Leggere nel nome della Rosa

Leggere nel nome della Rosa

ITALIA – Perché non leggere nel nome della Rosa a 40 anni di distanza dalla prima pubblicazione?  Pubblicato per la prima volta nel 1980 da Bompiani, quest’anno dopo 40 anni, è uscita una nuova edizione del Nome della Rosa grazie alla Nave di Teseo. Il romanzo è stato arricchito dai disegni e dalle annotazioni preparatorie di Umberto Eco e da una nota, scritta da Mario Andreose, presidente della Nave di Teseo e direttore del dipartimento libri di Bompiani ai tempi in cui uscì il romanzo nel 1980. È tornato il  momento di leggere nel nome della Rosa!

Maggio da sempre è considerato il mese simbolo della rosa, della fioritura, dell’amore che sboccia, della rinascita. Mai come in questo periodo abbiamo bisogno di rifiorire e di aprirci nuovamente alla vita. E mentre stiamo riacquistando giorno dopo giorno piccoli pezzi di libertà nei gesti quotidiani, ci siamo divertiti a rintracciare la parola Rosa nei titoli dei nostri amati libri. Avete voglia di giocare con noi e leggere nel nome della Rosa? Potreste trovare titoli mai letti o suggerircene altri cui non abbiamo pensato.

Iniziamo il nostro leggere nel nome della Rosa, con un titolo scontato, ma che non possiamo non citare per primo: Il nome della rosa di Umberto Eco. Il nome della rosa è per Umberto Eco il primo romanzo, dopo numerosi saggi. Ottiene un successo enorme ricevendo premi e riconoscimenti, tra cui il Premio Strega nel 1981. Tralasciando la trama, che il giallo con protagonisti dei monaci medievali è oltremodo conosciuto, vediamo come l’autore è giunto a scegliere proprio questo titolo.

Leggere nel nome della Rosa

Originariamente Umberto Eco aveva valutato di intitolare l’opera “Adso da Melck”, come il suo protagonista. Ma considerando che nella letteratura italiana pochi libri, che hanno per titolo il nome del protagonista hanno successo, Umberto Eco ripiegò per Il nome della rosa. Concluse il suo romanzo con una postilla, inserita prima di andare in stampa “Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus“. Il verso, che in italiano significa pressappoco “la rosa primigenia esiste solo nel nome, possediamo soltanto nudi nomi”, ha dato origine al titolo dell’opera.

Leggere nel nome della Rosa

Fu poi l’autore stesso a chiarire il significato della citazione in un’intervista a Repubblica. A quanti sottolineavano il presunto legame con alcuni versi di William Shakespeare spiegò che il titolo era dovuto a quella citazione che significava che le cose non esistono più e rimangono solo le parole. Shakespeare dice esattamente l’opposto: le parole non contano niente, la rosa sarebbe una rosa con qualunque nome.

Sapevate che Umberto Eco ha cambiato il verso inserito nel “De contemptu mundi” di Bernardo Cluniacense, monaco benedettino del XII secolo? Il verso originale, infatti, recitava “stat Roma pristina nomine, nomina nuda tenemus“, che in italiano significa: “Roma antica esiste solo nel nome, possediamo soltanto nudi nomi”. Umberto Eco ha sostituito Roma con Rosa e da qui ecco il titolo della famosa opera.

Leggere nel nome della Rosa

Proseguendo nel nostro gioco di Leggere nel nome della Rosa, come non citare due famosi titoli in cui il nome del fiore di maggio è l’assoluto protagonista?

La rosa bianca di Inge Scholl, pubblicato da Itaca (Castel Bolognese) nel 2006 e La rosa di Robert Walser, Piccola Biblioteca Adelphi, 1992 (Traduzione di Anna Bianco).

