FERRARA – Nino Migliori, uno dei più autorevoli fotografi italiani di fama internazionale, espone una mostra antologica, curata da Denis Curti, al Castello Estense, fino al 3 giugno 2024.
Ferrara
Nino Migliori – la mostra “Ricerca senza fine” è organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara, in collaborazione con la Fondazione Nino Migliori.
Castello Estense
Nino Migliori fotografo bolognese, classe 1926, ripercorre la sua “ricerca senza fine” dal 1948 ad oggi. La mostra, con oltre 100 opere, immerge il visitatore nel mondo artistico di un fotografo che rifiuta di essere chiamato artista, perché, come lui sostiene “io parlo con la macchina fotografica, quindi sono un fotografo”.
Migliori non ha mai fatto fotografia per soldi, non ha mai pensato di poter vivere con questo mestiere, per questo non si è mai adeguato al mercato, omologato e ricercato il consenso unanime, ma ha semplicemente seguito e alimentato la sua passione.
Nino Migliori e la passione nei suoi lavori.
© Fondazione Nino Migliori
Vi consigliamo di visitare questa mostra perché sarete catturati dalle immagini sorprendenti che popolano le grandi stanze del Castello Estense. Ogni immagine è frutto di un lavoro di ricerca, di comunicazione e di testimonianza.
Gli autoritratti dagli anni Quaranta agli anni Settanta.
Migliori ama giocare con le immagini e, con gli autoritratti si percepisce questa propensione al ludico. Lui è un narratore, i suoi testi non sono fatti di parole, ma di immagini e con queste foto lui mostra sé stesso e lo fa con una sua personale visione ironica.
I Muri e i Manifesti strappati, dagli anni Cinquanta agli anni Settanta.
«L’uomo davanti ad un muro si disinibisce…libera il suo inconscio, la sua espressività ed è sé stesso»
Nino Migliori
Con i Muri, Nino Migliori, vede l’uomo, il passare del tempo, la città. I messaggi lasciati, i disegni fatti, sono la testimonianza di una vita. Con i Manifesti strappati, sciupati dal tempo o dalle persone, indaga le reazioni delle persone. Gli strappi possono essere fatti per condivisione o negazione, sono, quindi, messaggeri del pensiero umano.
Con questi lavori, Migliori mostra affinità con la pittura informale europea e testimonia nelle tracce, l’icona urbana e la sua storia.
La gente, anni Cinquanta
Migliori ha iniziato a fotografare nel 1948 e le prime immagini che ha fotograto sono la memoria della vita quotidiana. Appena usciti dalla Seconda Guerra Mondiale, Migliori aveva l’impellente necessità di immortalare momenti della vita di tutti i giorni. Un modo per riappropriarsi della libertà.
Nascono le foto dal sapore neorealista in linea con il movimento cinematografico. Il fotografo racconta le storie della comunità.
La sperimentazione.
«Quando iniziai a fotografare, nel 1948, in casa, in uno stanzino – ricorda Migliori – approntai una camera oscura di fortuna. E fu lì che incontrai il caso. Una sgocciolatura di sviluppo mal fissata su un foglio di carta sensibile mi aprì un nuovo mondo: non solo fotografia come rappresentazione del “reale”, ma possibilità di concepire un’immagine con la fantasia, con il gesto, utilizzando comunque gli strumenti della fotografia: luce, carta sensibile, sviluppo, fissaggio, calore. Da qui è nato il desiderio di sperimentare» (Nino Migliori).
© Fondazione Nino Migliori
Nino Migliori con la curiosità che lo contraddistingue nei suoi lavori, ama sperimentare. Lo potremmo definire un architetto della visione. Indaga la reazione dei materiali, il ruolo cosciente del caso e quello del tempo.
Con la sperimentazione scopre di continuo aspetti non previsti del linguaggio fotografico e dona dei capolavori di immagini, usando tecniche storiche come cliché-verre e fotogrammi, oppure nuove invenzioni come ossidazioni, pirogrammi, idrogrammi, polarigrammi.
Binario morto (1996).
Questa immagine costituita da una successione di fotografie racconta la storia di un binario abbandonato e usato per lavare le carrozze. Migliori cattura i dettagli (residui di catrame, frammenti naturali e scarti) che narrano il passaggio dei treni, dei viaggi e delle persone.
Illusione ottica, collage, trasfigurazioni, incisioni sulla polaroid, anni Novante e Duemila.
Se avete ascoltato una delle tante interviste o, meglio, se avete guardato i due docufilm diretti da Elisabetta Sgarbi su questo grande fotografo Nino Migliori. Viaggio intorno alla mia stanza (2022) e Nino Migliori: la Festa che Rovescia il Mondo per Gioco (2023), capirete quanto la fotografia e la ricerca siano la linfa della sua vita.
Con la seria Polifanie (1983) Nino Migliori si “diverte” con la macchinetta tagliapasta e ricompone a suo piacimento il ritratto del gallerista Giorgio Marconi.
Gallerista Giorgio Marconi
Con Arabesque (2022-2023) racconta degli eventi con stravaganza, componendo dei collage. Concerti, Carnevale e altri eventi sono letti in modo non lineare, lasciando allo spettatore la libertà di leggerli a loro piacimento.
Con le Trasfigurazioni, usando la tecnica della polapressure, Nino Migliori smaterializza l’immagine regalando una realtà fantastica e onirica.
L’intera mostra esprime una personalità forte. Nino Migliori è un fotografo italiano che ha fatto e che tuttora continua a farlo, la storia della fotografia. La sua indole da ricercatore è un modello per tutti i fotografi. La riscrittura della grammatica delle immagini è un patrimonio che va alimentato continuamente.
Non perdete questa mostra, ve la consigliamo vivamente, perché capirete la passione di un fotografo innovativo e forse anche rivoluzionario.
E visto che sarete al Castello Estense per questa mostra, non perdete quella a Palazzo Diamanti dell’artista Escher fino al 21/07/2024. Qui potete leggere l’articolo.
Nino Migliori. Una ricerca senza fine
Ferrara, Castello Estense
17 febbraio – 3 giugno 2024
Orari di apertura
Dalle 10.00 alle 18.00, chiuso il martedì (la biglietteria chiude 45 minuti prima)
Informazioni e biglietteria
0532 419180
castelloestense@comune.fe.it | www.castelloestense.it
Foto © Fondazione Nino Migliori
Foto per MyWhere © Anita Orso
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