Intervista a Maria Luisa Pacelli, Direttrice della Pinacoteca Nazionale di Bologna

Intervista a Maria Luisa Pacelli, Direttrice della Pinacoteca Nazionale di Bologna

MBOLOGNA – Abbiamo intervistato Maria Luisa Pacelli, direttrice della Pinacoteca Nazionale di Bologna, reduce dal grande successo della mostra su Canova che ha aperto in Italia le celebrazioni per l’anniversario della morte del grande artista.

maria luisa pacelli
Marialuisa Pacelli accanto al Parmigianino

Maria Luisa Pacelli, umbra di Assisi, nuova direttrice della Pinacoteca Nazionale di Bologna si è presentata ai bolognesi con la bella mostra Antonio Canova e Bologna terminata a Febbraio, la prima mostra aperta in Italia nell’anno celebrativo canoviano: Antonio Canova morì infatti nel 1822 a Venezia. E’ stato un successo di pubblico e di critica, sono aumentate notevolmente le presenze tra cui tanti giovani, ed è raddoppiato il numero di accessi al sito internet della Pinacoteca. Anche il ciclo di conferenze organizzato a corollario sul tema Le città di Canova è stato seguitissimo.

MARIA LUISA PACELLI CI RACCONTA IL LEGAME DI BOLOGNA CON L’ARTE

 

la Direttrice Maria Luisa Pacelli esordisce con queste parole profondamente sentite:

Sono molto contenta. Il progetto era rievocare la mostra del 1816 fatta alla chiesa dello Spirito Santo con una parte delle opere d’arte recuperate da Antonio Canova in Francia.

maria luisa pacelli
Sala Giotto

Per inciso ricordiamo che, alla caduta di Napoleone nel 1815, il papa Pio VII Chiaramonti affidò proprio a Canova il compito di riportare in Italia le centinaia di capolavori trafugate dai francesi dal 1796 al 1811 che dovevano formare il Musée Napoleon nelle sale del Louvre.

Nel 1816 i bolognesi accolsero giubilanti il ritorno delle loro opere: tutti andarono a visitare quella mostra. Abbiamo fatto anche una riuscita ricostruzione virtuale di quel evento.  È stata l’occasione per stimolare i nostri visitatori attraverso un diverso percorso museale, anche costruendo un racconto della intensa relazione di Canova con Bologna. Abbiamo pensato questa esposizione come un dialogo tra la mostra temporanea, nel grande sotterraneo Salone degli Incamminati, e la collezione stabile nella galleria del primo piano all’insegna di una naturale complementarietà che induce il visitatore ad apprezzare l’una riscoprendo l’altra.

maria luisa pacelli
San Giorgio e il drago di Vitale da Bologna

Così dopo due terribili anni si è riattivato il legame con la città.

E’ proprio il mio scopo: riposizionare il museo nella città. Desidero un dialogo costante una partecipazione attenta dei bolognesi perché, innanzitutto, il grande patrimonio qui conservato è loro da tanti punti di vista, e poi perché racconta la loro storia. Per capire il presente, si sa, si deve conoscere il proprio passato. La Pinacoteca Nazione di Bologna è una grande, antica, importante collezione, che ha una storia molto significativa per le istituzioni museali italiane. Nasce nel 1808 come Quadreria ad uso della Scuola di Pittura della Accademia di Belle Arti, poi nel 1882 ottiene l’autonomia dall’Accademia. Dal secondo dopoguerra, sotto la guida illuminata di Cesare Gnudi e in seguito di Andrea Emiliani, due uomini straordinari per capacità di visione, relazioni e concretezza di attività, la Pinacoteca diventa un modello per l’Italia e oltre. La recente autonomia, voluta dalla nuova riorganizzazione del Ministero della Cultura, che separa i musei come il nostro dalla soprintendenza ai beni artistici, dà l’opportunità d’iniziare una nuova fase. Vorrei tenere assieme il lavoro di ricerca e di tutela con l’attività di valorizzazione per perseguire un approccio organico al museo ed arrivare a rimetterlo in relazione prima di tutto con la città, poi con la Nazione, e con il mondo internazionale.

maria luisa pacelli
Estasi di Santa Cecilia di Raffaello

Esposizioni future?

Dall’8 aprile a luglio ospiteremo la Sibilla Cumana di Domenichino proveniente dalla Galleria Borghese di Roma a cui abbiamo inviato La strage degli innocenti di Guido Reni per la mostra Il sacro e la natur, curata da Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese. I prestiti, gli scambi tra istituzioni museali sono parte fondamentale di un dialogo costruttivo, utilissimo per approfondire gli studi e le ricerche, ed essenziale per il confronto diretto e dal vero con altre opere, oltre che per la gioia dei visitatori. La Sibilla di Domenichino sarà a confronto con la Sibilla di Guido Reni, donata da sir Denis Mahon alla Pinacoteca. Vedremo brillare scintille tra le due. Prendendo spunto dagli evidenti indizi contenuti in quel quadro (il manico di una viola da gamba, degli spartiti, atteggiamento al canto) organizzeremo concerti in galleria proprio davanti ai quadri, nella speranza di ampliare il nostro pubblico.

Da aprile a luglio prestiamo la nostra perla più preziosa, L’estasi di Santa Cecilia di Raffaello alla National Gallery di Londra per la loro mostra dedicata a Raffaello. In cambio da Londra in ottobre ci verrà a far visita un personaggio che è stato cruciale per la storia di Bologna, Giulio II, ritratto straordinario di Raffaello. Un’occasione unica per ammirare un capolavoro assoluto che stimolerà tanti approfondimenti artistici, storici, politici e psicologici.

