Il 18 Dicembre di ogni anno è la Giornata internazionale per i diritti dei migranti

Il 18 Dicembre di ogni anno è la Giornata internazionale per i diritti dei migranti

MONDO – Oggi, 18 dicembre, si celebra la Giornata internazionale per i diritti dei migranti, istituita all’alba del nuovo millennio dall’Assemblea generale dell’ONU.

Nel 2000 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 18 Dicembre la Giornata internazionale per i diritti dei migranti. La data non è casuale. Nello stesso giorno di dieci anni prima aveva, infatti, approvato la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie.

Questa viene redatta a seguito di un terribile incidente avvenuto nel 1972 quando un camion, che avrebbe dovuto trasportare macchine da cucire, ha un incidente nel tunnel del Monte Bianco. Le macchine da cucire non c’erano. Al loro posto, 28 lavoratori originari del Mali. Morirono tutti. Nascosti nel camion, viaggiavano da giorni verso la Francia alla ricerca di un lavoro e di migliori condizioni di vita.

Da questo triste evento, finalmente in Europa si cominciò a gettare un occhio maggiore su uno dei temi più delicati affrontato ogni anni dai politici di tutto il mondo. Ma se guardiamo a oggi, abbiamo – noi Europa – davvero fatto qualcosa per queste povere persone che rischiano tutto letteralmente per un tozzo di pane e la speranza di una vita migliore?

LA GIORNATA INTERNAZIONALE PER I DIRITTI DEI MIGRANTI: I NUMERI

Il numero dei migranti internazionali è aumentato di oltre due volte e mezzo, passando da 93 milioni nel 1960 a 241 milioni nel 2015. Tuttavia, contrariamente alla percezione popolare, la percentuale di migranti internazionali nella popolazione è rimasta abbastanza costante. È sceso dal 3,1% nel 1960 al 2,7% nel 1990 ed è aumentato dal 2000 fino a raggiungere il 3,3% nel 2015. Le Nazioni Unite stimano che il numero di migranti internazionali sia aumentato a 258 milioni nel 2017, ovvero il 3,4% della popolazione mondiale. di questi, il 64% risiede in paesi ad alto reddito.

Ma da dove arriva la maggior parte dei migranti?

Importanti corridoi migratori sono l’Europa orientale verso l’Europa occidentale; dall’Africa settentrionale all’Europa meridionale; e dall’Asia meridionale al Golfo. Il Messico verso gli Stati Uniti è il corridoio più grande in termini assoluti, con 12,7 milioni di migranti nel 2017.

Ci sono anche flussi meno conosciuti per i quali sono difficili stime attuali e accurate. In alcuni casi, i social media offrono fonti di dati innovative e alternative. Un numero crescente di migranti dell’Africa subsahariana che mirano a stabilirsi in Europa rimane in paesi di transito, come il Marocco. Gli haitiani sono emigrati in Cile. I venezuelani sono emigrati nei paesi vicini non di lingua spagnola, così come in Brasile e Trinidad e Tobago.

L’ULTIMA CRISI: MIGRANTI IN BIELORUSSIA

L’ultima crisi sui migranti è recentissima. Ci riferiamo alla crisi fra Bielorussia e Polonia: ne abbiamo parlato in un altro interessante approfondimento Al confine fra Bielorussia, Polonia, Lituania e Lettonia sono fermi migliaia di migranti che provengono dal Medio Oriente grazie alla concessione di visti turistici da parte del Governo di Minsk. Fra loro, persone provenienti da Siria, Iraq, Yemen e Afghanistan che provano ad entrare in Europa in assenza di canali sicuri.

Una crisi innescata già a giugno quando l’Europa ha imposto pesanti sanzioni contro il regime di Lukashenko che, per tutta risposta ha minacciato di tagliare i gasdotti e ha cessato di collaborare con l’UE sul tema migranti. Conseguenza?

Il flusso migratorio è aumentato. La Polonia, e la Commissione Europea e gli Stati Uniti poi, abbiano accusato la Bielorussia di utilizzarlo come arma per costringere l’Unione a revocare le sanzioni, che a sua volta risponde che è il Governo di Varsavia ad alimentare violenze contro persone indifese.

La situazione dei migranti al confine è decisamente drammatica. Fra le persone bloccate alla frontiera si contano numerosi bambini, famiglie e altre persone vulnerabili che ogni giorno provano a passare il confine e sono spesso oggetto di respingimenti da parte delle forze di polizia, spesso anche violenti. Sono numerose le notizie di morti, notizie strazianti.

Questa è solo l’ultima (e quella che ha fatto più rumore mediatico per la drammaticità) profonda crisi che sta affiggendo le popolazioni. Pensate a tutti quegli uomini, donne, bambini che tentano la fortuna sui barconi, partendo dalla Libia dopo essere stati incarcerati e torturati, per arrivare nel nostro paese.

Il problema è molto serio e l’Europa (non solo Lei ovviamente) si deve rimboccare le maniche. Il tempo delle chiacchiere è finito da tempo, non si può più rimandare. Quasi tutti i politici si riempiono le bocche di belle parole, dimenticandosi di passare ai fatti.

Questo è solo un giorno, un simbolo durante il quale tutti sono più buoni, per poi voltarsi dall’altra parte al prossimo barcone affondato o ai prossimi bambini morti di freddo ai confini dell’est Europa.

Francesco Frosini

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