La strategia della bellezza in un viaggio nel mondo degli insetti

La strategia della bellezza in un viaggio nel mondo degli insetti

ITALIA – La strategia della farfalla di Marco Belpoliti è un viaggio nel mondo degli insetti, alla ricerca di linguaggi, comportamenti, rituali di corteggiamento, caratteristiche sessuali che intersecano il mondo umano. Un viaggio alla scoperta di esseri viventi che normalmente ignoriamo per cambiare il nostro sguardo verso di loro.

In La strategia della farfalla (edizione Guanda) Marco Belpoliti presenta con abilità e un linguaggio comprensibile il mondo organizzato e infinitamente piccolo degli insetti con capitoli dedicati a varie specie. Un viaggio in un universo che ci circonda e di cui raramente ci accorgiamo, ma che rivela un’attrazione incredibile quando vi orientiamo la nostra attenzione.

La motivazione di questa visita nel mondo degli insetti è conoscerli  per cambiare il nostro sguardo verso di loro e anche il nostro comportamento.

«Ci sono molte ragioni per cui è bene riflettere sul comportamento e sul destino di questi esseri minuscoli, di cui non ci occupiamo se non quando ci infastidiscono», sostiene lo scrittore, che mentre osserva il mondo di esseri viventi infinitamente piccoli si interroga su quanto vi emerge. In tal senso è possibile domandarsi  perché sono belle le farfalle, qual è la percezione del tempo per una zecca – capace di resistere nell’immobile attesa della preda fino a diciotto anni- o stupirsi per l’elegante e variegata organizzazione sociale messa a punto dagli insetti. Fino a porsi l’interrogativo sull’utilità delle odiate vespe e scoprire che sono loro a permettere all’uva di maturare con i loro lieviti: così “senza vespe, niente vino”!

L’autore del libro La Strategia della Farfalla

L’inizio de La strategia della farfalla presenta una bellissima metafora in cui si narra che se tre milioni di anni fa un’astronave di scienziati alieni fosse atterrata sul nostro Pianeta, per saggiare le forme di vita presenti, avrebbe potuto osservare da vicino api, termiti e formiche, concludendo che “gli insetti sono il culmine dell’evoluzione e gli invertebrati domineranno anche nei prossimi cento mega-anni”.  Anche se ciò è solo frutto di immaginazione,  gli insetti sono diffusi  in tutti i continenti e costituiscono almeno i tre quarti dell’oltre milione di specie di animali viventi: nel “globo terrestre vi sarebbero un miliardo di miliardi d’insetti, duecento milioni di insetti per ogni essere umano”!

Come non restarne affascinati? Se non altro, come non cominciare a osservarli con occhi diversi?

Belpoliti  accompagna così i lettori in una passeggiata nel mondo di formiche, api, vespe, farfalle, lucciole, coccinelle, scarafaggi, zanzare, mosche, pulci, cimici e via dicendo alla scoperta  della loro vita e  organizzazione sociale, dei costumi alimentari e sessuali così come delle loro attività principali.

Insetti di cui  lo scrittore evidenzia ordine, bellezza o altre qualità, soprattutto capacità di costruzione di super-organismi collettivi perfettamente funzionanti, talora con tratti assurdi e feroci, volti al mantenimento della specie  ma mai banali. In un’intervista Belpoliti ha osservato a tal proposito che al noto proverbio per il quale, si sa, il diavolo si nasconde nel particolare, Flaubert, si sa un po’ meno, rispondeva che è Dio, semmai, a celarsi in esso. Di modo che possiamo affermare che per Marco Belpoliti esaminare linguaggi e comportamenti sociali,  rituali di corteggiamento, danze nuziali  pre-accoppiamento degli insetti appare come un ottimo modo per interpretare l’universo degli uomini,  esponendo differenze e somiglianze tra i due mondi.

Vero è che gli insetti sono guidati dall’istinto, ma ci stupiscono anche per i loro comportamenti collettivi e sono capaci di adattarsi all’ambiente: “Non si tratta di esseri inferiori, dal momento che il loro livello di organizzazione è sul medesimo piano di quello dei vertebrati”. Al punto che osservare i loro comportamenti innati ma funzionali ci potrebbe consentire di ridimensionare  certe nostre manie – definiamole pure così – di grandezza.

Siamo da questo punto di vista straordinariamente egocentrici; giudicare gli altri esseri viventi solo in rapporto alle proprie capacità intellettuali è un atto di presunzione”: se è vero  che siamo dotati di intelligenza, si può notevolmente dubitare in effetti di come e quanto la applichiamo in pratica, soprattutto se osserviamo lo stato in cui stiamo riducendo il nostro Pianeta.      

In questo esplorazione naturalistica lo scrittore lo scrittore ha illustri compagni di viaggio. Troviamo  Pasolini con la sua magicamente irresistibile attrazione per le   lucciole, Kafka e il suo scarafaggio Gregor,  Calvino e la forza delle formiche,   Nabokov con i suoi giochi sui nomi delle farfalle, Faulkner che allude alla somiglianza tra certi uomini e le zanzare, Deleuze che vede nelle zecche animali bergsoniani. 

Belpoliti coniuga così piacevolmente osservazione scientifica e scrittura letteraria fondendo queste due pratiche in una panoramica densa di vitalità e prospettive ermeneutiche

Su tutti troneggia Primo Levi: ai suoi occhi curiosi e capaci di sorprendersi il mondo degli animali è risorsa letteraria, fonte inesauribile e ineguagliabile per la creazione scritturale. Da Levi Belpoliti riprende l’idea che non sia possibile attribuire agli animali meccanismi mentali umani né presentare l’uomo in termini zoologici; la cosa ottimale da fare è  semmai «entrare in comunicazione» con gli animali, non soltanto come traguardo scientifico,  ma per simpatia e senza arroganza.

