Uto Ughi: da 78 anni affresca con il suo violino le immagini dei grandi compositori

Uto Ughi: da 78 anni affresca con il suo violino le immagini dei grandi compositori

ACCADDE OGGI – Il 21 gennaio 1944 nasce a Busto Arsizio il violinista italiano Uto Ughi, considerato uno dei massimi interpreti di tutti i tempi. 

Assistere ad un suo concerto è come andare a ripetizione da un professore divertente che non mette distanze. La semplicità, con la quale racconta la storia del compositore che andrà ad interpretare, è disarmante. Uto Ughi sa di essere il migliore, ma non ostenta la sua unicità. Anzi. Prima di iniziare a suonare racconta in modo facile il vissuto di quel pezzo.

Il modo gentile ed educato con il quale condivide le sue conoscenze, rispecchia l’abbigliamento classico di un primo violino. Il suo pubblico è molto vasto. Non si tratta della solita nicchia di annoiati aristocratici con la puzza sotto il naso. Il suo pubblico è anche molto giovane perché il maestro Uto Ughi ha girato il mondo ed ovunque si è mostrato alla mano.

IL TALENTO DI UTO UGHI

Foto da: utoughi.com

Parliamo di anni di grandissima applicazione, di costanza, di sacrifici, ma dobbiamo essere onesti: stiamo parlando anche di un talento innato. Quando, di qualsiasi campo si tratti, si diventa un numero uno le variabili che servono sono molteplici. Niente arriva per caso, nulla cade dal cielo, ma la tenacia da sola non basta se alla base non c’è una classe innata.

Se pensiamo al piccolo e bianco Pietro Mennea che arriva al record del mondo sui duecento metri, abbiamo un esempio di fatica e perseveranza. Allo stesso tempo però abbiamo anche la dimostrazione che la benevolenza della natura ha il suo peso. Con Uto Ughi è stata la stessa cosa. Ha iniziato a studiare musica a sei anni e si è subito innamorato del violino. Fra i due è nato un amore come quello fra Fausto Coppi e la bicicletta. Senza fretta, senza pressioni, in modo singolarmente naturale è scoppiata una scintilla. Il bambino nato per fare musica ha incontrato quell’oggetto. I due si attendevano a vicenda: era scritto.

Ha cominciato a frequentare la scuola di musica Giovanni Battista Pergolesi a Varese sotto la guida del maestro Ariodante Coggi. Tutti si sono accorti che quel figlioletto fosse diverso da qualsiasi altro prima di lui. Dopo pochi mesi, suonava già come un adulto, meglio di tanti adolescenti che frequentavano già il conservatorio da anni. A soli sette anni debutta al Teatro Lirico di Milano e s’impone immediatamente all’attenzione della critica. Tutti scrivono di lui e dello straordinario talento di quel bambino che fa volare le sue mani.

Da quel giorno, tanto lavoro e tanto tanto studio per diventare il migliore, per non sprecare ciò che madre natura gli aveva donato. È in questo che un campione, un numero uno, è diverso da tutti gli altri. Chi è in grado di non sprecare la propria unicità, avrà la possibilità d’essere acclamato dalle folle. Uto Ughi ha avuto la possibilità di studiare con George Enescu a Parigi, con Corrado Romano a Ginevra, con Yvonne Astruc e Riccardo Brengola a Siena. Ancora oggi a 78 anni conferma ai suoi concerti che continua a studiare, che la musica ha ancora troppe cose da insegnarli.

GLI STRUMENTI DI UTO UGHI

Foto da: utoughi.com

Nel corso della sua carriera ha avuto modo d’incontrare tantissimi illustri colleghi. Con loro, prima o dopo delle prove, si è intrattenuto a parlare di strumentistica. È un po’ come quando andiamo a giocare a calcetto con gli amici e parliamo delle ultime scarpette che abbiamo comprato.

Uto Ughi è un vero appassionato di violini, dal primo che i suoi genitori gli regalarono in età prescolare, all’ultimo acquistato. Possiamo affermare che ne abbia una discreta collezione. Ne ha suonati veramente molti e per ognuno di loro ha un rispetto ed una devozione particolare. Tra i più preziosi possiede uno Stradivari del 1701, un vero gioiello appartenuto al violinista Van Houten-Kreutzer al quale Beethoven aveva dedicato la sonata in la maggiore 47. Un oggetto che non ha mai suonato in pubblico, ma che ogni tanto prova in casa da solo.

Del 1744 è un Guarnieri del Gesù appartenuto al grandissimo Arthur Grumiaux. Ha inseguito questo oggetto per molto tempo, fin quando è riuscito ad averlo nella sua collezione. Usare strumenti appartenuti a grandissimi interpreti lo appassiona. Chi ha avuto la fortuna di lavorare con il maestro Ughi conferma la delicatezza con la quale usa gli strumenti. Un rapporto simbiotico fra l’uomo ed il mezzo.

IL RAPPORTO CON LA TELEVISIONE

Foto da: utoughi.com

Il rapporto fra la televisione e un certo tipo di cultura sta morendo anno dopo anno. Quando la TV è nata era un contenitore d’informazione, un elettrodomestico nato per divulgare informazioni, conoscenza, notizie, aggiornamenti. Purtroppo, la fragilità di quel mezzo è degenerata in immagini e programmi incommentabili. Non siamo qui a fare i professori o quelli con la puzza sotto il naso, anche perché alcuni varietà hanno fatto la storia della televisione e ne sentiamo la nostalgia. Quiz, presentatori, vallette, corpi di ballo, cantanti lirici e pop: un tempo in prima serata potevi trovare anche questo tipo di cultura.