Leggere nel nome della Rosa

Il titolo La rosa bianca deriva dal nome dell’organizzazione giovanile, attiva in Germania fino al 1943 e operante contro il governo hitleriano. La storia è raccontata da Inge, sorella di Hans e Sophie Scholl, fondatori del movimento di opposizione e giustiziati il 22 febbraio 1943. Sono ripercorse le loro vite e il loro desiderio di proteggere il loro diritto a una vita libera. Inge racconta il turbamento del fratello Hans: erano state proibite le canzoni popolari che fino a qualche giorno prima cantava; era stato maltrattato un giovane maestro che non condivideva il sistema hitleriano. Avvenimenti che segnano il suo cammino, portando Hans a coltivare un proprio ideale, che poi diventerà il suo motivo di vita. Arriverà a distribuire volantini recanti il titolo “I volantini della rosa bianca”. Saranno sparsi all’Università dove si incita all’opposizione al governo hitleriano. Nonostante la rischiosità di questi gesti e nonostante la possibilità di salvarsi, i fratelli Scholl preferiranno compiere l’ultima azione di volantinaggio e morire. Le testimonianze raccolte e riportate nel libro evidenziano l’estrema forza e, al contempo, la forte serenità con cui i due fratelli vanno incontro alla morte.

Leggere nel nome della Rosa

La rosa di Robert Walser è l’ultima pubblicazione del poeta e scrittore svizzero prima di vivere un lungo periodo in una clinica per malattie mentali. Contiene una delle frasi più conosciute dell’autore: “Nessuno ha il diritto di comportarsi con me come se mi conoscesse”. Una sfida a ricercare il vero Walser mantenendo al contempo un opportuno distacco. La rosa è una raccolta di ritratti, descritti in modo sarcastico e comico insieme, disordinati e e soggetti a un’interpretazione tutt’altro che univoca. Walser lo definisce come il “migliore dei suoi libri” e lo consiglia ad anziane e nobili signore, perché “in questo libro molto c’è da capire e molto da perdonare. È il più maleducato, il più giovanile dei miei libri.” L’autore con ironia e mai lasciando andare quel pizzico di giocosità che da sempre lo hanno caratterizzato accenna al fatto che la sua opera sfiora il terreno della follia. Ci si ritrovano una serie di riscritture di testi di autori come Ibsen, Maupassant, Goethe, Balzac e molti altri ancora. Ne viene volontariamente abbassato il livello mescolandolo con espressioni dialettali. Tecnica questa che non fu apprezzata, ma fu anzi tacciata di ingenuità da molti osservatori dell’epoca per riconoscerne solo più tardi il valore.

Leggere nel nome della Rosa

Leggere nel nome della Rosa prosegue con un libro intenso scritto da Antonio Ferrara, scrittore per ragazzi con la S maiuscola. Il suo romanzo, Con una rosa in mano, pubblicato nel 2016 per Feltrinelli, è ambientato nella Cina degli anni ’80. L’immagine di copertina rimanda immediatamente il lettore a un evento simbolo della storia moderna: Piazza Tienanmen, il 3 giugno 1989. Un giovane studente ferma con il suo corpo i carri armati dell’Esercito Popolare di Liberazione.

L’autore parla ai ragazzi di oggi, che potrebbero riconoscersi nel protagonista, Wang, un giovane figlio di contadini animato dal desiderio di riscatto sociale, o nei vari personaggi secondari che compaiono scorrendo le pagine. Si parla del percorso che porta Wang e, più in generale, l’essere umano, tra dubbi, insicurezze e pensieri a seguire l’onda della ribellione. Sempre diligente, obbediente, Wang è uno studente modello. Raggiunge i compagni di studio in piazza Tienanmen solo perché incuriosito e sceglie di restare perché lì trova e conosce l’amore. Partecipa alle proteste, ma non è mai convinto fino in fondo. Lo fa solo per la volontà di preservare attimi preziosi di amicizia e di amore.

