Le grandi città del Jazz: il potere di un genere musicale intramontabile

Le grandi città del Jazz: il potere di un genere musicale intramontabile

MONDO – Si festeggia il 30 Aprile di ogni anno un genere musicale dalle antiche ed importanti tradizioni, che ha segnato la storia (non solo quella della musica) e merita quindi che in tutto il mondo venga fatto riecheggiare il suo potere d’armonia ed unione. Le sue origini vanno ricercate nelle vicende degli schiavi afroamericani, per questo motivo esistono poche testimonianze scritte relative agli albori e all’inizio della sua espansione: tutto è affidato alla musica e narrato nel ritmo. Immergiamoci quindi negli eventi e nelle iniziative in atto per questa giornata, ma soprattutto viaggiamo nel tempo lungo le città che hanno dato i natali a questo indimenticabile modo di fare musica.

Impossibile ravvisare un unico e preciso antenato del Jazz, poiché parliamo di un genere dalle mille rievocazioni armoniche e storiche: dalla musica afro, ai canti da lavoro, a quelli religiosi delle chiese protestanti, il blues degli afroamericani, alcune melodie europee e persino alcune dell’opera. Una sintesi artistica che alla fine dell’Ottocento portò in primis alla nascita del Blues, un genere fortunato e sempre più diffuso tra la popolazione afroamericana. Il Blues, seppur caratterizzato da una maggior semplicità compositiva, è ritenuto quasi un’anticamera del Jazz o comunque una combinazione armonica e melodica che è possibile ravvisare nel Jazz sin dagli albori.

LE ORIGINI IN BREVE

La nascita del Jazz si fa risalire all’inizio del XX secolo e trova le sue radici a New Orleans: si racconta che i prigionieri africani trasferiti negli Stati Uniti come schiavi trovassero nella musica e nel canto un modo per sentirsi più umani, più uniti e per alleggerire il peso della loro condizione e delle loro sofferenze.

Questo lato così umano, solidale e sensibile rende il Jazz intriso di un rispetto e di un’eleganza tutta sua, motivo per cui tra il 1915 ed il 1940 il genere si diffonde in modo capillare attraverso le band che lo rendono predominante. Nei decenni successivi il Jazz consolida la sua personalità come quella di una musica afroamericana dal grande valore artistico, mentre inizia una graduale e fisiologica diminuzione del pubblico statunitense, con un’invece accresciuto interesse in Europa e nel resto del mondo.

Dal 1945 cominciano a diffondersi le prime evoluzioni del Jazz, partendo con il movimento bebop, proseguendo con il movimento free jazz che puntava all’emancipazione del musicista, per terminare con un periodo di decadenza che avrà termine solo negli anni Ottanta, quando un gruppo di musicisti darà nuova vita al genere rincorrendo alcune nuove tendenze e contaminazioni dalle quali nascerà un Jazz europeo.
L’industria discografica, gli artisti stessi ed il pubblico tornano ad interessarsi alla musica Jazz, spingendo alcuni artisti di smooth jazz, un genere derivato da un enorme alleggerimento compositivo.

L’importanza come anello di congiunzione storica e come base per molti altri generi musicali lo rende oggi rappresentante di circa il 3% della produzione musicale del Nord America, senza considerare il seguito che possiede in tutto il resto del mondo.

LE CITTA’ DEL JAZZ

NEW ORLEANS, LA PATRIA DEL JAZZ

È una città degli Stati Uniti d’America e principale città dello Stato della Louisiana, fondata dai francesi e riedificata dagli spagnoli, diventata storica destinazione per lo sbarco degli schiavi africani, territorio degli ispanici ed infine degli statunitensi. Camminare lungo le strade di New Orleans ed immergersi nel suo gusto multiculturale vuol dire principalmente rispolverare le origini più profonde del Jazz: è proprio lei la patria di questo indimenticabile stile musicale, la terra di musicisti che ne hanno fatto la storia, primo fra tutti Louis Armstrong che dai bordelli di Storyville ha reso il Jazz immortale in ogni dove. Lo testimonia il Louis Armstrong Park, nel quale è d’obbligo un tuffo nel passato attraverso i resti dell’antica Congo Square, la piazza dove gli schiavi africani erano soliti riunirsi a suonare e cantare. Il viaggio nel Jazz può continuare con la Preservation Hall: aperta nel 1961 in un edificio settecentesco, è un luogo di grande fascino in cui ascoltare Jazz di alta qualità e viaggiare nel tempo anche attraverso foto, arredi e sound d’eccezione. E che dire della famosissima Bourbon Street? L’antica via della musica, nel quartiere francese che ha visto crescere artisti del calibro di King Oliver e Jelly Roll Morton. È una piena testimonianza della storia del Jazz, con il suo fascino colorato e movimentato e le band che suonano ad ogni angolo, così come lo sono il Maple Leaf Bar di Oak Street con le sue esibizioni di modern jazz e la celebre House of Blues dove assistere ai migliori cori gospel della città. New Orleans è il Jazz!

