MONDO – I gatti nella letteratura. Un’entrata a quattro zampe nella cultura. Sono tantissimi i romanzi e i racconti che hanno come protagonisti i gatti. Scopriamoli insieme.
Carissimi gattofili praticanti, intanto mi scuso per il lungo periodo in cui non vi ho fatto oggetto delle mie analisi e considerazioni sugli adorati micioni. Indubbiamente il Coronavirus mi ha obbligato a stare il più possibile in casa.
Vi confesso che ero totalmente rallegrato dalla presenza dei miei adorati gattoni neri, Obama e Otello che, dopo alcuni giorni, hanno cominciato a guardarmi con fare interrogativo: ma come mai stai sempre chiuso in casa? È stata durissima dar loro una risposta soddisfacente se non cercando di compensare la loro immensa curiosità con super coccole e, come si diceva da piccoli, “dadarli” il più possibile (il mestiere di dado). Oltre alla presenza degli adorati, sono stato rallegrato da un percorso quasi universitario a cui mi sono sottoposto di analisi della filmografia di Alfred Hitchcock. Ormai sono pronto a scrivere un saggio, dato che sino ad ora sono riuscito a vederne ben 35. Dopo questa introduzione, cerchiamo ora di addentrarci nel tema letteratura e felini. Mi sono accorto, con gioia, che l’argomento è talmente ricco e variopinto che per la ricchezza di aspetti da analizzare è tra una scatola cinese, ricolma di altre scatole cinesi, e un “vaso di Pandora” che non si riesce a contenere. Quindi partirò con riferimenti precisi ma molto divulgativi tra i felini gli scrittori, per addentrarci poi in futuri articoli in analisi ancor più dettagliate sui gatti protagonisti di racconti importanti e anche “faraoni” assoluti all’interno di un unico libro.
Il primo libro nella storia della letteratura dedicato esclusivamente a un gatto risale al 1741. Fu pubblicato dall’editore Giacomo Marelli in Milano. Il libro s’intitola “Lagrime in morte di un gatto” e si compone di 80 poesie scritte da rispettivi artisti in risposta al desiderio dello scrittore italiano Domenico Balestrieri (1714-1780) che chiese ai poeti di tutte le signorie di comporre una poesia in onore del suo adorato animale che era morto.
Ora, saltando di palo in frasca, vediamo come il gatto si articola nella vita di scrittori che vi citerò indipendentemente dal periodo in cui sono vissuti. Sylvia Beach (1887-1962) fondò nel novembre 1919 la libreria Shakespeare and Company che divenne famosa, insieme alla sua fondatrice, quando venne lì pubblicato il capolavoro dello scrittore irlandese James Joyce, Ulysses, nel 1922. Nella sua libreria viveva il gatto nero Lucky con cui l’amante dei gatti Joyce fece ben presto amicizia. Lucky aveva l’abitudine di rosicchiare i cappelli e i guanti dei clienti, ma questa sua predilezione gli veniva generosamente perdonata. Una delle più grandi amiche dei gatti tra le scrittrici è considerata Colette (1873-1954). Il suo romanzo “La gatta” (1933) ha proprio per protagonista una gatta. Colette scrisse anche il libretto per l’opera lirica di Maurice Ravel “L’enfent et les sortilèges” (1925) in cui compare “un duetto miagolato per gatto nero e gatta bianca”.
La scrittrice Marlen Haushofer (1820-1970) pubblicò il romanzo “La parete” nel 1963 dove descrive con grande precisione l’essenza del gatto: “in realtà sono io quella dipendente da lui e non il contrario”. Patricia Highsmith (1921-1995) scrisse “tutti i gatti sono belli, e tutti gli animali interessanti, persino i ratti: non affermerei lo stesso degli essere umani”. Non dimentichiamoci di Doris Lessing (1919-2013), premio Nobel per la letteratura, che scrisse nel 1967 “Gatti speciali”. Amilcare era il nome del gatto dello scrittore Anatole France (1844-1924), che disse “Amilcare, principe sonnolento della città dei libri, notturno guardiano, tu difendi dai vili roditori i manoscritti e le opere a stampa che il vecchio studioso acquista a prezzo di un modesto peculio e di uno zelo infaticabile… e unisci nella tua persona l’aspetto formidabile di un guerriero tartaro alla grazia un po’ greve di una donna d’Oriente. Dormi, eroico e voluttuoso Amilcare, dormi, prima che venga l’ora in cui i topi balleranno al chiaro di luna…”.
Mysouff è il nome del gatto di Alexandre Dumas (1802-1870); di lui scrive: “l’animale aveva chiaramente sbagliato vocazione e avrebbe potuto benissimo nascere cane”.
Come si può dimenticare lo scrittore Raymond Chandler (1888-1959), uno dei più importanti autori di libri gialli del secolo scorso, sebbene i gatti non compaiano mai nei suoi libri. Ne parla spesso invece nelle numerose lettere, dove sottolinea di essere stato un amante dei gatti per tutta la vita, e non si stanca mai di sottolineare le qualità della sua adorata gatta Taki, così descritta “abbiamo una gatta d’Angora nera di quasi 19 anni che non cambieremmo neppure per uno dei grandi grattacieli di Manhattan”. Quando la gatta morì, scrisse “in realtà per noi è stata una tragedia”. Persino lo scrittore Hernst Hemigway (1899-1961), grande amante dei cani, aveva una particolare predilezione per i gatti e riuscì a convivere con alcune decine di questi meravigliosi animali.
Concludiamo questo primo excursus sui gatti e la letteratura citando il famosissimo E. T. A. Hoffmann (1776-1822) che pubblicò “Le considerazioni filosofiche del gatto Murr” creando così indubbiamente il più celebre gatto della storia della letteratura.
Credo di farvi cosa gradita mostrandovi l’immagine di un famosissimo quadro che Henri Rousseau, detto il Doganiere, fece allo scrittore Pierre Loti nel 1891.
Per maggiori approfondimenti delle informazioni che vi ho dato potete consultare il meraviglioso libro di Detlef Bluhm “Tutto quello che vorreste sapere sui gatti”, edito da Corbaccio.
Arrivederci alla prossima puntata della mia rubrica mondo gatto dal vostro immenso Federico Grilli.
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