interpretato attraverso un concetto di arte che congiunge Dio e il mondo, i popoli, le culture, come sorgente di armonia e di pace: risveglia lo stupore, è un bisogno universale che spinge a cercare la verità.

 

LA FORMA DELL’INFINITO: IL SENSO DEL PERCORSO ESPOSITIVO

Durante la conferenza, nonché nel volume edito da Illegio di oltre 240 pagine illustrate, il curatore Don Alessio Geretti racconta di un viaggio dal mondo esterno sino al cuore dell’essere umano: l’arte è nata per condurre questo viaggio e la mostra è nata per esprimerne il senso.

L’Ordine dei Cavalieri di Malta è, sostanzialmente, un’istituzione di carità. Tuttavia, è imprescindibile constatare che gli esseri umani non necessitano solamente di pane, acqua e cure mediche, ma anche di dignità; e la dignità, altri fondamenti non ha se non la cultura della bellezza e dei linguaggi.

In questo senso, La forma dell’infinito e l’Ordine dei Cavalieri di Malta ci portano a riscoprire una Chiesa che pensa alle frontiere, che non sono solo quelle sociali ma anche del pensiero.

La mostra è quindi un viaggio nei 100 anni che hanno cambiato per sempre la storia dell’arte, dall’impressionismo di Monet fino ad arrivare a Emilio Vedova. Possono apparire come archi temporali bizzarramente e forzatamente accostati, tuttavia, sebbene i manifesti siano diversi, vengono ricondotti tutti ad un istinto comune: andare oltre la soglia del visibile, per ricercare l’essenza dell’uomo.

Don Alessio, l’Ordine dei Cavalieri di Malta e le centinaia di giovani impiegati nell’allestimento e nello svolgimento della mostra, entrano a far parte del cammino de La forma dell’infinito, atto a trovare la porta dei sensi che, una volta aperta, conduca a Il Senso.

Lo esprime bene Van Gogh, con le sue parole cariche di Senso, ma dirette e concrete.

“Sogno di dipingere e poi dipingo il mio sogno”.

 

LE OPERE PIU’ SIGNIFICATIVE IN MOSTRA

La forma dell’infinito è una raccolta di opere con alcune tra le firme più importanti degli ultimi due secoli, in mostra dal 16 Ottobre 2021 al 27 Marzo 2022 a Udine presso Casa Cavazzini. Con una piacevole trasferta nella città friulana sarà possibile ammirare cinquanta capolavori assoluti, di cui ben undici non visibili al pubblico, poiché appartenenti a collezioni private riservatissime.

Di queste undici, sei non sono mai uscite prima d’ora. Una delle opere, di Monet, ha visto la luce una sola volta nella storia, quando è stata esposta alla National Gallery di Londra. Un’occasione davvero unica, di cui non si deve anticipare troppo per non rischiare di affievolire gli animi e bruciare ogni sentimento di stupore.

Si può parlare, ad esempio, di Nicolaj Roerich, in occidente estremamente difficile da reperire, un vero e proprio artista pellegrino a vita, che ha cercato attraverso le alture del Tibet di rappresentare il senso della vita dell’uomo.

Nella sua visione, montagna – cielo – uomo divengono una cosa sola. Sicuramente, si tratta di un linguaggio artistico differente da quello occidentale, per questo motivo estremamente affascinante da approfondire.

Oppure c’è quell’opera dipinta da Monet sulla spiaggia di Trouville, chiamata appunto La spiaggia di Trouville, cittadina costiera della Normandia dove il pittore si era trasferito quell’anno assieme alla moglie Camille e al figlio Jean, di tre anni.

Un’opera dipinta all’aria aperta, che ha cristallizzato sino a noi i granelli di sabbia trasportati dal vento e mescolati assieme al colore. Si tratta di un Monet respinto dalla famiglia di sua moglie e dal Salon, si tratta di un’opera ben custodita che il pittore ha portato con sé sotto braccio durante la fuga dalla Francia devastata dallo scoppio della guerra franco-prussiana.

LA FORMA DELL’INFINITO, NON SOLO IMPRESSIONISMO

Dopo un inizio del tutto impressionista nelle prime sale, nella terza sala dell’esposizione La forma dell’infinito ci porta da Gauguin, con uno dei suoi ultimi lavori, Nature morte à L’Espérance, realizzato a Tahiti, dove l’artista non può far a meno di ripensare all’amico Van Gogh: un vaso di girasoli appassito in primo piano, una donna nuda da un lato che con un lenzuolo copre delle fosse di morte.

Sembra quasi ci stia dicendo che l’arte non permette alla morte di avere l’ultima parola; sembra quasi stia rispondendo alla lettera dell’amico Van Gogh che gli domandava: “saremo amici per sempre”?

Poi c’è lui, Kandinskij, che dipingendo la sua Piazza Rossa alle luci del tramonto ci insegna come possano esistere, nella vita, momenti in cui ci affacciamo all’infinito.

La forma dell’infinito non è, dunque, una mostra d’impressionisti. Il criterio non è stilistico, è interiore, mentre le opere sono collegate in un viaggio.

Gli artisti, attraversando un secolo e dandosi quasi la mano in un’unica lunga passeggiata, esprimono con l’arte un senso di vuoto e ci rivelano che siamo finiti, limitati, per questo motivo tendiamo all’infinito.

Ce lo dice l’Icaro di Matisse, esposto al mondo intero grazie alla mostra La forma dell’infinito, senza ali ma che vola nel cielo fra stelle che sembrano bombe esplose. Matisse che con quel pennello veloce scrive appunti, per poi generare tuttavia una poesia di colore.

Non è un buon momento per lui, ha appena subìto un intervento chirurgico, i suoi parenti sono stati catturati e il figlio combatte nella Resistenza.

Eppure Icaro può volare, grazie al puntino rosso che ha sul petto: il cuore, ciò che ci spinge verso l’infinito e che ha sostenuto tutti coloro che non si sono mai arresi, alla noia, alla finitezza umana, alle guerre.

L’arte è il linguaggio, ma è anche il significato.

Mostra La forma dell’infinito

Michela Ludovici

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