Oggi il mercato, il pubblico, gli sponsor forse vogliono altro. Oggi alcune arti sono state schiacciate da persone che si prendono a calci in diretta. La televisione non è più il mezzo democratico per far arrivare la bellezza in ogni casa, oggi è solo uno schermo piatto dal quale troppo spesso escono solo maleducazione e arroganza. Il 7 giugno 2008 Uto Ughi ha condotto su Rai 1 il programma Uto Ughi racconta la musica. Erano dieci brevi episodi della durata di 15 minuti ciascuno trasmessi a mezzanotte. A quell’ora si può mandare in onda una soap opera argentina girata a Corrientes o l’ennesima litigata politica.

Io avrei potuto accettarlo da una rete privata che campa sulle televendite di materassi e sui reality. Mi sento offeso quando, un certo tipo di programmazione, viene gestito dalla prima rete statale. Era un programma da mandare in prima serata, sarebbe dovuto durare due ore a puntata ed avere ospiti di calibro, magari anche della musica pop. Doveva essere un modo per provare a far apprezzare ai nostri giovani l’amore fra un uomo e la sua passione.

La televisione ha il compito di dare speranza, di far dimenticare l’asfalto ed i brutti sogni. Non deve essere un anestetizzante, un calmante che serve a prendere sonno. Uto Ughi non annoia, i suoi concerti sono lezioni di vita anche per chi non ama la musica classica. In Rai l’unico che ha avuto il coraggio di rompere gli schemi è stato Alberto Angela, figlio di Piero Angela su cui abbiamo approfondito in questo articolo, che lo ha avuto come ospite d’onore il 13 giugno del 2017 nel programma Stanotte a Venezia. Dal Teatro la Fenice, i due, hanno raccontato in modo emozionante Le quattro stagioni di Vivaldi.

CALENDARIO E DISCOGRAFIA

Foto da: utoughi.com

Per un violinista la cosa più importante è potersi regalare al proprio pubblico, esibirsi per portare la musica al centro. Anche durante questo 2021 pandemico il maestro Ughi non si è risparmiato girando tantissimi teatri italiani in 24 date. Anche per il 2022 sono già previste 7 date, ma siamo certi che alla fine saranno molte di più. Per fortuna la richiesta è sempre molto alta. Chi lo ha ascoltato una volta, vuole ascoltarlo ancora. Chi non lo ha ancora fatto, vuole farlo per la prima volta. È un’esperienza unica anche in mezzo a mille persone sembra di essere soli.

Per chi fosse interessato alla discografia, possiamo confermare che in rete sono presenti i nomi dei singoli vinili usciti negli anni. Se qualcuno non ha mai ascoltato il violino del maestro Ughi, noi ci sentiamo di consigliare l’acquisto della raccolta Note D’Europa, uscita nel 2018. In questo disco il violino di Uto Ughi è accompagnato in modo magistrale dal pianoforte del maestro Andrea Bacchetti e ripercorre pezzi celeberrimi di vari compositori europei. Austria, Italia, Spagna, Russia, Germania.

Anche se un ragazzo, per il momento ha la suoneria del Pulcino Pio e ascolta esclusivamente trap americana, io sono sicuro che potrebbe trovare divertente e stimolante farsi corteggiare da qualcosa di nuovo. Ascoltare la Danza Ungherese di Brahms potrebbe essere una piacevole scoperta per molti millennials.

LA MUSICA CLASSICA OGGI

Foto da: utoughi.com

In una delle sue ultime dichiarazioni, il maestro si è avvicinato ancora di più ai giovani ed all’apertura verso le nuove generazioni di talenti. Da persona intelligente, ha la consapevolezza che anche il mondo classico è in continua evoluzione ed è sbagliato rimanere ancorati a vecchi pregiudizi.

Alla domanda se considerasse possibile un talent dedicato agli interpreti di musica classica, lui ha risposto:

I talent classici ci sono già. Magari non sono in tv, ma al teatro. Ho visto giovani strepitosi. Ho sentito una violinista americana che ha fatto un concerto di Mozart meraviglioso. Ma sono sempre mosche bianche. Anche l’Italia è piena di talenti promettenti, ma devono inevitabilmente cercare sbocchi all’estero perché qui non si spendono soldi per la classica. E soprattutto siamo esterofili. I francesi sono sciovinisti ma sostengono un’identità culturale nazionale. Noi invece sembra che ci vergogniamo di essere italiani.

E sulla musica gratis di You Tube facilmente ascoltabile passeggiando con lo smartphone, ha detto:

Sono mezzi che possono funzionare purché siano usati a fini positivi, nella direzione giusta. Con la stessa facilità si accede anche all’annientamento della musica e al cattivo gusto. Non voglio fare il bacchettone, e in una società la pluralità di informazione è doverosa. Ma questa informazione è a senso unico. La comunicazione è solo per il genere musicale mainstream, e nelle scuole si continua a non fare nulla. La nuova legge prevede che nei Conservatori, per parificarli alle Università, si possa entrare solo dopo i 18 anni, quando da sempre si entrava fin da bambini se c’era talento. È come costruire una casa partendo dal tetto, un errore gravissimo causato dall’incompetenza delle figure preposte.

Ci lasciamo facendo gli auguri al maestro Ughi, una persona saggia e competente che in un paese civile dovrebbe rivestire un ruolo determinante per lo sviluppo artistico.

 

Francesco Danti

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