Giornata del Jazz - Jazz Club

CHICAGO E IL MIDWEST

Tra il 1910 ed il 1920 si assistette ad una grande migrazione degli afroamericani dal sud al nord degli Stati Uniti, coinvolgendo anche il mondo del Jazz ed i musicisti stessi, ai quali si prospettava nel Nord un aumento notevole dei guadagni. Un po’ per il nuovo fenomeno migratorio, un po’ per la progressiva decadenza del genere a New Orleans, il Jazz iniziò ad essere “trasportato” verso il Nord dalle acque del Mississippi tramite le orchestre di bordo. La mèta di molti artisti, fra cui King Oliver e successivamente Louis Armstrong, fu proprio Chicago, dove nacque una vera e propria scuola in cui si diffuse l’uso del sassofono e che ebbe come protagonisti principalmente artisti bianchi. Passeggiando nei pressi della strada più famosa di Chicago, la Magnificent Mile, torna alla mente quell’area dove un tempo erano raggruppati gli studi di registrazione di moltissime band, molti dei quali oggi scomparsi o adibiti ad altra destinazione. Perdersi nelle atmosfere blues e jazz è possibile a Chicago: è la città dove si può trovare un luogo dove ascoltare musica live h24, anche durante i pasti. Sono davvero molti i bar e i ristoranti dove, tra un piatto di BBQ ribs e una birra, non manca di esibirsi in concerto una qualche band. A questo proposito, il più rievocativo è senz’altro il Kingston Mines, il blues club più antico della città, dove suonano gruppi ogni giorno della settimana. Anche nella House of Blues, dove registrarono un album persino gli intramontabili Blues Brothers, si può assistere a concerti live tutto il giorno, di cui il più celebre è senza alcun dubbio il gospel della domenica. Respirare un po’ di Jazz si può anche al Tortoise Supper Club, condito da ottime costolette d’agnello e da una tipica torta al burro d’arachidi.

NEW YORK E L’ERA DELLO SWING

I ruggenti anni venti dell’età del Jazz lasciarono il posto all’era dello swing, che dilagò nelle sale da ballo e negli speakeasy, dando alla luce le prime Big Band come quella di Fletcher Henderson e dello stesso Armstrong, vissute sullo sfondo del Roseland e del Savoy di New York. Il Re del Jazz di New York è Paul Whiteman, il quale rivoluzionò il Jazz fondendolo con una cornice compositiva più classica, introducendo i sassofoni e consacrando il genere alle orchestre da ballo. Il Jazz spopolava a New York, tutti lo ascoltavano e ne parlavano, anche ad Hollywood, dove si iniziarono a produrre film in cui il Jazz ne era protagonista o dove comunque i musicisti più affermati comparivano sulla scena. New York sfonda la regola razziale del Jazz con grande modernità e vede personalità del calibro di Benny Goodman, successivamente rinominato “Re dello Swing”, portare in tournée artisti afroamericani come Roy Eldridge e Billie Holiday. La grave crisi economica iniziata nel 1929 e la fine del proibizionismo sanciscono un cambiamento radicale nel Jazz per com’era stato inteso fino a quel momento. È il momento delle radio, che sostituiscono ora i dischi e le orchestre dal vivo, trasmesse da quel momento nei programmi più celebri dell’era dello Swing. New York, dove l’ambiente è favorevole e l’industria discografica si sviluppa velocemente e parallelamente alle attività musicali notturne (spesso malavitose), concentra la cultura del Jazz e dello Swing nel quartiere afro di Harlem e si conquista un ruolo primario che avrà per sempre. Molti saranno quindi i musicisti, come Henderson e Duke Ellington, che dal Sud e dal Midwest si stabiliranno in questa città. Chi vuole ritrovare lo spirito del Jazz e la sua radicata cultura newyorkese, non può quindi rinunciare a girare per le vie di Harlem, dove purtroppo la maggior parte dei club più celebri è stata chiusa. Non resta che spostarsi quindi nell’odierna Downtown fino al Greenwich Village, dove il jazz risuona ad ogni angolo e dov’è possibile riviverne le particolarità in alcuni jazz club prestigiosi come il Blue Note.