Io non ero come loro, io ero uno triste, spaventato, che forse non avrebbe neppure voluto essere là. Io non sapevo fare niente, ero incapace di rendermi utile, non sapevo parlare, né dipingere, né suonare, non ero mai stato capace di infilarmi in nessuna avventura, né di dire i miei sentimenti a una ragazza. Io forse stavo là solo per amore di Sue, per amicizia di Lu e forse perché l’università in quei giorni era chiusa.

E si ritrova a compiere la sua personale ribellione nella consapevolezza progressiva di rischiare la vita con l’occupazione di piazza. Con ciò, Ferrara evidenzia il viaggio di crescita di Wang, che lo porta a comprendere “che studiare non era stare sui libri, no, studiare era capire la vita e le persone”.

Leggere nel nome della Rosa

La città delle rose di Dalia Sofer pubblicato da Piemme nel 2008 (traduzione di Caterina Lenzi) prende avvio il 20 settembre 1981. Sono trascorsi due anni e mezzo dalla partenza dello scià Reza Pahlavi da Teheran e il ritorno dall’esilio dell’ayatollah Khomeini con il suo regime dittatoriale basato sul terrore.

È un romanzo spaccato su più fronti che riporta pezzi di vita di una famiglia divisa da un evento. Il 20 settembre 1981, due uomini armati arrestano il gioielliere Isaac Amin. Non se ne conosce il motivo. Solo quando non lo vede rientrare alla sera, Farnaz, la moglie di Isaac, teme che il marito sia stato arrestato. Da qui i capitoli si alternano. Da una parte ci sono le pagine in cui è espressa l’estrema sofferenza di Isaac, la sua paura, il terrore quando sente i colpi inferti ad altri uomini, le fucilazioni. Dall’altra parte, Farnaz si adopera per avere notizie del marito e ripercorre nostalgicamente le fasi della loro vita fin dal luogo in cui si erano conosciuti, Shiraz, la città delle rose. La storia si colora anche della presenza dei due figli. Shirin, la figlia di dieci anni, che si appropria di alcuni documenti a casa dell’amica, perché capisce che potrebbero portare all’arresto di altre persone, tra cui anche dello zio. Parviz, il figlio che Isaac ha mandato a studiare a New York prima dell’arresto e lì il ragazzo avverte tutta la diffidenza per le sue origini.

Leggere nel nome della Rosa
Di tutt’altra ambientazione è La leggenda della rosa di Natale di Selma Lagerlöf, pubblicato da Iperborea nel 2014 (traduzione di Maria Svendsen Bianchi) che ci permette, per il nostro gioco di leggere nel nome della Rosa, di atterrare nel Nord Europa per la vigilia di Natale.

Selma Lagerlöf, la prima donna a ricevere nel 1909 il Premio Nobel per la letteratura, ci regala una serie di racconti dal fascino magico. Le leggende e la cultura popolare viaggiano insieme nel segno della luce, della rinascita, nel calore del Natale. Adesso che siamo in piena primavera risulta un po’ fuori tempo massimo pensare al Natale, ma questi racconti con la loro scrittura morbida sono comunque una bella coperta da cui farsi avvolgere anche se nel caldo delle giornate primaverili.

Ed è dal primo racconto che prende il titolo il libro della Lagerlöf. Là dove si narra che un abate accetta la scommessa di vedere un giardino, dentro la foresta, dove cresce una volta l’anno un fiore meraviglioso. Solo la famiglia di briganti che vive là l’ha visto. L’abate vi si reca proprio il 24 dicembre e al primo chiarore di luce nella notte vede nascere una fiore, la rosa di Natale.

Il nostro gioco di leggere nel nome della Rosa si conclude con un romanzo d’amore, Il segreto delle rose d’autunno di Kate Lord Brown edito da Sperling & Kupfer nel 2013.