Desidero che le mostre che andremo ad organizzare in futuro si svolgano qui in galleria e non in altre sedi cittadine, perché saranno mostre che fanno parte dell’identità del museo e saranno quindi pertinenti con il nostro vasto patrimonio. Nella speranza poi che il pubblico, venuto per la mostra, si incuriosisca e vada a visitare le sale della Pinacoteca.

IL PROBLEMA DEGLI SPAZI E I PROGETTI FUTURI

La strage degli innocenti di Guido Reni

Per riattivare il rapporto tra noi e l’Università, che fisicamente ci circonda, abbiamo intenzione di ospitare alcune lezione dei docenti

Per riattivare il rapporto tra noi e l’Università, che fisicamente ci circonda, ospitiamo alcune lezione dei docenti di Arti Visive nella nostra grande aula ‘Gnudi’ con la possibilità per i nostri visitatori di assistervi. Ripropongo quello che si faceva ai tempi di Gnudi e di Emiliani: un sistema articolato che vedeva in prima linea i grandi professori universitari che tenevano lezioni sull’arte bolognese, che sfociavano nelle mostre internazionali, le Biennali d’arte antica, con la partecipazione di studiosi da tutto il mondo, e la Pinacoteca come campo di studio. Allora iniziò la scienza, tanto cara ad Andrea Emiliani, della museografia, di come fare il museo.

L’allestimento curato da Leone Pancaldi

Della Pinacoteca fa parte anche il Palazzo Pepoli Campogrande.

Per il quale è già pronto un piano di fattibilità per la ristrutturazione. Oltre ad un nuovo percorso espositivo, sono previsti l’organizzazione del deposito con griglie per la consultazione a richiesta di opere, una grande area studio con postazioni internet, un necessario ascensore, l’impianto di climatizzazione e di miglioramento energetico.

Annoso problema quello dei depositi.

Avere depositi ordinati, comodamente fruibili è una necessità di base di ogni istituzione come la nostra, principalmente perché offre la possibilità di fare esposizioni a rotazione delle opere, alleggerendo là dove l’allestimento è troppo fitto, e mostrando gran parte del nostro patrimonio sommerso. Così si respira aria nuova nel percorso espositivo. Anche l’attività di studio e ricerca ne trae vantaggio come pure la corretta conservazione e il restauro.

Il grande salone sotterraneo ‘degli Incamminati’ è la vostra sala da esposizione, anche se non è molto comodo per la gestione dei flussi…

A dire il vero sono tantissimi i problemi all’interno del museo, tutti riguardanti la cronica, drammatica insufficienza degli spazi. E tutti i direttori del passato si sono scervellati per trovare soluzioni, fino al grande progetto di Emiliani ‘Beaux Arts’ che però fu bruscamente bloccato, ma nel frattempo si era purtroppo demolito l’unico passaggio che permetteva la circolarità del percorso. Era un corridoio esterno pensile che metteva in comunicazione le sale del Rinascimento con la galleria del Manierismo. Adesso il visitatore deve tornare sui suoi passi per continuare la visita. Poi non abbiamo spazio per un bookshop più grande, e per la caffetteria ormai d’obbligo in ogni grande museo, e ci manca anche l’aula didattica dove i bambini possano fare laboratorio.

Il radicale intervento architettonico della Galleria risale al 1974 ed è dell’architetto Leone Pancaldi. Sono passati tanti anni.

L’ala dedicata al Medioevo è ancora valida, mentre le altre parti espositive sono assolutamente insufficienti. Le grandi pale d’altare del Cinque e Seicento create per la scena liturgica, nascevano per essere collocate in alto e lontane, ora soffrono di una obbligata visione totalmente diversa che ne distorce la prospettiva. Poi ci sono i problemi a livello normativo ed impiantistico che non possono più attendere.

Si era pensato anche ad un trasloco altrove di tutta la Pinacoteca.

Non so se la città è pronta. Sono decisioni complesse, da prendere con il favore della cittadinanza e con serie riflessioni preventive.

Gli affreschi strappati di Mezzaratta

Con la nuova organizzazione voluta dal Ministero la Pinacoteca Nazionale si è arricchita di organi di controllo come il Consiglio di Amministrazione, il Comitato Scientifico e il Collegio dei Sindaci Revisori.

E’ stato fondamentale il Consiglio di Amministrazione nella situazione di un anno, dal novembre 2020 al novembre 2021, quando ero totalmente sola, priva di ogni organico, e mi sono assunta enormi rischi. Fortunatamente ho sempre condiviso le decisioni con il CdA.

Anche l’Associazione degli Amici della Pinacoteca, intitolata Società di Santa Cecilia (dal capolavoro di Raffaello qui conservato) vi supporta.

Svolge un ruolo attivo di affiancamento ai nostri uffici. Venne creata proprio a questo scopo da Emiliani: per snellire certe iniziative che la macchina burocratica pubblica macina con lentezza.  E’ un utilissimo braccio operativo oltre che un aiuto concreto per acquisizioni e donazioni di opere, pubblicazioni, allestimenti. Gli Amici di un’Istituzione museale sono sempre una bellissima realtà, che intendiamo continuare a far crescere.

Grazie a Maria Luisa Pacelli per il suo lavoro e la sua dedizione!

maria luisa pacelli

Silvia Camerini Maj

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