KANSAS CITY

A Kansas City, negli stessi anni prendeva piede un Jazz più legato al blues e meno urbano rispetto a quello di New York, un Jazz che risuonava anche nei più remoti angoli della città che diede i natali all’orchestra di Count Basie e di molti altri protagonisti della scena musicale successiva. Questo centro del Missouri, dagli anni ‘30 diventa a pieno titolo una città del Jazz, dove si sviluppa un folto gruppo di musicisti portatori di innovazioni e nuovi generi, i quali consentirono il passaggio dall’era delle orchestre di swing a quella delle formazioni bebop. L’icona del Jazz anni ’40 e ’50, Charlie Parker, nacque proprio qui, nel fermento di Kansas City. Sulla scia dei componimenti jazz di quegli anni, troviamo oggi l’American Jazz Museum a Kansas City. Con un coinvolgente tour si entra nel vivo del Jazz, fra mostre con stazioni d’ascolto, mixer, touch-screen a tema, opere di vario genere e reperti quali la tomba di Louis Armstrong e l’abito di paillettes dell’intramontabile Ella Fitzgerald. Un incontro ravvicinato con i grandi della musica jazz quali Charlie Parker, Duke Ellington, Big Joe Turner. A corredare il tutto, la Blue Room, una discoteca creata all’interno del museo, dove si suona musica jazz dal vivo per quattro sere a settimana. La storia del Jazz è anche a Kansas City!

La Giornata Internazionale del Jazz

La pandemia non ferma neanche quest’anno la Giornata Internazionale del Jazz, fissata dall’UNESCO il 30 Aprile dall’anno 2011, con una sequenza di attività online inserite nel più ampio Jazz Appreciation Month, in atto per tutto il mese di Aprile e con lo scopo di porre l’attenzione sul grande panorama Jazz. Durante la Giornata Internazionale del Jazz, concerti, masterclass e attività per bambini saranno disponibili nelle varie lingue delle Nazioni Unite.

Per il secondo anno di seguito, questimportante evento di musica, storia e cultura dovrà rispettare delle restrizioni, cercando di veicolare ugualmente il suo messaggio di speranza e coesione, quello dal quale ha avuto origine. Il Jazz è il genere dell’improvvisazione per eccellenza, per questo anche della creatività e dell’eclettismo, quella composizione di melodie di difficile definizione che ha segnato la storia americana e del mondo e ha contribuito alle sue evoluzioni. Un genere dalle mille identità che confluiscono in una solida e forte capacità identitaria.

Anche per questo motivo, l’UNESCO punta da sempre sulla capacità del Jazz di portare pace, dialogo e comprensione per il superamento di discriminazioni e razzismo attraverso il potere della musica. La Giornata Internazionale del Jazz è guidata dal Direttore generale dell’UNESCO e dal grande pianista e compositore jazz Herbie Hancock, presidente della Herbie Hancock Institute of Jazz, l’organizzazione no profit che ha l’incarico di pianificare, organizzare e promuovere le iniziative annuali di questa ricorrenza.

Fra le tante iniziative in streaming che partiranno nella giornata di oggi, volte a celebrare il Jazz, spicca a Roma ed in particolare per il Teatro Villa Pamphilj il nuovo progetto svedese di Cecilia Sanchietti: artista di fama internazionale e protagonista di numerose importanti collaborazioni, batterista, compositrice, insegnante, direttrice di JazzMine Network, membro degli Istituti Italiani di Cultura all’estero (CIDIM), vincitrice della TOP Jazz 2019, e premio SIAE 2019.

Personalità dal background di tutto rispetto e dal talento straordinario, nata a Stoccolma da genitori musicisti, presenta alle ore 19:30, in anteprima dal vivo e sui canali social, questo suo nuovo lavoro realizzato in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura a Stoccolma, l’Ambasciata di Svezia a Roma e supportato dall’ Agenzia svedese MusikVerket. Assieme a lei: Anna Lundqvist, Linus Lindblom, Simon Westman e Josef Kallerdahl, alcuni fra i musicisti più accreditati della scena svedese, per un quintetto internazionale nato nel 2020.

La prossima estate il progetto diventerà un disco, dal titolo “Postcard from Gamla Stan”. Oggi più che mai e proprio come nell’epoca storica in cui questo genere ha avuto origine, la musica unisce le persone, dona una speranza e ci regala la capacità di sognare ancora e di sentirci vivi.

Il Jazz non è semplicemente uno stile musicale, è uno stile di vita!

Michela Ludovici

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