Un Master per futuri designer di gioielli

Un Master per futuri designer di gioielli

C’era una volta in Italia un comparto creativo ed economico le cui molteplici dimensioni avevano pochi rivali nel mondo. Ma da quei giorni tutto è cambiato. Anche il settore del gioiello ha dovuto fare i conti con le grandi e traumatiche trasformazioni delle economie post moderne. Oggi, la necessità di competere richiede un affinamento radicale delle competenze ad ogni livello, ovvero un salto qualitativo/cognitivo che coinvolge i futuri deigner in routine di allenamento formativo progettato per affrontare inedite complessità.

Negli anni ottanta del novecento il nostro Paese, grazie ai distretti produttivi di Arezzo, Vicenza, Valenzato, Napoli, Roma e Milano, poteva vantare una produzione da leader del mercato. I nostri punti di forza erano la grande tradizione, una maestria artigianale maturata attraverso le generazioni, l’originalità del prodotto e una buona propensione all’aggiornamento tecnologico, con le ricerche e sperimentazioni che ne discendevano. Insomma, tutti riconoscevano la qualità del gioiello italiano.

Con il senno di poi, oggi, comprendiamo anche quali erano le debolezze entrate prepotentemente in gioco con la globalizzazione dei mercati (e la concorrenza di Paesi che potevano utilizzare la leva del basso costo): la dimensione limitata delle nostre aziende ovvero l’eccessiva frammentazione produttiva, l’aumento devastante dei costi delle materie prime con le evidenti crisi di liquidità accentuate dall’alta fiscalità del nostro contesto economico. Aggiungerei inoltre un certo diffuso ritardo nel comprendere che il gioiello doveva cominciare a parlare il linguaggio operativo delle mode (branding, creatività in progress, tendenze, comunicazione emozionale, strategie marketing, analisi dei costi e dei canali distributivi, diversificazione dei mercati).

Per farla breve, il gioiello italiano ha attraversato lunghi anni di crisi, alternati a deboli riprese.

Dobbiamo quindi riconoscere che nel terzo millennio lo scenario è molto diverso rispetto gli anni d’oro. La maggior parte dei brand di Alta Gioielleria sono in mani di holding francesi che operano in stretta sincronia con gli apparati concettuali della moda. Le attività di branding del gioiello di Richmond, Tiffany, LVMH (Bulgari) non si differenziano di molto dai processi di modazione che caratterizzano le collezioni di abiti e accessori. Sono brand che grazie alla dimensione finanziaria, presidiano le fashion week ricavandone immense quote di notorietà e prestigio, regolarmente fatte fruttare in termini di fatturato.

Per contro, contesto italiano rimane ancora troppo frammentato, paludoso per burocrazie e pressione fiscale, con il fiato alla gola per via di una domanda interna stagnante.

paolo torriti master

Tuttavia, mi piace ricordare che nel 2017 il settore oreficeria e gioielleria è tornato a crescere (rispettivamente del 15,6% il primo, dell’8;9% il secondo) e le esportazioni hanno aumentato il loro valore del 13%. Aggiungo anche che la domanda mondiale di gioielli, nello stesso anno è aumentata del 4%, raggiungendo un valore complessivo di 290 miliardi di euro. Ora, secondo gli esperti, nei prossimi anni questo significativo fatturato è destinato ad aumentare, dal momento che per ora, la parte brandizzata rappresenta solo il 10%.

Questi numeri a mio avviso indicano la via di una rinascita del gioiello italiano: la moda ha dimostrato che siamo tra i più bravi a creare brand partendo da exploit creativi che fanno la differenza. Se a questo aggiungiamo la sostanziale tenuta del meta-brand Made in Italy, possiamo immaginare di avere buone chances per cavalcare la crescita mondiale.

L’unica condizione è migliorare la competitività aziendale e il tasso di creatività. Per far questo occorrono tecnologie, innovazione, propensione al rischio… ma soprattutto è necessario un capitale umano di alto profilo. Senza una nuova generazione di designer globali e multimediali tutto può diventare più complicato.

Questi nuovi assetti della creatività efficace non nascono dal nulla. Richiedono l’impegno delle nostre migliori strutture universitarie. Ecco perché il Master Storia, Design e Marketing del Gioiello di Arezzo (Università di Siena), in questo momento, svolge un ruolo molto più importante del numero di allievi coinvolti. In realtà funziona come formazione work in progress, sincronizzata con il campo problematico del settore grazie a costanti feedback con la rete di aziende, considerate risorsa formativa primaria. Una formazione dunque che risponde innanzitutto a dei problemi, e che affina le competenze creative secondo progetti di incremento euristico/cognitivo pertinenti al livello di efficienza/efficacia determinato da un mercato globale in trasformazione.

