La Biennale d’Arte veneziana: …basta che se ne parli

La Biennale d’Arte veneziana: …basta che se ne parli

VENEZIA – La Biennale d’Arte di Venezia si è conclusa pochi giorni fa. Vi riporto le mie sensazioni di visitatore, estrapolando in questo mio racconto gli artisti e i padiglioni che ho apprezzato maggiormente. La Biennale è un’istituzione che sopravvive al “tempo” e a tutti i governi che si avvicendano nella storia del nostro paese.

 

La Biennale d’Arte veneziana si dimostra un’istituzione che sopravvive al “tempo” e a tutti i governi che si avvicendano nella storia del nostro paese. Per andare su una citazione che era più storico-politica potrei affermare che “cambiano i governi ma la Biennale resta”. La Biennale è un evento particolare perché è indubbiamente una delle manifestazioni che crea più dibattito nel nostro paese. Il dibattito inizia prima che sia realizzata e si concentra sui direttori artistici che la coordinano. Il dibattito prosegue, poi, sui vari padiglioni e i loro curatori. Formalmente esistono tutte le volte tre partiti: quello a favore, quello contro e gli astenuti.

 

La Biennale

 

 

“Il latte dei sogni”

Indipendentemente dal dibattito che si ripropone ad ogni edizione vale la pena però a chiusura di manifestazione fare un bilancio del lavoro svolto. Il sottoscritto, a priori, non è né contrario né favorevole alle varie edizioni della Biennale ma cerca sempre di mettere in risalto gli aspetti più positivi di ogni singola edizione. Fermiamoci allora su quella di quest’anno che ha appena chiuso i battenti a fine novembre, per segnalare alcuni padiglioni e artisti che ho ritenuto più interessanti.
Il titolo di quest’anno era particolarmente azzeccato: “Il latte dei sogni”.

 

 

Il padiglione Italia con l’artista Gian Maria Tosatti

Estremamente suggestiva, affascinante e per certi aspetti inquietante è l’opera ospitata nel padiglione Italia dell’artista Gian Maria Tosatti, presentato da Eugenio Viola. L’opera occupa tutto lo spazio in un viaggio che non è solo nello spazio definito ma è anche un viaggio nel tempo. Infatti la ricostruzione di certi ambienti lavorativi tipo la grande sala piena di macchine da cucire o quella dei tubi, ci obbliga a confrontarci con la storia del nostro paese non tanto attraverso delle evidenziazioni di carattere politico ma soprattutto di carattere storico sociale e antropologico. Il titolo particolarmente efficace “Storia della notte e destino delle comete” dà all’opera di Tosatti una dimensione di “navigazione”: il visitatore intraprende quindi un viaggio che, nel cinema sarebbe stato nello spazio, ma attraversando realmente l’opera d’arte nelle varie sale diventa quasi un’ulteriore interpretazione originale dell’opera proposta. Quindi ci troviamo dinanzi ad una struttura fondamentalmente aperta che stimola il visitatore in una interazione che lo fa diventare protagonista. Ritengo quindi, da un punto di vista di relazione, un successo straordinario.

 

 

La Biennale

 

 

Il padiglione Francia è un altro luogo di grande interesse in questa Biennale

 

Viene valorizzata l’opera di Zineb Sedira. L’artista franco-algerina ha ricreato in omaggio al clima culturale degli anni 60 un vero set cinematografico interpretato da personaggi più o meno conosciuti che permette allo spettatore (in questo caso più che visitatore) di immergersi in questa finta realtà creata alla perfezione e di rivivere probabilmente le sensazioni che hanno attraversato chi ha fatto parte di un vero set cinematografico. L’aspetto interessante dell’operazione è anche la riproposizione di un filmato inedito dedicato al conflitto tra la Francia e l’Algeria di Ennio Lorenzini datato 1965. Il film di Lorenzini si colloca all’interno di questa operazione artistica del padiglione Francia attraversato proprio dai conflitti che esistevano in quegli anni tra la Francia e l’Algeria, con un occhio particolarmente attento alle istanze di libertà del popolo algerino.

 

 

 

Terminiamo questa breve sintesi delle “perle” della Biennale citando il padiglione degli Stati Uniti dove sono state esposte opere di un’artista afro-americana, Simone Leigh, che ha presentato varie sculture, di grandi dimensioni che uniscono forme ispirate a una soggettività femminile nera ad altre forme tratte dall’architettura propria del corpo femminile. Le opere dell’artista risultano così particolarmente efficaci anche per gli argomenti trattati: dalle performance rituali del popolo Baga della Guinea alla cultura americana nera nella Carolina del sud per arrivare fino alla storica esposizione coloniale di Parigi del 1931. Per chi avesse modo di seguirla nel mondo, un’artista veramente straordinaria.

La Biennale

 

Vi saluto citando la straordinaria costruzione dei collage, di carta, esposti nel padiglione del Perù da ambienti politici alla pruderie un po’ osè.
Voto complessivo su questa Biennale 2022: 7/8.

 

Tutte le immagini sono riprese dal profilo Instagram della Biennale di Venezia

 

Federico Grilli

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