ITALIA – Le Rose Barni non sono semplicemente rose. Gli scatti del grande fotografo Luca Bracali celebrano la storia della famiglia Barni attraverso dedizione e passione, ricerca e innovazione, affiancando esempi di orgoglio italiano quali Valentino, Roberto Capucci, Anna Fendi, Wanda Ferragamo, Rosita Missoni
“Una rosa è una rosa è una rosa” racconta in italiano il titolo del libro che ho avuto la fortuna di incontrare in un pomeriggio qualsiasi di acerba primavera, prendendo in prestito il verso più famoso dell’opera letteraria di Gertrude Stein, “Sacred Emily”.
La ridondanza della frase, apparentemente criptica, ne connota un significato molto vicino a quello della legge dell’identità: le cose sono quelle che sono e in alcun modo ne va alterata la natura intrinseca. Dalla prospettiva della Stein, il verso esprime le elevate potenzialità di un solo vocabolo di evocare immediatamente nel lettore un immaginario e un portfolio emotivo associato a essa in modo diretto. In questo caso, il proposito, azzeccato, è stato quello di innescare nel lettore il moto perpetuo di riferimenti e significazioni legate alla natura della rosa in sé.
Entrare in contatto con la natura e in particolare con il mondo della rosa rappresenta da sempre per l’uomo un’occasione per evadere dalla quotidianità, distendere le proprie tensioni, riflettere sulla bellezza e sulla percezione di ciò che ci circonda.
L’osservazione di una pianta di rose in fiore, di qualsiasi tipologia si tratti, può essere considerata un’esperienza multisensoriale che coinvolge prima fra tutti, la vista: lo spettacolo di colore che offre la rosa è uno degli unici nel mondo naturale, grazie all’ampia variabilità di tinte e allora cambiamento durante l’evoluzione del fiore, dal boccio fino alla sua completa apertura.
Beatrice Barni
Essa rappresenta per la famiglia Barni la cultura, la filosofia e la religione che viene percepita in modo netto fin dalle prime pagine del volume: si parla necessariamente di radici familiari, dedizione e passione, ricerca e innovazione, cura del dettaglio, rispetto e delicatezza dei comportamenti.
Il libro fotografico A Rose is a rose is a rose rappresenta dunque il testo sacro di tanta ritualità, avvicendatasi in più di cento anni grazie alla motivazione costante che ne sta alla base.
Esso ritrae con “verealtà”, nel rispetto del lessico usato da Lamberto Cantoni in apertura, quella toccante intimità che si lascia osservare solo dagli occhi più gentili. Le fotografie educano al senso del “bello” per antonomasia, senza ostentazione né forzatura, senza artificio né prevaricazione. In questo, Luca Bracali è stato magistrale: gli scatti sono dipinti en plein air, sono capolavori di poesia simbolista della quale godere a pieno il potere sinestesico. I piani sensoriali, di fronte a certe inquadrature, inevitabilmente si confondono, o meglio si sovrappongono, con la grazia propria di chi quelle inquadrature le ha cercate e volute. Ne è scaturita una raccolta di altissima qualità, piacevole da sfogliare e risfogliare per carpire ogni volta un particolare prima trascurato, poiché si dice siano questi a fare la differenza.
Allo stesso modo del fotografo Bracali, anche la famiglia Barni è da sempre religiosamente devota alla qualità tricolore che ci eleva a eccellenza mondiale in molti ambiti: come fossero investiti da un’onerosa quanto onorevole missione, i Barni lavorano nel nome di standard che rasentano la perfezione ed impegnano tutte le risorse a disposizione per garantire il meglio al loro pubblico. Non a caso, e confido di essermi perfino commossa affrontando questo capitolo, fra le figure iconiche a cui la famiglia nel tempo si è ispirata è possibile rinvenire numerosi personaggi, o meglio vere e proprie divinità, appartenenti al mondo della moda.
Date le attitudini personali, mi ha riempito il cuore di soddisfazione e gratitudine leggere fra i nomi di battesimo di alcune delle specie inedite messe a punto dalla famiglia Barni esempi di orgoglio italiano quali Valentino, Roberto Capucci, Anna Fendi, Wanda Ferragamo, Rosita Missoni. In una società in cui alla moda non viene più riservata la doverosa credibilità né la meritata stima, basta un omaggio del genere a rinnovare quel sentimento di dedizione che scalda gli animi degli appassionati come me, quelli che giorno per giorno contribuiscono per quanto possano a ridar luce alla moda nostrana.
La famiglia Barni, comprendendo probabilmente questa necessità e credendo fermamente negli alti valori che l’Italia creativa vuole continuare a comunicare, ha fatto della rosa un intreccio perfetto tra eleganza, arte e classe e ne ha acuito l’inequivocabile e imprescindibile legame con la moda.
Il messaggio che il libro promuove e diffonde orgogliosamente consiste dunque nel tenere alto il nome di una certa qualità italiana dal registro aulico che non ci si può permettere di banalizzare. L’opera, nel suo complesso, appare raffinata e accurata sia nella forma che nei contenuti, alle volte puramente descrittivi, alle volte più coinvolgenti. La reputo quindi un ottimo arricchimento per l’heritage aziendale e una preziosa scelta comunicativa, voluta al fine di aumentare la notorietà e consolidare l’identità del marchio.
L’augurio più sincero è che possa giovarne il posizionamento aziendale e che Rose Barni venga così allineato, nella percezione di chi guarda all’Italia, all’altezza degli illustri casi prima citati.
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