ROMA – La pazienza è la virtù dei forti, a Roma però, sponda giallorossa, la pazienza non è mai stata il punto forte. Giusto essere delusi, onesto criticare alcune scelte di mister De Rossi, per niente romanista gridare all’esonero.
Genoa-Roma finisce 1-1 con beffa negli ultimi minuti. Proprio qualche secondo dopo la seconda ammonizione a De Rossi con conseguente corsetta del mister per abbandonare il campo, è arrivata di testa la rete di De Winter. Ma facciamo un passo indietro.
La dirigenza della Roma ha consegnato solo recentemente la rosa completa a Daniele De Rossi. Ve lo ricordate DDR? Capitano e leggenda della Roma che lo scorso anno, arrivato al posto di Mourinho, ha risollevato la Lupa da una situazione realmente disastrosa? Ecco, il mister ha bisogno di tempo per amalgamare la squadra e per far assorbire a tutti i nuovi suoi concetti tattici, ma ciò non lo assolve da colpe. Un allenatore con una manciata di panchine alla SPAL e una mezza stagione in Serie A, non può, almeno per ora, essere considerato il nuovo Guardiola, ma non può nemmeno essere additato come un incompetente. Come in tutte le cose ci vuole equilibrio.
Senza fare una caccia alle streghe, opera spesso praticata nella Capitale, dopo 4 giornate la classifica piange e vede la Roma al sedicesimo posto con appena 3 miseri punti. Troppo poco per una rosa di questo valore. Eh si perché, dopo aver speso più di 100 milioni sul mercato i tifosi si aspettano di più. Bisogna tener conto, però, di alcune variabili impazzite che, senza giustificarne l’attuale rendimento, hanno inevitabilmente condizionato il lavoro di De Rossi.
La prima parte di preparazione, quella tra le mura di Trigoria, ha visto DDR avere a disposizione pochissimi giocatori facenti parte del progetto. Perlopiù c’erano esuberi e ragazzi del settore giovanile. Poi, il ritiro in Inghilterra, ha visto integrarsi a scaglioni alcuni dei nuovi acquisti. Non dimentichiamoci della questione Dybala, quella di Danso e quest’ultima di Zalewski.
Non solo un mercato in ritardo…anche i casi Dybala e Danso
Per quanto riguarda la telenovela argentina De Rossi si è trovato a dover riprogrammare una Roma con la Joya dopo che lo scenario più probabile era quello di una sua partenza direzione Arabia. Per carità, avere un campione del genere in rosa non può essere mai un problema, ma se si vuole essere onesti intellettualmente si deve dire che per il tipo di calcio che vorrebbe proporre il mister giallorosso, Dybala è da considerare come un bellissimo lusso. Un lusso che la Roma, in quanto società, forse non voleva più permettersi. In ogni caso, la questione Dybala, con annessa un’ingente attenzione mediatica, ha tenuto banco per giorni e ha avuto inevitabili conseguenze tattiche e mentali per la squadra.
Per quanto riguarda Danso era il prototipo di difensore centrale ideale per quello che aveva in mente De Rossi: forte fisicamente, esplosivo e veloce. Purtroppo o per fortuna per la sua salute, l’austriaco del Lens non ha ottenuto una totale idoneità dopo le prime visite mediche. La Roma, vista l’importanza del calciatore nella sua progettualità, aveva in programma la mattina seguente alle prime visite, un secondo round di approfondimenti medici, ma il Lens, stizzito e contrariato dagli esiti degli esami nella Capitale, ha pubblicato quel comunicato facendo saltare tutto. Ecco, questa è stata un’altra situazione spinosa e non facile da gestire considerando soprattutto il fatto che i due difensori centrali mancanti, Hermoso ed Hummels, sono arrivati a mercato chiuso dopo mesi di inattività con un gruppo di lavoro.
E Zalewski?
Per Zalewski la situazione è ben diversa. Il polacco è finito fuori rosa per la trattativa saltata con il Galatasaray, ma soprattutto per aver rifiutato il rinnovo contrattuale a 1 milione di euro annui proposto dalla Roma. Eppure, De Rossi sul ragazzo di Tivoli ci puntava come dimostrato dal suo impiego nel pre campionato e nelle prime gare di Serie A. I romanisti si sono sempre lamentati di una gestione societaria blanda e senza polso. Ecco, allora adesso è giusto che Zalewski se ne stia fuori rosa, ma visto anche l’infortunio che Saelemaekers ha rimediato contro il Genoa, che lo potrebbe tenere fuori dal campo per circa 2 mesi (dipenderà anche dall’esito di un’eventuale operazione), una pedina come il polacco potrebbe rivelarsi utile. Magari, come detto dallo stesso mister in conferenza stampa, in caso di un accordo sul rinnovo, Zalewski potrebbe essere reintegrato.
L’anno zero della Roma di De Rossi
Va bene Ghisolfi arrivato a giugno, il tremendo ritardo sul mercato, i casi Dybala, Danso e Zalewski, ma tutto ciò non giustifica questi 3 punti in 4 partite. Ci vuole tempo per amalgamare la squadra, tutti i nuovi interpreti devono trovare il proprio posto nel mondo tattico di De Rossi, ma come ha detto lui stesso: “per battere il Cagliari non serviva chissà quale acquisto”. D’altronde, se i Friedkin, Ryan in particolare, sono rimasti stregati da DDR e hanno deciso di rinnovargli il contratto e la fiducia per altre tre anni dopo i 6 mesi della scorsa stagione, bisogna per forza dargli tempo.
Dopo un calciomercato, per quanto possibile cucito su misura sulle sue idee di campo, con De Rossi in prima linea quasi sempre nel contattare direttamente i giocatori spiegandogli il loro ruolo nella sua Roma, non si può buttare tutto all’aria dopo 4 giornate. Questo è l’anno zero della Roma di De Rossi, la mezza annata dello scorso anno non può essere considerata come base del progetto visto che sono cambiati quasi tutti i principali interpreti. E in quanto anno zero servirà per far sì che i calciatori riproducano perfettamente in campo quello che il proprio allenatore ha in testa. Per fare ciò serve tempo, è un processo lungo e tortuoso. Il tempo scorre, così come i punti che si perdono e serve una svolta. Sicuramente, pero, gridare all’esonero all’alba di un nuovo progetto, non porterà a nulla di buono. Roma non è stata costruita in un giorno.
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