Il regista di questo Master work in progress è il prof. Paolo Torriti, fine umanista del gioiello e attento interlocutore degli imprenditori che ne perpetuano le valenze artistiche e simboliche nel mondo attuale. È dunque con le sue parole che inoltro il lettore, alla scoperta di un progetto formativo che sicuramente non risolve alcun problema olistico del settore globale del gioiello, ma  del quale ( per contenuti e obiettivi) chi opera in questo comparto non potrà fare a meno.

paolo torriti Master gioiello

 Prof. Paolo Torriti sei anni or sono ha creato il format didattico del Master in Storia, Design e Marketing del Gioiello dell’Università di Siena con sede ad Arezzo, uno dei distretti produttivi più importanti del nostro Paese. Come mai un raffinato studioso della storia dell’oreficeria e del gioiello come lei, si è trovato così coinvolto con problematiche che esulano dai contenuti umanistici da sempre al centro dei suoi interessi, al punto da creare una sorta di simbiosi mutualistica tra Università e aziende del settore?

 Innanzitutto le tematiche del master non esulano da temi umanistici, un intero modulo del Master  è, ad esempio, dedicato alla storia del gioiello. Anzi è proprio questo connubio tra contenuti umanistici, il design, la moda, le tecniche orafe, il marketing, a rendere unico questo nostro percorso….

Ritorniamo all’inizio. Ha avuto più problemi con le componenti universitarie che vedono con sospetto l’ingerenza delle aziende a livello di programmazione didattica oppure con le aziende stesse, notoriamente critiche verso un approccio considerato troppo astratto e scollegato con i problemi della realtà produttiva? Le faccio questa domanda dal momento che la frammentazione, la dimensione media delle aziende del settore in Italia, oltre a renderle più fragili nella competizione in un mercato oramai per tutti globale, certo non aiuta il dialogo con chi deve formare giovani culturalmente attrezzati…

Posso dire che non è stato facile iniziare questo percorso anche se il Master è stato strutturato ascoltando con attenzione i suggerimenti delle aziende orafe aretine, ma, in effetti, sono pochi i titolari delle aziende diciamo “illuminati”. Comunque il vicedirettore del master è il titolare di una nota azienda orafa…

Molti pensano che la creatività, oggi dichiarata fondamentale da tutti gli operatori, sia essenzialmente un talento poco addomesticabile dai processi culturali. O c’è oppure no, questo è in sintesi la conseguenza della credenza diffusa nel mito del creativo romantico. Ovviamente come tutti i miti è solo una narrazione. Oppure c’è un frammento di verità? Come affronta il Master questo questa credenza molto diffusa tra gli operatori e persino tra i giovani?

 Non credo nel talento innato. La creatività si impara e creativi si diventa. Il Master e i suoi moduli didattici partono da questo principio.

paolo torriti

Aldilà di ogni discussione, mi pare di poter dire che non possiamo fare a meno della creatività. Ma nella cassetta degli strumenti di un giovane creativo in carriera non può esserci solo questo. Oggi le aziende si sono trasformate in organismi molto complicati. Le componenti finanziarie, fiscali e marketing sono divenute indispensabili. Per non parlare dell’accelerazione dei processi dovuta alla diffusione di internet, dell’e-commerce…Come ha trasformato tutto ciò in procedure didattiche?

Un creativo deve conoscere perfettamente le fasi precedenti e successive di ogni processo lavorativo e in grado perciò di operare con successo all’interno delle aziende. 

Personalità capaci di apprendere i principi “in motion” del mercato globale, di innalzare la qualità della produzione ma anche di saperla favorire a promuovere. Noi abbiamo pensato a una nuova figura di orafo: non solo un designer, non solo un abile artista o artigiano del gioiello, ma anche un professionista capace di pianificare i propri passi nel mercato, sempre più competitivo ed in costante evoluzione. Il creativo deve avere la consapevolezza che il gioiello che sta progettando dovrà essere poi realizzato e successivamente venduto. L’offerta formativa garantisce  infatti l’apprendimento degli strumenti e del metodo per saper comprendere, operare e gestire l’intero ciclo produttivo. Per tale motivo il master è strutturato in 4 moduli didattici: la Storia, le Tecniche orafe, il Design e la moda, il Marketing e il Management, compreso il web marketing.

 Da un certo punto di vista si può dire che l’autonomia di un tempo del gioiello rispetto alla moda non esista più. Oggi il gioiello segue i ritmi della moda come gli abiti e altri accessori. Tutto questo apre a nuove possibilità per i designer di gioiello, ma inevitabilmente porta con se nuovi problemi. Il Master affronta questo scenario?

Esatto. Oggi è cambiata profondamente l’idea del gioiello, che non è più l’oggetto realizzato solo con materiali preziosi, il mercato attuale cerca valori diversi: qualità, design ed emozione. Oltre a Cultura, appartenenza, segno, ricerca, storia, identità, creatività, marketing e glamour

 Immaginiamo che in questo momento ci sia un giovane attratto dal mondo dei gioielli che ci legge. Potrebbe sintetizzare per questo lettore qual’è la specificità del Master da lei progettato e sperimentato da sei edizioni?

