Ibrahimovic il ritiro, un’altra leggenda dice addio al calcio

Ibrahimovic il ritiro, un’altra leggenda dice addio al calcio

ITALIA – A 41 anni Zlatan Ibrahimovic dice addio al calcio in un San Siro gremito di tifosi del suo Milan. Un popolo in lacrime un po’ come tutti gli amanti di questo sport davanti al ritiro di un mostro sacro del pallone.

Ibrahimovic e ritiro sono due parole che hanno faticato a stare nella stessa frase. Erano già un paio d’anni che il fuoriclasse svedese non riusciva a giocare con continuità al Milan. A 41 primavere d’altronde il fisico non è più quello degli esordi. Ibra era tornato al Milan nella stagione 2019/20 di ritorno dai Los Angeles Galaxy. Tutti pensavano che lo svedese fosse andato in America per svernare e guadagnare qualche soldo ma le 58 presenze condite da 53 gol e 15 assist in MLS dicono ben altro. Al suo ritorno nella Milano rossonera Zlatan è fondamentale con 11 gol e 5 assist in 20 presenze.

Il gigante svedese contribuisce non solo in campo con le sue prestazioni ma anche nello spogliatoio come leader assoluto e gestore del gruppo che con il suo apporto cresce in maniera vertiginosa. Nonostante l’età dunque Ibra si rivela determinante e nella stagione 20/21 trascina il Diavolo al secondo posto in classifica dietro ai cugini dell’Inter. A fine anno il tabellino recita: 27 presenze, 17 gol e 3 assist. Il Milan torna in Champions League, a casa sua, l’annata 21/22 è quella dello Scudetto. Ibrahimovic ha praticamente 40 anni, infiniti problemi fisici e tanta stanchezza ma mette a referto comunque 27 presenze, 8 gol e e 3 assist. Insieme al tecnico Stefano Pioli, Zlatan guida i rossoneri al trionfo in Italia e vince il suo secondo campionato di Serie A con il Diavolo. Quest’ultima stagione invece purtroppo lo svedese non è riuscito a giocare: appena 4 presenze e un gol e tanti problemi fisici.

Ibrahimovic: l’addio al calcio a San Siro 

Per Ibrahimovic il ritiro era dunque inevitabile. Zlatan ha provato a rimandarlo il più possibile, quasi fingendo che il tempo e l’usura del corpo non esistano. Alla fine però, anche l’imperturbabile divinità svedese ha dovuto cedere al suo lato umano. Un’umanità che è trasparsa in tutta la fragilità mostrata a San Siro versando lacrime come tutta le gente presente. Poche le parole: incalzanti, dirette, quasi spocchiose ma che strappano un sorriso, insomma semplicemente Ibra. Dalle tribune dello stadio parte qualche fischio dei tifosi del Verona che hanno visto la propria squadra perdere contro il Milan venendo così condannati allo spareggio retrocessione con lo Spezia. Zlatan, nonostante la solennità del momento, trova il modo e il tempo di rispondere agli scaligeri: “Fischiate fischiate, è il momento migliore del vostro anno, visto che vedete me”.

Ad Ibrahimovic è sempre stato affibbiato il concetto di mercenario, di giocatore che seguiva i soldi e non il cuore nelle proprie scelte. Forse, per una parte della sua carriera, è stato così ma il tempo cambia e forgia le persone e a volte anche le divinità. Si perché Zlatan al Milan ha trovato casa, non si è mai sentito cosi tanto parte di una squadra, di una società e di un progetto sportivo ed umano. “Mi avete accolto a braccia aperte, mi avete fatto sentire a casa. Sarò milanista per tutta la vita. È arrivato il momento di dire ciao al calcio, ma non a voi. Ci vedremo in giro, se sarete fortunati. Forza Milan e arrivederci”. Queste le sue parole uscite a stento dalla bocca ostacolate dalle lacrime che imperversavano nella notte di San Siro del 4 giugno 2023.

Addio Ibra

Dopo 32 trofei collezionati ovunque, un’infinità di premi individuali, con 827 partite, 496 gol e 204 assist tra Malmo, Ajax, Juventus, Inter, Barcellona, Milan, PSG, Manchester United e La Galaxy Ibra-Cadabra dice addio al pallone. Indipendentemente dal tifo, dai colori e dalla propria fede calcistica si tratta di un calciatore che ha rappresentato diverse generazioni. Quello di Ibrahimovic è il ritiro di un gigante buono che ha visto crescere un infinità di bambini con la sua maglia addosso. Gli stessi bambini che al parchetto sotto casa, ancora oggi, dopo aver fatto gol urlano “ha segnato Ibrahimovic!”.
Stefano Gentili

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