Filippine: non solo mare e spiagge da sogno

Filippine: non solo mare e spiagge da sogno

FILIPPINE – I disastri ambientali sembrano così rari e lontani da noi, eppure in certi luoghi sono la normalità.

Per una serie di fortunatissimi eventi, mi sono ritrovata a partecipare a un progetto sulla riqualificazione ambientale dei territori colpiti da disastri ambientali. Tutti questi paroloni non hanno fatto in tempo ad arrivare alle mie orecchie, perché erano stati anticipati da “vuoi venire con me nelle Filippine?”… “Si!”

In men che non si dica ho preparato un bagaglio estivo, nonostante nella mia città ancora non fosse arrivato il caldo, ho liberato tutte le schede di memoria della mia Nikon, e sono partita.

Dopo un interminabile volo con doppio scalo e un viaggio in pullman di tre ore da Manila, sono giunta in quello che pensavo essere un paradiso naturale: Bagac Bataan.

In effetti noi fortunati abbiamo alloggiato in un hotel con aria condizionata, sale conferenze, piscina e cucina attrezzata. Non poco lontano, però, nella città vera, abbiamo dato vita al progetto. Abbiamo intervistato le persone del luogo, osservato le loro abitudini, studiato i loro sguardi e ascoltato le loro parole.

Questa città è frequentemente colpita da tempeste, trombe d’aria e maremoti. Ciò rende impossibile l’edificazione di strutture durature e resistenti, per colpa della scarsità dei materiali. Rende impossibile la coltivazione, per colpa delle precipitazioni violente. Gli allevamenti sono molto scarsi, e le abitazioni sono arrangiate, perché tanto presto o tardi verranno spazzate via.

Non ci è voluto molto per comprendere quanta paura abbiano sempre queste persone. Ogni minuto potrebbero vedersi trascinata via la loro casa dal mare o dal vento. Nessuno lì ha beni preziosi, perché sanno che potrebbero venire spazzati via all’improvviso.

I bambini, però, corrono e giocano per strada, una strada calda, asfissiante. Per loro la strada è un campo come un altro per giocare e ridere tra loro.

Abbiamo trascorso un’intera giornata presso l’abitazione di una comunità alla quale non arriva acqua nè corrente, che vive di proprie produzioni e sopravvive grazie ai propri animali.

Hanno cucinato per noi come se avessero cibo in abbondanza, pregandoci di accettare tutto ciò che ci avrebbero offerto per ringraziarci del solo fatto di essere arrivati fin lì per loro.

Di fronte a quelle parole, a quei volti felici, ci siamo sentiti tutti minuscoli.

disastri ambientali

La domanda sorge spontanea “com’è possibile che dall’altra parte del mondo la mia casa sia stabile e immobile, mentre qui tutto è così incerto?”. Di incerto non ci sono solo le abitazioni, ma anche i lavori, l’istruzione, le vite umane…

Ci ho messo un po’ per riprendermi da queste interviste. Non è stato semplice mettere insieme tutte le parole che mi sono state regalate durante questo viaggio. Alla fine, però, credo che il senso di un progetto del genere sia proprio questo: cambiare le persone e far sì che queste realtà vengano conosciute da tutti.

Testo e foto di Roberta Canfora

Autore MyWhere

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