Mark Webber compie 47 anni. Auguri al ex pilota di F1 e WEC

Mark Webber compie 47 anni. Auguri al ex pilota di F1 e WEC

ACCADE OGGI – Mark Webber, ex pilota di Formula 1 ed Endurance, ora commentatore e inviato televisivo, compie 47 anni. Una carriera lunga ricca di soddisfazioni ma anche tante delusioni.

Mark Webber oggi spegne 47 candeline.L’ex pilota australiano di F1, nato il 27 agosto 1976, non è forse quello che verrà ricordato negli annali fra mezzo secolo, tuttavia ha costruito una carriera di tutto rispetto, arrivando a tagliare il traguardo della massima serie a ruote scoperte per primo ben 9 volte. Un risultato che molti sognano di raggiungere anche solo per una volta.

Ma il massimo risultato sportivo l’ha ottenuto nel WEC (World Endurance Championship), il campionato mondiale a ruote coperte, dove ha vinto il titolo nel 2015 alla guida della Porsche, condivisa con Bernhard e Hartley.

Ripercorriamo insieme alcune delle tappe della lunga carriera dell’australiano.

Gli esordi di un giovane australiano

Il giovane Mark Weber inizia la carriera su mezzi ha due ruote, gareggiando nel motocross. Ma la vera passione sono le auto e così, come tutti, inizia dai kart. E nel 1993 vince il campionato del Nuovo Galles del Sud (Australia). Da qui, si trasferisce in Europa, cominciando a partecipare alle formule propedeutiche, come la Formula Ford e la Formula 3 britannica.

I risultati non sono da campione, ma il ragazzo con le auto ci sa fare. Così, a fine anni 90, entra nel mondo delle GT, e i risultati non tardi ad arrivare (chiude la stagione da terzo assoluto). Purtroppo, l’avventura si conclude precocemente. Infatti, nel 1999 la Mercedes costruisce un prototipo della classe LMP1 per competere nella 24 Ore di Le Mans, ma durante le prove e nel warm up pre gara la vettura di Mark decolla e si capovolge in pieno rettilineo per un difetto aerodinamico. La squadra si ritira e lui dichiara qualche anno dopo:

Già il giovedì precedente ero stato vittima di un volo e, per il warm up, il team aveva lavorato alacremente per scongiurarne degli altri. Nonostante questo, sul dosso di Mulsanne, mentre ero in scia alla Viper Oreca di Beretta, la mia Mercedes prese letteralmente il volo. Non mi feci nulla, ma ero davvero furioso con il team: io non avevo sbagliato, e loro mi avevano garantito che l’auto era sicura. Da quel momento mi ripromisi che non sarei più salito sulle sport car.

Le sport car lo rivedranno quindici anni dopo.

Passa così in Formula 3000. Il suo portone d’accesso alla Formula 1. Il primo anno arriva terzo, mettendosi alle spalle un altro ragazzino di belle speranze (un certo Fernando Alonso, non so se vi dice qualcosa). L’anno successivo, siamo nel 2001, arriva secondo dietro solo a Justin Wilson (che non avrà la fortuna di Mark in formula 1). In quest’anno ottiene anche un posto come collaudatore della Benetton di Flavio Briatore che diventa suo manager.

Ci siamo, la F1 è lì. A un passo. Il sogno di ogni ragazzo che si approccia al mondo automobilistico.

L’esordio in F1 di Mark Webber

Così arriva il 2002. Diventa il nuovo alfiere della Minardi. Al debutto, nel Gran Premio d’Australia, coglie un inaspettato quinto posto. Sono gli unici punti di quell’anno ma riesce a mettersi in mostra sia in qualifica che in gara. Il pilota australiano non passa inosservato e viene ingaggiato per il 2003 dalla Jaguar. Gli anni nella scuderia inglese portano all’australiano ottimi piazzamenti in qualifica (addirittura un secondo posto in griglia in Malesia) per finire poi la gara quasi sempre lontano dai punti.

Mark Webber

Dopo due anni, ecco il passaggio in Williams. Qui furono altri due anni molto difficili, che vedono però la conquista del primo podio in carriera a Monaco. Ma la vettura è poco competitiva e, nonostante cambio di propulsore, fa terribilmente fatica ad arrivare in zona punti.

La grande chance in RedBull

Il 2007 è l’anno della svolta per Mark. Certo, non è una svolta immediata, ma è per lui un investimento. Si trasferisce, infatti, alla giovane scuderia RedBull, affiancando David Coulthard. Va a punti una sola volta, ma lo fa conquistando il podio nel GP d’Europa. Anche il 2008 non è un anno facile e addirittura è costretto a chiudere anzitempo la stagione a seguito di un brutto incidente in biciletta.

Arriva il 2009, con i grandi cambi regolamentari e la Brown GP che la fa da padrona per metà campionato, capace di sfruttare le zone grigie del regolamento. Al fianco di Mark arriva però il giovane talento Sebastian Vettel.

L’auto, dopo le prime gare in rodaggio, spicca il volo. Per Mark arrivano i primi podi, fino alla prima pole e alla prima vittoria nel GP di Germania. Grazie al terzo posto nel successivo Gran Premio d’Ungheria, Webber sale al secondo posto in classifica generale.

Ma nelle cinque gare seguenti, il pilota australiano non va a punti ed esce dalla lotta per il titolo. Torna alla vittoria in Brasile. Mark Webber chiude la stagione in quarta posizione, conquistando due vittorie, otto podi e 69,5 punti.

Il 2010 è la grande chance. Irripetibile per lui. Si tratta di una stagione piena di screzi con Vettel (arrivano anche al contatto in Turchia mentre sono in prima e seconda posizione) e con la scuderia, in un anno in cui il campionato si trascina fino all’ultima gara. Vettel, Alonso e Webber si giocano tutto. Non basta per Mark. Arriva ottavo e deve dire addio ai sogni iridati. Campione del mondo diventa Sebastian Vettel, il più giovane di sempre.

Mark Webber

Non lo sa, ma questa è stata l’ultima possibilità di vincere il mondiale di F1.

I successivi tre anni non riesce mai a impensierire il compagno di squadra che fa bottino pieno e conquista altri tre titoli. Ma chiude la carriera nel 2013 con un terzo posto in Brasile. Ci sono modi peggiori di salutare il circus e la carriera di Mark è sicuramente stata ricca di soddisfazioni e molti piloti farebbero di tutto anche solo per un podio.

Chi non muore si rivede. Il WEC

Aveva detto non sarebbe più salito su un’auto endurance. E invece, nel 2014, sale sua Porsche nella categoria LMP1, competendo nel mondiale WEC.

Dopo una stagione di rodaggio, i tempi nel 2015 sono maturi per puntare al colpo grosso. Vinta la resistenza dell’Audi R18, Webber, assieme a Bernhard e Hartley, centra in Bahrain il titolo a bordo della Porsche 919 Hybrid.

Per Mark è il massimo possibile e il coronamento di un sogno. Nel 2016 il bis non arriva. Quello è pure l’ultimo anno agonistico del pilota australiano, ormai 40enne.

Oggi Mark è opinionista e manager (il nome Oscar Piastri vi dice qualcosa?). Insomma, un lunga carriera che potrà certamente ricordare in futuro con il sorriso sulle labbra.

Francesco Frosini

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