A sorpresa l’ultimo capitolo  curiosamente è assegnato ai ragni, che non sono insetti ma loro predatori. Ma come non riprenderne le movenze e i rituali? “Il filo di seta è un capolavoro fisico-chimico. Questi finissimi ed ammirevoli tessitori sono tali per poter essere predatori, come hanno dimostrato recentemente le tele della Nuova Zelanda, con ragni capaci di consociarsi per un’opera incredibile di tessitura naturalistica lunga 30 metri, che ondeggia al vento e crea scenari lunari. Per non parlare dei ragni in delirio, chissà in quale esperimento scientifico, per aver assunto Lsd: «cambiano il modo di tessere la loro tela, la fanno non più geometricamente perfetta ma mostruosa, storta, deformata, come le visioni dei drogati umani».  

L’aracnofobia, ci racconta Belpoliti, non è una paura come tutte le altre. Levi ne era perseguitato e indicava l’origine di questo suo disagio in una incisione di Dorè  vista da adolescente e raffigurante il  canto XII della Commedia. Aracne  viene rappresentata nell’atto di trasformarsi in ragna, mentre spuntano dal suo corpo le sei braccia pelose, transitoriamente accostate in Dorè a quelle umane. La metamorfosi, proprio perché parziale, introduce  una prossimità fisiologica, una continuità tra i due regni ai limiti della ripugnanza:   il ragno è vicino a noi, sembra dirci Belpoliti, più di quanto immaginiamo.

La strategia della farfalla di Marco Belpoliti
La Strategia della Farfalla – la locandina del libro di Marco Belpoti

Una natura che sempre più attende di essere inserita come parte integrante del pianeta cultura

Il respiro del libro di Marco Belpoliti è assai ampio. L’andamento riflessivo e non solo descrittivo del testo può essere letto come un riferimento implicito al declino  dell’antropocentrismo, in vista di una nuova concezione della specie uomo ma anche del mondo naturale. Nel rapporto con l’ ecosistema che lo precede con i suoi equilibri preordinati si gioca la stessa modalità e possibilità di sopravvivenza dell’uomo e della sua dignità, del suo essere non solo “centro” ma anche  “custode e responsabile” dell’ambiente e delle altre specie viventi. Allo stadio attuale dell’evoluzione il rapporto tra gli uomini e la natura è un nodo di riflessione culturale e scientifico ineluttabile, se non vogliamo consegnare il futuro del pianeta alle laboriose e “intelligenti” formiche!

Solo superando l’opposizione  tra natura e cultura possiamo sperare di godere ancora per tanto tempo della bellezza strepitosa delle farfalle. E qual è la loro strategia?

Il vero miracolo delle farfalle è nella simmetria, nelle ali”.  Il colore delle membrane alari deriva dai pigmenti e dalla luce riflessa dalle minuscole strutture lamellari che compongono una miriade di scaglie -disposte come tegole di un tetto- che rifrangono e deviano la luce. Il gioco della superficie e l’inferenza delle onde luminose viene costantemente modificato dall’angolazione di osservazione. Si generano così colori intensi, iridescenti, cangianti a partire dal punto di vista dell’osservatore, secondo una prospettiva che potremmo definire quantistica. Come dire che per ciascuno esiste la propria farfalla, un angolo esclusivo e personale di contemplazione della bellezza!

Come indica il titolo del libro di Belpoliti, le farfalle sono dotate di un’ottima strategia di sopravvivenza. Viste da vicino paradossalmente le farfalle presentano infatti un “volto” alquanto mostruoso con un boccale esagerato, grandi occhi senza pupille e antenne simili a corna. Potremmo asserire che hanno una parte frontale che ingrandita ci appare da film horror. Per la loro conformazione fisica, però, la testa non la notiamo, le ali sì.

Offrire il lato migliore per meravigliare e sorprendere, avere una struttura alare di alta ingegneria naturalistica non è forse un’ottima strategia per presentare al mondo ciò che di bello le connota, oscurando il loro limite? Mostrare la nostra bellezza, da intendersi come sensibilità, intelligenza, capacità di relazione e cura sociale, creatività e quant’altro,  minimizzando i lati brutti o che semplicemente non ci piacciono   è sicuramente un’ottima strada anche per noi esseri umani.

Dare visibilità a ciò che possediamo come punto di forza, donare il meglio di noi sapendo che siamo creature meravigliosamente organizzate, pensanti e cariche ogni giorno di nuova vitalità non potrebbe ampliare la prospettiva della nostra percezione interiore? La strategia della farfalla  non offre forse spunti di nuova contezza in rapporto al nostro modo di percepirci ed anche relazionarci nell’ambito sociale? 

Le farfalle ci invitano a esprimere intensamente la nostra “personale bellezza”, ovunque noi siamo.

Teresa Paladin
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2 Responses to "La strategia della bellezza in un viaggio nel mondo degli insetti"

  1. Giuliana   25 Settembre 2021 at 14:10

    Sicuramente hanno potenzialità affascinanti e capacità organizzative sorprendenti, però mi attira più il mondo dei vertebrati…. E su zanzare e mosche preferirei non commentare! Comunque è un articolo molto interessante e senza dubbio utile, almeno per un confronto con gli umani e i loro comportamenti.

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  2. Teresa Paladin
    Teresa Paladin   27 Settembre 2021 at 22:41

    Infatti, Giuliana, hai colto il senso dell’articolo. Guardare all’immensamente piccolo e carpirne segreti e capacità non può che arricchirci, risvegliando in noi la visione della bellezza e una riflessione comparativa. Un abbraccio.

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