Charles Bukowski: ricordiamo lo scrittore nemico del perbenismo

Charles Bukowski: ricordiamo lo scrittore nemico del perbenismo

MONDO – Oggi ricordiamo Charles Bukowski a trent’anni dalla sua morte, avvenuta il 9 marzo 1994.

Charles Bukowski Jr è nato il  16 agosto 1920 a Andernach in Germania, ma è  cresciuto e ha vissuto fino alla sua morte, negli Stati Uniti.

È  stato un uomo che ha fatto della sua vita una storia da raccontare con la macchina a scrivere.

Quando si parla di Bukowski uomo, lo si associa immediatamente al degrado e alla sregolatezza, invece, allo scrittore, si riconosce la capacità di narrare senza filtri e senza regole. Caratteristiche, quest’ultime, non apprezzate dalla società americana dei suoi tempi che preferiva mascherare, piuttosto che svelare la realtà.

Il mondo narrativo di Bukowski mondo narrativo di Bukowski è quello dei disadattati, di coloro che vivono ai margini della strada, di quelle persone che si ammazzano bevendo fino all’ultimo sorso e che si impoveriscono giocando all’ippodromo.

Leggere le sue poesie, i racconti e i romanzi significa immergersi in una realtà cruda, dura, violenta che non ti lascia indifferente. E’ un mix di sensazioni contrastanti in cui la morale cede alla potenza della depravazione, raccontata con ironia, sarcasmo e verità.

Bukowski lo ami o lo disprezzi non ci sono mezze misure. Lo ha sempre saputo che era meglio evitarlo piuttosto che avvicinarlo, ma la ricerca dell’approvazione altrui non è mai stata una priorità. Crescere in solitudine lo ha inasprito. L’unica sua compagna fedele è la bottiglia di vino, le donne sono solo dei passatempi. Si è accoppiato con molte donne, solo con una di esse ha avuto una figlia. Il rapporto più lungo lo ha avuto con Linda Lee Beighle che gli è stata vicina fino alla sua morte e che  lo ha sostenuto aiutandolo ad allontanarsi dai superalcolici.

Bukowski e la moglie Linda Lee Beighle

Lo scrittore non è mai stato ben accolto tra gli intellettuali da salotto, perché è il poeta crudo e il difensore dei falliti.

Il suo alter ego, Henry Chinaski, è il personaggio che vive nelle sue storie. Un alcolista, un giocatore d’azzardo, un uomo senza stabilità economica e affettiva. Un personaggio che rappresenta un modello da evitare per i borghesi perbenisti, ma che invece, al contrario, attira la settima arte.

I registi di Hollywood lo corteggiano perché le sue storie sono dei soggetti perfetti per il cinema americano anticonformista. Bukowski invece non è interessato, tuttavia, seppure dica  “Volete farne un film? Fate come vi pare. Non mi importa niente”  scrive la sceneggiatura per il film Barfly – moscone da bar (1987) interpretato da Mickey Rourke e i suoi racconti tratti dalla raccolta “Storie di ordinaria follia” sono adattati nell’omonimo film (1981) diretto da Marco Ferreri e interpretato da Ornella Muti e Ben Gazzara, premiato con quattro David di Donatello.

film “Storie di ordinaria follia” Charles Bukowski e Ornella Muti

Il riconoscimento del suo talento avviene, comunque, in tarda età e il successo maggiore lo ha da postumo. Dopo trent’anni dalla sua scomparsa le citazioni tratte dalle sue opere  inondano i social media. L’anticonformismo bukowskiano non ha un tempo, è attuale.

Con la scrittura Bukowski trova una via di fuga da sé stesso.

Sento che la scrittura è sempre lì, sento le parole azzannare la carta, e ne ho bisogno come non mai. Lo scrivere mi ha salvato dal manicomio, dall’assassinio e dal suicidio. Ne ho bisogno ancora. 

Sulla sua tomba è inciso “Don’t try”, un monito a tutti i futuri scrittori: non sforzarti, lascia che l’ispirazione arrivi tra un sorso di birra, il fumo di sigaretta e la musica alla radio, fino al termine della notte, a dimostrazione che scrivere non deve essere uno sforzo, ma un piacere !

foto dal web

Anita Orso

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