FIRENZE – La mostra d’arte digitale Let’s Get Digital ha aperto i battenti a Palazzo Strozzi il 18 maggio e sarà visitabile fino al 31 luglio. Promosso dalla Fondazione Hillary Merkus Recordati, il progetto espositivo ospitato negli spazi della Strozzina è uno spaccato sulle opere d’arte digitali basata sul fenomeno degli NFT.
In principio fu Beeple, all’anagrafe Mike Winkelmann. Christie’s ha battuto all’asta la sua opera “Everydays: The first 5000 days” per 69,3 milioni di dollari. Niente di straordinario se non fosse che l’opera d’arte è stata acquistata come NFT, Non-Fungible Token. L’acquirente ha cioè acquistato un certificato di autenticità di qualcosa che esiste solo in formato digitale.
Il fenomeno degli NFT trova la sua origine e la sua ragion d’essere nella tecnologia blockchain. Le blockchain non sono altro che registri digitali e immutabili dove vengono memorizzati dati non manipolabili e che stanno alla base anche delle criptovalute. La compravendita di questi certificati di autenticità che accertano la proprietà unica dell’opera d’arte digitale sono diventati un fenomeno tra i collezionisti e di conseguenza un notevole business. Artisti per lo più sconosciuti di una forma d’arte ancora non compresa appieno, portati alla ribalta dagli incassi milionari di questa nuova forma di collezionismo.
A Firenze un viaggio nel mondo degli NFT
Un maxischermo nel cortile di Palazzo Strozzi da il benvenuto alla mostra Let’s Get Digital. Il visitatore è avvolto in un vortice di milioni di pixel. Anche i più scettici rimangono ipnotizzati dai flussi di immagini astratte che si contorcono davanti ai loro occhi. L’atmosfera irreale e il contrasto con lo stile rinascimentale di questo palazzo storico fiorentino ci accompagneranno durante tutta la visita. Oltre a quelle del già citato Beeple, sono esposte opere digitali di altri artisti ancora poco conosciuti al grande pubblico. Questi rappresentano uno spaccato interessante delle nuove frontiere artistiche contemporanee.
Gli artisti in mostra
Daniel Arsham è uno di questi con il suo “Eroding and Reforming Bust of Rome”. L’artista newyorkese, definito anche “l’archeologo del futuro” da alcune riviste di settore, cerca di scardinare il concetto di eternità tipico della tradizione artistica. La sua scultura, apparentemente di marmo ma interamente digitale ispirata ad un busto esposto al Louvre, si crea e si distrugge in un perpetuo cambiamento. Si viene accolti in un’abitazione paradossalmente animata solo dalle modifiche che il busto subisce. La serie di cui fa parte si modificherà nel tempo fino ad una completa erosione in funzione dell’alternarsi delle stagioni.
Con “Arcadia” si entra nel mondo dei cortometraggi 3.0. L’opera, creata dalla collaborazione tra Andrés Reisinger e la poetessa Arch Hades, è presentata su tre monitor diversi. Un susseguirsi di immagini improbabili che sfidano le regole della fisica e della realtà tangibile accolgono il visitatore. Siamo immersi in un’atmosfera di solitudine e di disumanità che ci infonde un senso di ansia. Con un omaggio a personaggi importantissimi come Voltaire, Nietzsche o Oscar Wilde siamo invitati a riflettere sulla vita moderna non più a misura d’uomo.
Con Krista Kim entriamo nella sua Casa su marte. Questo progetto è stato concepito durante il primo periodo di pandemia e rappresenta la ricerca del nido tranquillo e rassicurante dove rifugiarsi. Il paesaggio dove questa cripto casa è immersa è un paesaggio extraterrestre come espressione della ricerca di una nuova speranza per il futuro.
Concludiamo con l’opera Anyma frutto della collaborazione tra Matteo Milleri e Alessio De Vecchi. Questo progetto artistico raccoglie in sé elementi di arte digitale, musica elettronica ed esperienze immersive. Il messaggio è la ricerca di un’armonia tra Natura, umanità e tecnologia che ad oggi sono in competizione perenne e che non hanno ancora trovato un equilibrio.
Tutte le foto Let’s Get Digital ©photoElaBialkowskaOKNOstudio
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