Ambientato in due momenti storici: nel 1936-1939 al tempo della guerra civile in Spagna e durante l’attentato alle torri gemelle, l’11 settembre 2001. Due snodi fondamentali che caratterizzano lo sviluppo della trama. Se durante la guerra con i repubblicani in Spagna troviamo tre donne Freya, Macu e Rosa, legate da una profonda amicizia e coinvolte in numerose disavventure di vita, nel tempo attuale ritroviamo Emma, nipote di Freya. Vive a Valencia, nella casa della madre abbandonata dai tempi della guerra civile e dà nuova vita al giardino pieno di profumi e di fiori. Di rose. Ma perché Emma, profumiera a Londra si ritrova a vivere e a riscoprire le origini della propria famiglia a Valencia? Cosa le è successo? Una casa può rappresentare oltre che un’eredità materiale anche un’eredità di ricordi, di storie, di amori impossibili e di violenze.

Vi abbiamo fatto venire la voglia di leggere uno di questi libri o di continuare a cercare altri libri che contengano nel loro titolo la parola rosa? Noi siamo curiosi delle vostre segnalazioni!

Proprio perché maggio è il mese delle rose, interessante è anche l’articolo che ripercorre l’Arte nel nome della Rosa, se invece volete sfogliare un libro per scoprire tutte le varietà di questo incantevole fiore, allora vi consigliamo di ammirare le Rose Barni attraverso gli scatti del grande fotografo Luca Bracali. Vi si aprirà un mondo di poesia!

Libro Le Rose Barni

Melissa Turchi

6 Responses to "Leggere nel nome della Rosa"

  1. Luciano   10 Giugno 2020 at 16:53

    È incredibile che siano già passati quarant’anni! in realtà quando penso di essere stato un’accanito lettore già dagli anni 80 mi sembra ieri ma in effetti Umberto Eco ce lo dimostra… anche i libri non hanno età

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  2. Saverio   10 Giugno 2020 at 16:54

    Sono sincero, sono andato subito a cercare in libreria la nuova pubblicazione del libro di Umberto Eco ma il “volume” del testo mi ha un po’ demoralizzato… ma superata la prima impressione vedendo la ricchezza della documentazione riportata dentro, me lo sono voluto regalare, perché ritengo che sia un libro che non debba mai mancare nelle nostre librerie

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  3. Lamberto Cantoni
    Lamberto   10 Giugno 2020 at 18:49

    La nuova edizione del romanzo di Eco è una bella notizia. Sono incuriosito dai suoi disegni. Mi pare un buon indizio di come a volte affinava personaggi e scenari con la sua immaginazione. Il supporto grafico probabilmente lo aiutava a chiarire aspetti della messa in testo altrimenti deviati da stereotipi letterari. Cioè il disegno contorna il suo desiderio di dare corpo alle parole. Nei discende una più sottile regolazione dei personaggi che agiscono negli ambienti testuali. Non credo fossero un mero divertissement.

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  4. Antonio Bramclet
    Antonio   10 Giugno 2020 at 19:31

    Eco non si discute. Spero che la nuova edizione abbia in dote delle postfazioni dell’autore inedite. Sapere che ci saranno i suoi disegni mi interessa fino a un certo punto. Se Eco li avesse ritenuti importanti li avrebbe pubblicati nella prima edizione.

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  5. Stefano Maria Pantano
    Stefano Maria Pantano   11 Giugno 2020 at 15:10

    Tutte letture molto interessanti. Un dato che risveglia gli eroi romantici sta nel fatto che la rosa, pur nella sua delicatezza ed estrema caducità, diventi simbolo di resistenza all’oppressione, fino ai recenti fatti di Piazza Tienanmen. Ricordo di aver letto alle scuole medie un libro con una storia molto simile a quella del romanzo di Inge Scholl. Si intitolava “Una rosa bianca per Hans”. Mi lasciò il segno.

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    • Melissa Turchi
      Melissa Turchi   12 Giugno 2020 at 08:41

      Grazie Stefano per la segnalazione del libro che manca nel nostro elenco di letture nel nome della Rosa!

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