Questo master è un corso universitario di alta formazione post laurea, ed il suo obiettivo è innanzitutto quello di formare figure professionali sufficientemente versatili, qualificate e preparate nei diversi settori di sviluppo di un’azienda (la progettazione, la produzione, il marketing) e pertanto adattabili alle diverse esigenze delle imprese orafe. Abbiamo scelto di optare per un numero chiuso di 12 allievi per garantirgli la massima cura per i contenuti di aula e la perfetta efficienza delle attività di laboratorio. Senza dimenticare che fa dei nostri impegni operare affinché il loro atterraggio nel mondo del lavoro abbia meno attriti possibili. 

Proviamo a tratteggiare una sorta di bilancio provvisorio dei risultati del Master sin qua ottenuti. Dove sono e cosa fanno oggi gli studenti delle prime edizioni?

 Il master, oltre ad avere chiaramente una finalità formativa degli allievi ha un altro obiettivo che cura particolarmente, e cioè il rapporto con il mondo del lavoro, i possibili sbocchi lavorativi. Lo stage, di almeno 225 ore da attuarsi nelle aziende di settore e che gli allievi realizzano alla fine dei moduli didattici, ha anche questa finalità. Fino ad oggi mi posso ritenere soddisfatto visto che almeno il 60% dei passati allievi attualmente ha un contratto in aziende orafe o ha aperto una propria attività.

 

Addenda:

PAOLO TORRITI

paolo torriti

 

 

 

Professore Aggregato di “Storia dell’Arte Moderna” nel Corso di Laurea in Lingue per la comunicazione interculturale e d’impresa, Dipartimento di Scienze della Formazione, Scienze Umane e della Comunicazione Interculturale in Arezzo (DSFUCI).

Professore Aggregato di “Arti Figurative e Applicate in età Moderna” nel Corso di Laurea in Antropologia e Linguaggi dell’Immagine, Dipartimento di Scienze Sociali, Politiche e Cognitive in Siena (DISPOC).

Coordinatore del Master in Storia e Design del Gioiello, Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze della Formazione, Scienze Umane e della Comunicazione Interculturale in Arezzo.

Direttore del Lab.Or, Laboratorio di Storia e Tecnica dell’Oreficeria (Dipartimento di Scienze della Formazione, Scienze Umane e della Comunicazione Interculturale in Arezzo, www.labor.unisi.it ).

Membro del Comitato di indirizzo del Distretto Tecnologico Moda, Regione Toscana.

Negli ultimi anni ha curato le seguenti mostre:

L’Archivio di Costantino Bulgari. Quarant’anni di ricerche su orafi e argentieri italiani. 1947-1987, Arezzo, Gold in Italy, 26-28 ottobre 2013 (cfr. Catalogo della Mostra tra le pubblicazioni).

Il Bibbiena, un cardinale nel Rinascimento, Bibbiena (AR), 17 maggio-6 luglio 2014 (cfr. Catalogo della Mostra tra le pubblicazioni).

Le Bevande coloniali. Argenti e salotti del Settecento italiano. Tè, Caffé, Cioccolata, Arezzo, Basilica di S.Francesco, 28 marzo-31 ottobre 2015.

Arte e Carità. Il gioiello come simbolo, Roma, Musei Vaticani, 30 luglio – 3 ottobre 2015.

Nel segno di Piero. Dalla Vera Croce al Gioiello, Arezzo, Palazzo di Fraternita, 22 dicembre 2016 – 22 gennaio 2017.

Una Pieve preziosa. Quando la pietra diventa Gioiello, Arezzo, Casa Museo dell’Antiquariato Ivan Bruschi, 1 febbraio – 8 aprile 2018.

 

Principali pubblicazioni:

Paolo Torriti (a cura di), Il Cammino del Sacro. Un viaggio nell’arte orafa delle chiese monumentali di Arezzo, catalogo della mostra, Roma, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, 7 dicembre 2007 – 3 febbraio 2008, Letizia Editore, Arezzo 2007.

Paolo Torriti (a cura di), Sacra Mirabilia. Tesori da Castiglion Fiorentino, catalogo della mostra, Roma, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, 18 febbraio – 11 aprile 2010, Edifir, Firenze 2010.

Paolo Torriti e Margherita Anselmi Zondadari (a cura di), La ceramica a Siena dalle origini all’Ottocento, Protagon Editori, Siena 2012.

Paolo Torriti (a cura di), Il Bibbiena, un cardinale nel Rinascimento, catalogo della mostra, Bibbiena (AR), 17 maggio-6 luglio 2014, Mazzafirra Ed., Bibbiena (AR), 2014.

Paolo Torriti e Ilaria Pugi (a cura di), Le Bevande Coloniali. Argenti e salotti del Settecento italiano. Tè, caffè, cioccolato, catalogo della mostra, Arezzo, Basilica di S.Francesco, 28 marzo-31 ottobre 2015, Palombi Ed., Roma, 2015.

Paolo Torriti, Orafi di Arezzo per i Musei Vaticani, Ed. Musei Vaticani, Roma, 2017.

Paolo Torriti, Argenti Senesi. Dal 1781 all’Unità d’Italia, Edifir, Firenze 2018.
Addenda 2

Per informazioni sul Master tel. 347 0323998

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paolo torrini

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